‘La mia parola è degna di fiducia’
SONO passati quindici anni dall’ultima volta che percorsi questa strada di Londra. Se mi aveste visto allora, con la bombetta nera e l’ombrello, mi avreste preso per un tipico uomo d’affari inglese. In effetti ero uno delle migliaia che ogni giorno si recavano nella “City”, il quartiere finanziario della capitale.
Non lontano da lì c’è la ‘vecchia signora di Threadneedle Street’, la Banca d’Inghilterra. Vicino sorge la Borsa Valori. Girato l’angolo c’è il Lloyd’s di Londra, la famosa compagnia di assicurazioni. Ma il mio lavoro mi portava lungo St. Mary Axe fino alla borsa noli, la terza borsa di Londra per importanza.
Faccio carriera
Quando lasciai la scuola nel 1937 cominciai a lavorare come commesso presso una società commerciale che si occupava di spedizioni marittime internazionali. Presi molto sul serio il mio lavoro di impiegato subalterno ed ero deciso a fare carriera. Speravo di diventare capufficio un giorno.
Ero ancora l’impiegato più giovane allorché lo scoppio della seconda guerra mondiale interruppe la mia carriera, e nel 1941 mi arruolai nella Regia Aeronautica. Quando cinque anni dopo tornai alla vita civile ripresi a lavorare per la medesima società. Ma le cose non erano più le stesse. Alcuni dei dipendenti di un tempo non c’erano più. La guerra aveva fatto le sue vittime.
Ripresi subito il solito tran tran, e la rapida promozione a direttore mi mise personalmente a contatto con i clienti della società. Concludevo affari come i contratti di noleggio delle petroliere e disponevo per il rifornimento delle navi. Per incrementare il nostro commercio, la società mi designò come suo rappresentante alla borsa noli.
In borsa
La borsa di noli marittimi (Baltic Mercantile and Shipping Exchange Limited) vanta uno stemma col motto “Our Word Our Bond” (“La nostra parola è degna di fiducia”). Al principio degli anni ’70 circa 700 società sottoscrissero questa norma. Autorizzarono i loro 2.400 rappresentanti a seguire tradizioni che risalgono al principio del XVII secolo, quando i capitani delle navi e i mercanti si incontravano nelle taverne e verbalmente stipulavano contratti che erano sempre considerati vincolanti. La borsa noli esige ancora dai suoi membri una scrupolosa onestà negli affari.
Dal 1954 in poi mi recai regolarmente alla borsa noli dove concludevo affari nella sala contrattazioni, noleggiando le navi da carico delle società di navigazione. Quando stipulavo verbalmente un accordo per conto della mia società, l’impegno era irrevocabile, anche se successivamente le circostanze relative all’affare cambiavano. Ho sempre seguito lo stesso principio anche nella mia vita privata.
Un tempo di prova
Credevo nell’esistenza di Dio, ma tutto finiva lì. Durante la seconda guerra mondiale i miei ideali religiosi erano stati scossi. Gli ecclesiastici predicavano la pace, ma benedicevano la nostra partecipazione alla guerra. Mi ero chiesto spesso: ‘Come ci si può fidare di gente simile?’
Nel 1954 i testimoni di Geova cominciarono a far visita a mia moglie Viv per parlarle della Bibbia. Non mi opposi, ma cominciai a farle domande che ritenevo difficili. Poiché ero sempre più aggressivo e Viv non era in grado di rispondere, propose di far venire una Testimone per parlare con me. Acconsentii.
La signora a cui mia moglie mi presentò vestiva con molta eleganza e diede risposte chiare alle mie domande. La interrogai in merito all’immortalità dell’anima e lei rispose brevemente, citando Ezechiele 18:4: “L’anima che pecca, essa stessa morirà”. Poi le feci parecchie domande di natura politica. Rispose che Gesù aveva detto che i suoi discepoli non avrebbero fatto parte del mondo, per cui i Testimoni sono neutrali verso la politica. La cosa non mi piacque molto. Seccamente ribattei: “Dove saremmo ora se nessuno di noi avesse combattuto e Hitler avesse invaso il nostro paese?” Lei allora rispose con calma che anche i Testimoni tedeschi si erano rifiutati di combattere. Si erano attenuti alle loro credenze anche davanti alla morte!
Cominciai a studiare la Bibbia con lei, sperando di confutare le sue credenze. A poco a poco la mia fede nella Bibbia crebbe. Ma mi stavano forse imbrogliando? Fu allora che pensai agli ecclesiastici della mia zona. Avrei chiesto loro le stesse cose che avevo chiesto ai Testimoni.
Dietro mia richiesta fui invitato insieme a mia moglie ad andare in chiesa per fare una conversazione. Quell’incontro non rafforzò certo la mia fiducia nella religione di Stato. L’ecclesiastico negò addirittura il racconto di Genesi, qualcosa che Gesù accettava! (Matteo 19:3-6) Dopo altri due incontri come quello mi convinsi che la Bibbia è la Parola di Dio e che i testimoni di Geova la sostengono e la seguono veramente nella loro vita. La mia fede ne uscì rafforzata.
