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  • g87 8/12 pp. 13-15
  • Come posso sopportare il mio dolore?

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  • Come posso sopportare il mio dolore?
  • Svegliatevi! 1987
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  • Diniego della realtà: “Forse non è lui che è morto”
  • “Se solo...”
  • “Perché questa prova?”
  • C’è bisogno di una spalla su cui piangere
  • “Non avevo mai visto mio padre piangere”
  • Una speranza confortante
  • È normale che io mi affligga così tanto?
    I giovani chiedono . . . Risposte pratiche alle loro domande
  • “Come posso sopportare il mio dolore?”
    Svegliatevi! 1987
  • È normale sentirsi così?
    Quando muore una persona cara
  • Come posso sopportare questo dolore?
    Quando muore una persona cara
Altro
Svegliatevi! 1987
g87 8/12 pp. 13-15

I giovani chiedono...

Come posso sopportare il mio dolore?

IL DICIOTTENNE Jonathan morì in un incidente automobilistico mentre tornava da Long Island (New York, USA). I suoi nove fratelli e sorelle soffrirono in vario modo.

Due dei fratelli di Jonathan, Howard e Agustín, e una sorella, Lorna, hanno spiegato a Svegliatevi! come si sentirono. Agustín rammenta: “Ero a letto in quel momento. Vennero la polizia e i paramedici a darci la notizia. Mi alzai e sentii quello che dicevano. ‘Cosa, Johnny è morto! Non ci credo’, fu la mia prima reazione. Poi, quando mi resi conto che era proprio vero, mi sentii male”.

Il fratello maggiore, Howard, reagì con ira. “Volevo sapere perché. Com’era accaduto? Ero arrabbiato con l’altro automobilista. Ma non c’era nulla da fare. Era morto anche lui”. Lorna non pianse ma ebbe un attacco di nervi. Fu un duro colpo per tutta la famiglia.

Se hai perso un fratello o una sorella, che effetto ha avuto su di te la sua morte? Se il lutto è recentissimo, senza dubbio ti fai anche tu questa domanda: Come posso sopportare il mio dolore?a

Diniego della realtà: “Forse non è lui che è morto”

Chi ha perso un suo caro tende a rifiutarsi di accettare il fatto della morte. Può addirittura pensare di vedere all’improvviso il morto per strada, in un autobus di passaggio, sulla metropolitana. Una vaga somiglianza può far nascere la speranza che forse è stato tutto uno sbaglio.

In altri casi, i genitori impongono a volte inconsapevolmente una congiura del silenzio, fingendo che la morte non sia mai avvenuta. Secondo gli scrittori di The Sibling Bond (Il legame esistente tra fratelli), i genitori creano un’atmosfera in cui “bisogna reprimere o soffocare la tristezza, l’ira o i ricordi felici”. Il risultato è che né i genitori né i figli affrontano pienamente la perdita, e il dolore impiega più tempo a fare il suo corso.

Certe famiglie accrescono il proprio dolore continuando a fare cose che rammentano la persona cara. Per esempio, all’ora dei pasti viene lasciato vuoto lo stesso posto a tavola; forse si apparecchia anche per il figlio morto, come se stesse per venire a mangiare. Questo è un altro modo in cui ci si rifiuta di accettare la realtà. Cos’ha fatto una famiglia in questo caso? La madre risponde: “Non ci siamo più seduti al tavolo della cucina occupando gli stessi posti di prima. Mio marito prese il posto di David e questo aiutò a riempire il vuoto”. Comunque, può volerci tempo per accettare veramente il fatto della morte.

“Se solo...”

Un’altra frequente reazione quando muore un familiare è il senso di colpa. Nella mente si affollano domande e dubbi. ‘Avremmo potuto fare qualcosa di più? Avremmo dovuto consultare un altro medico?’ E poi ci sono i “Se solo...” Se solo non gli avessi (o non le avessi) prestato la macchina quel giorno. Se solo fossi stato più gentile con mio fratello (o mia sorella). E così le accuse e i sentimenti di colpa continuano. Queste, tuttavia, sono soltanto reazioni naturali quando si perde un fratello o una sorella all’improvviso.

In Brasile, alcuni anni fa, una diciottenne morì per un disturbo cardiaco. Come reagì suo fratello? “Mentre lei era malata, ero geloso perché riceveva più attenzioni di noialtri. Ora mi rammarico di avere provato questi sentimenti”. Anche se è normale provare un senso di colpa, è inutile continuare ad affliggersi.

“Perché questa prova?”

Quando il fratello dodicenne morì di cancro, Cleide, una brasiliana, soffrì tremendamente per la perdita. A Svegliatevi! ha detto: “Non ci eravamo mai separati. Mi chiedevo: ‘Perché questa prova? E dal momento che c’erano quattro sorelle e un maschio soltanto, perché doveva capitare proprio a lui? Altri parenti hanno figli maschi. Perché doveva morire proprio nostro fratello?’”

Il dolore può ripercuotersi anche sulla salute. Doris, sorella di Cleide, ebbe una reazione fisica: la peggiore bronchite che avesse mai avuto. Il padre ebbe dei dolori al cuore che, secondo la diagnosi, erano provocati dallo stress causato dalla morte del ragazzo.

