Qualcosa di meglio della fama del circo
Narrato da Anton Ivanoff
DA GIOVANE il mio obiettivo era quello di fare il miglior numero da circo del mondo. Volevo essere al centro dell’attenzione. Passarono gli anni e raggiunsi quell’obiettivo. Ho presentato i miei numeri davanti ai re di Romania e di Iugoslavia, ai presidenti della Turchia e degli Stati Uniti e a molte altre note personalità politiche. Ho lavorato anche insieme a molti divi del cinema. In seguito però trovai qualcosa di meglio della fama del circo. Ma prima di spiegarvelo lasciate che vi descriva un po’ la mia vita nel circo.
Nacqui nel 1906 da una famiglia poverissima. Abitavamo nel villaggio di Dragievo, al centro della Bulgaria. Durante la prima guerra mondiale le condizioni economiche peggiorarono a tal punto che i miei genitori non poterono più mantenere i miei quattro fratelli e sorelle e me. Nel 1913 mio padre fu costretto a mettermi in un convento, dove da grande mi sarei fatto frate.
Stetti nel convento per un paio d’anni, servendo i frati. Mi alzavo la mattina presto per suonare la campana, accendere il fuoco e far bruciare l’incenso. Mi abituai alla vita del convento. I frati mi dicevano: “Sarai un bravo frate da grande”.
Per pochi mesi non lo diventai. Le cose cambiarono quando il mio fratello maggiore, Cristo, venne a trovarmi in convento. Udito che intendevo farmi frate, gridò:
“Sei pazzo?” “Non vorrai farti frate! Verrò e ti porterò via di nascosto!” Una notte venne a prendermi e fuggii con lui.
A Sofia, capitale della Bulgaria, mi iscrissi a un corso di ginnastica. Riuscivo bene. Il direttore del circo sentì parlare di me, venne a vedermi e disse:
“Hai molto talento e puoi fare un mucchio di soldi. Puoi diventare una celebrità. Potrai viaggiare e vedere molti posti”. Parole meravigliose per un ragazzo di sedici anni! Non feci domande: lo seguii per diventare un artista del circo.
La vita nel circo
Mi impegnai a fondo. Ero deciso a diventare famoso. Fui scelto per stare in cima a una piramide di uomini e facevo la verticale in quella posizione. Facevo anche un numero in cui stavo appeso per i denti e reggevo due persone. Ben presto avevo raggiunto la notorietà negli ambienti del circo.
La vita del circo, però, non era così favolosa come avevo pensato. Era duro ripetere continuamente gli esercizi, tutti i giorni dalle otto del mattino alle quattro del pomeriggio. C’era anche molta competizione fra gli artisti del circo. Alcuni erano disposti a tutto pur di essere al centro dell’attenzione. Per esempio, in Germania un artista bulgaro dal nome simile al mio cominciò effettivamente a servirsi del mio nome a motivo della popolarità del mio numero. Dovetti fargli causa.
Se avevi fatto il numero meglio di un altro, eri da questo odiato e disprezzato. Se non avevi fatto bene come lui, la tua inferiorità veniva ingrandita. Anzi, ricordo due numeri al trapezio in cui c’era tanta gelosia e odio fra gli acrobati che uno di un numero tagliò parzialmente una corda, così che durante il numero la corda si spezzò, e un trapezista rimase ucciso. Immaginate, commettere un assassinio per non dividere la gloria!
Nel 1926 andai a vivere con Greda, una compagna di lavoro. Il padre minacciò di uccidermi. Lasciammo la zona e viaggiammo in Oriente e lungo il confine russo e iraniano, eseguendo danze e acrobazie russe nei cabaret. Poi una sera del 1935, durante il nostro spettacolo, Greda diede un’occhiata agli spettatori ed ebbe un colpo vedendo il padre in prima fila. Ne fu sconvolta e corse nel suo camerino piangendo. La seguii e subito suo padre si piantò davanti alla porta. Pensai che mi avrebbe ucciso; invece disse: “Farò in modo che la sposi subito!”
