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  • g85 22/4 pp. 8-11
  • L’anima siete voi, o è in voi?

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  • L’anima siete voi, o è in voi?
  • Svegliatevi! 1985
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  • C’è motivo di dubitare?
  • L’“anima” nella Bibbia
  • L’uomo è immortale?
    Svegliatevi! 1982
  • Quanto è forte la vostra fede nella risurrezione?
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1998
  • Il concetto che avete dell’anima influisce sulla vostra vita
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1990
  • La vostra anima è immortale?
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1970
Altro
Svegliatevi! 1985
g85 22/4 pp. 8-11

L’anima siete voi, o è in voi?

PENSATE di avere un’anima immortale che alla vostra morte sopravvive? Quasi tutti coloro che hanno avuto un’educazione religiosa, siano essi cristiani, musulmani, ebrei, scintoisti, buddisti o indù, sono più o meno di questa idea. Ma perché ci credono? Perché ne hanno la prova? O perché è sempre stato insegnato così dalla maggioranza delle religioni e dalla voce popolare? Come ha fatto l’idea dell’anima immortale a infiltrarsi nell’insegnamento “cristiano”?

Nel suo libro Death Shall Have No Dominion (La morte non trionferà), Douglas T. Holden scrive: “La teologia cristiana è così fusa con la filosofia greca che ha prodotto individui che sono una mescolanza di nove parti di pensiero greco e una parte di pensiero cristiano”. Lo si può appropriatamente illustrare con la dottrina largamente accettata dell’anima immortale. Per esempio Platone, filosofo greco del IV secolo a.E.V., scrisse: “L’anima è immortale e imperitura, e le nostre anime esisteranno veramente in un altro mondo!”

Secondo Platone, dove andavano queste anime alla morte del corpo? “E quelli che sembra non siano vissuti né bene né male vanno al fiume Acheronte, . . . e lì dimorano e si purificano delle loro opere cattive, e avendo scontato la pena per i torti fatti ad altri, sono assolti”. Non vi pare che somigli alla dottrina del purgatorio insegnata dalla cristianità? E dove vanno le anime dei malvagi? “Sono gettate nel Tartaro [per gli antichi greci una parte dell’Ades riservata ai trasgressori peggiori], che è il destino loro dovuto, e non ne usciranno mai più”. Certo gli antichi greci avevano la dottrina del tormento eterno nell’inferno molto tempo prima che venisse adottata dai teologi della cristianità!

C’è motivo di dubitare?

Se ciò che scrisse nei suoi dialoghi rispecchia veramente il suo pensiero, Platone era convinto di avere un’anima immortale. E i suoi insegnamenti cominciarono presto a convincere altri che lo stimavano come filosofo. Di conseguenza la filosofia platonica fu accettata anche dagli scrittori cristiani del II secolo. L’Encyclopædia Britannica dice a questo proposito: “I platonisti cristiani davano la precedenza alla rivelazione e consideravano la filosofia platonica come il miglior strumento disponibile per capire e difendere gli insegnamenti della Scrittura e la tradizione della chiesa. . . . Dalla metà del secondo secolo A.D., i cristiani che avevano una certa dimestichezza con la filosofia greca cominciarono a sentire il bisogno di esprimere la loro fede nei suoi termini, sia per propria soddisfazione intellettuale che per convertire i pagani istruiti. La filosofia che trovavano più adatta era il platonismo”.

Nel corso dei secoli però ci sono stati personaggi illustri che hanno dissentito dal concetto greco dell’anima immortale. Il traduttore biblico William Tyndale (ca. 1492-1536) scrisse nella prefazione alla sua traduzione: “Ponendo le anime dipartite in cielo, all’inferno o in purgatorio demolite gli argomenti con cui Cristo e Paolo provano la risurrezione . . . Se l’anima è in cielo, ditemi a che serve la risurrezione”. È una domanda logica. Se la morte è sconfitta per mezzo di un’anima “immortale e imperitura”, qual è lo scopo della risurrezione insegnata da Gesù e nella quale credettero gli antichi patriarchi ebrei? — Ebrei 11:17-19, 35; Giovanni 5:28, 29.

