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  • Cosa potete fare per sopportare la perdita

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  • Cosa potete fare per sopportare la perdita
  • Svegliatevi! 1985
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  • Manifestare il dolore: Come?
  • Come reagire al senso di colpa
  • Come reagire all’ira
  • L’aiuto di Dio
  • Come posso sopportare questo dolore?
    Quando muore una persona cara
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Svegliatevi! 1985
g85 8/8 pp. 10-13

Cosa potete fare per sopportare la perdita

“MI SENTIVO spinto a tenere chiuso dentro di me ciò che provavo”, spiega Michele, rammentando la morte del padre. Imparò un’utile lezione. Così quando un amico di Michele perse il nonno, cosa disse Michele? “Un paio d’anni fa gli avrei dato un colpetto su una spalla e avrei detto: ‘Sii uomo’. Ma questa volta gli ho messo una mano sul braccio e ho detto: ‘Non soffocare i tuoi sentimenti. Sarai aiutato a sopportare il dolore. Se vuoi che me ne vada, me ne vado. Se vuoi che resti, resto. Ma non avere paura di manifestare i tuoi sentimenti’”.

Anche Marianna si sentiva spinta a tenere tutto chiuso dentro di sé quando morì suo marito. “Mi preoccupavo tanto di dare il buon esempio”, rammenta, “che non mi lasciavo andare come sarebbe stato normale. Pensavo che questo fosse ciò che gli altri si aspettavano da me. Ma infine scoprii che cercare d’essere una colonna per gli altri non mi aiutava certo. Cominciai ad analizzare la mia situazione e a dire: ‘Adesso tirati su. Smetti di crogiolarti nel tuo dolore. Piangi se hai bisogno di piangere. Non cercare d’essere troppo forte. Sfogati’”.

Pertanto sia Michele che Marianna raccomandano di sfogare il proprio dolore. E gli esperti di igiene mentale sono d’accordo. Il libro Death and Grief in the Family infatti fa notare: “La cosa più importante è quella di manifestare il proprio dolore, di seguire il processo della guarigione”. Perché?

“È uno sfogo”, ha detto uno psicologo a Svegliatevi! “Manifestando i propri sentimenti si può essere aiutati ad allentare la pressione”. Un altro medico aggiunge: “La naturale espressione delle emozioni, se unita alla comprensione e ad accurate informazioni, permette di vedere i propri sentimenti nella giusta luce”.

C’è da tenere presente che non tutti manifestano il dolore allo stesso modo. E il fatto che un familiare sia morto all’improvviso o dopo una lunga malattia potrebbe influire sul modo in cui i parenti reagiscono emotivamente. Ma una cosa sembra certa: Reprimere i propri sentimenti può essere nocivo sia dal lato fisico che emotivo. Non abbiate dunque paura di manifestare il vostro dolore. Ma come?

Manifestare il dolore: Come?

Può essere utile parlare, come scrive Shakespeare nel Macbeth: “Date al dolore la parola; il dolore che non parla, sussurra al cuore oppresso e gli dice di spezzarsi”. Quindi, parlare dei vostri sentimenti a un “vero compagno” che sia disposto ad ascoltare con pazienza e comprensione può dare un certo sollievo. (Proverbi 17:17) E se chi ascolta è uno che ha perso una persona cara e ha superato bene la perdita, forse potrete ricevere alcuni suggerimenti pratici su come anche voi potete farcela.

Il fatto di esprimere i propri sentimenti può anche aiutare a chiarire eventuali malintesi. Teresa spiega: “Avevamo sentito di altre coppie che dopo avere perso un figlio avevano divorziato, e non volevamo che accadesse anche a noi. Così ogni volta che eravamo arrabbiati e volevamo incolparci a vicenda, ne parlavamo. Credo che così facendo ci siamo maggiormente avvicinati l’uno all’altro”. Perciò il fatto di esprimere i propri sentimenti può aiutare a capire che forse un altro soffre in modo diverso.

Cindy fu aiutata a sopportare il dolore per la morte della madre parlando dei suoi sentimenti a un’intima amica. Essa rammenta: “La mia amica era sempre disponibile. Pianse con me. Parlò con me. Potevo manifestare apertamente i miei sentimenti, e questo era molto importante per me. Non dovevo sentirmi in imbarazzo se piangevo”.

Cindy menziona qualcos’altro che può aiutare a sfogare il dolore: piangere. In molti casi le lacrime scorrono automaticamente. Ma in alcune culture si è portati a soffocare questo prezioso sfogo. Perché? Il libro The Sorrow and the Fury (Il dolore e la rabbia) spiega: “La società guarda con disprezzo chiunque pianga per il dolore, l’ira o la solitudine. Le medaglie vanno agli stoici, quale che sia la loro pena interiore”.

Specie gli uomini sentono spesso il bisogno di trattenere le lacrime. Dopo tutto, viene loro insegnato, un “vero” uomo non piange. Fa bene alla salute questo? Il libro Recovering From the Loss of a Child (Come riprendersi dopo la perdita di un figlio) risponde: “La sincera istintiva emozione di lavarsi l’animo con lacrime di dolore si può paragonare al drenaggio di una ferita per eliminare l’infezione. Sia l’uomo che la donna hanno diritto di espiare il dolore”.

