Per che cosa combattono? Per un mondo migliore?
AL PRESENTE sono circa 150 i gruppi che in varie parti del mondo ricorrono alla violenza nel tentativo di portare ciò che sperano sarà un mondo migliore. Alcuni non sono d’accordo su come chiamare i membri di questi gruppi — combattenti per la libertà o semplicemente terroristi — ma pochi negheranno che è sempre più difficile non notarli.
Lo Star di Toronto (Canada) scrive che l’attività terroristica è in aumento. Dice, ad esempio, che nel 1979 la comunità mondiale vide oltre 3.000 episodi di terrorismo, come rapimenti e assassinii politici, dirottamenti di aerei, attentati dinamitardi e attacchi armati. “E gli uomini che cercano di fare qualcosa in merito”, continua il giornale, “non vedono la fine del problema”.
In che cosa consiste?
Secondo un dizionario il “terrorismo” è quel “metodo di lotta di gruppi politici rivoluzionari . . . che, contro un regime o un governo, tentano di piegare gli avversari con ricorso sistematico a violenze intimidatorie”. Ma alcuni sostengono che le “violenze intimidatorie” miranti a rovesciare un governo oppressivo sono giustificate e perciò non illegali. Faranno notare che molte nazioni, incluse alcune delle più potenti nazioni d’oggi, vennero all’esistenza perché alcuni si ribellarono a un dominio che consideravano restrittivo o indesiderabile.
Così, come ammette il giornalista Walter Nelson, è “difficile definire chi è un terrorista e chi è un membro di un movimento di liberazione nazionale”. Ma indipendentemente da come sono chiamati, e sebbene i loro obiettivi siano diversi, tutti questi gruppi hanno qualcosa in comune. Lo scrittore inglese Christopher Dobson sostiene che è “il rigetto della società in cui vivono e il desiderio di distruggerla”, nonché la convinzione “che la violenza è essenziale per rendere migliore il mondo”.
In un mondo che si è macchiato di sangue in migliaia di guerre, incluse due guerre mondiali, è facile per questi gruppi dire: ‘Perché è sbagliato che noi ricorriamo alla violenza per portare un mondo migliore, quando nazioni potenti, sia in passato che al presente, non hanno visto niente di male nel fare la stessa cosa in proporzioni maggiori nel tentativo di realizzare la stessa cosa?’
Chi viene coinvolto, e perché?
I giovani hanno la tendenza a essere idealisti. In genere sono molto sensibili alle ingiustizie. Nello stesso tempo sono alla ricerca di una “causa”, di qualcosa che dia un indirizzo o uno scopo alla loro vita. Essi chiedono: cosa potrebbe avere più valore che combattere per far sparire le ingiustizie nella ricerca di un mondo migliore?
“La maggioranza dei terroristi di sinistra hanno notevole istruzione e una buona dose di intelligenza”, osserva Walter Nelson. Uno psichiatra dell’Università di Roma che si è occupato di indagini sulle Brigate rosse ha scoperto che la maggioranza degli intervistati proveniva da famiglie benestanti e assidue alla chiesa, erano studenti universitari o laureati specializzatisi in scienze sociali.
Naturalmente, “sarebbe uno sbaglio”, precisa il libro The Terrorists, “pensare che tutti i terroristi siano intellettuali che lottano per un ideale”. Alcuni nuovi convertiti sono attirati dallo spirito dell’avventura, dall’eccitante gusto del pericolo, dalla speranza del denaro facile o dalla prospettiva di trovare la droga con facilità e d’avere liberi rapporti sessuali.
Come si viene coinvolti?
Il summenzionato libro di C. Dobson e R. Payne risponde a questa domanda, dicendo: “Non si tratta semplicemente di presentarsi e fare la domanda; si viene gradualmente coinvolti dopo avere conosciuto persone che condividono le stesse ansietà circa le condizioni del mondo moderno, ma che hanno già optato per soluzioni violente di quei problemi”.
Tuttavia coloro che “hanno già optato per soluzioni violente di quei problemi” non pensavano necessariamente alla violenza quando hanno cominciato. La giornalista americana Claire Sterling ha fatto molte ricerche su “gruppi terroristici” e afferma che “hanno avuto origine tutti da movimenti relativamente non violenti che esprimevano particolari lagnanze politiche, economiche, religiose o etniche”.
Per i giovani non è difficile incontrare persone che “condividono le stesse ansietà” e le stesse “lagnanze politiche, economiche, religiose o etniche”. Possono esserne facilmente influenzati, particolarmente quando vivono lontano da casa, forse sotto l’effetto di droga “che espande la mente” e sono a contatto con le varie specie di movimenti di protesta per cui sono note oggi molte università.
