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  • L’arte della vetrata: Dal Medioevo a oggi

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  • L’arte della vetrata: Dal Medioevo a oggi
  • Svegliatevi! 1991
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  • “Bibbia dei poveri”
  • Il declino dell’arte
  • Tecniche a confronto
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Svegliatevi! 1991
g91 8/3 pp. 22-24

L’arte della vetrata: Dal Medioevo a oggi

MENTRE i raggi del sole mattutino si affacciavano all’orizzonte, un uomo che si alzava in quel momento fu salutato dai radiosi e fulgidi riflessi di una vetrata a colori. Quello splendore creava un sereno stato d’animo favorevole alla riflessione e alla meditazione.

Si trattava forse di un uomo che era andato in chiesa a pregare e poi si era addormentato? No, egli si trovava nell’intimità della sua camera da letto ed era una delle tante persone — il cui numero va crescendo — che abbelliscono la propria abitazione con vetrate artistiche, fatte forse dallo stesso proprietario della casa.

“Bibbia dei poveri”

Sebbene le notizie di vetrate a colori istoriate risalgano al IX secolo, fu nel XII secolo, con la comparsa delle cattedrali gotiche, che fiorì questa forma d’arte. Queste enormi strutture in pietra, tra i più grandi edifici eretti dal tempo delle piramidi, dovevano servire ad accogliere comodamente e contemporaneamente la popolazione di un’intera città, in certi casi fino a 10.000 fedeli.

Aspetti caratteristici dell’architettura gotica erano la costruzione ridotta all’essenziale e l’enorme altezza: gli interni potevano andare dai 27 ai 46 metri di altezza. Grandi vetrate colorate illuminavano quegli immensi edifici, anche se non troppo, creando in tal modo un’atmosfera mistica che ispirava nei fedeli un timore reverenziale.

È da notare che le vetrate servivano a un altro scopo. Dato che gran parte del popolo non sapeva leggere, le vetrate dipinte erano un mezzo per far conoscere alla gente personaggi e avvenimenti biblici, oltre alle dottrine della chiesa. Le vetrate divennero note come Biblia pauperum, o “Bibbia dei poveri”.

A Chartres, una città situata 77 chilometri a sud-ovest di Parigi, c’è una cattedrale che contiene la più grande collezione di vetrate originali che risalgono al periodo che va dal 1150 al 1240 circa, delle quali più di 170 sono ancora intatte. Una delle più interessanti, l’“Albero di Iesse”, raffigura gli antenati di Gesù a partire da Iesse, il padre di Davide. Pure raffigurate su vetro sono alcune scene del ministero di Gesù e alcune sue parabole: quella del buon samaritano, del ricco e di Lazzaro nonché del figlio prodigo. Altre storie sono narrate su una serie di vetrate più piccole. Dato che la Chiesa Cattolica venera Maria, essa è il soggetto di molte vetrate ed è spesso rappresentata con l’espressione “Regina del cielo”, che deriva dagli antichi pagani.a

Il declino dell’arte

In origine questa tecnica si avvaleva di uno smalto scuro detto grisaille per realizzare particolari come lineamenti facciali, dita e pieghe degli abiti. A poco a poco, oltre ai necessari particolari, si cominciarono a dipingere altre cose, e con la produzione di smalti colorati, il vetro incolore divenne una tela per i pittori su vetro. Alle risultanti pitture su vetro, però, mancavano la brillantezza e la bellezza dei capolavori medievali.

Nel XIV secolo imperversò in Europa la peste nera, e tutte le arti ne risentirono. Le nozioni tecniche per la produzione di vetro colorato andarono in gran parte perdute. Gli austeri monaci cistercensi vietarono queste brillanti vetrate dipinte, contribuendo al declino di questa arte. A causa di questi fatti, verso la fine del XVII secolo la lavorazione del vetro colorato era ormai un’arte sconosciuta.

Nel XIX secolo, con il restauro delle cattedrali gotiche, si rinnovò l’interesse per la vetrata artistica. Ebbe così inizio un movimento detto neogotico, durante il quale furono costruiti in questo stile nuovi edifici, religiosi e civili. Spesso il progetto includeva vetrate a colori.

Tecniche a confronto

Per capire in cosa consiste quest’arte millenaria, confrontiamo la tecnica dei primi artigiani con quella di oggi.

