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  • Vulcani: Sono un pericolo per voi?

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  • Vulcani: Sono un pericolo per voi?
  • Svegliatevi! 1996
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  • Dove si trovano i vulcani attivi?
  • Quali sono i pericoli?
  • Si può ridurre al minimo il pericolo?
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Svegliatevi! 1996
g96 8/5 pp. 15-19

Vulcani: Sono un pericolo per voi?

I VULCANI in eruzione, che emettono cenere ardente e colate di lava incandescente, costituiscono alcune delle manifestazioni più spettacolari dell’energia naturale della terra. Anche se non avete assistito di persona a un avvenimento del genere, forse avete provato il piacere di fare il bagno in sorgenti vulcaniche calde o avete gustato i prodotti del suolo fertile composto di cenere vulcanica. Alcuni usufruiscono persino di energia geotermica in casa propria.

Ma recentemente molti che vivevano vicino a vulcani attivi sono stati testimoni di morte e distruzione causate da eruzioni. Dopo la violenta esplosione del Mount St. Helens nella parte sud-occidentale dello stato di Washington (USA) il 18 maggio 1980, varie zone del mondo sono state sottoposte a un fuoco apparentemente continuo di eruzioni vulcaniche letali. La perdita di vite umane in questo periodo ha superato il totale registrato nei sette decenni precedenti, e i danni alla proprietà sono ammontati a centinaia di miliardi di lire. Si è sfiorato il disastro quando la cenere vulcanica sospesa nell’aria ha fatto perdere potenza ad aerei, che sono stati costretti a fare atterraggi di fortuna.

Le più micidiali sono state le eruzioni e le successive colate di fango del Pinatubo, nelle Filippine, in cui sono andate distrutte decine di migliaia di case, e del Nevado del Ruiz, in Colombia, in cui sono morte più di 22.000 persone. Altri disastri si possono ancora verificare. I vulcanologi Robert Tilling e Peter Lipman, di un centro di ricerche geologiche (U.S. Geological Survey), affermano che “entro il 2000 è probabile che la popolazione in pericolo per eruzioni vulcaniche salga almeno a 500 milioni di unità”.

Perciò forse ritenete saggio chiedervi: ‘Vivo vicino a un vulcano attivo o potenzialmente attivo? Quali sono le eruzioni più pericolose, e possono provocare disastri d’altro genere ancora più distruttivi? Se vivo in una zona vulcanica pericolosa, cosa posso fare per ridurre al minimo il pericolo?’

Dove si trovano i vulcani attivi?

Forse rimarreste sorpresi se veniste a sapere che vivete vicino a un vulcano quiescente e che inevitabilmente ne risentireste qualora dovesse riprendere la sua attività. Negli ultimi decenni i vulcanologi sono riusciti non solo a identificare i vulcani attivi e quelli quiescenti, ma anche a capire perché i vulcani si trovano in certe zone.

Osservate la cartina (a pagina 17) che indica l’ubicazione di oltre 500 vulcani considerati attivi. Vivete nelle vicinanze di uno di questi? Altrove geyser, fumarole e sorgenti calde tradiscono la presenza di vulcani quiescenti; anche per questi è possibile una futura attività. Più di metà dei vulcani attivi si trovano attorno al Pacifico e formano il cosiddetto “anello di fuoco”. Alcuni di questi vulcani si trovano su continenti, come nella Catena delle Cascate nel Nordamerica e nelle Ande nel Sudamerica, mentre altri formano catene di isole nell’oceano, come le Aleutine, il Giappone, le Filippine e l’Indonesia meridionale. Vulcani sono presenti anche nell’area mediterranea.

Gli scienziati hanno stabilito che i vulcani si formano lungo i margini di enormi placche di crosta terrestre, o zolle tettoniche, in movimento, specie dove una zolla oceanica si infila sotto una zolla continentale. Questo processo si chiama subduzione. Il calore generato da questo processo produce magma (materiale roccioso allo stato fuso) che sale in superficie. Inoltre improvvisi movimenti tra le zolle causano forti terremoti in molte delle stesse zone in cui si verificano eruzioni vulcaniche.

