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  • g94 22/3 pp. 12-15
  • Come aiutare chi ha l’AIDS

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  • Come aiutare chi ha l’AIDS
  • Svegliatevi! 1994
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  • Dio ama gli afflitti
  • Chi viene colpito dal virus dell’AIDS?
  • Le conoscenze attuali
  • Come vi comporterete?
  • Anche le vittime dell’AIDS possono fare la loro parte
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Altro
Svegliatevi! 1994
g94 22/3 pp. 12-15

Come aiutare chi ha l’AIDS

“PORTE chiuse a un ecclesiastico affetto da AIDS”, titolava il New York Times. L’articolo raccontava il caso di un ministro battista la cui moglie e i cui due figli avevano contratto il virus dell’AIDS attraverso una trasfusione di sangue somministrata alla moglie nel 1982 (i figli erano stati contagiati nel grembo materno). In seguito, a motivo della malattia lui e la sua famiglia furono scoraggiati dal frequentare varie chiese battiste. Deluso, l’uomo smise di tentare e abbandonò il ministero.

La frustrazione di quest’uomo di fronte al comportamento della sua chiesa fa sorgere diverse domande: Dio si interessa degli ammalati, compresi quelli che hanno l’AIDS? In che modo costoro possono essere aiutati? Quali precauzioni vanno prese nel provvedere conforto cristiano a chi è malato di AIDS?

Dio ama gli afflitti

La Bibbia indica che l’Iddio Onnipotente ha molta comprensione per chi soffre. Quando era sulla terra, anche Gesù mostrò sincera compassione per i malati. E Dio gli concesse il potere di guarire le persone da tutti i loro mali, come narra la Bibbia: “Grandi folle gli si avvicinarono, conducendo con sé zoppi, storpi, ciechi, muti e molti altri, e li gettarono praticamente ai suoi piedi, ed egli li guarì”. — Matteo 15:30.

Naturalmente, oggi Dio non ha dato a nessuno sulla terra il potere di guarire miracolosamente le persone come faceva Gesù. Ma la profezia biblica indica che presto, nel nuovo mondo di Dio, “nessun residente dirà: ‘Sono malato’”. (Isaia 33:24) La Bibbia promette: “[Dio] asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e la morte non ci sarà più, né ci sarà più cordoglio né grido né dolore”. (Rivelazione [Apocalisse] 21:4) Nel suo grande amore per gli esseri umani, Dio ha disposto un rimedio permanente per tutte le malattie, AIDS inclusa.

Salmo 22:24 dice di Dio: “Egli non ha né disprezzato né abominato l’afflizione dell’afflitto; e non ha nascosto da lui la sua faccia, e quando gridò a lui per invocare soccorso, udì”. Dio è pronto ad amare quelli che sinceramente invocano il suo aiuto.

Chi viene colpito dal virus dell’AIDS?

L’AIDS è una malattia legata soprattutto al comportamento. Molti che ne sono affetti, pensando al loro passato, sono d’accordo con Salmo 107:17, che dice: “Quelli che erano stolti, a causa della via della loro trasgressione e a causa dei loro errori, infine si procurarono afflizione”.

Quando una persona trascura le norme della Bibbia e si abbandona ad intimità sessuali al di fuori della disposizione divina del matrimonio, il rischio di contrarre l’AIDS o di contagiare altri diventa molto reale. Inoltre, i tossicodipendenti che si scambiano le siringhe possono contrarre l’AIDS e diffonderne il virus. In più, molti hanno contratto l’AIDS mediante trasfusioni di sangue proveniente da donatori infetti.

Tragicamente, però, moltissime persone innocenti vengono contagiate dal virus dell’AIDS, e in diversi modi. Ad esempio, molti coniugi fedeli vengono contagiati senza averne nessuna colpa avendo rapporti sessuali con il coniuge infetto. Inoltre, specie in alcune zone, un’allarmante percentuale di bambini contrae il virus dell’AIDS dalla madre infetta: i neonati con l’AIDS sono una delle più tragiche categorie di vittime. In più, operatori sanitari e altri sono stati contagiati a motivo di incidenti occorsi nel manipolare sangue contaminato.

