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  • g85 22/6 pp. 6-10
  • Potete proteggere i vostri figli dalle molestie sessuali

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  • Potete proteggere i vostri figli dalle molestie sessuali
  • Svegliatevi! 1985
  • Sottotitoli
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  • Il primo sistema di difesa
  • Parlate ai vostri figli del pericolo
  • Incoraggiateli a seguire l’istinto
  • Come possiamo dirglielo?
  • Il gioco del “Cosa faresti se . . . ?”
  • Fornite loro le parole giuste
  • Sul chi va là, ma equilibrati
  • Molestie sessuali ai bambini: ‘Chi farebbe una cosa simile?’
    Svegliatevi! 1985
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Svegliatevi! 1985
g85 22/6 pp. 6-10

Potete proteggere i vostri figli dalle molestie sessuali

UNA giovane donna che da piccola fu molestata sessualmente dal fratello e dal cognato dice: “Avevo paura, così non lo dissi a nessuno. Per questa ragione, vorrei dare a tutti i genitori questo avvertimento: ‘Insegnate ai vostri figli a non permettere a nessuno in famiglia, o fuori della famiglia, di metter loro le mani addosso in modo scorretto. Se qualcuno tenta di farlo, non devono avere paura di dirlo’”. E aggiunge: “Può accadere a qualsiasi bambino in qualsiasi momento!”

In questo mondo che va degenerando dobbiamo prendere specifiche misure per proteggere i nostri figli dalle molestie sessuali. Non è prudente lasciare la cosa al caso sperando che non accada nulla.

Il primo sistema di difesa

Il primo sistema di difesa è quello di evitare le situazioni che renderebbero vulnerabili i vostri figli. Ad esempio, viene consigliato ai genitori di fare attenzione quando lasciano in custodia i loro bambini a giovani adulti i quali sembrano prediligere la compagnia dei bambini anziché quella dei loro coetanei. Uno psicologo riferisce che i due terzi di coloro che si sono resi colpevoli di abusi sessuali l’hanno fatto mentre avevano bambini in custodia.

La dottoressa Suzanne M. Sgroi menziona due altre situazioni in cui sorgono problemi: quando i bambini dividono il letto o la stanza con adulti o adolescenti e quelle grandi riunioni familiari dove gli adulti si divertono supponendo che i bambini più grandicelli sorveglino i piccoli.

Il fatto è che più possiamo tenere d’occhio i nostri figli, meno opportunità avranno i malintenzionati di molestarli. Ann, madre di tre bambini, non permette al figlio minore, un ragazzo di 14 anni, nemmeno di andare in giro in una zona di negozi — o ai gabinetti pubblici — da solo! Probabilmente il ragazzo si sente molto limitato, ma la madre ha le sue ragioni. Da bambina fu vittima di molestie sessuali.

I genitori però non possono sempre sorvegliare così da vicino i figli. I genitori che lavorano forse non hanno altra scelta che mandarli all’asilo o affidarli a parenti o a qualcun altro. I bambini devono andare a scuola e i genitori non possono sempre stare con loro. Parenti e amici verranno in visita. E poi ci sono i vicini! Come possiamo proteggere i nostri figli dato che sono così vulnerabili? In effetti, c’è un solo modo . . .

Parlate ai vostri figli del pericolo

La psicologa Debrah Shulman ha detto: “È sciocco fingere con i bambini che non esistano pericoli. I bambini sanno d’essere vulnerabili ed è naturale che si preoccupino della propria incolumità. Fra le responsabilità di un genitore c’è quella di provvedere ai figli i mezzi per affrontare realisticamente il pericolo. Se presentate onestamente e in modo positivo, queste informazioni non costituiranno una minaccia per i bambini, ma anzi li rassicureranno”. Sì, dobbiamo parlargliene.

È facile dirlo ma non è altrettanto facile farlo, specie dal momento che il pericolo maggiore è rappresentato da amici e parenti. Forse abbiamo già messo in guardia i nostri figli contro lo sconosciuto che li vuole attirare nel bosco o portare via in macchina. Ma come possiamo provvedere loro i mezzi per proteggersi da persone che conoscono, che rispettano e, addirittura, che amano?

Incoraggiateli a seguire l’istinto

Ann, la madre menzionata in precedenza, dice che aveva solo cinque anni quando un parente abusò di lei. Ciò nondimeno lei sapeva che l’uomo faceva qualcosa di male, anche se non sapeva come impedirglielo. E, purtroppo, non poteva parlarne ai genitori. A quell’epoca non c’era un buon dialogo con loro.

L’esperienza di Ann dimostra che di solito i bambini sanno per natura cos’è appropriato e corretto. Dobbiamo rafforzare questo istinto, dire loro che devono seguirlo anche se un adulto volesse convincerli a fare il contrario. Un semplice e deciso “No, non voglio che tu lo faccia!” basterà spesso per scoraggiare un malintenzionato. L’esperienza di Ann mostra pure la necessità di mantenere aperto il dialogo con i nostri figli.