E la Bibbia è d’accordo. Leggiamo infatti che “Abraamo venne a fare il lamento per Sara [sua moglie] e a piangerla”, e che Davide ‘faceva lamento e piangeva’ quando il re Saul e Gionatan morirono. (Genesi 23:2; II Samuele 1:11, 12) E che dire di Gesù Cristo? Non c’è dubbio che era un “vero” uomo e che nessuno era paragonabile a lui. Eppure quando il suo caro amico Lazzaro morì, Gesù “gemé nello spirito e si turbò”, e poco dopo “lagrimò”. (Giovanni 11:33, 35) Allora piangere è proprio una dimostrazione di scarsa virilità?

Come reagire al senso di colpa

Come si è notato negli articoli precedenti, alcuni che hanno perso un loro caro provano sentimenti di colpa. Può già essere d’aiuto rendersi conto che questo è piuttosto normale. E anche in tal caso, non tenete questi sentimenti per voi. Parlare del fatto che vi sentite in colpa può essere proprio lo sfogo di cui avete bisogno.

Forse pensate che qualche negligenza da parte vostra abbia contribuito alla morte del vostro caro. Se le cose stanno così, rendetevi conto che, per quanto amiamo qualcuno, la sua vita non dipende da noi. Non possiamo impedire che “il tempo e l’avvenimento imprevisto” capitino a quelli che amiamo. (Ecclesiaste 9:11) Inoltre non c’è dubbio che i vostri motivi non erano cattivi. Ad esempio, non fissando prima un appuntamento col medico volevate che il vostro familiare si ammalasse e morisse? Naturalmente no! Allora siete veramente colpevoli della sua morte?

Teresa imparò come reagire al senso di colpa dopo aver perso la figlia in un incidente automobilistico. Infatti spiega: “Mi sentivo in colpa per averla fatta uscire. Ma mi resi conto che questo era ridicolo. Non c’era nulla di male nell’averla mandata a fare una commissione insieme al padre. Era stato solo un terribile incidente”.

‘Ma ci sono tante cose che vorrei aver detto e fatto’, potreste dire. È vero, ma chi di noi può affermare d’essere stato il padre, la madre o il figlio perfetto? La Bibbia ci rammenta: “Tutti inciampiamo molte volte. Se uno non inciampa in parola, questi è un uomo perfetto”. (Giacomo 3:2; Romani 5:12) Quindi ammettete il fatto che non siete perfetti. Non cambierete nulla rimuginando su ogni specie di “se”, anzi, potete metterci di più a riprendervi.

Se ritenete che la vostra colpa sia reale e non immaginaria, allora considerate la cosa più importante che ci sia per lenire la colpa: il perdono di Dio. La Bibbia ci assicura: “Se tu guardassi gli errori, o Iah, o Geova, chi starebbe? Poiché presso di te è il vero perdono, onde tu sia temuto”. (Salmo 130:3, 4) Non si può tornare indietro e cambiare qualcosa. Ma si può implorare il perdono di Dio per gli errori commessi. E Poi? Ebbene, se Dio promette di dare un colpo di spugna sul passato, non dovreste fare altrettanto voi? — Proverbi 28:13; I Giovanni 1:9.

Come reagire all’ira

Vi sentite anche un po’ adirati, forse con i medici, le infermiere, gli amici o perfino con il defunto? Rendetevi conto che anche questa è una reazione piuttosto comune quando muore qualcuno. Perché? Uno psicologo spiega: “Dolore e ira vanno a braccetto. Per esempio, quando qualcuno ferisce i vostri sentimenti, siete inclini ad arrabbiarvi. L’ira è un’emozione protettiva, difensiva”.

Perciò chiedetevi: ‘Perché sono arrabbiato?’ Se non riuscite a trovare una risposta soddisfacente, allora forse la vostra ira è la naturale conseguenza del dolore che provate. Può essere utile riconoscere questo fatto. Il libro The Sorrow and the Fury spiega: “Solo prendendo coscienza dell’ira — non agendo sotto l’impulso d’essa, ma essendone consapevoli — potete liberarvi del suo effetto deleterio”.

Può anche essere utile esprimere l’ira. In che modo? Certo non con manifestazioni incontrollate. La Bibbia avverte che può essere pericoloso continuare a nutrire ira. (Proverbi 14:29, 30) Ma alcuni esprimono l’ira per iscritto. Una vedova disse che metteva per iscritto i suoi sentimenti e poi giorni dopo rileggeva quello che aveva scritto. Trovò in questo un utile sfogo. Altri quando sono arrabbiati trovano utile fare energici esercizi fisici. Voi magari trarrete conforto parlando della cosa con un amico comprensivo.

Sebbene sia importante esprimere apertamente e sinceramente i propri sentimenti, bisogna stare attenti. Il libro The Ultimate Loss (La perdita più grande) spiega: “Si deve fare una distinzione fra esprimere [ira o frustrazione] a qualcuno, e scaricarla l’uno sull’altro. . . . Dobbiamo rendere noto l’uno all’altro che, anche se manifestiamo le nostre emozioni, non ci stiamo incolpando a vicenda di averle causate”. Badate dunque di esprimere i vostri sentimenti in modo da non spaventare l’altra persona. — Proverbi 18:21.

