Uno sguardo al mondo
Non è più “miope”
Dopo diversi imbarazzanti fallimenti sembra che la NASA, l’ente spaziale americano, abbia trasformato un fiasco in un trionfo. Il telescopio spaziale Hubble, che la NASA aveva messo in orbita nel 1990, aveva un difetto nello specchio principale che non gli permetteva la corretta messa a fuoco. Nel dicembre 1993, però, alcuni astronauti compiendo escursioni nello spazio hanno lavorato 30 ore per installare un’apparecchiatura ottica in grado di correggere la “miopia” del telescopio e per sostituire strumenti obsoleti. Con quale risultato? La rivista New Scientist afferma: “Sotto certi aspetti lo Hubble funziona meglio di come inizialmente previsto”. Secondo la rivista Newsweek, “ora la risoluzione dello Hubble è talmente alta che potrebbe scorgere una lucciola a 14.000 chilometri di distanza”. Dopo aver visto alcune immagini ottenute dal telescopio riparato, Duccio Macchetto, dell’ESA (l’ente spaziale europeo), avrebbe esclamato: “Posso dire solo: Fantastico!”
Scolari prepotenti in Australia
In Australia, secondo il quotidiano The Australian, gli scolari ricorrono alla violenza in più tenera età. In questo paese il 20 per cento dei bambini dicono di non sentirsi sicuri a scuola; 1 bambino su 7 subisce regolarmente le prepotenze dei compagni. Secondo i ricercatori, i bambini aggressivi tendono ad avere scarsi risultati scolastici e a non avere stima di sé. I risultati indicano che film, videocassette e altri mezzi di comunicazione che propinano scene di violenza influiscono decisamente sui bambini. I maschi sono i più violenti, mentre le femmine e il personale scolastico sono le vittime più frequenti. Persino gli insegnanti subiscono le prepotenze degli alunni, e molti ora sono riluttanti a intervenire nel caso di studenti molesti per timore di ritorsioni. Un’organizzazione di insegnanti ha chiesto di dotare di ricetrasmittenti gli insegnanti che, durante l’intervallo del pranzo, fanno giri di controllo nel cortile della scuola.
Caffeina e gravidanza
Nel 1980 l’FDA, l’ente americano che si occupa degli alimenti e dei farmaci, raccomandò alle donne incinte di limitare il consumo di caffeina, sostanza presente in caffè, tè, cacao e bibite a base di cola. Tale raccomandazione venne fatta principalmente sulla base di esperimenti condotti su animali. Da allora, però, studi effettuati su donne incinte hanno dimostrato in maniera più evidente che bisogna far uso di caffeina con cautela. Un’autorevole rivista medica (The Journal of the American Medical Association) affermava di recente che il 75 per cento delle donne incinte consuma caffeina, anche se la maggior parte degli studi ha dimostrato che assumere più di 300 milligrammi di caffeina al giorno (circa tre tazzine di caffè) può danneggiare il feto. Uno studio più recente, però, fa pensare che anche dosi più basse di caffeina — 163 milligrammi al giorno — possano aumentare in alcune donne il rischio di aborto spontaneo. Gli autori dello studio osservano: “Una raccomandazione ragionevole sarebbe quella di ridurre durante la gravidanza il consumo di bevande contenenti caffeina”.
Contamina il corpo, contamina l’ambiente
Forse non sorprende sapere che ogni anno negli Stati Uniti circa 3.020 persone muoiono per uso di cocaina; è risaputo, infatti, che questa droga contamina il corpo. Ma di recente la rivista National Geographic spiegava che anche per produrla si inquinano gravemente fiumi e ruscelli delle foreste pluviali di Bolivia, Perú e Colombia. Vi si legge: “Secondo la DEA, l’ente antidroga americano, nel 1992 in tutto il mondo le autorità hanno sequestrato quasi 300 tonnellate di cocaina. Per preparare tale quantità, che è solo una piccola parte della produzione totale, ci sono voluti 106 milioni di litri di cherosene, 4.200.000 litri di solventi, 1.100.000 litri di acido solforico, 70.000 litri di acido cloridrico e 14.000 litri di ammoniaca. Buona parte di queste sostanze viene scaricata nei sistemi fluviali, distruggendo la vita acquatica e inquinando l’acqua potabile e quella destinata all’irrigazione”.
Diffusione dei disturbi mentali
All’inizio del 1994 il New York Times ha scritto: “Quasi un americano su due — il 48 per cento — ha avuto qualche disturbo mentale nel corso della vita”. Un sociologo, che ha studiato oltre 8.000 uomini e donne facendo colloqui diagnostici con ognuno di loro, ha riscontrato che il disturbo più diffuso era la depressione grave; ne aveva sofferto il 17 per cento delle persone. Il 14 per cento era stato dipendente dall’alcool. Il Times faceva notare che una delle sorprese dello studio era che il 12 per cento delle donne aveva sofferto di stress postraumatico, dovuto nella metà dei casi al fatto che “erano state violentate o avevano subìto molestie sessuali”. Di tutti coloro che avevano sofferto di malattie psichiche, solo un quarto si era rivolto a specialisti. Il dott. Ronald C. Kessler, il sociologo che ha condotto lo studio, avrebbe detto: “Il brutto è che c’è molta più gente che soffre di malattie psichiche di quanto pensassimo. Il bello è che guariscono molte più persone — la maggioranza senza ricorrere al medico — di quanto si immagini”.
