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  • g90 22/2 pp. 14-21
  • Distruzione improvvisa! Come hanno superato quei momenti difficili?

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  • Distruzione improvvisa! Come hanno superato quei momenti difficili?
  • Svegliatevi! 1990
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  • Una distruzione ancora più improvvisa
  • Quali sono le cose essenziali
  • I soccorsi dopo l’uragano Hugo
  • I soccorsi dopo il terremoto in California
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Svegliatevi! 1990
g90 22/2 pp. 14-21

Distruzione improvvisa! Come hanno superato quei momenti difficili?

LA NOTTE del sabato 16 settembre 1989, quando l’uragano Hugo si abbatté sulla Guadalupa, sembrò interminabile. “UNA NOTTE DA INCUBO” l’hanno chiamata alcuni. Subito dopo Montserrat fu investita da venti di 230 chilometri orari. Su queste isole delle Antille i morti furono più di 20.

Proseguendo nella sua furiosa avanzata, Hugo seminò rovina su Saint Kitts e Nevis, due isole delle Leeward. La sera dopo imperversò sulle Isole Vergini americane di Saint Croix e Saint Thomas. I danni subìti da Saint Croix andavano oltre l’immaginazione. Procedendo sul suo cammino, lunedì verso mezzogiorno l’uragano aveva fatto piazza pulita nella parte nordorientale di Puerto Rico, devastando in particolare le isolette di Vieques e Culebra al largo della costa.

Riprendendo forza sull’acqua, Hugo si preparò a un altro assalto notturno. Verso la mezzanotte di giovedì, con venti di 220 chilometri orari, la tempesta si abbatté con violenza sulla costa americana del South Carolina, seminando distruzione su una striscia larga oltre 160 chilometri, da sotto Charleston fin oltre Myrtle Beach. Conservò la sua potenza distruttiva nell’entroterra per un tratto di oltre 320 chilometri, strappando pali della luce e sradicando enormi querce su fino a Charlotte, nel North Carolina.

Centinaia di migliaia di persone fuggirono dalle zone costiere e questo permise loro di salvarsi quando i venti e onde alte 5 metri spazzarono via molte case, distruggendone altre centinaia. Letteralmente decine di migliaia di case e di altri edifici riportarono danni.

La distruzione era tale che bisognava vedere coi propri occhi per crederci: fino a sei barche accatastate l’una sull’altra come giocattoli, uno strato di sabbia di un metro depositato sulle strade, grossi alberi in cima alle case, enormi squarci nei tetti aperti come da una mano gigantesca. ‘Mio figlio alleva galli da vendere’, ha raccontato una donna. ‘Li aveva legati tutti a dei pali perché il vento non li portasse via, e la maggior parte di essi c’è ancora. Ma non hanno più una penna addosso’.

Tuttavia, grazie agli avvertimenti, si calcola che solo 26 persone abbiano perso la vita negli Stati Uniti durante l’uragano e qualcuna di più nelle Antille. Le perdite economiche, invece, sono ingenti: intorno a molti miliardi di dollari. Dopo l’uragano il governo americano stabilì che fosse assegnata la somma iniziale di 1.100.000.000 di dollari come aiuti di emergenza alle vittime di Hugo, la più alta cifra che sia mai stata approvata con decreto per un disastro del genere. Quel record, comunque, fu subito superato.

Una distruzione ancora più improvvisa

Il 17 ottobre, un mese dopo che si era scatenato Hugo, la California del nord fu scossa da un terremoto di magnitudo 7,1 della scala Richter. Ponti crollati, edifici afflosciati e migliaia di persone che correvano urlando fuori delle loro case o che erano immobilizzate dalla paura mentre la terra ondeggiava e tremava per 15 secondi o più. Oltre centomila case hanno subito danni, e da varie centinaia a un migliaio sono state distrutte. Una settimana dopo il terremoto circa diecimila abitanti della contea di Santa Cruz non potevano ancora raggiungere in automobile la propria casa perché le strade erano ostruite da frane.

