BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • g82 8/6 pp. 16-20
  • Uno sguardo attento a famose opere d’arte

Nessun video disponibile.

Siamo spiacenti, c’è stato un errore nel caricamento del video.

  • Uno sguardo attento a famose opere d’arte
  • Svegliatevi! 1982
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • A Roma
  • A Firenze
  • A Venezia
  • Interessante visita al Vaticano
    Svegliatevi! 1975
  • Dall’Egitto a città di tutto il mondo
    Svegliatevi! 2007
  • Roma, città dai tanti volti
    Svegliatevi! 2001
  • ‘Ti abbiamo amato ancor prima che nascessi’
    Svegliatevi! 1984
Altro
Svegliatevi! 1982
g82 8/6 pp. 16-20

Uno sguardo attento a famose opere d’arte

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Italia

MILIONI di turisti visitano ogni anno le chiese d’Italia. Alcuni sono persone religiose e devote, altri sono semplici visitatori. Indipendentemente dal loro punto di vista, rimarranno sorpresi conoscendo i particolari di alcune imponenti opere d’arte.

Mia moglie Barbara ed io abbiamo partecipato a una gita organizzata visitando Roma, Firenze e Venezia, tre fra le più note città d’Italia, e naturalmente abbiamo portato con noi il piccolo Giovanni, il nostro unico figlio di quattro anni.

A Roma

La prima tappa è stata Roma, senza dubbio la città più interessante dal punto di vista dell’arte connessa con la storia delle religioni.

Pur avendo visto diverse città europee, non ne avevamo visitata un’altra così ricca di vestigia antiche: i fòri e gli archi trionfali, il famoso Colosseo, gli acquedotti e le terme. La nostra guida, che ci ha assistiti durante tutto il tour, si chiamava Carlo, un piccoletto sulla cinquantina, molto preparato, che per parlarci doveva sempre guardare in alto.

La mattina del primo giorno, mentre ci recavamo in pullman per la prima visita alla città, Carlo ha fatto appropriatamente una breve sintesi della storia di Roma e a un certo punto ha detto: “Sapevate che Roma è anche chiamata la città degli obelischi?” No, nessuno lo sapeva. Alcuni ignoravano persino cosa fossero gli obelischi.

La guida, dopo aver spiegato che sono monumenti dell’antico Egitto dalla forma quadrangolare allungata, terminanti con una punta piramidale, ha proseguito: “Non c’è al mondo un’altra città che abbia tanti obelischi come Roma”. E di lì a poco abbiamo visto il primo, mentre Carlo spiegava: “Siamo in piazza S. Giovanni in Laterano. Questo è uno dei tredici obelischi della città, ma un tempo ce n’erano di più. Fu papa Sisto V, nel 1588, a farlo sistemare dov’è ora”.

“Che cosa rappresentavano gli obelischi per gli egiziani?”, ha chiesto Barbara.

“Furono usati come feticci del dio sole. Plinio il Vecchio, un antico scrittore romano, affermò che gli obelischi rappresentano i raggi del sole. Vennero eretti nei templi e posti accanto agli altari. Furono anche considerati la personificazione di altre divinità e davanti ad essi i sacerdoti presentavano le offerte agli dèi”.

“Questo quanto è alto e quanto pesa?”, gli hanno chiesto alcuni del gruppo.

“È il più alto del mondo. Misura esattamente 32 metri e 18 centimetri e pesa 455 tonnellate”, ha risposto prontamente la guida.

“Ma quella croce in cima all’obelisco . . .?”, chiesi curioso di sentire i suoi commenti.

Comprendendo il senso della mia domanda ha proseguito: “Nessuna meraviglia! I papi, soprattutto Sisto V, si diedero da fare per porre sui monumenti pagani la croce o altri simboli perché ritenevano in questo modo di far trionfare la fede cristiana sul paganesimo”.

“Uno strano connubio, non le pare?”, chiesi.

