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  • g93 8/5 pp. 18-21
  • Religione e scienza: un binomio infelice

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  • Religione e scienza: un binomio infelice
  • Svegliatevi! 1993
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  • L’Europa “cristiana” perde il suo primato
  • Progresso scientifico
  • Gli arabi introducono una semplificazione in matematica
  • Si riaccende la fiaccola della scienza in Europa
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  • La scienza: L’uomo alla ricerca della verità
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  • La scienza rinasce grazie a una rivoluzione
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Svegliatevi! 1993
g93 8/5 pp. 18-21

Parte III

La scienza: L’uomo alla ricerca della verità

Religione e scienza: un binomio infelice

MILLENNI di ricerca della verità scientifica sembravano aver posto un solido fondamento per la ricerca successiva. Nulla avrebbe potuto ostacolare il progresso. Eppure, dice The Book of Popular Science, “la scienza navigò in cattive acque durante il terzo, il quarto e il quinto secolo d.C.”

A questa situazione contribuirono in maniera significativa due avvenimenti. Nel I secolo, con Gesù Cristo, era iniziata una nuova era religiosa. E qualche decennio prima, nel 31 a.E.V., con la fondazione dell’impero romano, era iniziata una nuova era politica.

A differenza dei filosofi greci che li precedettero, i romani “erano più interessati a risolvere i problemi della vita quotidiana che a ricercare una verità astratta”, dice la succitata opera di consultazione. Logicamente, quindi, “il loro contributo alla scienza pura fu molto scarso”.

I romani, però, ebbero un ruolo importante nel trasmettere la conoscenza scientifica che si era accumulata fino a quel momento. Ad esempio, Plinio il Vecchio scrisse nel I secolo un trattato scientifico chiamato Naturalis historia (Storia naturale). Pur non essendo privo di errori, esso preservò a beneficio delle generazioni successive informazioni scientifiche di vario genere che altrimenti rischiavano di andare perdute.

Per quanto riguarda la religione, a quel tempo la congregazione cristiana in rapida espansione non partecipava alla ricerca scientifica. Non che i cristiani fossero contrari alla scienza in sé e per sé, ma era chiaro che la cosa più importante per loro, come aveva insegnato Cristo stesso, era comprendere e diffondere la verità religiosa. — Matteo 6:33; 28:19, 20.

Prima della fine del I secolo, cristiani apostati avevano già cominciato ad adulterare la verità religiosa che erano stati incaricati di diffondere. In seguito questo portò alla fondazione di un cristianesimo apostata, come era stato predetto. (Atti 20:30; 2 Tessalonicesi 2:3; 1 Timoteo 4:1) Gli avvenimenti successivi indicarono che il loro rifiuto della verità religiosa fu accompagnato da un atteggiamento indifferente — e a volte addirittura antagonistico — nei confronti della verità scientifica.

L’Europa “cristiana” perde il suo primato

La World Book Encyclopedia spiega che nel Medioevo (dal V al XV secolo) “in Europa gli studiosi erano più interessati alla teologia, ovvero allo studio della religione, che allo studio della natura”. E questa “enfasi data alla salvezza anziché all’investigazione della natura”, osserva la Collier’s Encyclopedia, “fu più un ostacolo che uno stimolo per la scienza”.

Gli insegnamenti di Gesù non intendevano essere di ostacolo alla scienza. Nondimeno, il labirinto di falsi concetti religiosi della cristianità, compresa l’eccessiva importanza attribuita alla salvezza dell’anima considerata immortale, fece sì che le cose andassero in questo modo. L’istruzione era quasi sempre sotto il controllo della chiesa, e veniva impartita principalmente nei monasteri. Questo atteggiamento religioso rallentò la ricerca della verità scientifica.

Le questioni scientifiche cedettero il posto alla teologia sin dall’inizio dell’era volgare. Praticamente gli unici progressi scientifici degni di nota si ebbero nel campo della medicina. Ad esempio, il romano Aulo Celso (I secolo E.V.), scrittore di medicina soprannominato “l’Ippocrate latino”, scrisse un testo che oggi è considerato un classico della medicina. Il farmacologo greco Pedanio Dioscoride, chirurgo al seguito degli eserciti di Nerone, lasciò un notevole testo di farmacologia che fu molto usato per secoli. Galeno, un greco del II secolo, fondando la fisiologia sperimentale esercitò sulla teoria e sulla pratica della medicina un’influenza che durò per tutto il Medioevo.

Il periodo di stasi scientifica continuò anche dopo il XV secolo. È vero che in questo periodo gli scienziati europei fecero delle scoperte, ma nella maggior parte dei casi non furono scoperte originali. La rivista Time osserva: “[I cinesi] furono i primi dottori in scienze naturali al mondo. Molto prima degli europei essi sapevano usare la bussola, fabbricare carta e polvere da sparo, [e] stampare con i caratteri mobili”.

