Il mondo finirà in un olocausto nucleare?
La terra sarà ridotta in rovina dalla guerra nucleare?
SI AFFERMA che fino all’anno scorso le nazioni definite “potenze nucleari” avevano accumulato almeno 50.000 testate nucleari. La potenza complessiva di queste armi equivarrebbe a quella di 1.600.000 bombe del tipo che gli Stati Uniti sganciarono su Hiroshima, in Giappone, nell’agosto del 1945.
Appena 300 superbombe di questo spaventoso arsenale, se lanciate in un attacco concertato sui principali centri urbani degli Stati Uniti, potrebbero annientare il 60 per cento della popolazione e trasformare vaste zone in deserto. Gli americani sospettano che 300 megabombe non siano altro che il 3 per cento dell’arsenale sovietico. A loro volta, gli americani sono preparati a distruggere i russi in maniera analoga.
I capi politici, pur essendo impegnati nella corsa agli armamenti, continuano a dare solenni avvertimenti che un giorno le potenze mondiali dovranno “incontrarsi al tavolo delle conferenze con l’intesa che l’era degli armamenti è tramontata, e che la razza umana deve conformare le proprie azioni a questo fatto, altrimenti perirà”, per citare ciò che disse il presidente Dwight Eisenhower nel 1956. Un quarto di secolo dopo il presidente Jimmy Carter, nel suo discorso di addio, espresse il timore che se ci fossero sopravvissuti di un olocausto nucleare, “vivrebbero nella disperazione fra le rovine contaminate di una civiltà che si è suicidata”. I capi sovietici convengono che guerra nucleare equivale a “disastro universale”.
Albert Einstein era un uomo dedito alla scienza “pura” e cercava la conoscenza per amore della verità. Quella ricerca lo portò a calcolare una formula per liberare l’energia latente dell’atomo: E=mc2 (energia uguale a massa per velocità della luce al quadrato). Nella scissione di un atomo (fissione) o nell’unione di più atomi (fusione) si libera enorme energia. Quanta? Ebbene, la quantità di massa fissile impiegata nella distruzione di Hiroshima equivaleva a circa un grammo.
Nel 1950, due anni prima dell’esperimento della prima bomba all’idrogeno, o bomba termonucleare, Einstein avvertì che “l’avvelenamento radioattivo dell’atmosfera, col conseguente annientamento della vita sulla terra, è ora nel raggio delle possibilità tecniche”.
I capi del mondo convengono che in 6.000 anni di “civiltà” questo pericolo non era mai esistito. L’uomo ha finalmente messo le mani su una potenza che può provocare la sua stessa estinzione. In una guerra nucleare a oltranza, ogni vita potrebbe essere annientata.
Il pianeta Terra potrebbe morire: In un milionesimo di secondo intere città sono vaporizzate. Nel punto dove è esplosa una megabomba il terreno è costellato da crateri più profondi di un grattacielo. Il giorno diventa notte mentre si formano nuvole a fungo, coprendo un intero continente e lasciando cadere una “pioggia nera” di letali radiazioni. Tempeste di fuoco investono le rovine. Fra le macerie ci sono i resti carbonizzati di cani e di cavalli e di persone. Se vi sono superstiti le radiazioni li uccidono. Se vi sono ancora superstiti, si muovono barcollando sotto shock in un mondo dove ogni cosa familiare è scomparsa — cibo, vestiario, luce, energia, impianti igienici, comunicazioni, medicinali, famiglia, amici, polizia, governo — la civiltà.
Non c’è modo di evitare tutto questo?