In qualunque modo si contragga l’AIDS, le Scritture indicano chiaramente che Dio non è responsabile della trasmissione di questa malattia mortale. Anche se oggi la maggior parte dei malati di AIDS ha contratto la malattia a motivo delle proprie scelte di comportamento e ha contagiato altri mediante azioni che non sono in armonia con le norme della Bibbia, le percentuali stanno cambiando, e sono in aumento le vittime innocenti, come bambini e coniugi fedeli.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che ora in tutto il mondo le donne vengono colpite dall’AIDS più o meno con la stessa frequenza degli uomini e che entro il 2000 la maggioranza delle nuove infezioni avverrà tra le donne. Secondo gli operatori sanitari in Africa, lì nell’80 per cento dei casi l’AIDS “viene trasmessa attraverso rapporti eterosessuali, e in quasi tutti gli altri casi viene trasmessa dalla madre al bambino durante la gravidanza o il parto”.

Tuttavia, anche se Dio si oppone a qualsiasi trasgressione delle sue leggi, comprese le violazioni che provocano tali sofferenze, egli è pronto a tendere la sua mano misericordiosa a tutti quelli che soffrono per questo motivo. Anche coloro che hanno contratto l’AIDS attraverso azioni sbagliate possono beneficiare della misericordia di Dio pentendosi e cessando di fare ciò che è male. — Isaia 1:18; 1 Corinti 6:9-11.

Le conoscenze attuali

L’AIDS è un problema sanitario di portata mondiale. Gli scienziati assicurano che “l’HIV non è un virus che si può trasmettere facilmente”, ma questo non è di gran conforto per i milioni di persone che ne sono già state contagiate e per gli innumerevoli milioni che verranno contagiate nei prossimi anni. I fatti mostrano che questo virus si sta diffondendo in tutta la terra.

Riassumendo i più comuni modi di trasmissione, una pubblicazione autorevole afferma: “Praticamente tutte le infezioni da HIV avvengono per via sessuale o tramite contatto con sangue infetto”. In armonia con le conclusioni a cui è giunta la maggior parte dei medici, un articolo afferma: “Perché avvenga il contagio ci dev’essere l’introduzione di un liquido organico (quasi sempre sangue o sperma) proveniente da una persona infetta nel corpo di una persona non infetta”.

Ad ogni modo, le espressioni “praticamente tutte” e “quasi sempre” indicano che possono esserci eccezioni. Perciò anche se la stragrande maggioranza dei modi di trasmissione dell’AIDS sono oggi noti al personale medico, in una piccolissima percentuale di casi il meccanismo di trasmissione del virus può essere sconosciuto. Pertanto, potrebbe esserci ancora bisogno di cautela.

Come vi comporterete?

In tutto il mondo dai 12 ai 14 milioni di persone sono già infettate dal virus dell’AIDS. E secondo le stime, molti altri milioni di persone saranno contagiate entro la fine del secolo. Perciò è probabile che siate già stati, o che vi possiate trovare presto, in compagnia di chi ha questa malattia. Ad esempio, in tutte le grandi città si hanno ogni giorno contatti casuali con queste persone sul luogo di lavoro, nei ristoranti, al cinema, allo stadio, sugli autobus, nella metropolitana, sugli aerei e sui treni, nonché in altri luoghi pubblici.

Perciò è sempre più probabile che i cristiani incontrino, e siano spinti ad aiutare, malati di AIDS che desiderano studiare la Bibbia, frequentare le adunanze cristiane e fare progresso fino a dedicarsi a Dio. Come dovrebbero reagire i cristiani a questi bisogni dei malati di AIDS? Esistono precauzioni che si potrebbero prendere per il bene della persona malata e dei componenti della congregazione cristiana?