La tecnica fondamentale, che consisteva nel tagliare il vetro in piccoli pezzi, nel foderarne i bordi con piombo e nel saldarli insieme, è rimasta essenzialmente la stessa. Prima veniva preparato un disegno, o cartone, tenendo conto dei problemi che si incontravano nel tagliare il vetro secondo le forme volute e nel posizionare il piombo. Il piombo era posizionato in modo da accrescere anziché sminuire l’effetto generale una volta che la vetrata era ultimata.

A Louis C. Tiffany (USA, 1848-1933), autore di opere in vetro colorato nello stile Art Nouveau, è attribuito il merito di avere introdotto l’uso del foglio di rame per legare i pezzi di vetro; grazie ad esso si ottiene una linea di saldatura più sottile di quella ottenuta col piombo e un prodotto finito più resistente. Il foglio di rame è più flessibile ed è quello che è stato usato in genere per le lampade Tiffany originali.

Essendo disponibili solo lastre di vetro molto piccole, le opere antiche assumevano un aspetto caleidoscopico. In seguito, quando si cominciarono a usare lastre più grandi, questo effetto singolare andò perduto. In quanto al taglio vero e proprio, prima l’artista tracciava sul vetro la forma eseguendo una riga sottile con un liquido. Dopo di che passava sopra la riga un ferro rovente, sperando che il vetro si spezzasse come desiderava. Veniva quindi impiegato un apposito utensile di ferro per molare i bordi finché il pezzo non corrispondeva esattamente al disegno. Quando si pensa che gli utensili erano così rudimentali, ci si può solo meravigliare davanti a opere come il già menzionato “Albero di Iesse”, una vetrata che misura sette metri e sessanta per due e settanta. Oggi tagliavetri a rotella e molatrici elettriche permettono di eseguire tagli molto elaborati.

Il vetro del XII secolo conteneva impurità, come pezzetti di metallo, ed era di spessore e struttura superficiale irregolare. Queste imperfezioni, insieme ai cambiamenti prodotti dal passare degli anni e dalle condizioni atmosferiche, creano dei giochi di luce che hanno reso le vetrate di questo periodo insuperabili per splendore.

L’artista medievale lavorava prevalentemente coi rossi e i blu; non disponeva della varietà di colori e di vetri che esiste oggi. Se desidera ottenere un effetto realistico, l’artigiano moderno può scegliere un vetro increspato per fare un laghetto, un vetro screziato blu e bianco per il cielo o un vetro marrone granulato per un tronco d’albero.

Non più solo per le chiese

In anni recenti il vetro colorato è tornato di moda e non viene più usato solo per rappresentare temi religiosi nelle vetrate delle chiese. L’architettura dei nuovi edifici include finestre e lucernari in vetro colorato. Anche una Sala delle Assemblee dei Testimoni di Geova del New Jersey (USA) ha vetrate artistiche prodotte da Testimoni. Spesso i ristoranti hanno decorazioni artistiche di questo genere che creano una piacevole atmosfera. Si può scegliere tra molti disegni: paesaggi, uccelli, fiori e altri soggetti non religiosi.

In molte città, piccole e grandi, si stanno aprendo laboratori in cui vengono prodotti divisori, finestre, lampade, specchi, astucci per gioielli e molti altri oggetti decorativi e funzionali allo stesso tempo. Vi basteranno poche lezioni, che in molti casi si possono prendere in uno di questi laboratori, o anche un libro che insegni i primi rudimenti della tecnica, e potrete dedicarvi a quest’arte creativa a casa vostra.

Così la prossima volta che ammirate una vetrata o un oggetto di vetro colorato, potete pensare che si tratta di un’arte con una lunga storia, ora più popolare che mai. — Da un collaboratore.

[Nota in calce]

a Vedi La Torre di Guardia del 1º aprile 1988, pagina 19.

[Immagine a pagina 23]

L’“Albero di Iesse”, cattedrale di Chartres (Francia)

[Fonte]

Notre-Dame de Chartres, Chartres (Francia)

[Immagini a pagina 24]

Particolare di paesaggio autunnale, vetrata di Tiffany (sopra); vetrate artistiche, Sala delle Assemblee dei Testimoni di Geova, Jersey City (New Jersey, USA) (a sinistra)

[Fonte]

The Metropolitan Museum of Art, Dono di Robert W. de Forest, 1925. (25.173)

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