La mia parola è degna di fiducia
Mentre proseguivo nello studio della Bibbia mi rendevo conto dove mi avrebbe portato. Mi preoccupavo per la mia immagine non solo nella “City” come dirigente dalla promettente carriera, ma anche nella mia zona dove ero ben conosciuto per le mie attività sportive. Mi chiedevo cosa avrebbe detto la gente quando si fosse saputo che avevo abbracciato le credenze dei Testimoni.
Poiché avevo acconsentito a impegnarmi nella predicazione della buona notizia insieme ai Testimoni locali non mi rimangiai la parola. Li avrei accompagnati solo una volta, sperando di dimostrare che non avevo paura. Proposi di andare in una strada dove non conoscevo nessuno. Proprio alla prima casa il mio compagno ed io trovammo persone ansiose di conoscere la verità e cominciammo uno studio biblico lì per lì.
La settimana successiva affrontai di nuovo la sfida. Alla fine della mattinata avevo preso la mia decisione. Avevo la verità e ora sentivo la responsabilità di aiutare altri a conoscerla.
In affari avevo bisogno di pensare lucidamente per soppesare i vantaggi a breve termine e gli effetti a lungo termine. Così decisi di servire Geova e di dedicare più tempo che potevo alla sua opera. Avrei lavorato il minimo indispensabile per mantenere la mia famiglia. L’8 gennaio 1956 fui battezzato per simboleggiare pubblicamente la mia dedicazione a fare la volontà di Dio.
L’opera che ha la precedenza
Viv ed io avevamo pensato di lasciare il nostro appartamento per trasferirci in una grande casa e poi di accrescere la famiglia. Ma ora che gli interessi del Regno venivano al primo posto nella nostra vita decidemmo di rimanere dov’eravamo. Quando nel 1969 nostra figlia lasciò la scuola e intraprese la predicazione a tempo pieno, non c’era più nulla che mi impedisse di espandere il mio ministero. Chiesi un colloquio all’amministratore delegato della mia società per comunicargli che intendevo ridurre il mio lavoro secolare.
Ripassai mentalmente quello che gli avrei detto. Avrei rispettosamente presentato tre possibilità: o mi date un lavoro part time, o mi licenziate, oppure do le dimissioni. Ascoltò le mie proposte, fece un largo sorriso e poi disse: “Ascolti prima la mia offerta. Penso che le farà cambiare idea”. Spiegò quindi che il consiglio di amministrazione aveva deciso all’unanimità di nominarmi quale suo membro, quadruplicandomi lo stipendio, con la garanzia che entro tre anni sarei diventato presidente della società. Sperando di persuadermi, fece questo ragionamento: “Con uno stipendio così alto può facilmente pagare qualcuno perché compia l’opera dei Testimoni che avrebbe fatto lei”. Purtroppo non aveva capito quello che io pensavo dell’opera di Dio.
Non avevo dubbi sul da farsi. Avevo promesso a Geova di fare la sua volontà, prima di ogni altra cosa. L’amministratore delegato acconsentì infine a farmi lavorare part time, purché gli affari non ne soffrissero. Accettai una sostanziale riduzione di stipendio.
Geova non mi abbandonò. Quattro mesi dopo entrai a far parte del consiglio di amministrazione della società: mi fu concesso di continuare a lavorare a mezza giornata, ma con lo stipendio di prima.
Aiuto altri ad avere fiducia in Dio
Tra i colleghi che mi erano più vicini nella società di navigazione per cui lavoravo ne trovai alcuni che accettarono il messaggio del Supremo, Colui nel quale si può avere fiducia. Ho avuto la gioia di aiutare quattro di essi e le rispettive famiglie a fare progresso fino a dedicare la propria vita a compiere la volontà di Dio.
Alla fine degli anni ’60 e al principio degli anni ’70 ci furono rapidi cambiamenti nel mondo commerciale. La mia società si fuse con altre. Infine fu assorbita da una multinazionale e poiché non ero disposto a riprendere il lavoro a tempo pieno, nel 1972 cessai quell’attività.
Essendo mutate le circostanze ero libero di intraprendere il ministero a tempo pieno. Poi, visto che le mie risorse finanziarie si stavano assottigliando, stavo per intraprendere un lavoro part time, dare lezioni in materia di spedizioni marittime, quando fui invitato a diventare un ministro viaggiante per visitare le congregazioni dei Testimoni. Da allora mia moglie ed io abbiamo avuto più del necessario.
Oggi il mondo commerciale è cambiato. Valori morali ed etica sono stati intaccati. C’è più concorrenza e arrivismo. Sembra ci siano più nemici che amici. Io però ho il piacere di viaggiare come sorvegliante di distretto in un’ampia zona dell’Inghilterra. Com’è piacevole lavorare in mezzo a gente che ripone la propria assoluta fiducia in Dio, il quale dice: “Così ho detto e così avverrà”! (Isaia 46:11, Garofalo) — Narrato da Ted Hunnings.
[Immagine a pagina 13]
Come sorvegliante di distretto a un’assemblea dei testimoni di Geova.