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  • Da dove provengono tutte le lingue?
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Svegliatevi! 1983
g83 22/3 pp. 21-23

Da dove provengono tutte le lingue?

IMMAGINATE come sarebbe la nostra vita senza linguaggio: conversazioni amichevoli e scambio di utile conoscenza o di esperienze sarebbero impossibili né potreste leggere questa rivista. E soprattutto, non ci sarebbe la Parola di Dio stampata per dare istruzione, conforto e speranza all’umanità.

Senza linguaggio, come potrebbe andare avanti questo mondo? Oggi sulla terra si parlano più di tremila lingue, oltre mille delle quali in Africa. Come si sono sviluppate? Le lingue più antiche erano forse primitive, mentre quelle moderne sono più perfezionate? In quanto a complessità, come classifichereste certe lingue come il sanscrito e lo zulù?

Un bambino impara a parlare una o più lingue entro i tre anni. Questa è considerata la più difficile impresa intellettuale che l’uomo sia chiamato a compiere. “Il linguaggio umano è un segreto; è un dono divino, un miracolo”, ha scritto il famoso lessicografo Ludwig Koehler. Il libro Evolution (Life Nature Library), parlando degli antenati dell’uomo, dice: “Furono solo in grado di sopravvivere . . . sviluppando un sistema di comunicazione fra loro. . . . Un uomo scimmia di circa un milione d’anni fa . . . imparò forse alcuni suoni del linguaggio”. Sorge pertanto la domanda: Il linguaggio è un’invenzione dell’uomo o un dono di Dio?

Il linguaggio si sviluppò veramente attraverso i grugniti e i brontolii di qualche uomo scimmia? Se sì, le lingue antiche dovrebbero essere rozze e primitive, e quelle moderne sempre più complesse ed efficienti. I linguisti dicono che circa il 50 per cento degli abitanti della terra parlano lingue appartenenti alla famiglia linguistica indoeuropea. Le più antiche lingue conosciute di questa famiglia comprendono il sanscrito e il greco. Che paragone si può fare tra queste lingue antiche e quelle moderne?

Prendete il greco, lingua in cui fu scritta gran parte della letteratura antica. “I nostri documenti non ci rivelano una lingua primitiva che abbia lentamente sviluppato una letteratura da inizi rudimentali”, scrisse il grecista dottor B. F. C. Atkinson. Circa gli scritti del poeta greco Omero, vissuto intorno all’ottavo o nono secolo a.E.V., egli disse che “sono al primo posto non solo rispetto alla letteratura greca di qualsiasi periodo ma anche rispetto alla letteratura conosciuta del mondo”.

Il sanscrito, che non è più parlato, era una lingua dell’India. La più antica letteratura scritta in questa lingua risale a verso il 1100 a.E.V., ma gli studiosi di lingue europee la scoprirono circa duecento anni fa. Uno di essi, sir William Jones, dichiarò: “La lingua sanscrita, per quanto antica sia, ha una struttura meravigliosa; più perfetta del greco, più ricca del latino e più squisitamente raffinata di entrambi; eppure ha una più spiccata affinità con entrambi — sia nelle radici dei verbi che nelle forme grammaticali — di quanta il caso avrebbe potuto produrre”.

Un’altra importante famiglia linguistica è quella semitica. La lingua detta ebraico, appartenente a questa famiglia, è evidentemente la lingua più antica. La Bibbia cominciò a essere scritta in ebraico nel 1513 a.E.V. Che paragone si può fare tra questa lingua e quelle moderne?

L’ebraico è molto espressivo e conciso, e si presta a una vivida descrizione dei fatti con un minimo di parole. Il vocabolario ebraico è stato abilmente costruito con parole che coinvolgono i sensi della vista, dell’udito, del tatto, del gusto e dell’olfatto, parole che descrivono dunque quadri mentali all’ascoltatore o al lettore. Data la sua brevità, nella traduzione è spesso necessario usare parole sussidiarie per rendere tutte le sfumature del verbo ebraico. Si prenda ad esempio il primo versetto del noto Salmo 23: “Geova è il mio Pastore. Non mi mancherà nulla”. È una frase di nove parole formate di trentasei lettere, mentre in ebraico è espressa con quattro parole e tredici lettere soltanto. Brillante efficienza, non è vero?