Rischi chirurgici connessi con l’alcool
I pazienti che bevono più di cinque bevande alcoliche al giorno sono tre volte più soggetti ad avere complicazioni postoperatorie dei pazienti che bevono di meno, secondo Finn Hardt, primario danese di chirurgia. Come riferiva recentemente il periodico dell’Associazione Medica danese, l’abuso di alcool ha un effetto tossico praticamente su tutto l’organismo; accresce la predisposizione alle emorragie oltre a causare problemi cardiaci e polmonari. Queste condizioni di solito spingono i medici a prescrivere degenze ospedaliere più lunghe e più trasfusioni di sangue. Coloro che bevono ogni giorno notevoli quantità di alcool rischiano anche di indebolire il sistema immunitario, aumentando così il pericolo di infezioni. Gli esami hanno dimostrato, comunque, che dopo varie settimane di astinenza, il sistema immunitario si rafforza notevolmente. Il dott. Hardt raccomanda quindi che prima di qualsiasi intervento i pazienti si astengano dall’alcool per alcune settimane.
I bambini e la guerra
Negli scorsi dieci anni circa un milione e mezzo di bambini sono morti in guerra, secondo lo State of the World’s Children 1994, un rapporto dell’UNICEF (Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia). Altri quattro milioni hanno subìto mutilazioni, sono rimasti menomati, sono diventati ciechi o hanno riportato lesioni cerebrali. Secondo le stime il numero dei bambini profughi si aggira almeno sui cinque milioni. Alcuni sono stati perfino arruolati negli eserciti. In molti paesi dei bambini sono stati torturati e costretti ad assistere o a partecipare ad atrocità. In una zona lo stupro delle bambine è diventato un’“arma bellica a cui si fa ricorso in modo sistematico”. Il rapporto dice: “Pare giusto concludere che non c’è mai stata una parvenza di civiltà così sottile”.
Battaglia persa contro le locuste
“L’ONU sta perdendo la guerra contro le locuste”, ha scritto la rivista New Scientist al principio del 1994. Secondo un recente convegno di esperti di agraria tenuto nei Paesi Bassi, la battaglia, ingaggiata dalle Nazioni Unite contro le locuste alla fine degli anni’80, e costata 400 milioni di dollari, ha dato scarsi risultati. Ciò che ha veramente posto fine alla piaga è stato un vento imprevisto che ha spinto gli insetti in mare. Le locuste si riproducono e poi si levano in volo quando occasionalmente cade la pioggia sul deserto facendo comparire chiazze di vegetazione. La FAO (Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura), un organismo delle Nazioni Unite, cerca di uccidere le locuste prima che si levino in volo facendo assegnamento su fotografie da satellite delle chiazze verdi del deserto. Il problema è che in queste foto le chiazze più piccole non si vedono. A terra, guerre locali e mancanza di fondi impediscono spesso di raggiungere con gli insetticidi anche i luoghi di riproduzione conosciuti.
Gli astronomi vivono a lungo
Gli astronomi vivono più a lungo delle altre persone? La rivista tedesca di scienze naturali Naturwissenschaftliche Rundschau pubblica un servizio sui risultati di uno studio sulla longevità delle persone nate fra il 1715 e il 1825. In quel periodo 67 uomini che erano diventati astronomi all’età di 25 anni ebbero in media una vita di 71 anni e 6 mesi. Circa metà di questi uomini erano tedeschi, eppure i maschi tedeschi di 25 anni in quel periodo potevano aspettarsi di vivere in media solo 60 anni e 7 mesi. Perché gli astronomi vissero più a lungo? “È possibile che l’alta aspettativa di vita degli astronomi sia legata in qualche modo alla quiete e alla tranquillità in cui svolgono il loro lavoro”, scrive la rivista. Oppure, dice, “forse il semplice fatto di essere a contatto con i miracoli dell’universo, e di esserne totalmente assorbiti, potrebbe avere un effetto positivo sulla salute”.
Il linguaggio dei burocrati
In Italia il linguaggio tecnico e burocratico di molti documenti ufficiali è così difficile da comprendere che la pubblica amministrazione italiana ritiene vada semplificato. A detta di Sabino Cassese, ministro della Funzione Pubblica, “questa è un’amministrazione che non è più in contatto con i cittadini, che non parla più la loro lingua”. (La Repubblica, 24 dicembre 1993) Invece del “burocratese”, linguaggio pieno di espressioni fuori dell’uso comune, adesso negli uffici pubblici si dovrà cominciare a parlare italiano. L’innovazione è stata annunciata con la presentazione del “Codice di stile delle comunicazioni scritte ad uso delle pubbliche amministrazioni”, un vocabolario di 7.050 parole base di facile comprensione. Questo vocabolario mira ad eliminare i molteplici termini antiquati e difficili che spesso rendono incomprensibili al cittadino medio leggi, moduli, circolari e avvisi.