“Certamente. Ma aspetti e avrà una dimostrazione ancor più evidente di quello che lei chiama ‘strano connubio’”, ha risposto incominciando a manifestare una speciale predilezione per me e Barbara perché con le nostre domande gli davamo modo di sfoggiare la sua preparazione.

Questa dimostrazione l’abbiamo avuta il giorno dopo visitando il centro storico. “Osservate la Colonna Traiana”, ha detto Carlo indicando una colonna di marmo bianco alta 38 metri. “Fu eretta per ricordare le campagne militari di Traiano. Ma papa Sisto V al posto della statua dell’imperatore fece mettere quella lassù che raffigura S. Pietro”. Proseguendo siamo arrivati in una piazza dove ci ha mostrato una colonna molto simile alla precedente. “Questa fu innalzata in onore di Marco Aurelio. Vedete la statua in cima? Raffigura l’apostolo Paolo. Vi fu messa al posto di quella dell’imperatore per ordine dello stesso papa, che a modo suo voleva ‘cristianizzare’ la Roma pagana”.

“Fra poco vedrete uno dei monumenti antichi meglio conservati”, ha detto Carlo più tardi. Infatti, arrivati in una piazza vicina, ci ha indicato un edificio dalle caratteristiche forme dei templi pagani: “È il Pantheon. Fu costruito fra il 27 e il 25 a.C. Come potete notare ha una forma circolare dietro la facciata. Osservate la cupola che poi vedrete meglio all’interno. Ha un diametro di 43 metri e mezzo. Nel mondo non ne esiste una più grande in muratura. Soltanto in questo secolo ne sono state costruite di più grandi con l’uso del cemento armato. In origine il tempio era dedicato all’adorazione di tutte le divinità pagane. Nel rinascimento papa Urbano VIII ordinò di togliere il rivestimento in bronzo del portico e con esso fece fondere il baldacchino dell’altare papale in S. Pietro, mentre il metallo rimasto servì per fare i cannoni di Castel Sant’Angelo”.

Entrando, Barbara ed io ci aspettavamo di trovare un museo o qualcos’altro, ma no . . .

“Ah! Dimenticavo . . .”, ha aggiunto Carlo, forse scorgendo un segno di sorpresa sulle nostre facce, “dopo che l’imperatore bizantino Foca lo donò a papa Bonifacio IV nel 609 d.C., il Pantheon fu trasformato in chiesa e dedicato al culto della Madonna e di tutti i martiri. Come potete vedere è tuttora usato come luogo di culto. Qui è sepolto il famoso pittore Raffaello e ci sono le tombe di alcuni re che combatterono per l’indipendenza dell’Italia”.

Poi rivolgendosi direttamente a me ha continuato: “Moltissime altre chiese di Roma sono state costruite laddove prima c’erano dei templi pagani e spesso utilizzandone le strutture rimaste in piedi”. E ha cominciato a farcene un elenco: “La chiesa di S. Maria sopra Minerva, la chiesa di S. Lorenzo in Miranda, dedicata un tempo all’adorazione di una coppia imperiale divinizzata . . .”.

La mattina del terzo e ultimo giorno è stata riservata alla visita in Vaticano. Siamo entrati in piazza S. Pietro, circondata dai colonnati che le conferiscono un aspetto di impressionante potenza, e ci siamo fermati al centro, dove si erge un grande obelisco. Carlo pareva saper proprio tutto su questi monumenti egizi.

“Osservatelo attentamente”, ha detto, “è privo di iscrizioni. Fu portato a Roma per ordine dell’imperatore Caligola e venne fatto sistemare in questo luogo da papa Sisto V. Si narra che sollevare e trasportare questo monumento fu un’impresa assai difficile e costosa. Richiese quattro mesi di tempo e ben novecento operai. A causa della difficoltà dell’operazione il papa, per timore di una possibile distrazione, stabilì la pena di morte per chiunque facesse il più piccolo rumore durante i lavori”.