I morti e i danni sarebbero stati più numerosi se i costruttori non avessero seguito le norme di costruzione antisismica. Per esempio, il terremoto che nel 1988 colpì l’Armenia fu meno potente ma uccise 25.000 persone. A quanto sembra, comunque, nel terremoto della California hanno perso la vita meno di 70 persone, molte di esse quando un tratto di circa un chilometro e mezzo del piano stradale superiore dell’Interstate 880 è crollato sulle automobili che viaggiavano sul piano inferiore.

Nella storia degli Stati Uniti non c’era mai stato un disastro naturale così costoso. La settimana seguente, il governo decretò che venissero impiegati oltre tre miliardi di dollari per i soccorsi. Tuttavia ci vorrà molto di più per ricostruire. Il presidente della Personal Insurance Federation della California ha detto che una stima di dieci miliardi di dollari per i danni complessivi del terremoto potrebbe considerarsi “ragionevole”.

Quali sono le cose essenziali

Un paio di giorni dopo che l’uragano Hugo si era abbattuto su Charleston un uomo si trovava davanti alla sua casa in un quartiere residenziale della città. Vedendo passare un soccorritore, l’uomo gli chiese: “Ha un bicchier d’acqua?” Il soccorritore dovette pensarci un po’ prima di rendersi conto che la gente non aveva neppure l’acqua da bere!

Oltre 1.900 anni fa, l’apostolo Pietro sottolineò una cosa fondamentale di cui hanno bisogno coloro che si trovano in simili circostanze difficili. “La fine di ogni cosa si è avvicinata”, disse. “Soprattutto, abbiate intenso amore gli uni per gli altri”. (1 Pietro 4:7, 8) Quando Pietro scrisse queste parole era vicina la fine dell’intero sistema giudaico. La fine sopraggiunse alcuni anni dopo, nel 70 E.V., quando gli eserciti romani devastarono Gerusalemme. Ai cristiani, tuttavia, era stato dato in precedenza un segno, ed essi ne tennero conto e fuggirono sui monti dall’altra parte del Giordano, vicino alla città di Pella. — Luca 21:20-22.

Provate a immaginare la situazione che venne a crearsi quando forse migliaia di cristiani arrivarono in quella regione montagnosa. È evidente che non avevano né alloggio né altre cose essenziali, ma dovettero improvvisare dei ripari. Le cose scarseggiavano e c’erano difficoltà. (Matteo 24:16-20) Di che cosa avevano particolarmente bisogno in quel momento critico? Di “intenso amore gli uni per gli altri”, disse Pietro. Sì, di aiutarsi a superare i momenti difficili.

Durante le recenti devastazioni causate da Hugo e dal terremoto è stato manifestato un tale spirito di solidarietà e amore?

I soccorsi dopo l’uragano Hugo

A Saint Croix i superstiti dell’uragano si salutarono l’un l’altro con abbracci di gioia e sospiri di sollievo, felici solo d’essere vivi. Vennero subito iniziate massicce operazioni di soccorso per provvedere viveri e un tetto. Alcuni però cercarono di approfittare delle disgrazie delle vittime. I profittatori chiedevano prezzi esorbitanti. Per esempio, un sacchetto di ghiaccio che normalmente costava 1.000 lire fu venduto per l’equivalente di 10.000 lire. Ci furono anche atti di sciacallaggio. Ma in generale furono più numerose le dimostrazioni di bontà e compassione. Meritano una particolare menzione le notizie relative ai soccorsi prestati dai testimoni di Geova.

Ancor prima che l’uragano scatenasse la sua furia, gli anziani cristiani avevano visitato coloro che abitavano nelle case meno sicure, esortandoli a trasferirsi in Sale del Regno più robuste o presso quei loro fratelli cristiani che abitavano in case più sicure. La Sala del Regno di Summerville (South Carolina, USA) ha ospitato più di 50 persone la notte della tempesta!

Nella Guadalupa i preparativi fatti in previsione dell’uragano sono serviti a salvare delle vite. Solo su quest’isola sono state distrutte 117 case di Testimoni, e quasi 300 altre hanno riportato gravi danni. Oltre a questo, 8 Sale del Regno sono state gravemente lesionate, mentre 14 altre hanno subìto danni più lievi.

