Ciò che abbiamo imparato da Andrew
ERO in macchina diretto al lavoro e riflettevo con gioia e orgoglio su quanto era accaduto negli ultimi giorni. Ero appena diventato padre di un maschietto, il mio secondo figlio. Quel giorno mia moglie Betty Jane e il nostro piccolo Andrew sarebbero venuti a casa dall’ospedale.
Ma prima che venissero dimessi, mia moglie mi telefonò. Sembrava preoccupata. Mi precipitai all’ospedale. Fui accolto da un “Qualcosa non va!” Ci sedemmo vicini, in attesa che il medico tornasse con la pediatra.
Le prime parole della pediatra furono sconvolgenti. Disse: “Siamo quasi sicuri che vostro figlio è affetto dalla sindrome di Down”. Spiegò che il bambino sarebbe stato probabilmente affetto da ritardo mentale. Non afferrai quasi nient’altro della sua spiegazione. La mia mente era bloccata, non percepiva più nessun suono, ma le immagini continuavano ad arrivare al cervello.
La pediatra prese in braccio Andrew e ci fece notare una delle cose che l’avevano indotta a pensare che qualcosa non andava. La testa del bambino ciondolava mollemente. Questa assenza di tono muscolare era uno dei segni caratteristici dei neonati affetti dalla sindrome di Down. Nel corso di un altro colloquio con la pediatra facemmo le numerose domande che si affollavano alla nostra mente man mano che riacquistavamo la facoltà di comprendere. Fino a che punto sarebbe stato disabile? Cosa potevamo aspettarci? Quanto avremmo potuto insegnargli? Quanto sarebbe stato in grado di imparare? Spiegò che le risposte a molte delle nostre domande sarebbero dipese dall’ambiente in cui sarebbe vissuto nonché dalle sue capacità innate.
Negli oltre 20 anni trascorsi da allora abbiamo cercato di dare ad Andrew l’amore e l’affetto che merita e di insegnargli tutto quello che abbiamo potuto. Ma, guardando indietro, ora ci rendiamo conto che, oltre a dare, abbiamo anche ricevuto.
Buoni consigli
Prima che avessimo il tempo di adattarci alla presenza di Andrew, amici amorevoli ci diedero dei consigli che erano il frutto delle loro stesse penose esperienze. Erano benintenzionati, ma com’era prevedibile, non tutti i consigli si rivelarono saggi o utili. Dopo anni di tentativi, comunque, dai loro consigli abbiamo ricavato due perle di saggezza.
Alcuni cercarono di consolarci dicendo che Andrew non era veramente ritardato. Ma poi un vecchio amico ci mise in guardia: “Non rifiutatevi di accettare le cose come stanno! Prima accettate le sue limitazioni, prima rivedrete le vostre aspettative e comincerete a sforzarvi di aiutarlo così com’è”.
Questa si è rivelata una delle più importanti lezioni che abbiamo imparato nel far fronte all’avversità. È impossibile stare meglio finché non si accetta la realtà. Anche se spesso è istintivo rifiutarsi di accettare la realtà, più si continua a negarla più tardi si comincia ad affrontare i problemi e a darsi da fare tenendo conto dei limiti che derivano dagli ‘avvenimenti imprevisti che capitano a tutti gli uomini’. — Ecclesiaste 9:11.
Nel corso degli anni, quando abbiamo conosciuto genitori i cui figli non riuscivano a seguire il normale programma scolastico o seguivano classi di ricupero, spesso ci siamo chiesti quanti di questi bambini potessero essere ritardati o in qualche modo disabili. Può darsi che alcuni di loro fossero portatori di “handicap invisibili”, che sembrassero, cioè, bambini normali, non avendo a differenza di Andrew nessuna anomalia fisica evidente? Chi è affetto dalla sindrome di Down si riconosce facilmente. Ma altri tipi di handicap non sono palesi. Quanti genitori si aggrappano ad aspettative irrealistiche e si rifiutano di accettare le limitazioni dei loro figli, con il risultato che tutti sono esasperati? — Confronta Colossesi 3:21.
Il secondo consiglio di cui abbiamo riscontrato personalmente la validità è questo: In ultima analisi sarete VOI a determinare come la maggioranza delle persone tratterà vostro figlio. Il modo in cui lo trattate voi sarà probabilmente il modo in cui lo tratteranno anche gli altri.
L’atteggiamento delle persone nei confronti dei portatori di handicap è cambiato molto negli ultimi decenni. Molti di questi cambiamenti, però, sono dovuti ad alcuni disabili stessi, ai loro parenti e ad altri esperti e non. Molti genitori hanno coraggiosamente ignorato il consiglio di mettere i figli in un istituto e, in effetti, hanno fatto cambiare idea sul modo di trattare i bambini disabili. Cinquant’anni fa la maggioranza dei testi di medicina sulla sindrome di Down si basava su dati raccolti presso istituti. Oggi le aspettative sono state completamente modificate, spesso perché i genitori e altri hanno tentato nuove strade.
Abbiamo imparato a essere più compassionevoli
È strano che sia così facile ingannarsi e pensare di essere sinceramente compassionevoli. Ma finché non siamo coinvolti in prima persona, spesso comprendiamo solo in modo superficiale molti problemi.