Nel suo libro La agonía del Cristianismo, lo scrittore spagnolo Miguel de Unamuno si trovò in questo stesso dilemma. Riguardo a Cristo scrisse: “Credeva . . . nella risurrezione della carne, secondo il pensiero giudaico, non nell’immortalità dell’anima, secondo il pensiero platonico”. E disse anche: “L’immortalità dell’anima . . . è un dogma filosofico pagano. . . . È sufficiente leggere il Fedone per convincersene”.

L’“anima” nella Bibbia

Il poeta Longfellow scrisse: “Polvere sei, in polvere tornerai, non fu detto dell’anima”. (Il corsivo è nostro). Aveva ragione? A chi parlava Dio quando disse: “Polvere sei e in polvere tornerai”? Al primo uomo, Adamo. Quella sentenza di morte si applicava solo al corpo di Adamo? O ad Adamo come anima che respirava?

Genesi 2:7 dice chiaramente: “E Geova Dio formava l’uomo dalla polvere della terra e gli soffiava nelle narici l’alito della vita, e l’uomo divenne un’anima vivente”. Questo versetto è di importanza fondamentale per capire come viene usata nella Bibbia la parola “anima”. Dice chiaramente che “l’uomo divenne [non ebbe] un’anima vivente”. Perciò Dio disse a quell’anima vivente, Adamo, una creatura che respirava, che se avesse disubbidito, sarebbe positivamente morta e sarebbe tornata agli elementi della terra con cui era stata formata. — Genesi 2:17; 3:19.

Si noti che non viene menzionata nessuna destinazione alternativa per la presunta anima dell’uomo. Perché no? Perché Adamo, con tutte le sue facoltà, era un’anima. Non possedeva un’anima. Se esistessero luoghi come l’inferno di fuoco e il purgatorio, questo era proprio il punto della Bibbia dove dovevano essere menzionati. Ma non c’è neppure un’allusione ad essi. Perché? Perché la semplice punizione per la disubbidienza era proprio il contrario della vita che Adamo aveva avuto nel Paradiso, cioè la morte, non la vita in qualche altro posto. Pertanto Paolo espone con semplicità la cosa in Romani 6:23: “Poiché il salario che il peccato paga è la morte”. (Confronta Ezechiele 18:4, 20). Qui non si parla né di inferno di fuoco né di purgatorio, solo della morte. E non è una punizione sufficiente?

Un altro fatto da tenere presente è che un elementare senso di giustizia richiede che l’uomo conoscesse la vera portata dell’eventuale punizione prima che disubbidisse. Eppure nel racconto di Genesi non c’è assolutamente nessuna menzione dell’anima immortale, dell’inferno di fuoco o del purgatorio. Inoltre, se l’uomo fosse stato veramente creato con un’anima immortale, tutte le dottrine relative all’anima immortale e al suo destino sarebbero dovute essere parte integrante dell’insegnamento ebraico e giudaico sin dai primissimi tempi. Ma non è così.

Sorge anche un’altra domanda logica. Se in origine il proposito di Dio era che l’umanità perfetta e ubbidiente vivesse per sempre su una terra paradisiaca, a che scopo dotare l’uomo di un’anima separata e immortale? Non sarebbe solo immortale; sarebbe superflua! — Genesi 1:28.

Oltre a ciò, le Scritture Ebraiche mostrano chiaramente che gli uomini e le donne fedeli dell’antichità attendevano una risurrezione, come indica Paolo in Ebrei 11:35: “Delle donne ricevettero i loro morti mediante risurrezione [in certi eventi miracolosi]; ma altri uomini furono torturati perché non accettarono la liberazione mediante qualche riscatto, onde ottenessero una risurrezione migliore [alla vita eterna]”. Evidentemente non confidavano nella mitica “farfalla” della filosofia umana.