Sebbene parecchi Testimoni siano rimasti feriti, nessuno ha perso la vita, né nella Guadalupa, né in altre parti delle Antille. Un figlio adulto di un Testimone, però, ha perso la vita essendo stato letteralmente risucchiato dal vento quando la casa è stata improvvisamente scoperchiata.

Solo il terzo giorno dopo l’uragano altri Testimoni riuscirono finalmente a stabilire un contatto telefonico coi loro fratelli della Guadalupa. Nel frattempo, però, sorveglianti viaggianti e rappresentanti della filiale che erano sull’isola si incontrarono per accertare le necessità dei loro fratelli, cioè gli altri Testimoni.

Ben presto quelli delle zone meno colpite offrirono generosamente acqua, viveri, vestiario e altre cose necessarie. L’acqua si poteva trovare alla filiale, e fu incoraggiante vedere fratelli portare tutti i recipienti disponibili, riempirli e poi distribuirli fra chi ne aveva bisogno. Testimoni di altri paesi sono venuti in aiuto dei fratelli della Guadalupa e i primi sono stati quelli della Martinica.

Dato che la Guadalupa è sotto l’amministrazione francese, i testimoni di Geova della Francia si affrettarono a inviare sull’isola per via aerea fogli di plastica pesante, corda di nylon e taniche di plastica per l’acqua. In breve tempo, circa 100 tonnellate di materiali da costruzione vennero spedite nella Guadalupa e immediatamente distribuite.

Anche i Testimoni di Puerto Rico si accinsero immediatamente a organizzare operazioni di soccorso. Il fine settimana dopo l’uragano, dalle zone non colpite dell’isola centinaia di essi giunsero nelle città devastate per aiutare a riparare le case. Inoltre, due imbarcazioni cariche di viveri e materiali e con circa 40 Testimoni a bordo si misero in viaggio per la piccola isola di Culebra. La stazione radio locale elogiò subito i lavori di ricostruzione in corso. Il fine settimana successivo 112 Testimoni trasportarono via mare sull’isoletta di Vieques sei tonnellate di materiali per analoghi lavori di ricostruzione.

Solo il venerdì, cinque giorni dopo l’uragano, i fratelli di Puerto Rico riuscirono a noleggiare un aereo da carico per trasportare viveri e medicinali a Saint Croix. Un fratello racconta: “Dall’alto l’isola appariva come una sola grande discarica. Interi villaggi erano stati completamente ridotti in rovina. I colli erano cosparsi di pezzi di legno, metallo e detriti; non si vedeva nulla di verde, solo ceppi d’albero scuri ed erba bruciata, inaridita da raffiche di vento di 320 chilometri orari”.

Dopo avere accertato l’entità dei danni, i Testimoni spedirono circa 75 tonnellate di materiali da costruzione. Durante il mese di ottobre un centinaio di volontari di Puerto Rico aiutò i fratelli di Saint Croix a ricostruire. Una Sala del Regno serviva da dormitorio. Si iniziava la giornata con la trattazione di un versetto biblico, come si fa in tutte le filiali dei testimoni di Geova. Sorelle cristiane del posto lavavano, pulivano e cucinavano per i fratelli.

Sheila Williams si era fatta la casa con anni di risparmi, e vi si era appena trasferita quando Hugo gliel’ha distrutta. Sentendo che i suoi fratelli cristiani stavano venendo da Puerto Rico per aiutare le vittime, l’aveva detto ai colleghi di lavoro che però avevano replicato: “Non faranno nulla per te. Tu sei nera, non sei spagnola come loro”. Ma che sorpresa per loro vedere che ben presto Sheila aveva una casa completamente nuova!

Una bambina di cinque anni del Michigan (USA), avendo visto nel telegiornale com’era stata devastata Saint Croix, voleva aiutare quelli che avevano perso i loro averi. Ha chiesto alla madre il permesso di regalare un suo vestito a una bambina perché ‘possa essere carina quando va alla Sala del Regno’.

