L’aiuto che altri possono dare
È ESSENZIALE mostrare empatia ai depressi, mettersi nei loro panni. Ciò che questo significa è dimostrato dal caso che segue. Un padre depresso, dopo avere inveito contro la moglie, disse singhiozzando: “Non voglio essere così!” Si sentì profondamente commosso quando la moglie gli rispose in modo semplice e comprensivo: “Lo so, caro”.
Il dott. Ari Kiev, professore aggregato di psichiatria clinica, avvertì: “Quando i familiari considerano la depressione come una cosa voluta e pensano che non ci sia la volontà di combatterla, ciò tende ad accrescere la frustrazione del paziente. . . . E possono esserci tentativi di suicidio”. Tuttavia egli aggiunge: “Le persone potrebbero uscire più facilmente da uno stato di depressione se esse e le loro famiglie l’accettassero come una malattia a decorso stabilito che infine passerà”. Tale consiglio è buono sia per i familiari che per gli amici.
“Parlate in maniera consolante”
Alcuni che soffrivano di acuta depressione furono invitati a dire quali commenti di altri li avevano maggiormente aiutati. Ecco le loro risposte: “Capisco”, “Ti vogliamo bene”, “So che presto tornerai ad essere te stesso”, “Oggi hai un aspetto molto migliore” e “Non so esattamente come ti senti, ma noi siamo al tuo fianco”. Una madre scrisse: “Solo sentire i miei figli dire: ‘Abbiamo bisogno di te’, era un vero incoraggiamento”. Ma aggiunse: “Le critiche eccessive per la persona già depressa sono come un colpo al cuore”. Com’è pratico l’ispirato consiglio della Bibbia! Essa ci esorta: “Parlate in maniera consolante alle anime depresse, sostenete i deboli, siate longanimi verso tutti”. — I Tess. 5:14.
Quali erano stati alcuni commenti che li avevano feriti? Eccone qualcuno: “Mi dispiace per te”, “Vuole solo richiamare l’attenzione” e “Non commiserarti; altri più malati di te non si lamentano e non piangono”. Immaginate come queste osservazioni facevano sentire quelle persone! “C’è chi parla spensieratamente come coi colpi di una spada, ma la lingua dei saggi è salute”. (Prov. 12:18) Non che queste persone volessero ferire o ‘colpire’ coloro che erano depressi, ma spesso semplicemente parlavano senza pensare.
“L’individuo depresso è già adirato con se stesso, quindi non fatelo sentire ancora più in colpa correggendo continuamente quello che fa”, suggerisce uno psicologo che da oltre vent’anni si occupa di persone affette da disturbi mentali. “Anziché dirgli: ‘Perché non te la scrolli di dosso’, forse potreste dirgli: ‘Sembra veramente un problema per te, e anche se non lo capisco bene, vorrei capire come ti senti. Vorrei aiutarti’. Mostratevi sinceramente interessati. L’individuo s’accorge se non lo siete”.
Cercate le occasioni di rivolgere lodi sincere. Siate specifici: “Guarda come hai allevato bene i tuoi figli”, “Ci sai proprio fare a mettere gli altri a loro agio”, ecc. Aiutate l’individuo a ritrovare il rispetto di sé. Ma più di ogni altra cosa . . .
Sappiate ascoltare
Di solito la persona depressa ha molto da dire ma spesso crede che non valga la pena dirlo. Forse pensa che a nessuno interessi veramente udire i suoi problemi o sentimenti. Una ventisettenne che per anni aveva sofferto a intervalli di depressione ha detto: “Avevo bisogno di qualcuno che mi ascoltasse, non di qualcuno che mi facesse la predica e mi facesse sentire che ero così di proposito. I miei problemi erano reali!”
Questa giovane donna, che voleva morire, aggiunse: “Avevo un paio di amici a cui potevo veramente aprire il cuore. Anche se io stessa non capivo bene i miei sentimenti, queste conversazioni mi sono state di vero aiuto”. Quindi date alla persona depressa la possibilità di “scaricarsi”. Non c’è bisogno di giudicare tutto quello che dice. Forse farà delle affermazioni esagerate. Spesso non parla sul serio. Tuttavia, se siete buoni ascoltatori e vi conquistate la fiducia della persona, magari ragionando con calma, potete correggere a poco a poco il suo modo di pensare. — Matt. 7:1.
“Sostenete i deboli”
“Gli amici aiutano, e gli altri compatiscono” dice un vecchio adagio. Certo i veri amici e i familiari le cui circostanze lo permettono fanno i passi necessari per sostenere i loro cari che sono depressi. Nelle congregazioni dei testimoni di Geova ci sono uomini spiritualmente qualificati che spesso sono stati di grande aiuto per le persone depresse. Queste ultime sono invitate a chiedere il loro comprensivo, amorevole aiuto. Uno ha confessato: “Non ero così orgoglioso da non chiedere il loro aiuto”. — Giac. 5:14, 15.
Secondo le circostanze, ci sono molte cose che si possono fare. Se la persona non riesce a dormire, state svegli con lei. Se non mangia, non insistete, ma invogliatela con piccole quantità di cibo nutriente, preparato in modo gustoso. Se non fa esercizio fisico, portatela a fare una passeggiata o impegnatevi con lei in qualche forma di vigorosa attività fisica. Può non essere facile dare tale aiuto.
Una donna generosa di nome Doreen ha aiutato parecchie persone depresse. Ce n’era una che invitò a stare con lei finché non fosse migliorata e la sua condizione era veramente critica. Con molto affetto Doreen disse una volta a questa giovane donna: “Metti cappotto, cappello e stivali”. Ma lei rispose: “Non mi va di andare a spasso”. “Le dissi gentilmente, ma con fermezza: ‘Sì, ci verrai. Vestiti’”, narra Doreen. “Si vestì e facemmo sei chilometri e mezzo a piedi. Quando tornammo a casa era stanca, ma si sentiva meglio. Non si riesce a capire quanto sia utile lo strenuo esercizio finché non si è costretti a farlo. Ci se ne rende conto dopo”.
Per sostenere una persona fortemente depressa può anche essere necessario aiutarla a trovare un medico. Quando la depressione è forte, forse c’è bisogno dell’aiuto di persone specializzate nella cura di questa malattia. Attualmente ci sono vari tipi di cure.
Altre cose che persone depresse hanno trovato utili sono: “Non invitate troppa gente a casa; impedite agli altri di fare inutile rumore, tenendo per esempio la musica troppo alta”. “Sono apprezzate brevi visite di persone sinceramente interessate”. “La mia famiglia vigilava su di me, telefonandomi regolarmente, portandomi fuori, aiutandomi anche a vestirmi certe volte”.
Spesse volte si tratta semplicemente di essere disponibili e di mostrare amore. Una donna che in precedenza era depressa ha narrato ciò che l’ha aiutata a sopravvivere a nove mesi durante i quali si era sentita “prigioniera di un terribile incubo”. A un certo punto aveva detto singhiozzando al marito: “Non ce la faccio più! Non miglioro affatto. Sono finita!” Egli le rispose teneramente: “Se sei finita tu, sono finito anch’io!” Riflettendo su queste parole, la donna disse: “In parole semplici, è sempre stato al mio fianco”.
Sì, il sincero appoggio, unito a parole di conforto, e orecchi disposti ad ascoltare sono il migliore aiuto che altri possano dare alle “anime depresse”.