Oltre a questi suggerimenti, c’è qualcos’altro che può aiutarci a sopportare il dolore. ‘Di cosa si tratta?’, chiederete.a

L’aiuto di Dio

La Bibbia ci assicura: “Geova è vicino a quelli che hanno il cuore rotto; e salva quelli che sono di spirito affranto”. (Salmo 34:18) Sì, il fatto di avere una relazione con Dio può aiutarvi più di qualsiasi altra cosa a sopportare la perdita di una persona cara. In che modo?

Primo, può aiutarvi a sopportare il dolore ora. Molti dei pratici suggerimenti dati finora si basano sulla Parola di Dio, la Bibbia. Seguendo questi princìpi potete essere aiutati a far fronte alla situazione.

Oltre a ciò, non si deve sottovalutare il potere della preghiera. La Bibbia ci dà questa esortazione: “Getta su Geova stesso il tuo peso, ed egli stesso ti sosterrà”. (Salmo 55:22) Se, come abbiamo già notato, può essere utile esprimere i propri sentimenti a un amico comprensivo, quanto più utile sarà aprire il proprio cuore all’“Iddio d’ogni conforto”. — II Corinti 1:3, 4.

I benefìci della preghiera, naturalmente, non sono soltanto psicologici. L’“Uditore di preghiera” promette di dare lo spirito santo ai suoi servitori che glielo chiedono sinceramente. (Salmo 65:2; Luca 11:13) E quello spirito santo, o forza attiva, può darvi “potenza oltre ciò che è normale” per andare avanti di giorno in giorno. (II Corinti 4:7) Ricordate: Non c’è problema a cui i servitori fedeli vanno incontro che Dio non possa aiutarli a sopportare. — Confronta I Corinti 10:13.

Un secondo modo in cui l’avere una relazione con Dio ci aiuta a sopportare il dolore è che essa infonde speranza. Pensate: Come vi sentireste se sapeste che in un prossimo futuro potrete riunirvi con la persona cara defunta proprio qui sulla terra in condizioni giuste? Una prospettiva davvero emozionante! Ma è realistica? Gesù promise: “L’ora viene in cui tutti quelli che sono nelle tombe commemorative udranno la sua voce e ne verranno fuori”. — Giovanni 5:28, 29; Rivelazione 20:13; 21:3, 4.

Possiamo davvero credere in una promessa del genere? Dal momento che Geova Dio creò in primo luogo la vita non dovrebbe essere capace di riportare in vita qualcuno che è già vissuto? Inoltre, dal momento che “Dio, che non può mentire”, lo ha promesso, non possiamo avere fiducia che manterrà la parola? — Tito 1:2; Isaia 55:10, 11.

Michele lo crede fermamente. Avendo forte fede nella speranza della risurrezione, egli osserva: “Devo pensare a quello che devo fare ora per piacere a Dio, così che quando mio padre tornerà nella risurrezione sarò lì ad attenderlo”.

I testimoni di Geova saranno lieti di aiutarvi a sapere di più su questa incoraggiante speranza. Tale speranza rende le cose diverse. No, non elimina il dolore, ma può renderlo più sopportabile. Ciò non significa che non piangerete più o che dimenticherete la persona cara. Ma potete riprendervi. E nel contempo, la vostra esperienza può rendervi più comprensivi e sensibili nell’aiutare altri a sopportare una perdita simile.

[Nota in calce]

a È opportuno notare che in alcuni casi può essere necessario ricorrere all’aiuto di un esperto, specie se il familiare del defunto ha avuto disturbi mentali o pensa al suicidio. Per avere delle indicazioni, vedi Svegliatevi! dell’8 aprile 1982, pagine 24 e 25.

[Riquadro a pagina 12]

Alcuni suggerimenti pratici

Fate assegnamento sugli amici: Se qualcuno vuole aiutarvi, permettetegli di farlo. Comprendete che forse questo è il suo modo per dimostrarvi i propri sentimenti; forse non riesce a trovare le parole giuste.

Abbiate cura della vostra salute: Il vostro corpo ha bisogno come non mai di sufficiente riposo, sano esercizio e appropriato nutrimento. Se avete trascurato la vostra salute, forse è opportuno farvi controllare dal vostro medico.

Rimandate le decisioni importanti: Se è possibile, perché non aspettate finché non siate in grado di ragionare più chiaramente prima di decidere se vendere la casa o cambiare lavoro? — Proverbi 21:5.

Siate indulgenti con gli altri: Sforzatevi d’essere pazienti. Comprendete il loro imbarazzo. Non sapendo cosa dire, forse dicono goffamente la cosa sbagliata.

Non siate troppo ansiosi: Forse siete preoccupati e pensate: ‘Che ne sarà ora di me?’ La Bibbia consiglia di preoccuparsi di un giorno alla volta. “Mi è veramente di aiuto vivere un giorno per volta”, spiega una vedova. — Matteo 6:25-34.

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