“Con mia sorpresa”, ha osservato la madre, “ha scelto uno dei suoi abiti migliori”. Il vestitino fu spedito, e come si può vedere a pagina 18, una bambina di Saint Croix è felice di averlo.

Dopo che la mattina del venerdì 22 settembre l’uragano Hugo aveva imperversato attraverso il South Carolina venne immediatamente formato un comitato per i soccorsi. Vennero contattati gli anziani cristiani delle decine di congregazioni che si trovavano nelle zone colpite ed essi, a loro volta, rintracciarono tutti i componenti della loro congregazione. Felicemente nessuno era rimasto ferito o ucciso, sebbene le case di alcuni Testimoni fossero state distrutte e quelle di altri seriamente lesionate. Una Sala del Regno era gravemente lesionata e anche altre avevano riportato danni.

Particolarmente la città di Charleston e i dintorni offrivano uno spettacolo di desolazione: migliaia di alberi abbattuti, centinaia di tetti che facevano acqua, case interamente o parzialmente distrutte, niente acqua potabile né elettricità né refrigerazione, e niente benzina. La situazione, però, cambiò in fretta.

Il sabato mattina, il giorno dopo l’uragano, molti fratelli della zona di Charleston si erano riuniti insieme in attesa di soccorsi. Ron Edling, il sorvegliante di città, descrive ciò che accadde quando infine pervenne la notizia che stavano arrivando Testimoni da zone lontane. “Quando uscimmo fuori, vedemmo uno dei più begli spettacoli che avessimo mai visto. C’era una colonna di veicoli, e sul parabrezza del camion di testa e dei camion successivi c’era un cartello con una scritta che li identificava: erano le squadre di soccorso dei testimoni di Geova per le vittime dell’uragano.

“C’erano furgoncini, autovetture, furgoncini che trainavano roulotte, e insieme ad essi migliaia di litri d’acqua. Trasportavano motoseghe e 1.100 litri di benzina per alimentarle. Era uno spettacolo che non dimenticherò mai. In quel momento pensai: ‘Questo è uno dei più bei momenti che abbia vissuto nell’organizzazione di Dio’. Quei fratelli trasportavano non solo cose di cui c’era un estremo bisogno, ma portavano anche speranza. Sono sicuro che allora tutti si sono resi conto della nostra straordinaria fratellanza. Anche se ci vorrà un po’, ci risolleveremo”.

Il fine settimana successivo giunsero sul posto per prestare aiuto ben 400 Testimoni. Complessivamente furono fatti lavori di riparazione sui tetti o nel prato di circa 800 famiglie, tra cui molti non Testimoni. In un centro allestito per le operazioni di soccorso, i Testimoni hanno sfamato quasi 3.000 persone al giorno. Se si considera tutto, i Testimoni hanno ricevuto e distribuito oltre 230.000 chili di viveri e 78.000 chili di vestiario, per non parlare della gran quantità di materiali da costruzione e di numerosi altri articoli. Per la domenica 8 ottobre, appena 16 giorni dopo il passaggio dell’uragano, tutte le Sale del Regno erano state riparate in modo da consentire alle congregazioni di riprendere il normale programma delle adunanze.

I soccorsi dopo il terremoto in California

L’epicentro del terremoto del 17 ottobre si trovava circa 110 chilometri a sud di San Francisco, una quindicina di chilometri a nord-est di Santa Cruz. In questa zona densamente popolata, dove le brevi scosse telluriche non sono una cosa rara, milioni di persone caddero in preda al terrore durante una scossa durata 15 interminabili secondi.

“L’edificio oscillava letteralmente avanti e indietro”, ha raccontato Ray Vaden, un anziano cristiano di San Jose. “Mi chiedevo se sarebbe rimasto in piedi. Mentre guardavo fuori della finestra, vedevo le strade bloccate dal traffico dell’ora di punta. Erano le 5,04 del pomeriggio.