Poi siamo entrati nella colossale basilica scintillante di ori, rosseggiante di drappi di velluto e adorna di opere dei più grandi artisti dei secoli passati.

“Quanto può costare?”, ha chiesto un ragazzo.

“Ovviamente è impossibile calcolare il valore di tutto ciò che contiene. Tuttavia posso dirvi questo. Per ordine di papa Giulio II la basilica costruita al tempo dell’imperatore Costantino fu demolita e fatta riedificare com’è ora. Per procurarsi il denaro necessario i papi vendettero tante indulgenze da provocare un’indignazione tale che si dice abbia accelerato i tempi della riforma protestante”.

Sulla destra abbiamo visto la famosa “Pietà” di Michelangelo che rappresenta il corpo privo di vita di Gesù in grembo a Maria. Dopo averci fatto notare la dolcezza e la dignità dei tratti della scultura, Carlo si è soffermato nei pressi di un’altra statua di bronzo. C’erano numerose persone davanti. A turno molti si avvicinavano e le baciavano il piede destro. Quando c’è stato sufficiente spazio ci siamo accostati.

“Mamma, guarda! Guarda, papà!”, ha gridato Giovanni. “Baciano il piede!” Il piede aveva le dita consunte! “Nel corso dei secoli i baci di milioni di fedeli hanno consumato le dita”, ha spiegato la guida. “La statua rappresenta S. Pietro. La sua origine è incerta. Secondo un’antica tradizione la statua sarebbe stata fusa con materiale ricavato da una statua di Giove. Recentemente alcuni hanno affermato che si tratta di un’opera del XIII secolo”.

Durante la visita pomeridiana abbiamo visto parchi, monumenti e piazze. Roma è molto bella con i suoi caratteristici palazzi color rosso e i giardini in cui svettano i pini ombrelliferi.

Mentre viaggiavamo in direzione di Firenze abbiamo commentato sulla bellezza di Roma e sul singolare miscuglio di sacro e profano che l’osservatore attento non può fare a meno di notare.

A Firenze

Firenze è una città molto più piccola di Roma, eppure le sue gallerie d’arte, piene di quadri e sculture, sono fra le più ricche del mondo. Circondata dalle colline toscane, la città ha sempre avuto un fascino particolare.

Molto interessante per me e mia moglie è stata la visita in piazza del Duomo, una delle più belle della città. Vi si trovano il Duomo e il Battistero, in cui ai bambini viene somministrato il battesimo. “Andiamo a vedere la porta del paradiso”, ha detto Carlo suscitando la nostra curiosità. Avvicinandosi al Battistero ha indicato una porta dorata. Fu modellata da un artista fiorentino, il Ghiberti, ed è chiamata così perché Michelangelo disse che era degna del paradiso per la sua bellezza. I dieci pannelli della porta illustrano episodi tratti dalla Bibbia. Ci siamo avvicinati ancora di più e abbiamo visto la rappresentazione artistica della creazione di Adamo ed Eva, della storia di Caino e Abele, di Noè e il diluvio, di Abraamo e suo figlio Isacco, di Giacobbe ed Esaù, di Giuseppe, Mosè, Giosuè, Saul, Davide e Salomone.

Ma all’interno dell’edificio abbiamo notato qualcosa in stridente contrasto con quelle scene bibliche. Fra i mosaici che adornano la cupola troneggiava un’orribile rappresentazione dell’inferno. “Sapevate che le scene infernali delle chiese italiane sono simili a quelle dipinte dagli etruschi?”, chiese Carlo.

