BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • g82 8/2 pp. 24-26
  • L’affascinante mondo del traduttore

Nessun video disponibile.

Siamo spiacenti, c’è stato un errore nel caricamento del video.

  • L’affascinante mondo del traduttore
  • Svegliatevi! 1982
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • Trappole e pericoli
  • Scienza o arte?
  • Teoria e pratica
  • Cosa può essere utile?
  • Traduzione
    Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 2
  • Traduttore
    Ausiliario per capire la Bibbia
  • Fare una nuova traduzione della Bibbia non è un compito facile
    Svegliatevi! 1971
  • A1 Princìpi di traduzione della Bibbia
    Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione per lo studio)
Altro
Svegliatevi! 1982
g82 8/2 pp. 24-26

L’affascinante mondo del traduttore

LA CAMPAGNA pubblicitaria di una casa automobilistica americana in Belgio rischiò di fallire quando lo slogan “Carrozzeria della Fisher” fu tradotto “Cadavere della Fisher”. E in Francia i dirigenti di una ditta produttrice di una bibita rabbrividirono letteralmente scoprendo che il loro annuncio, in cui la bevanda era definita “il ristoro dell’amicizia”, era stato tradotto “Getta acqua fredda sull’amicizia”.

Episodi simili non sono rari nel mondo del traduttore. Ma sottolineano le difficoltà e i problemi che si incontrano nel tradurre da una lingua in un’altra. Eppure, in un mondo con circa 3.000 lingue, le traduzioni sono una vera necessità. Diplomazia internazionale, commercio, cultura, viaggi e numerosissime altre attività dipendono dal lavoro dei traduttori: uomini e donne che lavorano silenziosamente nell’ombra cercando di trasmettere idee e informazioni al di là delle barriere linguistiche.

Trappole e pericoli

Ci vuole più che la semplice conoscenza di due o più lingue per fare buone traduzioni. Per essere professionisti nel campo è necessario capire a fondo il soggetto in questione. Il traduttore che intende specializzarsi in un nuovo campo deve imparare a conoscere il nuovo terreno per evitare le trappole. E le trappole sono numerose. Per esempio, un articolo dell’edizione danese di Selezione dal Reader’s Digest sull’antico Egitto menzionava Mosè e le 10 “tavole”. Evidentemente il traduttore aveva preso “piaghe” per “piastre” e aveva confuso le 10 piaghe con le tavole contenenti i Dieci Comandamenti.

Anche termini semplici non sono più tanto semplici quando vengono tradotti in un’altra lingua. Per esempio, ciò che per gli italiani è “benzina”, è “petrol” per gli inglesi e “gas” per gli americani, termini questi ultimi due che non hanno niente a che fare con il “petrolio” e il “gas” in italiano. C’è un po’ di confusione, vero? Ma per il traduttore i problemi di questo genere sono innumerevoli, e alcuni non si possono risolvere in modo soddisfacente neppure con l’aiuto del dizionario.

Una parola in una lingua di rado abbraccia tutti i significati della parola corrispondente in un’altra lingua, se pure tale parola esiste. Spesso il traduttore deve scegliere fra diverse parole simili, considerando il soggetto, il contesto, lo stile e molti altri fattori. Fare la giusta scelta potrebbe essere determinante. Alcuni anni fa, un prodotto giapponese si fece involontariamente una cattiva fama quando il traduttore dell’opuscolo di istruzioni in lingua inglese non comprese la non tanto sottile differenza che c’è tra “famoso” e “famigerato”.

Non sono da trascurare neppure i significati impliciti di una parola. Si prenda ad esempio la parola biblica “Armaghedon”, che il Dizionario Enciclopedico Italiano di G. Treccani (sotto “Armageddo”) definisce così: “Nome usato in Apocalisse 16, 16 a indicare il luogo dove i re malvagi . . . si concentreranno nel gran giorno per la guerra contro Dio”. Per intendere qualcosa del genere, i danesi hanno la parola Ragnarok e i tedeschi usano l’espressione Götterdammerung, resa famosa dall’opera omonima di Richard Wagner e che significa “crepuscolo degli dèi”. Ma in un contesto biblico, il traduttore non userebbe mai per “Armaghedon” nessuna di queste due parole, cariche come sono di implicazioni pagane e mitologiche.

Espressioni idiomatiche e figure retoriche sono particolarmente difficili da tradurre. Citiamo un esempio: Un articolo di Svegliatevi! trattava i benefici del camminare e consigliava di camminare come avendo una meta precisa, e di farlo regolarmente. L’espressione “avere una meta precisa” traduceva l’inglese “to go somewhere”, che alla lettera significa “andare in un certo posto”. In inglese, nulla da eccepire. Ma tradotta in danese, è una figura retorica che vuol dire “andare al bagno”. Per fortuna l’errore fu scoperto e corretto prima che la rivista danese andasse in stampa.

Scienza o arte?

Una buona traduzione impegna non solo la mente del traduttore ma anche il suo cuore, i suoi sentimenti e la sua esperienza. Per questa ragione non è stato ancora possibile costruire una macchina in grado di fare un lavoro soddisfacente senza l’intervento dell’uomo. Perché no? Perché le lingue sono molto, molto complesse, e differiscono l’una dall’altra non solo per il vocabolario ma anche per la costruzione grammaticale e delle frasi. Tradurre quindi è qualcosa che richiede molto più che trovare semplicemente parole equivalenti in un’altra lingua.

