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  • g94 8/10 pp. 8-10
  • L’Inquisizione in Messico: Come avvenne?

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  • L’Inquisizione in Messico: Come avvenne?
  • Svegliatevi! 1994
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • La “conversione” della popolazione locale
  • L’Inquisizione contro le popolazioni indigene
  • L’Inquisizione contro gli stranieri
  • Istituito il “Sant’Uffizio”
  • Del tutto contraria al cristianesimo
  • L’Inquisizione spagnola: Perché?
    Svegliatevi! 1987
  • Processo e condanna di un “eretico”
    Svegliatevi! 1997
  • La spaventosa Inquisizione
    Svegliatevi! 1986
  • Come fu possibile?
    Svegliatevi! 1986
Altro
Svegliatevi! 1994
g94 8/10 pp. 8-10

L’Inquisizione in Messico: Come avvenne?

IMMAGINATE di trovarvi davanti a un tribunale religioso che vuole costringervi a credere in ciò che insegna la sua religione. Non sapete chi vi sta accusando o di che cosa siete accusati. Anziché dirvelo vi costringono a spiegare perché siete stati arrestati, quale credete che sia l’accusa contro di voi e chi è l’accusatore.

State attenti a come rispondete: potreste confessare qualcosa di cui non siete stati accusati e peggiorare la vostra situazione! Potreste anche coinvolgere persone che non avevano niente a che fare con l’accusa mossa contro di voi.

Se non confessate potrebbero torturarvi versandovi in gola un’enorme quantità d’acqua. Oppure potrebbero legarvi braccia e gambe sempre più strette su un tavolo da tortura fino a che il dolore non diventa atroce. I vostri beni sono già stati confiscati dal tribunale, e quasi sicuramente non li riavrete mai più. Tutto avviene in segreto. Se venite giudicati colpevoli, potete essere mandati in esilio o anche bruciati vivi.

Oggi, nel XX secolo, forse vi è difficile concepire un’azione religiosa orribile come questa. Ma qualche secolo fa, in Messico, avvenivano simili atrocità.

La “conversione” della popolazione locale

Quando nel XVI secolo gli spagnoli conquistarono quello che oggi è il Messico, ebbe luogo anche una conquista religiosa. La conversione delle popolazioni indigene fu poco più che una sostituzione di tradizioni e di riti, dal momento che pochi sacerdoti cattolici si preoccuparono di insegnare la Bibbia. Essi non si curarono di imparare la lingua delle popolazioni locali né di insegnare loro il latino, la lingua in cui era disponibile la dottrina religiosa.

Alcuni ritenevano che gli indios dovessero ricevere un’istruzione religiosa completa. Altri, invece, la pensavano come Frate Domingo de Betanzos, il quale, secondo ciò che Richard E. Greenleaf scrive nel libro Zumárraga and the Mexican Inquisition (Zumárraga e l’Inquisizione messicana), “credeva che all’indio non si dovesse insegnare il latino perché altrimenti avrebbe capito quanto era ignorante il clero”.

L’Inquisizione contro le popolazioni indigene

Se una persona nata in Messico non abbracciava la nuova religione era considerata un idolatra e veniva perseguitata ferocemente. Ad esempio, un uomo ricevette pubblicamente cento frustate per aver adorato i suoi idoli pagani, che aveva seppellito sotto un idolo della cristianità in modo da fingere di compiere un atto di culto “cristiano”.

Invece Don Carlos Ometochtzin, cacicco (capo indiano) di Texcoco e nipote di Netzahualcoyotl, re degli aztechi, criticò verbalmente la chiesa. Greenleaf afferma che “Don Carlos aveva offeso in modo particolare la Chiesa perché aveva predicato agli indios circa la dissipatezza dei frati”.

Quando Frate Juan de Zumárraga, allora inquisitore, lo venne a sapere, fece arrestare Don Carlos. Accusato di essere un “eretico dogmatizzante”, Don Carlos fu messo al rogo il 30 novembre 1539. Molti altri indios furono accusati di stregoneria e puniti.

L’Inquisizione contro gli stranieri

Gli stranieri che vivevano in Messico e si rifiutavano di accettare la religione cattolica venivano accusati di essere eretici, luterani o giudaizzanti. La famiglia portoghese dei Carvajal ne fu un esempio. Accusati di praticare la religione ebraica, furono quasi tutti torturati dall’Inquisizione. La seguente sentenza pronunciata contro una componente di questa famiglia fa capire l’orrore: “La suddetta Doña Mariana de Carvajal [io] condanno . . . al supplizio della garrotta [uno strumento per strangolare] fino a che non muoia naturalmente, e poi ad essere bruciata in un fuoco divampante fino a che non diventi cenere e di lei non rimanga nemmeno il ricordo”. Questo è esattamente quello che accadde.

