Convivere o sposarsi?
“È tutta burocrazia! Un pezzo di carta non significa nulla. Quello che conta è l’amore. È più romantico convivere. Bisogna usare più premure e più attenzioni l’uno verso l’altro quando non si è uniti legalmente”. Così ragionavano Jan e Anna agli inizi della loro convivenza.
EVIDENTEMENTE alcuni pensano che se due convivono senza un vincolo legale temeranno di perdere il compagno. Così avranno più cura l’uno dell’altro e della loro relazione. In apparenza questo può sembrare un buon ragionamento. Ma queste relazioni sono di solito più stabili dei matrimoni legali?
Ci sono svantaggi a convivere?
Nel libro Unmarried Cohabitation (Coabitare senza essere sposati), il ricercatore J. Trost, dopo avere presentato i dati presi da uno studio sul soggetto, rivela che “la frequenza delle separazioni fra coloro che coabitano senza essere sposati è circa il doppio rispetto a quella fra le coppie sposate”.
Jan e Anna convissero per tre anni prima di sposarsi. Quanto era stabile quella prima relazione? “Abbiamo riscontrato che una relazione non impegnativa non faceva altro che offrire l’occasione ad altre relazioni immorali. Se coabiti soltanto con qualcuno sei più alla portata di altri”.
Anche Lars e Anette convissero per tre anni prima di sposarsi. Lars dice: “Quando sorgevano problemi, eravamo più inclini a scappar via che a metterci a sedere e appianare le cose, come cerchiamo di fare ora che siamo sposati”. Anette aggiunge: “Non so quante volte mi sono arrabbiata con Lars e gli ho detto che avrei preso le mie cose e me ne sarei andata. Ora non lo faccio più”.
“Le mie cose”, ha detto Anette. Questo è un indice di come le coppie non sposate considerano i loro averi: le “mie” cose e le “tue” cose. Alcuni conservano scrupolosamente le ricevute e incidono o scrivono il loro nome sulle cose che comprano . . . non si sa mai. Vi sembra questa la base di una relazione solida e duratura?
E cosa succede se a un certo punto la coppia decide di separarsi? La spartizione dei beni può costituire un vero problema, e darà luogo a discussioni e grandi ingiustizie. Ad esempio, se la donna si occupava dei figli e della casa, può correre il rischio di trovarsi priva di risorse perché il suo compagno era quello che portava a casa i soldi e comprava la maggior parte delle cose. Potrà far poco legalmente perché non sono sposati. Quindi cosa le succede quando si separano?
Alcune coppie dicono che convivono per un po’ solo perché vogliono vedere se sono compatibili per il matrimonio. Ritengono che così il loro futuro matrimonio sarà più solido. È proprio così? Ad esempio, nei paesi dove l’usanza della convivenza è diventata comune, il tasso dei divorzi è forse calato?
Si prenda ad esempio la Svezia. Gli esperti calcolano che il 99 per cento di un attuale gruppo di sposi novelli abbia convissuto prima del matrimonio. Se coabitando prima di sposarsi si avesse poi un matrimonio più solido, vi aspettereste che in quella nazione il tasso dei divorzi stesse calando. Le statistiche però mostrano che nei 25 anni trascorsi dal 1958 al 1983, mentre il numero annuo dei matrimoni è diminuito da 50.785 a 36.210, il numero dei divorzi è salito da 8.657 a 20.618. I fatti indicano che il convivere contribuisca a un matrimonio più solido?
L’effetto che ha sugli altri
Il fatto che una coppia conviva senza sposarsi può influire su altri. Ci sono ancora molti che considerano sbagliata e immorale questa forma di convivenza. Perciò i genitori o i nonni potrebbero non essere contenti, sentirsi in imbarazzo e preoccuparsi quando i loro figli o i loro nipoti convivono. I rapporti fra le generazioni possono essere in pericolo.
Anna rammenta: “Penso che i miei genitori si vergognassero tanto di me quando Jan ed io ci mettemmo insieme. Fino a quel momento ero sempre stata in buoni rapporti con loro. In seguito però provavano imbarazzo ogni volta che i nostri parenti chiedevano di me e si sentivano molto a disagio in presenza di Jan. Dopo non molto smisero completamente di venire a trovarci. Credo che ne abbiano sofferto molto”.
Che dire poi dei figli nati da una simile relazione? Quando i genitori passano con disinvoltura da una relazione all’altra, possono esserci casi in cui diversi figli non aventi gli stessi genitori finiscono col ritrovarsi insieme nella stessa casa. Una situazione del genere confonde e rende insicuri i bambini. Un’inchiesta condotta da un cronista televisivo fra studenti quindicenni mostra che circa uno su tre di questi ragazzi non viveva insieme a entrambi i genitori naturali. A Stoccolma, la capitale della Svezia, la cifra era ben del 43 per cento. Il cronista ha fatto questo commento: “Abbiamo ora una società completamente diversa. Molti ragazzi degli anni ’80 hanno due case . . . Trascorrono un fine settimana con la madre e il successivo con il padre”.
