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  • g93 22/2 pp. 10-12
  • Ispettori sanitari dei cieli

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  • Ispettori sanitari dei cieli
  • Svegliatevi! 1993
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  • Ispezione sanitaria
  • Di pattuglia nei cieli
  • Vista acuta e lavoro di gruppo
  • Il ritorno del condor
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    Ausiliario per capire la Bibbia
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    Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 1
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Altro
Svegliatevi! 1993
g93 22/2 pp. 10-12

Ispettori sanitari dei cieli

Se si chiedesse loro in quale uccello preferirebbero non imbattersi mai, molti risponderebbero l’avvoltoio.

Pochi uccelli sono stati diffamati quanto l’avvoltoio. Esso è l’uccello maledetto la cui sagoma sinistra volteggia sui morti e sui moribondi. La sua comparsa, dicono, è foriera di carneficine, devastazioni e disperazione. Ma questa è l’immagine che ci deriva dalla letteratura.

Se ci atteniamo ai fatti, bisogna dire che molti sono rimasti affascinati dal volo elegante dell’avvoltoio e dalla tenera cura che ha della prole. Hanno capito anche l’importante ruolo che ha nell’ecologia. Per loro l’avvoltoio è un uccello splendido e indispensabile.

È vero che gli avvoltoi hanno qualche caratteristica che li rende poco attraenti, a parte le loro ripugnanti abitudini alimentari. Senz’altro non vincerebbero nessun concorso di bellezza, e i loro versi sono stati descritti come disarmonici e stridenti, e definiti grida, gorgoglii o sibili. Nondimeno, questi uccelli hanno alcune qualità positive.

L’avvoltoio è un uccello che prende molto sul serio la responsabilità di allevare la prole. Ogni anno nasce un “figlio unico” che riceve le attenzioni di entrambi i genitori finché non è in grado di provvedere a se stesso. Un giovane avvoltoio indifeso appollaiato per diversi mesi in cima a qualche rupe inaccessibile ha senz’altro bisogno delle tenere cure di entrambi i genitori. Basti pensare che un giovane esemplare di condor delle Ande dev’essere nutrito per sei mesi prima di poter lasciare il nido, quando ormai ha quasi raggiunto le dimensioni dell’adulto.

Inoltre, gli avvoltoi hanno il pregio di essere straordinariamente utili. Molti uccelli sono utili all’uomo in un modo o nell’altro, ma gli avvoltoi rendono un servizio unico. Sono gli ispettori sanitari dei cieli.

Ispezione sanitaria

Eliminare ogni giorno le carogne non è proprio quello che molti definirebbero un compito piacevole, ma è un lavoro importante. L’igiene richiede la rapida rimozione dei corpi morti, che possono essere fonte di pericolose malattie infettive sia per gli uomini che per gli animali.

È qui che bisogna riconoscere l’utilità degli avvoltoi. Essi ingurgitano impunemente persino carne contaminata dal carbonchio o dal bacillo botulino, finché non rimangono che le ossa.

Alcuni avvoltoi sono specializzati persino nel mangiare ossa. Il gipeto, o avvoltoio degli agnelli, che vive nell’Eurasia e in Africa, lascia cadere le ossa da una grande altezza sulle rocce. Quando queste si frantumano, il gipeto mangia il midollo e i frammenti d’osso più piccoli.

Meno male che questi ispettori sanitari, a differenza dei loro colleghi umani, non hanno mai scioperato. Se gli avvoltoi non facessero il loro lavoro, nei paesi tropicali vedremmo spesso pianure coperte di carogne che diverrebbero focolai di malattie.

Ma seguiamo un gruppo di avvoltoi durante una tipica giornata di lavoro.

Di pattuglia nei cieli

Poco dopo l’alba questi uccelli si alzano in volo, e ciascuno d’essi ispeziona una certa zona. Per tutto il giorno questo squadrone di avvoltoi pattuglia i cieli instancabile in cerca di animali morti. Quando uno di loro finalmente avvista una carogna, scende in picchiata. Questo attira l’attenzione degli altri, che si precipitano anch’essi sulla carogna. Nel giro di qualche minuto arrivano sul posto decine di avvoltoi.

Prima di mangiare, gli avvoltoi saltellano esitanti attorno alla carogna. Nonostante la loro reputazione, sono uccelli molto diffidenti. Alla fine uno d’essi comincia a dilaniare la carogna, e a questo segnale tutto il gruppo comincia il pasto. Molti litigano, soffiano minacciosi e si spingono l’un l’altro, ricordando molto da vicino una mischia di giocatori di rugby. Di solito i più affamati, che protestano più energicamente, mangiano per primi. Se la carogna è grande, ci sarà cibo a sufficienza per tutti.