Attualmente è convinzione generale che l’AIDS non si trasmetta attraverso i normali contatti quotidiani. Sembra quindi ragionevole concludere che non c’è bisogno di avere indebitamente paura di stare insieme a chi ha l’AIDS. E visto che i malati di AIDS hanno il sistema immunitario drasticamente indebolito, dovremmo fare attenzione ad evitare che essi contraggano comuni infezioni virali di cui noi potremmo essere portatori. Queste comuni malattie potrebbero danneggiarli notevolmente.

Vista la natura potenzialmente letale dell’AIDS, è saggio tenere a mente alcune ragionevoli precauzioni quando si sta in compagnia di un malato di AIDS o lo si accoglie nella congregazione cristiana. In primo luogo, anche se non va fatto nessun annuncio pubblico, vorremo informare della situazione un anziano della congregazione, così che egli sia pronto a rispondere in maniera benevola e appropriata a chiunque faccia domande in merito.

Visto che il virus si può trasmettere attraverso il sangue infetto, può essere ragionevole che le congregazioni adottino le cosiddette precauzioni universali nel pulire bagni e macchie di liquido, specialmente se ci sono tracce di sangue. “Precauzioni universali” è un termine usato dai medici per descrivere una serie di regole in base alle quali qualsiasi traccia di sangue, proveniente da qualsiasi persona, viene considerata contaminata e potenzialmente pericolosa e quindi va trattata in maniera appropriata. Essendo la Sala del Regno un locale pubblico, potrebbe essere saggio avere a disposizione, tra il materiale per le pulizie, una scatola di guanti di lattice o di vinile così da poter pulire in condizioni di sicurezza qualora fosse necessario. In genere per pulire le macchie di sangue si raccomanda di usare candeggina (ipoclorito di sodio) diluita in 10 parti d’acqua.

In tutti i rapporti con gli altri, comprese le vittime dell’AIDS, i cristiani hanno il comando di seguire l’esempio di Gesù. La compassione che egli ebbe per chi era afflitto ma ugualmente desiderava in tutta sincerità piacere a Dio è degna di essere imitata. (Confronta Matteo 9:35-38; Marco 1:40, 41). Tuttavia, visto che attualmente non esiste nessuna cura per l’AIDS, è appropriato che un cristiano adotti ragionevoli precauzioni mentre aiuta in modo compassionevole chi ne è colpito. — Proverbi 14:15.

Anche le vittime dell’AIDS possono fare la loro parte

Il malato di AIDS giudizioso si rende conto che gli altri hanno molta paura di questa malattia. Pertanto, per rispetto verso la sensibilità di coloro che vogliono essere d’aiuto, sarebbe meglio che chi ha l’AIDS non prendesse l’iniziativa nelle manifestazioni di affetto in pubblico, ad esempio con abbracci e baci. Anche se le probabilità che la malattia si trasmetta attraverso questi gesti sono minime o nulle, con questa limitazione la vittima indicherà che ha considerazione per gli altri, e questi saranno spinti ad avere analoga considerazione per lei.a

Rendendosi conto che molti hanno paura dell’ignoto, chi ha l’AIDS non dovrebbe essere pronto a offendersi se non viene subito invitato nelle case private o se sembra che un genitore proibisca a un bambino di stare a stretto contatto con lui. E se uno studio di libro di congregazione si tiene nella Sala del Regno dei testimoni di Geova, potrebbe essere saggio che chi ha l’AIDS scelga di frequentare quello studio anziché uno che si tiene in una casa privata, a meno che non abbia parlato della sua situazione con il padrone di casa.

I portatori di AIDS dovrebbero anche preoccuparsi coscienziosamente degli altri quando, ad esempio, hanno una tosse catarrosa e sanno di essere affetti da tubercolosi. In tal caso vorranno applicare le opportune norme igieniche per quanto riguarda l’isolamento.