“Infine potemmo cominciare a contattare i fratelli della nostra congregazione. Quelli che non riuscimmo a trovare per telefono disponemmo di visitarli a casa. Il traffico era congestionato e ci vollero diverse ore. Alle 8 e mezzo di sera sapevamo che nessuno era rimasto ferito, anche se in molte case si erano verificati dei danni. Il giorno dopo apprendemmo che le case di alcuni fratelli della zona erano lesionate così gravemente che avevano dovuto abbandonarle. Furono accolti nelle case di altri Testimoni”.

Vicino a Los Gatos, una sorella cristiana stava facendo il bagno al primo piano della sua casa quando tutto il piano crollò. Così quando uscì dalla vasca da bagno si trovò a livello del pianoterra, sorprendentemente illesa. Se fosse stata al pianoterra, avrebbe sicuramente perso la vita.

Gli amici vollero subito sapere cosa potevano fare per le vittime. Il giovedì, due giorni dopo il terremoto, venne costituito un comitato per organizzare i soccorsi. Il sabato giunsero grandi furgoni e altri veicoli carichi di tende, sacchi a pelo, lanterne e fornelli, vestiario, torce elettriche, scatolame, acqua potabile, ecc., che vennero distribuiti fra chi ne aveva bisogno. Solo quella mattina vennero offerti 41.000 dollari per il fondo soccorsi!

Che contrasto con lo spirito manifestato da alcuni del mondo! Un uomo raggiunse strisciando una donna intrappolata nella sua vettura sotto la sezione crollata dell’Interstate 880. Le promise di non farle del male ma poi le portò via anelli, altri gioielli e il borsellino e fuggì senza prestarle alcun aiuto. Nel crollo dell’autostrada sono morte complessivamente più di 40 persone, fra cui Mary Washington, una testimone di Geova.

Il Comitato Regionale di Costruzione dei testimoni di Geova si accinse subito a fare una valutazione dei danni. Due Sale del Regno avevano riportato lievi danni. Tuttavia le case di parecchi Testimoni erano così lesionate che dovettero essere demolite. Le squadre dei lavoratori riuscirono a rimettere alcune roulotte sulle fondamenta e a riparare molte case di fratelli nonché a ricostruirne altre. Sono stati offerti centinaia di migliaia di dollari per la ricostruzione.

Mentre la fine di questo sistema si avvicina, in adempimento della profezia di Gesù, possiamo aspettarci altri terremoti e altri disastri. (Matteo 24:3-8) Ci saranno senz’altro difficoltà anche più gravi di quelle in cui si trovarono i primi cristiani quando fu distrutta Gerusalemme. La profezia biblica è ancor più valida nel nostro tempo: “La fine di ogni cosa si è avvicinata”. Cosa occorre dunque? “Soprattutto, abbiate intenso amore gli uni per gli altri”. (1 Pietro 4:7, 8) Senza dubbio ci rincuora vedere una tale dimostrazione d’amore in mezzo alla fratellanza dei testimoni di Geova.

[Cartine a pagina 15]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

CALIFORNIA

Oakland

San Francisco

Los Gatos

Santa Cruz

[Cartina]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

USA

Charleston

Oceano Atlantico

Puerto Rico

Guadalupa

[Immagini alle pagine 16 e 17]

A destra: La costa del South Carolina devastata dall’uragano Hugo

[Fonte]

Maxie Roberts/Per gentile concessione dello STATE

Sotto: Automobili ammucchiate davanti a una scuola

[Fonte]

Maxie Roberts/Per gentile concessione dello STATE

In basso: Squadra di soccorso dei testimoni di Geova che aiuta nei lavori di pulizia e ricostruzione

[Immagini a pagina 18]

A sinistra: Bambina di Saint Croix con il vestito inviato da una bambina di cinque anni del Michigan

Sotto: Testimoni di Geova della Guadalupa selezionano i viveri donati

Sotto a sinistra: Sheila Williams con uno dei soccorritori che hanno ricostruito la sua casa

[Immagini a pagina 21]

Sopra: Il livello superiore dell’Interstate 880 è crollato sul livello inferiore

A sinistra: Raim Manor al primo piano della sua casa, finito al livello del pianoterra

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