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  • g82 22/4 pp. 25-27
  • Il mimetismo nel mondo animale

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  • Il mimetismo nel mondo animale
  • Svegliatevi! 1982
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  • Come funziona il mimetismo
  • Insetti e pesci
  • Cambiamenti di colore del camaleonte
  • Adattamento
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  • “L’ometto che cambia colore”
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Svegliatevi! 1982
g82 22/4 pp. 25-27

Il mimetismo nel mondo animale

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Nigeria

“STAVAMO partecipando a un safari nel Kenya. I nostri occhi si muovevano rapidamente, in ogni direzione, senza lasciarsi sfuggire nulla. O almeno così pensavamo finché, all’improvviso, Runé mi afferrò per un braccio e disse: ‘James ha visto qualcosa!’

“James, la nostra guida kenyota, faceva segno verso un albero dei salami a un centinaio di metri. ‘C’è un leopardo’, disse.

“‘Dove?’ chiese Sören.

“Guardai, cambiai l’angolo della mia visuale, mi strofinai gli occhi e guardai di nuovo. Non vedevo altro che foglie, rami e frutti dell’albero dei salami.

“James fece una risatina. ‘Andiamo più vicino’, disse. Arrivammo fino a una quindicina di metri dall’albero e allora lo vidi. Macchie e macchioline, bianche e marroni, rivelavano ora la forma compatta del leopardo, macchie distinte da altre simili e dai colori dell’albero e della luce solare.

“James disse che forse non avrebbe visto il leopardo se non fosse stato per la coda penzoloni con un riccio in punta. Il riccio era una forma insolita sull’albero, per cui aveva guardato di nuovo e aveva visto l’animale”. Così Gösta e i suoi amici avevano fatto conoscenza con il sorprendente mondo del mimetismo animale, un mondo tutt’intorno a noi, evidente nella somiglianza che c’è fra gli animali e il loro ambiente. Era del tutto naturale che essi, come molti di noi del resto, desiderassero sapere come funziona il mimetismo e a chi o a che cosa vada il merito di questa facoltà degli animali.

Come funziona il mimetismo

Il mimetismo è qualcosa di cui gli animali hanno bisogno per sopravvivere. È un mezzo per occultarsi ai predatori, oppure serve ai predatori per non farsi notare mentre si avvicinano furtivamente alla preda, le tendono l’agguato o cercano di adescarla. Il principio è quello di rendersi invisibili confondendo la vista di altre creature.

Ne è un esempio l’esperienza di Gösta con il leopardo. Come molte altre creature, i leopardi hanno l’aspetto maculato di una foresta in cui la luce del sole filtra attraverso gli alberi. Hanno tutti la capacità di rimanere immobili e diventare invisibili confondendosi con l’ambiente.

Questo vale anche per la zebra, che può sembrare la più ovvia delle creature selvatiche. Le strisce della zebra servono allo stesso scopo del mantello maculato del leopardo. Il modello di ombre e forme contrastanti sembra spezzare la forma dell’animale in macchie o strisce irregolari. Questo perché, guardando da lontano, l’occhio trova difficile ricostruire una forma solida partendo da colori spezzati. Si fa prendere dall’illusione creata dalla colorazione spezzata e vede lo sfondo pallido del mantello dell’animale come gli spazi di luce fra gli alberi e l’erba.

La zebra si confonde con i sottili tronchi d’albero e gli steli d’erba, e il leopardo “scompare” su un albero o nel sottobosco. Anche un uccello delle paludi, il tarabuso, si fonde con le canne del suo habitat a motivo della colorazione a bande rossicce e nere. Ma si mimetizza ancora di più stando immobile fra le canne con il collo e il becco girati verso l’alto, quando c’è una minaccia di pericolo. Segue addirittura il movimento delle canne agitate dal vento.

Oltre a ciò vi è il mimetismo realizzato con l’‘ombra opposta’ che dipende dalla colorazione più scura delle parti dorsali degli animali. Questo neutralizza l’effetto della luce solare, che accentua l’aspetto tridimensionale di un oggetto gettando un’ombra sulla sua superficie inferiore e sul suolo. A motivo dell’‘ombra opposta’, l’ombra proiettata dalla parte superiore dell’animale ne fa apparire più scura la parte inferiore e, all’apparenza, ne riduce le dimensioni.

A differenza di ciò altre creature si fondono con l’ambiente per la somiglianza del colore. Gli orsi polari bianchi, i parrocchetti e le cavallette verdi, nonché le creature notturne nere, grige o scure somigliano tutte al colore dell’ambiente. Questo può dirsi anche dei colori delicati o sfarzosi di insetti, rane, lucertole e uccelli che passano la vita tra i fiori e le foglie.

Insetti e pesci

Un altro modo per camuffarsi è quello di imitare certe forme. In questo eccellono insetti e pesci. Ricordo che una volta sentii qualcuno esclamare: “Non credo ai miei occhi! Quel ramoscello cammina”. Ebbene, non era un ramoscello, ma un insetto.