Pertanto, a motivo della generale carenza di pensiero scientifico nell’Europa “cristiana”, il primato culturale passò a popolazioni non cristiane.

Progresso scientifico

Verso il IX secolo gli scienziati arabi stavano diventando rapidamente i più progrediti in campo scientifico. Specie durante il X e l’XI secolo, mentre la cristianità segnava il passo, essi attraversarono un fruttuoso periodo aureo. Diedero validi contributi a medicina, chimica, botanica, fisica, astronomia, e soprattutto alla matematica. (Vedi il riquadro a pagina 20). Maan Z. Madina, docente di arabo alla Columbia University, dice che “la moderna trigonometria come pure l’algebra e la geometria sono in notevole misura creazioni arabe”.

Questa conoscenza scientifica era in gran parte farina del loro sacco. In parte, invece, derivava dal vasto bagaglio della filosofia greca grazie, fatto strano, all’operato di un gruppo religioso.

Relativamente presto nell’era volgare la cristianità si diffuse in Persia e in seguito in Arabia e in India. Durante il V secolo Nestorio, patriarca di Costantinopoli, fu coinvolto in una controversia che portò a uno scisma all’interno della Chiesa Orientale. Nacque così il gruppo scismatico dei nestoriani.

Nel VII secolo, quando la nuova religione islamica comparve sulla scena mondiale e iniziò la sua campagna di espansione, i nestoriani trasmisero rapidamente la loro conoscenza ai conquistatori arabi. Secondo l’Encyclopedia of Religion, “i nestoriani furono i primi a promuovere la scienza e la filosofia dei greci traducendo testi greci in siriaco e poi in arabo”. Furono anche “i primi a introdurre la medicina greca a Baghdad”. Gli scienziati arabi cominciarono a lavorare sulle cose che imparavano dai nestoriani. L’arabo soppiantò il siriaco come lingua scientifica nell’impero arabo e si dimostrò una lingua molto adatta per trattare argomenti scientifici.

Ma gli arabi, oltre a far propri i risultati ottenuti da altri, diedero anche dei contributi originali alla scienza. Quando i mori entrarono in Europa attraverso la Spagna, per rimanervi oltre 700 anni, portarono con sé una cultura musulmana illuminata. E durante le otto crociate cosiddette cristiane, combattute tra il 1096 e il 1272, i crociati rimasero colpiti dalla progredita civiltà islamica con cui vennero in contatto. Giustamente è stato scritto che tornarono con “una caterva di nuove impressioni”.

Gli arabi introducono una semplificazione in matematica

Un importante contributo che gli arabi diedero all’Europa fu l’introduzione delle cifre arabiche al posto delle lettere che si usavano per scrivere i numeri romani. In effetti non è del tutto esatto parlare di “cifre arabiche”. Probabilmente sarebbe più giusto definirle “cifre indo-arabiche”. È vero che il matematico e astronomo arabo del IX secolo al-Khwārizmī scrisse in merito a questo sistema di scrivere i numeri, ma egli l’aveva preso dai matematici indù dell’India, che l’avevano sviluppato più di mille anni prima, nel III secolo a.E.V.

Il sistema fu poco noto in Europa prima che l’insigne matematico Leonardo Fibonacci (noto anche come Leonardo Pisano) l’introducesse nel 1202 nel Liber abaci (Libro dell’abaco). Dimostrando il vantaggio di questo sistema, egli spiegava: “Le nove cifre indiane sono: 9 8 7 6 5 4 3 2 1. Con queste nove cifre e con il segno 0 . . . si può scrivere qualsiasi numero”. All’inizio l’Europa fu lenta a recepire questa novità. Ma entro la fine del Medioevo il nuovo sistema di numerazione era stato accettato, e la sua semplicità incentivò il progresso scientifico.

Se non siete convinti che le cifre indo-arabiche rappresentino una semplificazione rispetto ai numeri romani che si usavano in precedenza, provate a sottrarre LXXIX da MCMXCIII. Qualche difficoltà? Probabilmente è più facile calcolare quanto fa 1.993 meno 79.

Si riaccende la fiaccola della scienza in Europa

A partire dal XII secolo, la fiaccola della scienza che aveva brillato luminosa nel mondo musulmano cominciò ad affievolirsi. Essa però fu riaccesa in Europa da gruppi di studiosi che iniziarono a formare le antesignane delle odierne università. A metà del XII secolo vennero all’esistenza le università di Parigi e di Oxford, seguite all’inizio del XIII secolo da quella di Cambridge, e poi nel XIV secolo da quella di Praga e da quella di Heidelberg. Nel XIX secolo le università erano ormai diventate importanti centri di ricerca scientifica.