Il giorno dopo un banditore con un gruppo di elefanti andò in giro per la città annunciando che quella stessa sera i due migliori artisti del circo si sarebbero sposati davanti al pubblico. Tre circhi che lavoravano nella zona si unirono e per l’occasione offrirono uno spettacolo speciale. Tutti gli abitanti del paese vennero alle nozze.
Qualche tempo dopo Greda si ammalò gravemente e per tre anni fece la spola fuori e dentro l’ospedale. Poi nel 1941, mentre ero fuori per lavoro ricevetti un telegramma che mi informava della sua morte. Ciò che mi addolorò ancor più fu il fatto che non vedevo Greda da qualche tempo e che non ero stato con lei nei suoi ultimi momenti di vita. Non sopportavo di vivere in Bulgaria, così accettai di lavorare in un numero acrobatico da portare attraverso l’Europa.
Spettacoli per le truppe di Hitler
A questo punto infuriava la seconda guerra mondiale e io cominciai a fare il mio numero per gli ufficiali dell’esercito di Hitler. Una sera c’era anche Hermann Göring. Durante il numero caddi e mi feci uno strappo muscolare. Göring rise e rise. Pensava facesse parte del numero.
A quell’epoca credevo di fare una cosa buona a intrattenere le truppe di Hitler. Sapevo che uccidere era peccato per cui non ero in favore della guerra. Ma d’altra parte, quando sentivo Hitler parlare credevo fosse un brav’uomo, e sembrava mosso da buoni motivi. E quando caddi durante lo spettacolo per Göring e dovetti stare tre mesi all’ospedale, fui trattato come un soldato tedesco. Non dovetti neppure pagare le cure mediche.
Però cambiai idea quando venni a sapere delle uccisioni in massa nei campi di concentramento. Non dimenticherò mai quello che vidi quando diedi uno spettacolo per gli ufficiali nel campo di Mauthausen. Mentre ci avvicinavamo vedevamo la gente in piedi nel cortile. Da lontano sembravano degli scheletri. “Cos’è questo?” ci chiedevamo gli uni gli altri sconvolti. “Perché trattano questa gente come fossero animali?”
In seguito i nazisti mi accusarono di avere ascoltato radio Londra. Decisero di giustiziarmi. Ma prima che accadesse, sopraggiunsero gli americani, e così cominciai a intrattenere le truppe americane.
Nel 1945 conobbi una ragazza venuta con un treno di profughi dalla Germania Orientale. Si chiamava Gerda. L’anno dopo ci sposammo e in seguito abbiamo avuto un figlio.
Negli Stati Uniti
Nel 1950 i miei fratelli, che ora lavoravano nel circo dei Ringling Brothers, mi invitarono ad andare negli Stati Uniti. Accettai l’invito e lavorammo insieme, conosciuti come i Tre Ivanoff. Presentammo il nostro numero al Radio City Music Hall di New York, al Big Top di Filadelfia, al Super Circus di Chicago, nonché negli spettacoli televisivi di Ed Sullivan e Jackie Gleason.
Nel 1956, mentre facevo un numero a Toronto, in Canada, caddi e mi ruppi una mano. Non era la mia prima caduta. Nel 1927, in Turchia, quando avevo ventun anni, facevo un numero in cui reggevo due uomini con i denti mentre io stavo a testa in giù appeso a una corda legata ai miei piedi. Durante un numero la corda improvvisamente si ruppe e precipitammo tutt’e tre al suolo. Sebbene mi fossi fatto male al collo e a una spalla, nel giro di un mese ero di nuovo in piedi e lavoravo. Poi quando avevo circa trentasette anni, durante uno spettacolo a Vienna, caddi di nuovo e mi fratturai una mano. Tre mesi dopo ero di nuovo nel circo.
Questa volta però l’età cominciava a farsi sentire. Dovetti lasciare il circo. Mi pareva di avere perso lo scopo della mia vita.