Recentemente un uomo e sua moglie discutevano insieme questo problema. Essendo preoccupati, chiesero alla loro bambina se qualcuno l’aveva mai molestata. Con loro orrore, la bambina disse di sì. Il colpevole era un vecchio e fidato amico di famiglia che aveva ripetutamente abusato di lei. I genitori avevano un ottimo dialogo con i figli, quindi perché la bambina non ne aveva parlato prima? Semplicemente perché non sapeva come farlo. Una volta menzionato il soggetto, la bambina era stata più che lieta di parlarne.

Come possiamo dirglielo?

Prima bisogna richiamare l’attenzione sulla cosa. Per esempio, se i giornali parlano di un certo scandalo, i genitori potrebbero cogliere l’occasione per domandare ai figli: “Qualcuno ti ha mai fatto qualcosa del genere?”, e poi dire loro come comportarsi se qualcuno dovesse provarci.

I genitori che ammaestrano i figli in merito alla Bibbia possono cominciare la conversazione servendosi di alcuni racconti contenuti in essa. La storia di Dina, la figlia di Giacobbe, si può usare ad esempio per spiegare che ci sono dei limiti in quello che una persona può fare a un’altra. (Genesi 34:1-4) Si può citare la storia di Tamar e Amnon per mostrare che certe cose non sono permesse neppure fra stretti parenti. (II Samuele 13:10-16) E dobbiamo mettere bene in chiaro che se capita loro qualcosa del genere, vogliamo saperlo. Non ci arrabbieremo con loro se ce lo dicono.

Mary fu vittima di molestie sessuali da bambina, quindi fu molto esplicita nel mettere in guardia le sue tre figlie. Cosa fece? Non appena furono abbastanza grandi da capire, disse loro: “Se qualcuno ti tocca dove non deve, dimmelo e non mi arrabbierò”. Come facevano a sapere quali erano le parti dove nessuno doveva toccarle? Mary dice che quando ebbero circa tre anni glieli indicò. Quando faceva loro il bagno o le preparava per andare a letto, indicava le parti del corpo che altri non dovevano toccare. Quando furono un po’ più grandicelle, presentò le situazioni che potevano verificarsi: “Nessuno dovrebbe toccarti lì, neppure un maestro di scuola o un poliziotto. Neppure mamma o papà dovrebbe toccarti lì. E un medico dovrebbe toccarti solo se ci sono anche mamma o papà con te!”

Il sistema funzionò? Mary rammenta la volta in cui un parente giocava con la sua bambina di sei anni. Le cose che quel parente faceva misero a disagio la bambina. Cosa fece allora la piccola? Si allontanò da lui. Mary non è sicura che quel parente avesse delle cattive intenzioni. Ma fu lieta che sua figlia si fosse allontanata quando cominciò a rendersi conto che la situazione era “poco chiara” o “strana”.

Pertanto, come avvertono i figli di non accompagnarsi con sconosciuti, di non giocare in una strada trafficata e di non mettere le mani sui fili elettrici, i genitori dovrebbero anche dire loro come evitare le molestie sessuali. Dovrebbero spiegare quali limiti nel loro corpo non dovrebbero essere oltrepassati da nessuno, neppure dai loro genitori. E dovrebbero dire chiaramente che se accade qualcosa, vogliono saperlo. E non daranno la colpa ai figli.

Il gioco del “Cosa faresti se . . . ?”

A volte gli adulti approfittano della loro maggiore esperienza e intelligenza per indurre con l’inganno i bambini a unirsi a loro in qualche attività scorretta, e forse i bambini non scorgono l’inganno se qualcuno non li aiuta. Linda Tschirhart Sanford, autrice del libro The Silent Children (Bambini che tacciono), dà un suggerimento per prepararli in anticipo: Il gioco del “Cosa faresti se . . . ?” Ogni tanto chiedete ai vostri figli cosa farebbero in certe situazioni: “Cosa faresti se l’uomo a cui ti abbiamo lasciato in custodia ti dicesse che puoi rimanere alzato fino a tardi a guardare la televisione se entri nella vasca da bagno con lui e fai dei giochi? Cosa gli diresti?” “Cosa faresti se qualcuno ti portasse a fare un giro in macchina e volesse metterti le mani dove non deve?” “Cosa faresti se un amico più grande di te ti toccasse in un modo che non ti piace, o volesse spogliarti e giocare di nascosto con te?”

Insegnando ai figli la risposta, i genitori possono mostrare che ci sono occasioni in cui si può dire di no a un adulto. Ci sono anche occasioni in cui devono rivelare i segreti. Se sono ammaestrati a dire qualcosa come “Vado a chiederlo prima alla mamma”, potranno scoraggiare la maggioranza dei malintenzionati. Se un bambino impara le risposte giuste nel gioco del “Cosa faresti se . . . ?”, avrà qualche sistema efficace per proteggersi. Se risponde nel modo sbagliato, ripetete la domanda e suggeritegli di rispondere in modo diverso.