Un altro fattore che può influire sul modo in cui si reagisce è questo: Quanti figli c’erano nella famiglia? Se ce n’erano solo due, il superstite diventa figlio unico e può soffrire profondamente per la morte dell’altro.

C’è bisogno di una spalla su cui piangere

Come si può dunque sopportare la perdita di un fratello o di una sorella? I terapisti raccomandano di manifestare, non di reprimere, il dolore. Il dott. Earl Grollman consiglia: “Non basta riconoscere i propri sentimenti contrastanti; bisogna affrontarli apertamente. A questo serve il periodo di lutto. Questo è il tempo in cui parlare dei propri sentimenti”. Non è dunque il momento di isolarsi. — Proverbi 18:1.

Il dolore represso può dar luogo a problemi psicologici. C’è bisogno di una spalla su cui piangere: un genitore, un fratello o una sorella, un buon amico o un anziano della congregazione cristiana. Il dott. Grollman dice: “Un sentimento a cui è negata la possibilità di esprimersi non viene cancellato. Si prolunga solo l’agonia e il dolore impiega più tempo a fare il suo corso”. Cosa suggerisce dunque questo esperto? “Trovate qualcuno che sappia ascoltare, una persona amica che capisca che i vostri molteplici sentimenti sono un modo normale di reagire al vostro intenso dolore”.

E se hai voglia di piangere? Il dott. Grollman aggiunge: “Per alcuni le lacrime sono la miglior terapia per la tensione emotiva, sia per gli uomini che per le donne e i bambini. Il pianto è un modo naturale per placare l’angoscia e dare sfogo al dolore”.

“Non avevo mai visto mio padre piangere”

I tuoi genitori possono essere di grande aiuto per te, come tu puoi esserlo per loro. Ad esempio, Jane e Sarah, due ragazze inglesi, avevano perso il fratello ventitreenne Darrall. Come superarono il loro dolore? Jane risponde: “Dato che eravamo in quattro, io facevo le cose insieme a papà, mentre Sarah le faceva insieme alla mamma. In tal modo non eravamo soli”.

Sarah spiega: “I miei genitori furono forti, decisi ad andare avanti qualunque cosa succedesse. Quando noi eravamo demoralizzate, dicevano: ‘Via, diamoci da fare!’ Questo è d’aiuto perché ci si sente veramente abbattuti”.

Ma come poterono esse aiutare i genitori? Jane risponde: “Non avevo mai visto mio padre piangere. Pianse un paio di volte, e in un certo senso fu un bene. Ora, ripensandoci, sono contenta d’essere stata lì anche solo per confortarlo”.

Naturalmente, poiché siamo diversi, è diverso anche il modo in cui si affronta il dolore. Non cerchiamo di dire che un modo sia necessariamente migliore di un altro. È pericoloso quando la situazione ristagna, quando la persona afflitta non riesce a rassegnarsi all’accaduto. In tal caso può essere necessario l’aiuto di amici compassionevoli e forse di anziani cristiani capaci. Non avere dunque paura di chiedere aiuto e parlare. E anche di piangere.

La Bibbia contiene molti esempi di persone che manifestarono apertamente il loro dolore. Mentre si avvicinava alla tomba del suo amico Lazzaro, Gesù pianse. (Giovanni 11:30-38) Davide fece cordoglio per la perdita del figlio Amnon, che era stato assassinato. (2 Samuele 13:28-39) Maria Maddalena pianse mentre si avvicinava al sepolcro di Gesù. (Giovanni 20:11-16) Certo, il cristiano che conosce la speranza biblica della risurrezione non è inconsolabile, come potrebbe essere qualcuno. Ma essendo una persona con sentimenti normali, si addolora e fa cordoglio per la perdita di una persona cara, specie di un fratello o di una sorella. — 1 Tessalonicesi 4:13, 14.

Una speranza confortante

Cos’ha sorretto molti giovani che hanno perso un fratello o una sorella? David, un ragazzo inglese, ha perso la sorella tredicenne Janet affetta dal morbo di Hodgkin. Egli dice: “Una delle cose che mi hanno fatto tanto bene è stato un versetto citato nel discorso funebre. Quel versetto dice: ‘Poiché Dio ha stabilito un giorno in cui si propone di giudicare la terra abitata con giustizia, e ne ha fornito garanzia a tutti in quanto ha risuscitato Gesù dai morti’. L’oratore ribadì il termine ‘garanzia’ riguardo alla risurrezione. Attinsi grande forza da ciò dopo il funerale”. — Atti 17:31.

Sì, l’insegnamento biblico relativo alla condizione dei morti e la speranza della risurrezione danno vero conforto quando si perde una persona cara. Più ti renderai conto che la speranza biblica è confermata dai fatti storici, più la tua fede sarà salda per sorreggerti nei momenti di dolore. — Marco 5:35-42; 12:26, 27; Giovanni 5:28, 29; 1 Corinti 15:3-8.

[Nota in calce]

a Per ulteriori informazioni su come sopportare il dolore vedi Svegliatevi! dell’8 agosto 1987, sul tema “Perdere un figlio”, e dell’8 agosto 1985, sul tema “Quando muore una persona cara”.

[Immagine a pagina 15]

Quando ci muore un fratello o una sorella, abbiamo bisogno di una persona compassionevole

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