Allora non mi rendevo conto che dopo poco avrei trovato qualcosa di meglio della “gloria” che avevo avuto nel circo.
Qualcosa di meglio
Ci stabilimmo a New York, dove io trovai lavoro come cameriere in un famoso ristorante di Broadway, e Gerda aprì un negozio di articoli da regalo. Di fronte al negozio, dall’altra parte della strada, c’era una Sala del Regno dei Testimoni di Geova. Vedendo la gente entrare e uscire Gerda si incuriosì e ben presto studiava la Bibbia con loro. Gerda era entusiasta delle cose che imparava studiando la Bibbia, e nel 1958 fu battezzata come testimone di Geova.
Criticavo la sua nuova religione. Lei tentava di parlarmi delle cose che imparava, ma io non ascoltavo. Trovavo da ridire specialmente sul nome di Dio, “Geova”. Poi un giorno Gerda mi mostrò quel nome nella mia Bibbia in bulgaro. Che colpo! Questo nome era sempre stato lì ma io non l’avevo mai sentito, neppure in convento.
Cominciai a incuriosirmi. “Perché questa gente ha credenze così diverse da quelle delle altre religioni?” mi domandavo. “Non usano tutte la Bibbia?” Così quando andavo a prendere Gerda arrivavo quando l’adunanza era ancora in corso e rimanevo in piedi in fondo alla Sala del Regno ad ascoltare. Le cose che udii mi spinsero a esaminare le mie credenze.
Per esempio in convento mi avevano insegnato che se confessavo i miei peccati alla chiesa e offrivo denaro, venivo perdonato. Ci avevo creduto e lo avevo fatto. La vita del circo non aiutava ad astenersi dal peccare, e io avevo fatto la mia parte in quanto a giocare, bere e condurre una vita immorale. Mi aspettavo che offrendo denaro alla chiesa e confessandomi avrei liberato la mia coscienza dal peso che derivava da quel tipo di vita.
Eppure questo non avveniva e mi chiedevo: “Perché sono ancora infelice?” Da quello che avevo appreso alle adunanze e ascoltando Gerda, cominciai a rendermi conto che dovevo fare dei cambiamenti nella mia vita. Anzi, dovevo cambiare mentalità.
Nel frattempo avevamo comprato una casa in Pennsylvania e Gerda vi si trasferì mentre io continuavo a lavorare un altro po’ come cameriere per avere diritto alla pensione. Chiesi a un Testimone di studiare la Bibbia con me e feci rapido progresso. Non dissi a Gerda che studiavo fino a un giorno del 1968, quando le telefonai e le dissi che la settimana dopo avrei fatto il battesimo. Ne fu molto felice, e il giorno dopo prese l’autobus e venne a New York per essermi accanto.
Da allora sono riuscito a parlare della “buona notizia” della Bibbia ad alcuni artisti del circo. Molti mi avevano conosciuto in Bulgaria quando conducevo una vita sfrenata, e non riuscivano a capire cosa mi avesse fatto cambiare. Ho avuto molte occasioni di spiegare loro la meravigliosa speranza che ho, quella di vivere in futuro in un giusto nuovo ordine di cose qui sulla terra. (II Pietro 3:13) Anzi Gerda e io abbiamo iniziato uno studio biblico con una donna che un tempo lavorava nel circo e ora è anch’essa una testimone di Geova, insieme ai suoi sei figli.
Quando ero nel circo la mia felicità e soddisfazione derivavano dalle lodi e dagli onori che ricevevo a motivo dei miei numeri. Ora, come servitore di Geova, ho un’intima soddisfazione e felicità che superano di gran lunga la gloria temporanea del circo, e ho una meravigliosa speranza per il futuro. Quindi, invece di cercare d’essere al centro dell’attenzione di moltitudini di persone, ora provo gioia rivolgendo l’attenzione alla Parola di Dio, la Bibbia, e alla speranza che essa offre a tutta l’umanità.
[Immagine di Anton Ivanof a pagina 17]