In un sondaggio effettuato in Svezia tra 5.500 ragazzi di dieci anni, l’assistente universitario Claes Sundelin ha riscontrato che uno su dieci aveva seri problemi psicologici. Ha concluso che i ragazzi “soffrono per l’aumento delle separazioni” e che “si legano emotivamente agli adulti che sono loro più vicini, e una separazione provoca grande delusione”. Una dodicenne i cui genitori si sono separati ha espresso il sentimento che provano molti figli in quella situazione dicendo: “Da grande voglio vivere bene. Mi sposerò e non divorzierò mai”.
In Svezia il termine “separazione” viene usato per ogni tipo di coppia, sposata o no. Dato che la relazione di due che coabitano è più incerta del matrimonio, i figli nati a persone non sposate corrono un maggior rischio di finire in una casa con un solo genitore. Comunque sia, i figli soffrono per tale separazione e spesso, come quella dodicenne, dicono che da grandi vogliono una relazione solida e duratura, il matrimonio.
Quando le coppie convivono senza sposarsi ci sono altre conseguenze di vasta portata. Dato che queste unioni non sono registrate, le autorità non possono effettivamente tenerne conto e applicarvi la legge. Alcune coppie decidono di non sposarsi per evitare una tassazione sfavorevole e la perdita di certe pensioni e altre indennità sociali. Questo fatto si ripercuote sulla ripartizione dell’onere fiscale fra la popolazione in generale. Né possono essere pienamente applicate le leggi relative a eredità, testamenti, divisione dei beni e affidamento dei figli. Un avvocato danese ha detto: “A prescindere dalla questione morale, da un punto di vista strettamente legale, i matrimoni non registrati non sono soddisfacenti. Ci vuole molta più carta, vale a dire molti più documenti e procedure legali per risolvere questioni patrimoniali e di affidamento dei figli che non con i matrimoni debitamente registrati”.
A prescindere dalle implicazioni morali o sociali, c’è un’altra considerazione da fare ancora più importante.
Il punto di vista delle Scritture
Quello che le Scritture dicono al riguardo può avere poca o nessuna importanza per molti di coloro che convivono senza essere sposati. Per chi desidera ubbidire ai comandamenti di Dio, però, è essenziale.
Secondo la Bibbia, il matrimonio legale è la sola forma di coabitazione di un uomo e di una donna che il Creatore dell’uomo abbia autorizzato. La Bibbia mostra che Geova Dio unì la prima coppia umana in matrimonio. Perché? Un motivo era che si facessero compagnia. La narrazione storica di Genesi dice: “Non è bene che l’uomo stia solo. Gli farò un aiuto, come suo complemento”. (2:18) Un altro motivo era la riproduzione. “Siate fecondi e moltiplicatevi ed empite la terra”, fu detto alla coppia. (Genesi 1:27, 28) Che non dovesse essere una prova lo si capisce da Genesi 2:24: “L’uomo lascerà suo padre e sua madre e dovrà tenersi stretto alla sua moglie e dovranno divenire una sola carne”.
Anche se oggi gli uomini e le donne sono tutti imperfetti e molti matrimoni si concludono con il divorzio, il matrimonio legalizzato costituisce ancora la forma di coabitazione di un uomo e di una donna più sicura e più stabile nella società moderna. Nessun’altra forma di coabitazione offre lo stesso grado di protezione e di sicurezza a tutti gli interessati, inclusi i figli, come il matrimonio legalizzato.
Questa è la conclusione a cui giunsero Jan e Anna. Dopo essere vissuta con Jan per diversi anni, Anna cominciò a studiare la Bibbia e ad assistere alle adunanze dei testimoni di Geova. Volle subito conformarsi alle norme della Bibbia sul matrimonio. Così un giorno chiese a Jan di sposarla. Egli aveva notato com’era felice e soddisfatta ogni volta che tornava a casa da un’adunanza. Si rese conto di quanto avrebbe significato per lei e la sposò.
‘Quella religione potrebbe avere un buon effetto anche su di me’, pensò Jan e decise di fare un’indagine personale. Ben presto concluse anche lui che il punto di vista scritturale sul matrimonio è il migliore. Jan e Anna sono ora dedicati testimoni di Geova e prestano entrambi servizio come ministri a tempo pieno. Che paragone si può fare tra il matrimonio e il convivere? Essi rispondono: “Prima di sposarci convivevamo. Dopo il matrimonio cominciammo a costruire una relazione molto più intima, più amorevole e più responsabile, una relazione che include una terza persona: il Creatore, Geova Dio. Siamo felicemente sposati da oltre dieci anni e non ci siamo ancora stancati!”
Altri però ragionano in modo ancora diverso. Pensano che il matrimonio possa essere una buona istituzione, ma che la fedeltà coniugale non sia necessaria. Affermano che una relazione extraconiugale può anche avere un effetto positivo e rinsaldante sul matrimonio. È proprio così?
[Testo in evidenza a pagina 5]
“Quando sorgevano problemi, eravamo più inclini a scappar via che a metterci a sedere e appianare le cose, come cerchiamo di fare ora che siamo sposati”
[Testo in evidenza a pagina 6]
Il matrimonio legalizzato costituisce ancora la forma di coabitazione di un uomo e di una donna più sicura e più stabile nella società moderna
[Immagine a pagina 5]
Quando i genitori si separano i figli ne soffrono