Gli insetti costituiscono un mondo di bellezza varia e di forme bizzarre, sorprendenti e intricate. Colorazione e forma offrono un mimetismo così perfetto da confondere la vista anche da vicino. Prendete ad esempio l’insetto stecco che sembra un ramoscello secco. Ce ne sono altri che somigliano a rametti verdi, foglie verdi, foglie secche, foglie parzialmente decomposte o anche a escrementi di uccelli.

L’insetto foglia somiglia tanto a un mazzo di foglie verdi per colore, forma, venature e per i lenti movimenti ondeggianti, che altri insetti sono tratti in inganno e si mettono a rosicchiarlo! E qui in Nigeria c’è un piccolo coleottero che somiglia a una foglia in cima al picciolo. Il picciolo è la testa!

Anche nelle acque ci sono fenomeni di mimetismo. C’è un pesce (Synanceia verrucosa) che somiglia a una grossa pietra. E il corpo ramificato del fillotterice, che vive nei mari australiani, somiglia a un’alga marina. L’antennario, un pesce dalla colorazione marmorizzata, si rende quasi invisibile tra le alghe del Mare dei Sargassi. Lì, occultato ai predatori, tende l’agguato alla sua preda. Sulla testa ha un’escrescenza carnosa che agita per adescare altri pesci.

Lo scorfano ha una colorazione maculata rossa come le pietre e i coralli tra cui vive. Può variare questa colorazione per armonizzarsi di più con l’ambiente. Molte specie di pesci possono far questo, e alcuni, per mimetizzarsi meglio, si coprono il corpo di sabbia e pezzi di alga.

C’è poi il calamaro che, inseguito, spruzza inchiostro sugli inseguitori. Si forma così una “cortina di fumo” dietro cui può mettersi in salvo. Dato che il liquido spruzzato assume approssimativamente la forma del calamaro, esso confonde gli inseguitori in un altro modo: Immaginate il predatore che tenta di assalire l’inchiostro anziché il calamaro!

Cambiamenti di colore del camaleonte

La facoltà di cambiare colore dello scorfano ci fa venire in mente il camaleonte, abilissimo a mimetizzarsi. È tra i pochi rettili che possono scegliere tra vivaci colori.

Una volta, nel Madagascar, ne vidi uno che veniva giù goffamente da un ramo, tremando come un vecchio, e indossava una livrea verde, gialla, grigia e marrone. Questi erano anche i colori della corteccia e delle foglie dell’albero. I suoi movimenti lenti e deliberati lo rendevano meno cospicuo. Al primo sguardo avreste potuto scambiarlo per un grappolo di foglie gialle, marroni e verdi mosse dal vento.

I camaleonti possono cambiare colore a volontà per confondersi con l’ambiente. Man mano che gli occhi dell’animale registrano i colori dell’ambiente in cui si trova, certi nervi inviano messaggi agli ormoni che reagiscono stimolando le cellule portatrici di pigmento (cromatofori) affinché cambino la propria concentrazione, distribuzione e posizione. Così il camaleonte cambia colore. Questo non ha niente a che fare con l’involontario cambiamento di colore di altre creature, secondo gli stagionali cambiamenti di temperatura e le variazioni di luce o di colore ambientale.

Adattamento

In relazione al mimetismo, fece Dio gli animali in questo modo perché si proponeva che vivessero l’uno dell’altro, per cui avrebbero avuto bisogno di aiuto per sopravvivere? È interessante notare che quando Dio creò l’uomo e la donna, gli animali non li temevano, né avevano timore l’uno dell’altro. La Bibbia ne dice il perché: Dio aveva dato all’uomo e alla bestia “la verde vegetazione per cibo”. — Genesi 1:29, 30.

Tuttavia, dopo la ribellione dell’uomo, la creazione terrestre piombò nel caos. L’uomo aveva perso il suo amorevole dominio sopra gli animali. Per dargli la possibilità di sopravvivere, dopo il Diluvio gli fu concesso di nutrirsi di carne animale. (Genesi 9:2-4) Anche gli animali, venendosi a trovare nel caos, cominciarono a nutrirsi l’uno dell’altro. E dato che Dio aveva creato un’immensa quantità di caratteristiche per rendere interessante la vita animale, molti animali sarebbero stati in grado di adattarsi alla loro nuova situazione servendosi di certe caratteristiche per sopravvivere.

L’umanità ha fatto pressappoco lo stesso. Certo non era proposito di Dio che l’uomo uccidesse il suo simile e diventasse cannibale in certi casi. Ma anche l’uomo ha la capacità di adattarsi a nuove circostanze per sopravvivere, ricorrendo perfino alla mimetizzazione in tempo di guerra.

Nel nuovo ordine di Dio, uomini e animali torneranno ad essere nelle pacifiche condizioni che Dio si era proposto. Allora né gli uni né gli altri temeranno la morte improvvisa o dovranno preoccuparsi di non avere abbastanza da mangiare. — Isaia 11:9; Osea 2:18; Rivelazione 21:4, 5.

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