Delle mille e più lingue parlate in Africa, circa trecento hanno una sorprendente somiglianza nella insolita struttura grammaticale. Sono raggruppate nella famiglia linguistica bantu e sono parlate in quasi tutte le regioni a sud dell’equatore. “Bantu”, che significa “uomini”, è una parola comune in queste lingue, di qui dunque il nome “famiglia bantu”. I linguisti credono che la famiglia bantu sia discesa da una lingua madre parlata nel centro dell’Africa occidentale oltre duemila anni fa.

Una lingua bantu è lo zulù, la lingua più estesamente parlata nell’Africa meridionale. Che paragone si può fare tra questa lingua e il moderno afrikaans, derivato dall’olandese antico e che è divenuto una delle lingue ufficiali della Repubblica Sudafricana? Lo zulù ha una grammatica molto più complessa ed è difficile impararlo per un adulto; pochi inglesi e afrikaner l’hanno imparato bene. Nel 1927 Clement Doke pubblicò il Text-Book of Zulu Grammar (testo di grammatica zulù) che, ventisette anni dopo, nella quinta edizione, includeva le seguenti parole dell’autore: “Più si studia la lingua di un popolo, più meraviglie si scoprono . . . Ho appena scalfito la superficie per quanto riguarda molti dei fenomeni così numerosi in questa ricca lingua bantu”.

Cosa indicano i summenzionati fatti? L’evoluzionista Ashley Montagu ha ammesso: “Molte lingue ‘primitive’ . . . sono spesso molto più complesse e più valide delle lingue delle cosiddette civiltà più progredite”. È chiaro che il linguaggio non ha avuto inizi rudimentali.

Per definire la questione dell’origine del linguaggio, considerate la seguente conversazione scritta in lingua ebraica circa tremilacinquecento anni fa:

“Mosè disse: ‘O SIGNORE, non sono mai stato un uomo dalla parola facile . . . sono lento ed esitante nel parlare’. Il SIGNORE gli disse: ‘Chi dà all’uomo la parola? . . . Non sono io, il SIGNORE? Ora va; ti aiuterò a parlare e ti dirò quello che devi dire’”. — Esodo 4:10-12, The New English Bible.

Sorge dunque la domanda: Se la facoltà di parlare è un dono di Dio, come nacquero le differenze?

Un fattore che vi contribuì è l’isolamento dei gruppi di persone. Nuove situazioni portano alla formazione di nuove parole. Cominciano a formarsi nuovi dialetti. E per i linguisti non è difficile riconoscere che tutte le lingue di una famiglia provengono da una fonte comune. Ma come si svilupparono le evidenti differenze delle famiglie linguistiche?

Cosa interessante, l’orientalista Henry Rawlinson ha scritto: “Se dovessimo lasciarci guidare dalla semplice intersezione dei sentieri linguistici, e indipendentemente da ogni riferimento alla storia biblica, saremmo ugualmente portati a fissare nella pianura di Sinar l’epicentro da cui si irradiano le varie linee”.

Questa osservazione è d’accordo con la Bibbia, secondo cui Dio creò il primo uomo e lo dotò del linguaggio e della capacità di farne buon uso. Dopo il Diluvio noetico, essa ci dice, “tutta la terra continuava ad avere una sola lingua e le stesse parole”. Col tempo, però, uomini disubbidienti, che avevano un’unica lingua, si unirono per realizzare un malvagio complotto. Invece di spargersi su tutta la terra come Dio aveva comandato, si concentrarono nella pianura di Sinar e si accinsero a costruire una città, Babele, e una torre per praticare una forma di falsa adorazione.

Per adempiere la sua volontà, il Creatore agì contro i ribelli costruttori della città. Genesi 11:9 ci informa: “Perciò le fu dato il nome di Babele, perché lì Geova aveva confuso la lingua di tutta la terra, e di lì Geova li disperse per tutta la superficie della terra”.

Oggi la sapienza del Creatore è accessibile ovunque per il fatto che la sua Parola, la Bibbia, è tradotta in oltre 1.700 lingue, parlate dal 97 per cento circa degli abitanti della terra.

La spiegazione che la Bibbia dà dell’origine delle lingue è ragionevole e in armonia con i fatti. La teoria evoluzionistica, che le lingue abbiano avuto origine da ‘grugniti e brontolii di uomini scimmia’, è contraria ai fatti.

Che un bambino abbia la capacità di imparare la lingua dei suoi genitori è un meraviglioso dono di Dio. — Giacomo 1:16, 17.

[Cartina/Immagine a pagina 23]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

Pianura di Sinar

[Cartina]

A Babele nacquero nuove lingue dalle quali discendono le lingue d’oggi

[Immagine a pagina 21]

Un bambino impara a parlare una o più lingue entro i tre anni

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