Andrew ci ha costretto a riconoscere che in genere le persone svantaggiate non possono far nulla per cambiare la loro situazione. Infatti abbiamo dovuto rispondere alla domanda: Qual è veramente il mio atteggiamento verso i deboli, quelli che sono lenti a capire e le persone di età avanzata?
Spesso in luoghi pubblici ci è capitato che degli estranei, osservando che accettavamo Andrew senza vergognarci come un componente della nostra famiglia a tutti gli effetti, si sono avvicinati e ci hanno confidato le loro pene segrete. Era come se la presenza di Andrew assicurasse loro che potevamo capire i loro problemi.
La forza dell’amore
La lezione di gran lunga più importante che Andrew ci ha insegnato è che l’amore non è semplicemente una funzione dell’intelletto. Lasciate che vi spieghi. Uno dei princìpi fondamentali della nostra adorazione come testimoni di Geova è che il vero cristianesimo trascende le divisioni e i pregiudizi razziali, sociali e politici. Credendo in questo principio, sapevamo che Andrew sarebbe stato accettato dai nostri fratelli e dalle nostre sorelle spirituali. Ignorando il consiglio degli specialisti i quali dicevano che non era realistico aspettarsi che Andrew rimanesse rispettosamente seduto durante le riunioni per l’adorazione, da quando è nato lo abbiamo portato con noi alle adunanze e anche di casa in casa nell’attività di predicazione. Come ci aspettavamo, la congregazione lo tratta con benignità e compassione.
Ma alcuni vanno oltre. Nutrono per lui un affetto speciale. Pare che Andrew abbia la capacità di avvertire questo fatto nonostante la sua ridotta intelligenza. Con queste persone vince facilmente la sua naturale timidezza e alla fine delle adunanze va dritto verso di loro. Abbiamo notato più volte la sua istintiva capacità di riuscire, anche in mezzo alla folla, a scorgere quelli che nutrono speciale affetto per lui.
Lo stesso vale per il modo in cui dimostra amore. Andrew è molto gentile con i bambini, i vecchi e gli animali. A volte quando si avvicina senza esitare a qualche bambino che non conosciamo, restiamo nelle vicinanze, pronti a venire in aiuto del bambino se Andrew facesse involontariamente un gioco troppo pesante. Eppure quante volte ci siamo vergognati delle nostre paure vedendo che toccava il bambino con la delicatezza di una madre!
Lezioni che abbiamo imparato
Poiché tutti i bambini down si assomigliano nell’aspetto, ci aspettavamo che avessero tutti una personalità simile. Invece abbiamo scoperto presto che somigliano alla loro famiglia più di quanto non si somiglino fra loro. Ognuno ha la propria personalità.
Andrew, come molti altri ragazzi, non ama il duro lavoro. Ma abbiamo riscontrato che se si ha la pazienza e la perseveranza di mostrargli tante volte come fare una cosa, questa diventa un’abitudine e non gli sembra più un lavoro. Le faccende che deve sbrigare in casa sono diventate abituali e considera lavoro solo quelle extra.
Ripensando alle lezioni che abbiamo imparato in questi anni, emerge un interessante paradosso. Praticamente tutti i princìpi che abbiamo appreso allevando Andrew sono validi anche nei rapporti con gli altri figli e con le persone in generale.
Per esempio, chi di noi non è sensibile all’amore sincero? Se foste paragonati a qualcuno con capacità o esperienza molto superiori alle vostre, non lo trovereste ingiusto e frustrante? Infine, non è forse capitato a molti di noi di considerare tollerabili o perfino soddisfacenti lavori che in origine erano sgradevoli, quando ci siamo imposti di portarli a termine?
Come creature umane dalla vista corta abbiamo versato molte lacrime per Andrew, ma abbiamo avuto anche molte gioie, piccole e grandi. E riscontriamo di essere cresciuti, grazie ad Andrew, in campi che non hanno niente a che vedere con lui. Abbiamo imparato che qualsiasi esperienza nella vita, per quanto dura sia, può renderci persone migliori anziché persone amareggiate.
C’è qualcos’altro di molto importante per noi. Proviamo molta gioia pregustando il grandioso momento in cui vedremo annullare l’handicap di Andrew. La Bibbia promette che presto, nel giusto nuovo mondo di Dio, tutti i ciechi, i sordi, gli zoppi e i muti saranno riportati a una condizione di salute radiosa. (Isaia 35:5, 6; Matteo 15:30, 31) Immaginate la gioia che tutti proveranno allora vedendo con i propri occhi la guarigione della mente e del corpo allorché l’umanità svilupperà appieno le sue capacità! (Salmo 37:11, 29) — Da un collaboratore.
[Riquadro a pagina 12]
Gradi di handicap
Alcuni esperti suddividono le persone affette dalla sindrome di Down in tre categorie. (1) Educabili (Moderata): quelli che possono ottenere notevoli risultati negli studi. In questa categoria ci sono alcuni che sono diventati attori o anche assistenti universitari. Alcuni sono riusciti a vivere per conto proprio con un minimo di sorveglianza. (2) Addestrabili (Leggera): quelli che sono in grado di imparare certi mestieri. Mentre si può insegnare loro ad avere una ragionevole cura di sé, hanno bisogno di maggiore sorveglianza. (3) Gravi: il gruppo di quelli che sono in grado di svolgere meno funzioni, che hanno bisogno di molta sorveglianza.
Che dire di Andrew? Ora sappiamo che rientra nella categoria definita “Addestrabili”.