Una volta che si è introdotti e accettati da uno di questi gruppi, è molto difficile uscirne. Secondo un terrorista tedesco catturato, uno che volesse uscirne si trova davanti allo stesso dilemma del soldato al fronte che all’improvviso scopre di combattere per una causa sbagliata. O continua a combattere per non essere ucciso dal nemico o si ritira e rischia d’essere ucciso come traditore dai suoi compagni.
Combattono per un mondo migliore?
Se si vuole creare un mondo veramente migliore è necessario essere in grado di stabilire un governo veramente migliore. È vero che alcuni gruppi hanno idee ben precise su ciò che dovrebbe sostituire il sistema che vogliono distruggere. Altri hanno soltanto nozioni molto vaghe, se pure ne hanno. Ma come minimo sperano che i loro atti terroristici richiameranno l’attenzione del pubblico sulla loro causa.
Se un gruppo però non riesce a raggiungere i suoi ideali o a ottenere un largo appoggio può essere indotto a rinunciare. L’idealismo vacilla, lasciando un vuoto che è rapidamente colmato dall’ira e dalla frustrazione. E questi sentimenti possono trovare sfogo nella violenza. Alcuni ritengono che questo sia quanto è accaduto al gruppo del quale alcuni poliziotti e psicologi giapponesi hanno detto: “Ciò che sembra importante di questi tempi per i membri dell’Esercito Rosso . . . è semplicemente la violenza, la violenza pura e semplice”.
Anche il terrorismo che da molti anni tormenta l’Italia è stato caratterizzato dalla violenza più brutale. Secondo alcuni, l’instabilità del governo — dal 1945 in media ne è cambiato uno ogni nove mesi —ha contribuito a quel senso di inazione e incertezza che favorisce “l’attività terroristica”.
Nessun governo umano, passato o presente, è mai stato considerato da tutti i suoi cittadini — talora neppure dalla maggioranza —ideale, totalmente giusto, del tutto soddisfacente in ogni particolare. Eppure questo è esattamente il tipo di governo che ci vorrebbe affinché il mondo fosse veramente migliore.
In effetti, dunque, i combattenti per la libertà e i terroristi, indipendentemente da ciò che essi affermano e anche da ciò che credono sinceramente, non combattono in realtà per un mondo migliore. Il massimo che riescono a ottenere è di sostituire un governo imperfetto con un altro similmente imperfetto e, forse, a lungo andare, insoddisfacente come quello che lo ha preceduto.
Comunque ci sono persone che combattono veramente per un mondo migliore, e senza ricorrere alla violenza. Fra loro ci sono anche ex terroristi e combattenti per la libertà. Nell’articolo che segue un giovane tedesco narra come ha cambiato i suoi metodi di lotta per portare un mondo migliore.
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RECENTI EPISODI TERRORISTICI
Negli scorsi due anni le vittime di attacchi terroristici hanno continuato a salire. Ecco un elenco parziale:
1980
39 morti nell’episodio degli ostaggi all’ambasciata spagnola del Guatemala
Assassinato in Paraguay l’ex presidente del Nicaragua, Somoza
13 morti e 215 feriti nell’attentato durante l’Oktoberfest a Monaco, in Germania
84 morti e 160 feriti nell’attentato alla stazione ferroviaria di Bologna, in Italia
4 morti e 9 feriti in un attentato a Parigi
18 feriti nell’attentato al Centro Internazionale dei Congressi nelle Filippine
Assassinato il generale italiano Enrico Calvaligi, capo dell’antiterrorismo
1981
Sequestrato e ucciso in Colombia il linguista americano Chester Bitterman
Uccisi sir Norman Stronge, ex presidente del parlamento dell’Irlanda del Nord, e suo figlio
Ucciso diplomatico pakistano a bordo di un aereo dirottato
Attentato al presidente degli Stati Uniti Reagan
13 morti e 177 feriti per lancio di granate in una cattedrale delle Filippine
Assassinato Heinz Karry, ministro dell’economia dello Stato federato tedesco dell’Assia
Papa Giovanni Paolo II ferito in un attentato a Roma
3 suore cattoliche uccise nel Salvador
74 membri del partito al potere nell’Iran uccisi in un attentato contro la sede del partito
Ambasciatore francese assassinato nel Libano
20 feriti nel lancio di una bomba contro una base americana in Germania
20 morti nell’esplosione di una bomba a Beirut, nel Libano
60 ostaggi trattenuti per 15 ore nell’ambasciata turca a Parigi
A Beirut, nel Libano, esplode un’altra bomba uccidendo almeno 50 persone e ferendone più di 250
Uccisi nell’Iran il presidente Rajai e il primo ministro Bahonan in un attentato dinamitardo
Assassinato il presidente egiziano Anwar Sadat
22 morti e 99 feriti in un attentato dinamitardo in una sinagoga del Belgio