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  • Profughi cubani narrano la loro storia
  • Svegliatevi! 1981
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Svegliatevi! 1981
g81 22/6 pp. 4-7

Profughi cubani narrano la loro storia

FRA i testimoni di Geova che sono stati costretti a partire da Cuba c’è José Tunidor. Egli narra quanto segue:

“Nel dicembre del 1978 la polizia venne a casa mia e mi prelevò senza darmi alcuna spiegazione. Fui messo in prigione insieme a Ernesto Alfonso, un altro testimone di Geova. Neppure lui sapeva perché l’avevano messo lì.

“In seguito mi riportarono a casa mia per fare un’ispezione. Confiscarono la letteratura biblica che era in mio possesso e presero anche la mia macchina da scrivere. Tornato in prigione, seppi che avevano confiscato anche la macchina da scrivere e la letteratura di Ernesto. Perché? Fummo accusati d’essere antisociali solo perché credevamo nella Bibbia e parlavamo ad altri delle verità in essa contenute. Fummo accusati d’essere persone pericolose e il tribunale ci condannò a tre anni di carcere”.

Tunidor fu trasferito a una prigione di Aguica, vicino a Colón, nella provincia di Matanzas. Lavorò in quella prigione finché lo mandarono a tagliare la canna da zucchero nelle piantagioni. Poi fu espulso dal paese. Fu portato a La Cabaña, una famosa prigione dell’Avana, e quindi in una località vicino a Port Mariel, dove venne imbarcato su una nave diretta negli Stati Uniti.

Molti testimoni di Geova erano in prigione quando furono cacciati dal paese; altri invece vennero prelevati dalle loro case e deportati. Non poterono portare con sé nessuno dei loro averi, e a volte non poterono neppure salutare i parenti. Herminio Arroyo racconta:

“La polizia venne a casa nostra verso le tre del mattino, mentre dormivamo. Avevano con sé i documenti di estradizione e ci ordinarono di vestirci. Fummo portati immediatamente all’ufficio immigrazione dove ci spogliarono per toglierci qualsiasi oggetto di valore. Quello stesso giorno, verso le 18, noi e 300 altri fummo caricati su una piccola imbarcazione e cominciammo il viaggio per gli Stati Uniti”.

Molti altri testimoni di Geova hanno avuto esperienze simili, essendo visitati all’alba, o ancor prima, dalla polizia che li ha costretti a lasciare il paese. Se ne sono dovuti andare, letteralmente, solo con gli abiti che avevano addosso. Gli hanno tolto perfino le fedi nuziali, insieme ad altri oggetti di valore.

È comprensibile che un governo voglia sbarazzarsi dei criminali e di gente indesiderabile. Ma perché tanta fretta di mandar via dal paese questo gruppo di sinceri cristiani? Come si è venuta a creare questa situazione?

Ha inizio la persecuzione

Nel 1962 il governo cubano vietò l’importazione di letteratura biblica dei testimoni di Geova. Lo Stato dichiarò che tali pubblicazioni erano “nocive, reazionarie e filoimperialiste”. Naturalmente coloro che conoscono l’opera dei testimoni di Geova sanno che questo non è affatto vero. I testimoni di Geova di Cuba, come i Testimoni delle altre parti del mondo, sono gente onesta e per bene, nota per il buon comportamento.

Tuttavia la persecuzione crebbe. Luis Alcantur, un profugo che si trova ora negli Stati Uniti, rammenta: “Nel novembre del 1965 fu scatenato un massiccio attacco contro i testimoni di Geova, specie, a quell’epoca, contro i giovani di leva. Centinaia di questi giovani cristiani finirono in vari campi di concentramento, la maggioranza nella provincia di Camagüey”.

Riguardo ai primi tempi di quegli anni di prigione, Alcantur dice: “Ci tennero senza mangiare per dodici giorni consecutivi. Ci davano l’acqua solo una volta al giorno. Fummo tenuti in piedi, alla mercé del sole, della pioggia, delle zanzare e dei moscerini. L’undicesimo giorno ci gettarono in una cisterna piena d’acqua”.

A quell’epoca Alcantur aveva 19 anni. Era stato messo in prigione perché come obiettore di coscienza si era rifiutato di fare il servizio militare.

Un altro profugo, Alberto Sanchez, dice dei maltrattamenti subiti: “Non avendo voluto scendere a compromessi, fummo picchiati, ci gettarono addosso acqua fredda la notte e alcuni furono legati e trascinati con gioghi di legno sul collo. Una volta mi puntarono una pistola alla tempia e mi dissero di marciare, altrimenti avrebbero sparato. In due occasioni il plotone di esecuzione era pronto e fummo portati davanti ad esso. Fu anche dato l’ordine di far fuoco, ma non spararono.

“Alcuni Testimoni furono costretti a vivere in baracche dove c’erano solo degli omosessuali. Ma dopo che i Testimoni ebbero parlato loro e spiegato la propria posizione cristiana basata sulla Bibbia, furono rispettati. Questo non fece altro che accrescere l’odio dei militari verso i Testimoni”.

In altri campi, molti altri Testimoni subirono orribili maltrattamenti. Vennero lasciati senza mangiare, completamente nudi, alla mercé delle zanzare, al freddo nelle notti d’inverno, furono tenuti in isolamento e sotto la continua minaccia di morte. Un Testimone, Ursolo Brito, fu appeso per i piedi al soffitto e lasciato lì per qualche tempo.