In origine queste scuole erano molto influenzate dalla religione, e la maggior parte degli studi verteva sulla teologia o si ispirava ad essa. Allo stesso tempo, però, le scuole accettavano la filosofia greca, in particolare gli scritti di Aristotele. Secondo la Encyclopedia of Religion, “il metodo della scolastica . . . per tutto il Medioevo . . . fu strutturato secondo la logica aristotelica di definizione, analisi e ragionamento nell’interpretare i testi e nel risolvere i problemi”.

Uno studioso del XIII secolo che si dedicò a conciliare conoscenza aristotelica e teologia cristiana fu Tommaso d’Aquino, che in seguito fu definito “l’Aristotele cristiano”. Su alcuni punti, però, egli si discostò da Aristotele. Tommaso d’Aquino, ad esempio, non accettava la teoria secondo cui il mondo era sempre esistito, ma era d’accordo con le Scritture nel sostenere che esso era stato creato. Attenendosi “fermamente alla credenza che il nostro è un universo ordinato che si può comprendere alla luce della ragione”, dice The Book of Popular Science, egli “diede un valido contributo allo sviluppo della scienza moderna”.

Nella maggior parte dei casi, però, gli insegnamenti di Aristotele, Tolomeo e Galeno venivano accettati come verità di fede, anche dalla chiesa. La summenzionata opera di consultazione spiega: “Nel Medioevo, quando l’interesse per l’esperimento scientifico e l’osservazione diretta era in decadenza, ciò che diceva Aristotele era legge. Spesso l’argomento con cui gli uomini di scienza dimostravano la verità delle loro osservazioni ‘scientifiche’ era: Ipse dixit (‘L’ha detto egli stesso’). In questo modo gli errori di Aristotele, soprattutto in campo fisico e astronomico, bloccarono per secoli il progresso scientifico”.

Uno che nel XIII secolo sfidò questa cieca adesione a idee precedenti fu Ruggero Bacone, un monaco di Oxford. Definito “il più grande personaggio della scienza medievale”, Bacone era pressoché il solo a sostenere che dovevano essere gli esperimenti il mezzo per imparare verità scientifiche. Si dice che già nel 1269, con molti secoli di anticipo, predisse l’avvento di automobili, aeroplani e navi a motore.

Tuttavia, nonostante la sua preveggenza e il suo brillante ingegno, Bacone aveva poca conoscenza dei fatti. Credeva fermamente nell’astrologia, nella magia e nell’alchimia. Questo dimostra che la scienza è davvero una continua ricerca della verità, sempre soggetta a revisioni.

Anche se l’investigazione scientifica sembrò assopirsi nel XIV secolo, verso la fine del XV secolo l’uomo aveva tutt’altro che abbandonato la sua ricerca della verità scientifica. Anzi, i 500 anni successivi avrebbero eclissato tutti i risultati raggiunti in precedenza. Il mondo era alle soglie di una rivoluzione scientifica. E come ogni rivoluzione, anche questa avrebbe avuto i suoi eroi, i suoi furfanti, e soprattutto le sue vittime. Per saperne di più, leggete nel prossimo numero la Parte IV della serie “La scienza: L’uomo alla ricerca della verità”.

[Riquadro a pagina 20]

L’età d’oro della scienza araba

Al-Khwārizmī (VIII-IX secolo), matematico e astronomo arabo, nato in quello che oggi è l’Iraq; noto per aver dato origine al termine “algebra”, dall’arabo al-giabr “unione di parti rotte”.

Abū Mūsā Jābir ibn Ḥayyān (Geber) (VIII-IX secolo), alchimista; soprannominato ‘padre della chimica araba’.

Al-Battānī (IX-X secolo), astronomo e matematico; perfezionò i calcoli astronomici di Tolomeo, determinando così con maggiore accuratezza dati come la lunghezza dell’anno e delle stagioni.

Ar-Rāzī (Rhazes) (IX-X secolo), uno dei più noti medici di origine persiana; fu il primo a distinguere il vaiolo dal morbillo e a classificare tutte le sostanze in animali, vegetali e minerali.

Abū ‘Alī al-Ḥasan ibn al-Haytham (Alhazen) di Bassora (X-XI secolo), matematico e fisico; diede significativi contributi teorici all’ottica, compresi i fenomeni di rifrazione, riflessione, visione binoculare e rifrazione atmosferica; fu il primo a spiegare correttamente la visione come effetto della luce che giunge all’occhio dagli oggetti.

Omar Khayyám (XI-XII secolo), famoso matematico, fisico, astronomo, medico e filosofo persiano; in Occidente è conosciuto soprattutto per le sue poesie.

[Immagini a pagina 18]

Aristotele (in alto) e Platone (in basso) ebbero una grande influenza sul pensiero scientifico nel corso dei secoli

[Fonti]

Museo Archeologico Nazionale, Atene

Musei Capitolini, Roma

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