Che fine hanno fatto i dinosauri?
“LA PALEONTOLOGIA è lo studio dei fossili e i fossili sono resti di forme di vita di epoche passate”. Ma come ha detto un paleontologo, è “una scienza molto dogmatica e basata su congetture”. Lo si vede nel campo dei dinosauri. Elencando alcune congetture sulla loro fine, uno scienziato della Princeton University, G. L. Jepson, ha dichiarato:
“Autori di varia competenza hanno ipotizzato che i dinosauri si estinsero a causa del deterioramento del clima . . . o della dieta. . . . Altri autori hanno dato la responsabilità a malattie, parassiti, mutamenti nella pressione o nella composizione dell’atmosfera, gas tossici, polveri vulcaniche, eccesso di ossigeno prodotto dalle piante, meteoriti, comete, drenaggio di pool genici da parte di piccoli mammiferi divoratori di uova, . . . radiazioni cosmiche, spostamento dei poli terrestri per effetto della rotazione, alluvioni, deriva continentale, . . . drenaggio degli ambienti lacustri e paludosi, macchie solari”. — L’enigma dei dinosauri, di John Noble Wilford, Longanesi & C., 1987, trad. di Lucia Maldacea, p. 244.
Da queste congetture si capisce che gli scienziati non sono in grado di rispondere con certezza alla domanda: Che fine hanno fatto i dinosauri?
Teoria dell’estinzione improvvisa
Più recentemente è stata proposta un’altra teoria da un’équipe formata da padre e figlio, Luis e Walter Alvarez. Poco lontano da Gubbio, nell’Italia centrale, Walter Alvarez aveva scoperto nella formazione rocciosa un singolare, sottile strato di argilla rossa in mezzo a due strati di pietra calcarea. Lo strato calcareo più basso era risultato pieno di fossili. Nello strato superiore i fossili mancavano quasi del tutto: da questo i geologi dedussero che la vita era scomparsa all’improvviso e che il sottile strato rosso di argilla aveva in qualche modo a che fare con l’estinzione dei dinosauri.
Le analisi rivelarono che l’argilla era ricca di iridio (un metallo), in una concentrazione 30 volte superiore a quella che si trova normalmente nelle rocce. Sapevano che concentrazioni così alte di questo raro elemento potevano provenire solo dal nucleo della terra o da sorgenti extraterrestri. Conclusero che l’iridio era stato depositato da un enorme asteroide che aveva investito la terra, causando l’improvvisa estinzione dei dinosauri.
Dopo la scoperta dell’argilla ricca di iridio a Gubbio, furono trovati depositi simili in altre parti del mondo. Confermò questo l’ipotesi dell’asteroide? Alcuni scienziati continuano ad essere scettici. Ma come ammette il libro L’enigma dei dinosauri (p. 260), l’ipotesi di Alvarez ha aggiunto “nuovo lievito allo studio dell’estinzione e dell’evoluzione”. E il paleontologo Stephen Jay Gould ammette che potrebbe ridurre “l’importanza della competizione fra le specie”.
Commentando questa nuova teoria e l’estinzione apparentemente improvvisa dei dinosauri, un divulgatore scientifico ammette che questi fatti “potrebbero scuotere le fondamenta della biologia evoluzionistica e mettere in dubbio l’attuale concetto di selezione naturale”.
Uno scienziato dell’Università dell’Arizona, David Jablonski, conclude che ‘per molte piante e molti animali l’estinzione fu improvvisa e in qualche modo speciale. Quindi le estinzioni in massa non sono semplicemente effetti cumulativi di estinzioni graduali. Qualcosa di insolito deve essere accaduto’. (Op. cit., p. 279) Questo vale anche per i dinosauri. La loro comparsa e scomparsa relativamente improvvisa contraddice il punto di vista comunemente accettato del lento progredire dell’evoluzione.
Come si data l’era dei dinosauri
Le ossa di dinosauro si trovano regolarmente in strati della terra più bassi di quelli dove si trovano ossa umane, il che induce molti a pensare che appartengano a un periodo di tempo precedente. I geologi lo chiamano Mesozoico e lo suddividono in Cretaceo, Giurassico e Triassico. Gli intervalli di tempo riferiti a questi periodi sono nell’ordine di decine di milioni di anni. Ma questo è stato stabilito con certezza?