Finora le macchine o i computer per traduzioni hanno avuto un certo successo nel campo scientifico o tecnico. Questo perché lo stile di questo tipo di scritti è molto simile in tutte le lingue e il vocabolario è relativamente uniforme e limitato.

Quando lo scrittore o l’oratore è un artista che sa veramente usare le parole non solo per trasmettere informazioni ma anche per esprimere sentimenti, emozioni, acume e incitamento, ci vuole un artista altrettanto abile per fare una traduzione fedele. Questo può dirsi specialmente quando si deve tradurre della poesia, in cui sentimenti e idee sono espressi con precisione mediante una speciale scelta di parole, ordine, rima, ritmo e costruzione grammaticale. Tutto questo, e forse anche il modo in cui compare infine sulla carta, dev’essere riprodotto nella traduzione. Quindi è quasi inevitabile che nel tradurre opere letterarie “qualcosa vada perduto nella traduzione”, come si suol dire. Quando si afferma che la traduzione è migliore dell’originale, di solito è un’opera riscritta, non una traduzione.

Anche se lo scrittore o l’oratore non è molto abile, il compito del traduttore non è affatto facilitato. Perché? Il traduttore deve ricordare una norma basilare: Non è l’autore; quindi non è autorizzato a “migliorare” l’originale. Il suo compito è quello di comunicare i pensieri, i sentimenti e lo stato d’animo dell’originale il più fedelmente possibile. Ma se il messaggio dell’originale è poco chiaro, cosa comunicherà? Egli deve ugualmente evitare di cedere alla tentazione di chiarire ciò che è oscuro, di rafforzare ciò che è debole o di raffinare ciò che è rozzo. Può essere veramente difficile trattenersi dal farlo.

Teoria e pratica

In teoria, una traduzione dovrebbe essere il più fedele possibile all’originale. In pratica, però, c’è molto disaccordo su ciò che è considerato fedele. Alcuni sostengono che una traduzione fedele deve conservare la forma dell’originale, il suo particolare stile, la scelta delle parole e delle espressioni, le figure retoriche, la costruzione grammaticale, ecc. Ma, data la diversità delle lingue, è più facile dirlo che farlo.

Si prenda ad esempio l’espressione italiana “bianco e rosso come una mela”. Riuscite a immaginare il problema che un’espressione simile crea al traduttore che ha a che fare con una lingua e una cultura in cui le mele non esistono? Anche se la parola “mela” esiste, l’espressione può essere completamente priva di significato e suonare perfino strana al lettore. Ma spetta al traduttore fare cambiamenti per rendere chiara l’idea al lettore.

Problemi del genere inducono alcuni a sostenere che il contenuto è più importante della forma, e che per salvare il contenuto e suscitare nel lettore la stessa reazione si deve cambiare la forma. Allora, la forma o il contenuto? Questo è il dilemma di ciascun traduttore.

Cosa può essere utile?

Se siete traduttori, o sperate di diventarlo, cosa potete fare per prepararvi? È ovvio che, anzitutto, dovete conoscere bene le lingue con cui lavorate. Ma cosa vuol dire conoscere bene una lingua? Dato che una lingua è inseparabile dal suo bagaglio culturale, un rinomato traduttore professionista europeo suggerisce ai traduttori di sviluppare “la capacità di individuare le citazioni nascoste, gli echi smorzati della letteratura classica della lingua in questione, i suoi proverbi, i suoi dialetti”. Egli raccomanda: “Chi traduce dall’inglese dovrebbe conoscere bene almeno la Bibbia, Shakespeare, Alice nel paese delle meraviglie e le più comuni filastrocche infantili”.

Potete prepararvi anche imparando a conoscere la gente per cui traducete. State in mezzo a loro e parlate con loro. Ascoltate quello che dicono e prendete nota del loro modo di pensare. Capiranno i paroloni o le parole straniere? O dovreste invece usare espressioni che conoscono meglio?

È molto utile leggere buoni libri, sia originali che traduzioni. Si può imparare molto paragonando l’originale con la traduzione e vedendo così come fanno i professionisti. Si ricordi pure che una lingua non è mai statica; si evolve e cambia di continuo. Il traduttore deve quindi essere pronto a scorgere le nuove tendenze e a imparare le parole nuove.

Come in qualsiasi altra cosa, la pratica aiuta a migliorare. Per progredire, comunque, sono preziosi i consigli e i suggerimenti critici di persone esperte. E, naturalmente, bisogna essere disposti ad accettarli e seguirli, con umiltà e pazienza. Nel mestiere di traduttore non si finisce mai di imparare. È una vera e propria arte. Al traduttore si può insegnare solo quel tanto; il resto dipende da lui.

    Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
    Disconnetti
    Accedi
    • Italiano
    • Condividi
    • Impostazioni
    • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
    • Condizioni d’uso
    • Informativa sulla privacy
    • Impostazioni privacy
    • JW.ORG
    • Accedi
    Condividi