Fornite loro le parole giuste

Il seguente episodio mostra un altro problema che si presenta ai bambini in questo campo. Una donna narra che da bambina fu vittima di molestie sessuali e che cercò di parlarne alla madre. Ma non conosceva le parole giuste e non seppe spiegare l’accaduto. La madre pensò che qualcuno avesse semplicemente cercato di essere affettuoso e che la piccola avesse frainteso le intenzioni e avesse esagerato la cosa.

A causa di esperienze analoghe, gli assistenti sociali incoraggiano i genitori a dire ai figli i nomi corretti delle parti del corpo. Fate in modo che conoscano i termini giusti affinché sappiano esprimersi caso mai accadesse il peggio.

Sul chi va là, ma equilibrati

Uno dei peggiori incubi di un genitore è che i suoi figli possano essere vittime di molestie sessuali. Ma dobbiamo ricordare che la maggioranza degli adulti non molesteranno i nostri figli. La maggioranza dei nostri parenti li amano e si preoccupano quanto noi di proteggerli da eventuali abusi.

D’altronde, può accadere. E non basta sperare che non accada. Il proverbio biblico dice: “Accorto è chi ha visto la calamità e va a nascondersi”. (Proverbi 22:3) Pertanto è bene essere prudenti, specie visti i tempi in cui viviamo. Se evitiamo nei limiti del possibile di mettere i nostri figli in situazioni che li rendano vulnerabili, se spieghiamo loro i limiti che neppure gli adulti devono oltrepassare e se insegniamo loro come comportarsi nell’eventualità che qualche adulto cerchi di oltrepassare quei limiti, facciamo molto per proteggere i nostri figli dalle molestie sessuali.

[Testo in evidenza a pagina 9]

“Se qualcuno ti tocca dove non deve, dimmelo”

[Testo in evidenza a pagina 10]

Dite ai bambini i nomi corretti delle parti del corpo

[Riquadro a pagina 8]

Se dovesse accadere il peggio

Nessun genitore può provvedere ai figli una protezione assoluta dalle molestie sessuali, anche se ragionevoli precauzioni ridurranno enormemente la possibilità che accada qualcosa. Ma se i genitori hanno stabilito un buon dialogo nella famiglia, forse i figli ne parleranno caso mai dovesse accadere il peggio. A volte però i bambini sono così scossi per l’accaduto o se ne vergognano tanto che non ne parlano. Quindi i genitori devono stare sul chi va là. Ecco alcune indicazioni che secondo i ricercatori potrebbero mostrare che è accaduto qualcosa.

Sospettate di qualsiasi cambiamento nel programma normale. In un caso un insegnante chiese a certi bambini di arrivare a scuola molto prima degli altri. Fate caso se nei bambini ci sono segni rivelatori come voti più bassi o se manifestano grande nervosismo quando sono vicino a un particolare adulto. Una donna di cui il fratello e il padre abusarono quando era piccola ha detto: “Ero l’ultima di una classe di 42 alunni e nessuno cercò di scoprire perché”.

Prestate attenzione ai sintomi fisici come mal di testa, vomito o inappetenza e insonnia. Particolarmente importante, ad esempio, è se lamentano dolore agli organi genitali. Fate caso a un precoce interesse per il sesso nel modo di parlare, di vestire o di agire. State all’erta per scorgere improvvisi cambiamenti di condotta che potrebbero indicare l’esistenza di un problema. Il fatto che un bambino diventa insolitamente chiuso o è incline a evitare un certo componente della famiglia dovrebbe essere un campanello d’allarme. Dobbiamo anche ascoltare i messaggi indiretti che ci inviano i nostri figli. La frase “Non mi piace più quell’insegnante di matematica” potrebbe essere il modo in cui un bambino cerca di affrontare questo argomento scabroso.

Se i genitori notano qualcosa del genere nel loro bambino, dovrebbero cercare di scoprire cos’è che non va. Il bambino ha un problema, e può darsi sia un problema di molestie sessuali. In tal caso, ha bisogno di aiuto. Purtroppo molti bambini non ricevono questo genere di aiuto. Alcuni che erano stati molestati sono stati accusati di essersi inventati tutto, sebbene i ricercatori ci assicurino che di rado, se non mai, i bambini inventano cose del genere. Episodi di incesto sono stati tenuti nascosti per non dividere la famiglia.

Ma se viene scoperto che il bambino è stato vittima di violenza sessuale — specie se si tratta di incesto — si devono fare immediatamente due cose:

Primo, il bambino in questione, ma anche gli altri figli, devono essere protetti da ulteriori molestie. Questo è necessario, a qualsiasi costo. In molti casi si dovrà affrontare la persona accusata di molestia. Ma qualunque cosa sia necessaria, è importante che il bambino (o la bambina) si senta sicuro che il colpevole non potrà più approfittare di lui (o di lei).

Secondo, il bambino ha bisogno di tanto amore e di tanto appoggio morale. I genitori devono far capire molto chiaramente alla piccola vittima che non è colpa sua. Il reato e qualsiasi cosa accada come conseguenza d’esso — perfino se uno stretto parente finisce in prigione — non sono da attribuire al bambino. Anzi, egli avrà bisogno d’essere rassicurato tante volte, affinché ci creda, e creda che anche i genitori ne sono convinti!

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