Congelamento nucleare: sì o no?
NEL maggio del 1983 i vescovi cattolici degli Stati Uniti raccomandarono formalmente la riduzione degli arsenali nucleari esistenti nonché la cessazione “di esperimenti, produzione e spiegamento di nuove armi nucleari”. Diedero questa spiegazione: “Non si deve fraintendere in alcun modo il nostro profondo scetticismo circa l’accettabilità morale di qualsiasi impiego delle armi nucleari”. — Vedi Svegliatevi! del 22 agosto 1984, p. 4.
In una lettera redatta a Lourdes, in Francia, l’8 novembre 1983, i vescovi francesi della Chiesa Cattolica mostrarono di non essere pienamente d’accordo con i loro colleghi americani. “Le nazioni”, insistono i vescovi francesi in una nota esplicativa, “possono legittimamente preparare la propria difesa per scoraggiare gli aggressori, anche con un deterrente nucleare”.
Nella loro lettera i vescovi francesi dicevano: “Ovviamente, perché un deterrente nucleare sia moralmente accettabile,
“dev’essere usato solo come misura difensiva
“si dovrebbe evitare l’accumulo di riserve; un deterrente raggiunge il suo scopo quando la minaccia di una rappresaglia rende irragionevole qualsiasi attacco esterno
“si dovrebbe prendere ogni precauzione per eliminare il rischio che una guerra nucleare venga scatenata per caso, da un pazzo, da terroristi, ecc.
“la nazione che corre il rischio di usare un deterrente nucleare dovrebbe peraltro seguire una costruttiva politica di pace”.
Molti cattolici francesi hanno pubblicamente indicato di non essere d’accordo con l’atteggiamento dei loro vescovi. Alain Woodrow, redattore religioso del quotidiano parigino Le Monde, ha fatto questo commento: “Gli argomenti dei vescovi hanno del sofistico. Anche se spiegano che ‘minaccia non significa uso della forza’, si tratta di una distinzione molto sottile, e ammettono che se si vuole che la difesa di un paese sia credibile, ‘quel paese dev’essere deciso ad agire se il deterrente non ha effetto’”.
Fatto degno di nota, il punto di vista del Consiglio Protestante delle Chiese in Francia si avvicinava di più a quello dei vescovi cattolici americani. Alcuni giorni dopo, infatti, esso si dichiarò favorevole a un “congelamento nucleare, anche se solo unilaterale, come primo passo per invertire l’escalation degli armamenti”. Questa dichiarazione, però, incontrò forte opposizione in seno alla Chiesa Protestante. A detta di un pastore, tale atteggiamento incoraggia “l’aggressione e la sovversione da parte degli stati totalitari”.
Perché una simile divergenza di opinioni nelle chiese su questo importante problema del XX secolo? Evidentemente perché quasi tutte le autorità ecclesiastiche considerano la situazione mondiale da un punto di vista politico anziché scritturale. Certo non è in queste organizzazioni religiose divise che si può sperare di trovare i discepoli veramente uniti di Cristo, il “Principe della pace”. — Isaia 9:6, 7; Giovanni 17:20, 21.