La persecuzione si intensifica

Nel 1968 il governo intensificò la persecuzione. I testimoni di Geova furono oggetto di continui attacchi nei giornali, alla radio e alla televisione e furono falsamente presentati come assassini, sovversivi e fanatici. Furono mosse molte altre accuse infondate. Di conseguenza anche nei luoghi di lavoro la situazione si fece molto tesa. Parecchi Testimoni persero dei buoni impieghi e non poterono appellarsi a nessuno. Furono costretti a fare lavori che nessun altro voleva e con una minima retribuzione.

Oltre a questi attacchi sistematici, il governo emanò nuove leggi in virtù delle quali se un padre, una madre o un insegnante inculcava nei ragazzi ciò che era definito “mancanza di rispetto per le organizzazioni o i simboli patriottici” era passibile di condanne al carcere. I testimoni di Geova non inculcano tale “mancanza di rispetto”. Ma il fatto che essi insegnano quello che dice la Bibbia — cioè “Devi adorare Geova il tuo Dio, e a lui solo devi rendere sacro servizio”, e “Figliuoletti, guardatevi dagli idoli” — è stato interpretato dal governo come mancanza di rispetto. — Matt. 4:10; I Giov. 5:21.

Pertanto molte madri e molti padri sono stati messi in prigione per aver ubbidito alle istruzioni della Parola di Dio di ‘addestrare il ragazzo secondo la via per lui’, inculcando nei giovani i principi della vera adorazione. (Prov. 22:6; Efes. 6:4) Per esempio, una figlia di Herminio Arroyo narra: “Quando i ragazzi rifiutavano di salutare la bandiera, erano maltrattati da altri studenti, e spesso gli insegnanti chiamavano le autorità e di conseguenza i genitori erano condannati a tre-sei mesi di prigione”.

Perquisizioni

In parecchie occasioni la polizia eseguì perquisizioni improvvise nelle case dei Testimoni. Cercavano qualcosa per incriminare i Testimoni. Ad esempio, Luis Alcantur dice di una di queste perquisizioni:

“Il 30 marzo 1977 agenti della polizia segreta vennero a casa mia alle cinque di sera. A quell’epoca, quando facevano le perquisizioni, usavano il metodo di entrare in casa in parecchi contemporaneamente. Uno di loro metteva armi o droga in qualche angolo. Un altro agente faceva finta di trovarle. In tal modo ci accusavano falsamente.

“La perquisizione della mia casa in quell’occasione finì verso le undici di sera. Portarono via tutto quello che vollero, inclusi oggetti personali, come un rasoio elettrico, abiti e denaro. Presero anche la mia macchina da scrivere e letteratura biblica. Fui accusato di essere in possesso di un documento controrivoluzionario, che però durante il processo non fu mai presentato”.

Perseguitati nonostante siano protetti dalla costituzione

È chiaro che negli scorsi due decenni il governo cubano ha tentato di annientare i testimoni di Geova. Il profugo Cristo Leon lo ha definito “un attacco sistematico del governo cubano contro la nostra adorazione”. I testimoni di Geova sono stati messi al bando, l’importazione o la stampa della loro letteratura è stata vietata, la loro filiale è stata chiusa, i loro luoghi di culto pure, il loro ministero pubblico è stato proibito e migliaia d’essi sono stati condannati al carcere.

Questo ventennio di molestie è una chiara violazione della costituzione della Repubblica di Cuba. Tale costituzione “garantisce” la libertà di religione. L’Articolo 54 dichiara esplicitamente: “Lo stato socialista, che compie la sua attività ed educa il popolo in base al concetto scientifico materialista dell’universo, riconosce e garantisce la libertà di coscienza e il diritto di ognuno di professare qualsiasi religione e di praticare, fermo restando il rispetto per la legge, il credo prescelto”.

Coloro che conoscono bene i testimoni di Geova sanno che il loro credo religioso insegna a rispettare la legge. Anzi, sono conosciuti in tutto il mondo perché rispettano la legge. Quindi si dovrebbe senz’altro permettere loro di ‘professare la propria religione e praticarla’, come avviene in quasi tutti i paesi.

Contro altre religioni?

Le azioni del governo cubano contro i testimoni di Geova suscitano questa domanda: Il governo perseguita anche altre religioni?

A Cuba ci sono molte chiese cattoliche che sono aperte al pubblico. Lo stesso dicasi delle chiese protestanti. Ma i luoghi di riunione dei testimoni di Geova sono chiusi per decreto governativo. Perché questa parzialità?

Per qualche tempo il governo ha fatto pressione anche su alcuni altri gruppi religiosi, Ma questi hanno subito fatto compromesso e sono stati strumentalizzati dalla politica. I testimoni di Geova però non possono scendere a compromessi, perché andrebbero contro la propria fede. Per cui in tutti questi anni hanno dovuto sostenere l’urto della persecuzione.

Ma c’è ancora una domanda a cui bisogna rispondere. Perché i testimoni di Geova conducono una vita religiosa che procura loro tante sofferenze in un paese come Cuba? E come hanno potuto sopportare tante difficoltà per un periodo di tempo così lungo, rimanendo sempre fedeli alle proprie convinzioni?

[Testo in evidenza a pagina 5]

“Fummo accusati d’essere antisociali solo perché credevamo nella Bibbia e parlavamo ad altri delle verità in essa contenute”

[Testo in evidenza a pagina 6]

Se ne sono dovuti andare, letteralmente, solo con gli abiti che avevano addosso. Gli hanno tolto perfino le fedi nuziali, insieme ad altri oggetti di valore

[Testo in evidenza a pagina 7]

Molte madri e molti padri sono stati messi in prigione per avere ubbidito alle istruzioni della Parola di Dio di ‘addestrare il ragazzo secondo la via per lui’

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