Ogni volta che uno straniero minacciava il potere del clero veniva processato. Un uomo di nome Don Guillén Lombardo de Guzman fu accusato di voler liberare il Messico. Tuttavia il Sant’Uffizio lo arrestò e lo processò accusandolo di essere un astrologo e un eretico appartenente a una setta calvinista. Durante la prigionia quest’uomo impazzì. Alla fine fu bruciato vivo il 6 novembre 1659.

Il libro Inquisición y Crímenes (Inquisizione e crimini), di Don Artemio de Valle-Arizpe, così descrive quella circostanza: “Legarono i colpevoli, fissandoli al palo con un collare di ferro che passava attorno alla gola. . . . I sacri roghi della fede cominciarono a bruciare in un turbine rosso e nero. Don Guillén . . . improvvisamente si accasciò e il collare che lo teneva per il collo lo strangolò, dopo di che il suo corpo scomparve nell’orrendo bagliore delle fiamme. Egli lasciò questa vita dopo diciassette anni di lente e continue sofferenze nelle fosche carceri del Sant’Uffizio. A poco a poco i roghi cominciarono ad estinguersi, le fiamme rosso cardinale si smorzarono, e quando si spensero non rimase che un mucchio di tizzoni che riluceva nella notte”.

Istituito il “Sant’Uffizio”

Come abbiamo già visto, molti messicani indigeni e nati all’estero furono puniti, e alcuni furono messi a morte per aver criticato o per non aver accettato la nuova religione. Questo portò a un’inquisizione promossa dai frati e in seguito dai vescovi. Tuttavia, il primo Grande Inquisitore in Messico, Don Pedro Moya de Contreras, arrivò dalla Spagna nel 1571 per istituire ufficialmente in quella nazione il Tribunale del Sant’Uffizio dell’Inquisizione. Questo tribunale cessò di funzionare nel 1820. Perciò, dal 1539 in poi, per circa trecento anni chi non condivideva le credenze cattoliche fu oggetto di vessazioni, torture e morte.

Quando qualcuno veniva accusato, lo si torturava fino a che non confessava. Il tribunale pretendeva che costui rinunciasse alle sue pratiche anticattoliche e accettasse le dottrine della chiesa. L’accusato veniva rimesso in libertà solo se dimostrava la propria innocenza, se la sua colpevolezza non poteva essere dimostrata, oppure se confessava e si pentiva. In quest’ultimo caso veniva letta pubblicamente la sua dichiarazione secondo cui egli aborriva la sua trasgressione e prometteva di riparare a quanto aveva fatto. Ad ogni modo, perdeva i suoi beni e doveva pagare una forte multa. Se veniva trovato colpevole, era consegnato alle autorità secolari perché fosse punito. In tal caso generalmente finiva sul rogo, dove veniva bruciato vivo o subito dopo essere stato ucciso.

L’esecuzione pubblica delle sentenze avveniva con un grande autodafé. In tutta la città si faceva una proclamazione pubblica per informare tutti del giorno e del luogo in cui radunarsi. Quel giorno i condannati uscivano dalle carceri del Tribunale del Sant’Uffizio con indosso un sambenito (una specie di mantello senza maniche), una candela tra le mani, una corda al collo e una coroza (un cappello a forma di cono) in testa. Dopo la lettura dei crimini commessi contro la fede cattolica, veniva letta per ciascuna vittima la punizione a cui era stata condannata.

In questo modo molti furono condannati e puniti in nome della religione. La crudeltà e l’intolleranza del clero erano evidenti alle folle che osservavano le vittime morire sul rogo.

Del tutto contraria al cristianesimo

Cristo Gesù incaricò i suoi discepoli di convertire le persone al vero cristianesimo. Egli comandò: “Andate dunque e fate discepoli di persone di tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello spirito santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandato”. — Matteo 28:19, 20.

Ma Gesù non indicò mai che si dovessero convertire le persone con la forza. Al contrario, disse: “Dovunque qualcuno non vi riceva o non ascolti le vostre parole, uscendo da quella casa o da quella città scuotete la polvere dai vostri piedi”. (Matteo 10:14) Il giudizio finale di queste persone è lasciato all’Iddio Onnipotente, Geova, senza nessun intervento fisico da parte dei cristiani.

È quindi chiaro che ogni volta che in qualche parte del mondo c’è stata un’Inquisizione, questa è stata condotta in maniera del tutto contraria ai princìpi cristiani.

Il clima di tolleranza religiosa che oggi prevale in Messico permette di scegliere liberamente come adorare Dio. Ma i secoli della cosiddetta Santa Inquisizione continuano ad essere un capitolo funesto della storia della Chiesa Cattolica in Messico.

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