Un metodo impiegato per misurare l’età dei fossili è detto metodo del radiocarbonio. Questo sistema di datazione misura la velocità di decadimento del carbonio radioattivo partendo dalla morte dell’organismo. “Quando un organismo muore, non assorbe più dall’ambiente anidride carbonica, e la proporzione dell’isotopo diminuisce col tempo man mano che subisce il decadimento radioattivo”, afferma Science and Technology Illustrated.
Questo sistema, però, presenta serie difficoltà. Primo, in un fossile che si reputa abbia circa 50.000 anni, il livello di radioattività è sceso a tal punto che si può individuare solo con gran fatica. Secondo, anche in campioni più recenti, questo livello è sceso a tal punto che è ancora molto difficile misurarlo accuratamente. Terzo, gli scienziati possono misurare la velocità con cui si forma il carbonio radioattivo al presente, ma non sono in grado di misurare le concentrazioni di carbonio nel remoto passato.
Perciò, sia che usino il metodo del radiocarbonio per datare i fossili o altri metodi, come quello del potassio, dell’uranio o del torio radioattivo, per datare le rocce, gli scienziati non sono in grado di stabilire i livelli originari di quegli elementi nel corso delle ere. Pertanto il professore di metallurgia Melvin A. Cook osserva: “Si possono solo fare congetture su queste concentrazioni [di materiali radioattivi], e le età così ottenute non possono essere migliori delle congetture”. Questo specialmente se si considera che il Diluvio dei giorni di Noè, avvenuto oltre 4.300 anni fa, provocò enormi cambiamenti nell’atmosfera e sulla terra.
I geologi Charles Officer e Charles Drake del Dartmouth College mettono ulteriormente in dubbio l’accuratezza della datazione col metodo basato sulla radioattività. Dicono: “Siamo arrivati alla conclusione che l’iridio e altri elementi associati non si sono depositati istantaneamente . . . ma vi è stato un afflusso intenso e variabile di questi costituenti durante un intervallo di tempo geologico relativamente breve dell’ordine di 10.000-100.000 anni”. (Op. cit., p. 277) Secondo il loro argomento, lo smembramento e il movimento dei continenti sconvolsero l’intero globo, causando eruzioni vulcaniche, ostruendo il passaggio della luce solare e contaminando l’atmosfera. Certo questi eventi sconvolgenti avrebbero potuto cambiare i livelli della radioattività, per cui i risultati ottenuti coi moderni “orologi” radioattivi sarebbero alterati.
Il racconto di Genesi e i dinosauri
Sebbene il metodo di datazione basato sulla radioattività sia innovativo, si fonda ancora su congetture e supposizioni. Invece il racconto biblico contenuto nel primo capitolo di Genesi enuncia semplicemente l’ordine generale della creazione. Ammette la possibilità che ci siano voluti forse miliardi di anni per la formazione della terra e molti millenni in sei “giorni”, o ere creative, per preparare la terra come dimora dell’uomo.
Alcuni dinosauri (e pterosauri) possono essere stati veramente creati nella quinta era elencata in Genesi quando, come dice la Bibbia, Dio fece le “creature volatili” e i “grandi mostri marini”. Forse altri tipi di dinosauri furono creati nella sesta epoca. La grande varietà di dinosauri con il loro enorme appetito sarebbe stata appropriata data l’abbondante vegetazione che esisteva evidentemente nel loro tempo. — Genesi 1:20-24.
Quando i dinosauri ebbero adempiuto il loro scopo, Dio pose fine alla loro esistenza. Ma la Bibbia tace in merito a come o a quando lo fece. Possiamo essere certi che i dinosauri furono creati da Geova per uno scopo, anche se al presente non comprendiamo perfettamente quale fu. Non furono uno sbaglio, un frutto dell’evoluzione. Il fatto che compaiano all’improvviso nella documentazione fossile senza presentare alcun legame con antenati fossili, e anche che scompaiano senza lasciare nessun fossile di collegamento, testimonia contro l’idea che tali animali si siano evoluti gradualmente in un arco di milioni di anni. Pertanto la documentazione fossile non sostiene la teoria dell’evoluzione. Invece è in armonia con il punto di vista biblico circa gli atti creativi di Dio.
[Testo in evidenza a pagina 10]
La documentazione fossile relativa ai dinosauri sostiene non l’evoluzione ma la creazione