Un altro modo in cui una persona innocente potrebbe venire contagiata è sposando qualcuno che a sua insaputa ospita il virus dell’AIDS. In queste circostanze può essere particolarmente necessario esercitare cautela se uno o entrambi i possibili coniugi, prima di acquistare accurata conoscenza della Parola di Dio, hanno avuto rapporti sessuali con diverse persone o hanno usato siringhe per drogarsi. Visto che sono sempre più numerose le persone infette da HIV che sono asintomatiche (ovvero non presentano ancora sintomi esterni), non sarebbe sbagliato che un individuo o i suoi genitori chiedessero al possibile coniuge, prima del fidanzamento o del matrimonio, di sottoporsi a un esame del sangue per accertare l’eventuale presenza del virus dell’AIDS. Vista la natura devastante e letale di questa malattia, una persona che intende sposarsi non si dovrebbe offendere se gli viene fatta questa richiesta.

Nel caso che il test risultasse positivo, non sarebbe appropriato che la persona infetta esercitasse pressioni sul possibile coniuge per continuare il corteggiamento o il fidanzamento qualora questi ora desiderasse interrompere la relazione. E sarebbe saggio che chiunque in passato ha avuto dei comportamenti a rischio, ha avuto rapporti sessuali con più partner o si è iniettato qualche droga scegliesse volontariamente di sottoporsi al test di sieropositività prima di iniziare a corteggiare qualcuno. In questo modo si potrebbe evitare di ferire i sentimenti altrui.

Così, in qualità di cristiani vogliamo agire con compassione e non evitare chi ha l’AIDS, pur riconoscendo che le posizioni personali su questo argomento così delicato possono variare. (Galati 6:5) Non tutti i risvolti di una malattia come l’AIDS sono noti, per cui molti possono avere qualche esitazione nell’affrontare le situazioni che si presentano. Un punto di vista equilibrato sarebbe quello di continuare ad accogliere le vittime dell’AIDS nella congregazione cristiana e di mostrare loro amore e calore, prendendo al tempo stesso ragionevoli precauzioni per proteggere dalla malattia noi stessi e la nostra famiglia.

[Nota in calce]

a Cosa dovrebbe fare una persona che sa di avere l’AIDS quando desidera diventare testimone di Geova e battezzarsi? Per rispetto verso la sensibilità altrui, potrebbe essere saggio che chieda di essere battezzata privatamente, sebbene non esista nessuna prova che l’AIDS sia stata trasmessa nelle piscine. Anche se molti cristiani del I secolo furono battezzati in grandi riunioni pubbliche, altri furono battezzati in maniera più riservata a motivo di circostanze diverse. (Atti 2:38-41; 8:34-38; 9:17, 18) Un’altra possibilità sarebbe quella di battezzare per ultimo il candidato con l’AIDS.

[Riquadro a pagina 13]

Provai tanta compassione per lei

Un giorno mentre ero nel ministero pubblico avvicinai una ragazza che avrà avuto 20 anni. I suoi grandi occhi scuri erano pieni di tristezza. Cercando di iniziare una conversazione sul Regno di Dio, le offrii uno dei volantini che avevo in mano. Senza esitazione scelse Conforto per chi è depresso. Guardò il volantino, poi guardò me e mi disse con voce spenta: “Mia sorella è appena morta di AIDS”. Prima che io finissi di farle le mie condoglianze disse: “Anch’io sto morendo di AIDS, e ho due bambini piccoli”.

Provai tanta compassione per lei e le lessi dalla Bibbia quale futuro Dio ha promesso al genere umano. Lei sbottò dicendo: “Perché Dio dovrebbe interessarsi di me adesso, quando io non mi sono mai interessata di lui?” Le dissi che studiando la Bibbia avrebbe capito che Dio accoglie tutti coloro che si pentono sinceramente e ripongono fiducia in lui e nel sacrificio di riscatto di suo Figlio. Lei rispose: “So chi è lei. Lei viene dalla Sala del Regno che c’è in questa via: ma una persona come me sarebbe benvenuta nella vostra Sala del Regno?” Le assicurai di sì.

Quando alla fine se ne andò, tenendo stretto il libro La Bibbia: Parola di Dio o dell’uomo? e il volantino, pensai fra me e me: ‘Speriamo che trovi il conforto che solo Dio può dare’.

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