Non lo sapevamo proprio e ci interessava vivamente saperne di più. A questo proposito Carlo ha citato un libro che ho potuto procurarmi grazie al suo interessamento, La Civiltà etrusca di Werner Keller (Editrice Garzanti), che a pagina 389 dice:

“Quale stupore dunque se nell’arte religiosa delle chiese toscane e dell’Italia centrale e settentrionale ritroviamo le inquietanti rappresentazioni infernali del tempo etrusco? Se rispuntano le paurose figure demoniache e gli esseri alati che accompagnavano un tempo i defunti nel loro viaggio? Gli esseri che avevano popolato il mondo etrusco dei morti, trasmigrarono nelle nuove case di dio, sopravvivendo nelle rappresentazioni figurate delle chiese . . .

“La raffigurazione degli orrori infernali . . . trovò, sul suolo dell’Etruria antica, forma più violenta e sinistra che altrove. . . . Figura dominante, troneggia fra i supplizi infernali e le angosce del purgatorio cristiano Satana, riflesso dei dèmoni dimoranti nelle camere funerarie della tarda Etruria . . .”.

Questa scoperta è stata un’ulteriore conferma di come le credenze pagane hanno così profondamente cambiato lo spirito e gli insegnamenti del cristianesimo dei primi secoli.

Terminata la visita, abbiamo lasciato Firenze e dopo un lungo viaggio siamo arrivati a Venezia.

A Venezia

La nostra impressione di questa “perla dell’Adriatico”, come Carlo ha chiamato Venezia, è stata straordinaria. È una città del tutto particolare, costruita sulle isole della laguna, con i suoi canali e i palazzi adorni di marmo lavorato come un ricamo, e con un vago stile orientale. Sembra un luogo da “mille e una notte”.

Piazza S. Marco è piena di fascino. La basilica che la chiude da un lato è un misto fra una chiesa di stile bizantino e una moschea musulmana. Quattro enormi cavalli di bronzo dorato, posti sulla terrazza dell’edificio, ne adornano la facciata. Nonostante Giovanni mi distraesse un po’ perché voleva cavalcarli a tutti i costi, ho potuto ascoltare la spiegazione di Carlo. “I grandi cavalli che vedete sono copie degli originali, opera dell’arte greca del quarto o terzo secolo a.C., che recentemente sono stati portati via per essere restaurati. Osservate ora i fregi delle arcate della chiesa. Qui è rappresentata una scena di caccia con un centauro che lotta contro un drago. Qui invece potete vedere i mesi dell’anno con i segni zodiacali. Qua sono rappresentate le fatiche di Ercole . . . Questa scultura rappresenta quattro guerrieri che si stanno abbracciando. Si pensa siano gli imperatori Diocleziano, Massimiano, Galerio e Costanzo”.

Scene mitologiche, simboli astrologici, statue di guerrieri: che strane decorazioni per una chiesa!

Abbiamo concluso in bellezza la nostra vacanza facendo un giro in gondola al chiar di luna, che ci ha permesso di avere una piacevole veduta d’insieme di questa famosa città.

Al termine di questo nostro breve viaggio avevamo molto su cui riflettere, dopo aver osservato con i nostri occhi il miscuglio di sacro e profano evidente nell’arte della cristianità. Il fasto e l’imponenza degli edifici religiosi ci ha fatto apprezzare ancor più il valore dell’edificante conoscenza del puro cristianesimo. E le numerose opere d’arte, frutto dell’ingegno umano, ci hanno indotti a riflettere sulla superiore sapienza del nostro Creatore, la cui capacità artistica è evidente nel modo in cui ci ha fatti.

[Immagine a pagina 16]

Obelisco in Piazza S. Pietro

[Immagini a pagina 17]

Statua di Pietro, di origine incerta

Il Pantheon, in origine dedicato a dèi pagani

[Immagine a pagina 18]

Scene dell’inferno, nel Battistero di Firenze

    Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
    Disconnetti
    Accedi
    • Italiano
    • Condividi
    • Impostazioni
    • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
    • Condizioni d’uso
    • Informativa sulla privacy
    • Impostazioni privacy
    • JW.ORG
    • Accedi
    Condividi