Il punto di vista biblico
Calamità naturali: Castighi di Dio?
NELLE Filippine, un paese ripetutamente colpito da calamità naturali, molti si sono chiesti: ‘Dio prova l’uomo con queste calamità?’ Nel 1991, dopo l’eruzione vulcanica più devastatrice di questo secolo, un giornale filippino ha pubblicato un articolo intitolato: “L’eruzione: castigo di Dio?”
Questo è il pensiero della giornalista Nelly Favis-Villafuerte, che ha scritto: “Per i cristiani che credono nella Bibbia, però, c’è solo una spiegazione: l’eruzione del Pinatubo è un castigo divino che ci rammenta ancora una volta l’esistenza di un Dio grandioso e sovrano che ha il potere supremo di intervenire negli affari e nel destino degli uomini e delle nazioni”. Questa affermazione ci spinge a chiedere:
Oggi l’Iddio Onnipotente giudica intere comunità?
Non si può negare che in passato Dio lo abbia fatto. Gli esempi riportati nelle Scritture — il Diluvio dei giorni di Noè, la distruzione di Sodoma e Gomorra e, in due occasioni, quella di Gerusalemme, la città a cui era legato il Suo gran nome — mostrano che l’Iddio Onnipotente può eseguire volutamente il giudizio su coloro che si ostinano a non seguire le sue norme. — Genesi 7:11, 17-24; 19:24, 25; 2 Cronache 36:17-21; Matteo 24:1, 2.
Ma che dire di oggi? In Matteo capitolo 24, Marco capitolo 13 e Luca capitolo 21, Cristo Gesù predisse che ci sarebbe stato un periodo di calamità mondiali. In questi capitoli diede un avvertimento profetico circa avvenimenti e condizioni propri del termine del sistema di cose, affinché le persone riflessive potessero rendersi conto che egli aveva preso a regnare invisibilmente dal cielo. Queste profezie si stanno adempiendo oggi. Va notato, però, che nel caso di ciascuno dei summenzionati giudizi, Geova Dio diede avvertimenti chiari e ripetuti prima che venisse la distruzione. (Amos 3:7) Tuttavia, nel caso delle calamità naturali del nostro tempo, gli avvertimenti vengono di solito da fonti secolari e si basano su osservazioni scientifiche.
Inoltre il discepolo Giacomo, nel capitolo 1 della sua lettera, al versetto 13, ci informa che “con i mali Dio non può essere provato né egli stesso prova alcuno”. Con l’aumento della popolazione mondiale, l’uomo è andato ad abitare vicino a molti pericoli potenziali. La ricerca di spazio in cui vivere e coltivare derrate alimentari porta a disboscare zone che in precedenza erano coperte da foreste, il che a volte aggrava certe calamità naturali provocate da eccessive precipitazioni e dal rapido deflusso superficiale delle acque piovane.
Non sarebbe quindi giusto dire che le calamità naturali sono mandate direttamente dall’Iddio Onnipotente per punire gli abitanti delle zone colpite. Anzi, è facile vedere che nei momenti difficili quelli che soffrono di più sono proprio molti innocenti, come i bambini. Tuttavia, anche se non è l’Iddio Onnipotente a causare queste calamità, forse chiediamo ancora:
Possiamo imparare qualcosa?
Sì. Per quelli che abitano nelle zone colpite si tratta di vedere se attribuiscono più importanza ai beni materiali o alla vita. Certuni, in momenti simili, hanno corso rischi inutili e messo a repentaglio la propria vita pur di salvare pochi averi. Dobbiamo ricordare ciò che disse Gesù: “Anche quando uno ha abbondanza la sua vita non dipende dalle cose che possiede”. (Luca 12:15) Le cose materiali si possono sostituire, ma nessun uomo può sostituire la propria vita. — Matteo 6:19, 20, 25-34.
Le calamità naturali portano anche certuni a riflettere su come vivono la loro vita. L’apostolo Paolo esortò i cristiani a fare attenzione al modo in cui si comportavano: “Quindi badate attentamente a come camminate, non da stolti ma da saggi, sfruttando al meglio i momenti critici, perché i giorni sono malvagi”. (Efesini 5:15, 16, Byington) Ogni prova che si affronta nella vita rammenta quanto sia importante avere una forte fede.
La terza cosa che possiamo imparare dalle calamità naturali è che abbiamo bisogno di essere più comprensivi con i nostri simili, di avere più empatia. Nella zona disastrata bisogna mostrare amorevole interesse per i compagni di sventura anziché adottare l’atteggiamento che ognuno deve arrangiarsi. Questo vale in particolare per coloro a cui è affidata la responsabilità di prendersi cura di altri. Descrivendo quelli che egli chiama “principi”, il profeta Isaia disse che sono “come un luogo per riparare dal vento e un nascondiglio dal temporale, come ruscelli d’acqua in un paese arido, come l’ombra di una gran rupe in una terra esausta”. — Isaia 32:1, 2.
Durante le calamità naturali ci sono molte occasioni per mostrare empatia e dividere con altri quello che si ha, sia a parole che con i fatti. Per esempio, l’eruzione vulcanica del Pinatubo e tutti i disastri che si sono verificati di conseguenza hanno fornito innumerevoli occasioni per aiutare coloro che sono stati costretti ad allontanarsi dalla zona disastrata. Molti non avevano neppure i mezzi per comprarsi da mangiare giorno per giorno. Così le persone hanno avuto l’opportunità di dimostrare altruismo venendo in aiuto dei propri simili. Molti, però, si chiedevano ancora:
Ci sarà un giudizio finale dell’umanità?
Sì, come mostra chiaramente la Parola di Dio. (Matteo 24:37-42; 2 Pietro 3:5-7) Prima che venga eseguito quel giudizio, si deve compiere un’opera mondiale di testimonianza, come profetizzò ulteriormente Gesù: “E in tutte le nazioni si deve prima predicare la buona notizia”. — Marco 13:10.
Ognuno di noi, pertanto, fa bene a chiedersi: ‘Cosa farò io?’ Vi incoraggiamo a prendervi il tempo per vedere ciò che la Bibbia esorta ciascuno di noi a fare per sopravvivere a quella calamità di portata mondiale.