Nel giro di pochi minuti il pasto è finito e rimangono solo le ossa, e il gruppo si alza in volo per continuare la ricerca. La vita dell’avvoltoio non è facile. Possono passare due o tre giorni prima di fare un altro pasto.

Vista acuta e lavoro di gruppo

Gli avvoltoi sono mirabilmente dotati per la sorveglianza aerea. Le loro ali imponenti sono progettate alla perfezione per il volo librato, permettendo loro di volare per ore senza batterle quasi mai. Gli avvoltoi sono esperti nello sfruttare le correnti ascensionali di aria calda, così da rimanere in alto con il minimo sforzo. Dean Amadon, famoso ornitologo americano, li ha definiti una delle “più significative espressioni del volo esistenti in natura”.

Una domanda che gli ornitologi si sono posti per anni è come fanno gli avvoltoi a trovare così rapidamente le carogne.

Si è scoperto che il segreto sta in una combinazione di vista acuta e lavoro di gruppo. Si è calcolato che un avvoltoio che volteggia a un’altezza di circa 750 metri è in grado di distinguere un oggetto a terra lungo poco più di 10 centimetri. Tuttavia, anche con una vista così acuta un avvoltoio solitario avrebbe difficoltà a trovare il cibo.

È quindi essenziale il lavoro di gruppo. Si è notato che gli avvoltoi si dividono per perlustrare diverse zone. Se uno di essi scende in picchiata verso una carogna, questo segnala agli avvoltoi nelle vicinanze che c’è del cibo in vista, ed essi accorrono immediatamente. Allo stesso modo, il loro cambiamento di rotta non sfugge agli avvoltoi più lontani, che si affrettano ad arrivare anch’essi sulla scena. Questo sistema di telegrafia aerea è sorprendentemente efficiente, al punto che un osservatore può avere l’impressione che gli avvoltoi arrivino tutti quasi simultaneamente.

Purtroppo, l’efficienza e l’innegabile utilità degli avvoltoi non sono bastate a proteggerli e a garantire la loro sopravvivenza.

Il ritorno del condor

Pur essendo fra gli uccelli da preda più grandi e imponenti, in molte parti del mondo gli avvoltoi rischiano l’estinzione. Il loro cibo abituale è scomparso dalle pianure, e non di rado le carogne che trovano sono avvelenate. Anche la lentezza con cui si riproducono rende difficile alle loro popolazioni decimate di ricostituirsi.

Nondimeno, ci sono anche alcune notizie incoraggianti. Un programma di allevamento del condor della California sembra dare buoni risultati, e si spera che presto si potranno rimettere in libertà altri esemplari. E grazie all’impegno dei conservazionisti francesi, in Francia l’avvoltoio grifone si è ristabilito sul Massiccio Centrale dopo un’assenza di molti anni.

Perciò questo uccello un tempo considerato odioso è diventato un simbolo degli sforzi che gli uomini fanno per salvare le specie che essi stessi hanno messo in pericolo. Non c’è dubbio che il maestoso volo del condor sulle sierre dell’America Settentrionale e Meridionale è uno spettacolo troppo prezioso per permettere che scompaia.

Nel frattempo, in Africa e in Asia gli avvoltoi continuano umilmente a svolgere il loro compito ingrato, quello di ispettori sanitari dei cieli.

[Riquadro a pagina 12]

Avvoltoi da record

GLI avvoltoi sono tra gli uccelli più rari e più grandi del mondo. E detengono anche il primato di volo ad alta quota.

Il condor della California è una delle specie più in pericolo al mondo. Per salvarlo dall’estinzione si stanno compiendo strenui sforzi mediante un programma di allevamento che coinvolge la ventina di esemplari attualmente in cattività. Nel 1986 solo tre condor della California vivevano in libertà.

Il condor delle Ande, insieme al marabù africano, è l’uccello terrestre con la più grande apertura alare: più di tre metri. È anche il più pesante uccello da preda, potendo superare i 14 chilogrammi.

Gli avvoltoi raggiungono inoltre altitudini molto elevate. Nel 1973 un avvoltoio grifone di Ruppell (Gyps ruppelli) si scontrò con un aereo nei cieli della Costa d’Avorio (Côte d’Ivoire), nell’Africa occidentale, a un’altitudine di 11.300 metri.

[Fonte dell’immagine a pagina 10]

Foto: Per gentile concessione dello Zoo di Madrid

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