Ma forse chiedete: Come spiegare le parole di Paolo quando parla di immortalità? Infatti egli dice: “Poiché questo che è corruttibile deve rivestire l’incorruzione, e questo che è mortale deve rivestire l’immortalità. Ma quando questo che è corruttibile avrà rivestito l’incorruzione e questo che è mortale avrà rivestito l’immortalità, allora sarà adempiuta la parola che è scritta: ‘La morte è inghiottita per sempre’”. (I Corinti 15:53, 54) Ma da queste parole non si può certo capire che esista un’anima immortale. Paolo parla di “rivestire l’immortalità”. Perciò non si tratta di qualcosa di innato nell’uomo ma, invece, di una nuova creazione di coloro che regneranno con Cristo nel suo Regno celeste. — II Corinti 5:17; Romani 6:5-11; Rivelazione 14:1, 3.a

Anche i teologi moderni stanno riconoscendo questo punto, dopo che la cristianità ha insegnato per secoli la dottrina dell’immortalità dell’anima. Ad esempio, il teologo cattolico Hans Küng scrive: “Quando parla della resurrezione, Paolo non pensa, perciò, direttamente, alla maniera greca, all’immortalità di un’anima, che dovrebbe venire liberata dal carcere del corpo mortale. . . . Quando il Nuovo Testamento parla di resurrezione, non pensa alla sopravvivenza naturale di un’anima-spirito indipendente dalle nostre funzioni corporee”.b

Il catechismo luterano tedesco per gli adulti (Evangelischer Erwachsenenkatechismus) dice riguardo alla separazione del corpo dall’anima insegnata da Platone: “I teologi evangelici dei tempi moderni contestano questa fusione di concetti greci e biblici. . . . Essi respingono l’idea che l’uomo sia separato in corpo e anima. Giacché è l’uomo nell’insieme ad esser peccatore, alla morte egli muore perciò completamente, anima e corpo (morte completa). . . . Tra la morte e la risurrezione c’è un vuoto; tutt’al più l’individuo continua la sua esistenza nella memoria di Dio”.

I moderni testimoni di Geova insegnano questo da oltre cento anni! Non hanno mai creduto alla teoria pagana di Platone, poiché conoscevano benissimo questo insegnamento di Gesù: “Non vi meravigliate di questo, perché l’ora viene in cui tutti quelli che sono nelle tombe commemorative udranno la sua voce e ne verranno fuori, quelli che hanno fatto cose buone alla risurrezione di vita, quelli che hanno praticato cose vili alla risurrezione di giudizio”. (Giovanni 5:28, 29) L’espressione stessa “tombe commemorative” fa capire che quei morti sono conservati nella “memoria” di Dio. Egli li riporterà in vita. C’è una vera speranza per i morti, quella che sarà realizzata quando questa terra sarà sotto il pieno controllo del Regno di Dio retto da Cristo. — Matteo 6:9, 10; Rivelazione 21:1-4.

[Note in calce]

a Per uno studio più particolareggiato della dottrina dell’anima, vedi il libro È questa vita tutto quello che c’è?, pubblicato dalla Watch Tower Bible and Tract Society.

b Dal libro Vita eterna?, Mondadori, 1983, pagg. 145, 147.

[Testo in evidenza a pagina 9]

Il traduttore biblico Tyndale scrisse: “Se l’anima è in cielo, ditemi a che serve la risurrezione”

[Immagine a pagina 10]

L’erudito spagnolo Unamuno scrisse: “L’immortalità dell’anima . . . è un dogma filosofico pagano”

[Immagine a pagina 11]

Teologo cattolico Küng: “Quando parla della resurrezione, Paolo non pensa, perciò, direttamente, alla maniera greca, all’immortalità di un’anima”

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