Si possono formare vulcani anche dove le zolle oceaniche si allontanano. Molte di queste eruzioni avvengono sul fondo marino e sono invisibili all’uomo. Comunque, se vivete in Islanda, vi trovate sopra la dorsale di Reykjanes che si congiunge con la grande dorsale medio-atlantica, dove le zolle che includono Nordamerica e Sudamerica si allontanano da quelle che includono Europa e Africa. In qualche altro caso, isolati punti caldi sotto le zolle tettoniche hanno prodotto grandi vulcani nelle Hawaii e sul continente africano.

Quali sono i pericoli?

La pericolosità di un vulcano dipende dalla storia recente della sua attività, che include la magnitudo delle eruzioni e i rischi connessi. Il pericolo si valuta in proporzione alla densità della popolazione che vive in una zona a rischio e alla sua preparazione. Prima, esaminiamo i pericoli.

Generalmente le eruzioni esplosive più pericolose sono prodotte da magma ricco di silicati. Questo tipo di magma viscoso può ostruire temporaneamente il vulcano finché l’accumulo di gas crea una pressione sufficiente a causare un’esplosione. Il magma ricco di silicati si solidifica in rocce di colore chiaro ed è comune nei vulcani situati lungo i margini delle zolle. Esplosioni possono essere provocate anche dalle emissioni gassose che si hanno quando il magma che sale incontra l’acqua. La cenere rovente prodotta da eruzioni esplosive può essere mortale: nel 1902 tre vulcani nella regione caribica nell’America Centrale uccisero più di 36.000 persone nel giro di sei mesi.

Viceversa i punti caldi sottomarini e i vulcani formatisi in seguito all’allontanamento delle zolle oceaniche, e molti altri, sono in gran parte composti di basalto scuro, che è povero di silicati ma ricco di ferro e magnesio. Il magma basaltico è fluido e in genere produce eruzioni poco o per niente esplosive e anche emissioni lente di lava che si possono evitare con relativa facilità. Queste eruzioni però possono durare a lungo: il Kilauea nell’isola di Hawaii erutta in continuazione dal gennaio 1983. Anche se causano estesi danni alla proprietà, raramente queste eruzioni provocano morti o feriti.

Alcune eruzioni depositano su un fianco del vulcano ingenti quantità di ceneri, che possono provocare smottamenti o, quando sono miste a una gran quantità di neve, ghiaccio o acqua, formare una densa melma che in poco tempo può sommergere vallate. Queste colate di fango (dette anche lahar, dal termine indonesiano per lava) possono percorrere molti chilometri anche quando le eruzioni sono cessate da tempo.

Di proporzioni particolarmente rilevanti, ma storicamente rari, sono gli tsunami, gigantesche onde oceaniche provocate da un’eruzione sottomarina o da uno smottamento lungo il fianco di un vulcano che sta crescendo. Queste potenti ondate possono viaggiare a velocità di centinaia di chilometri all’ora. Benché siano molto bassi in mare aperto e non costituiscano un vero pericolo per le navi di passaggio, gli tsunami aumentano rapidamente in altezza vicino a terra. Queste ondate superano i tetti delle case e di molti edifici. Nel 1883, quando esplose il Krakatoa, 36.000 persone persero la vita per gli tsunami che flagellarono le coste di Giava e Sumatra.

Altri fenomeni vulcanici che possono danneggiare o causare la morte includono la caduta di ceneri e lapilli, le onde d’urto atmosferiche prodotte da eruzioni esplosive, le esalazioni tossiche, la pioggia acida e i terremoti. Con decine di vulcani ad alto rischio individuati in tutto il mondo e una miriade di pericoli potenziali, una seria valutazione della pericolosità dei vulcani è senz’altro un compito complesso e impegnativo.

Si può ridurre al minimo il pericolo?

Con l’aumento della popolazione mondiale, sempre più persone vivono in zone vulcaniche potenzialmente pericolose. Per questa ragione, e anche per il recente aumento dell’attività vulcanica in tutto il mondo, i vulcanologi hanno intensificato gli sforzi per attenuare la pericolosità dei vulcani. In alcuni casi previsioni e predizioni di eruzioni hanno avuto successo e sono state salvate delle vite. In base a che cosa si fanno simili predizioni?

Le eruzioni di solito sono precedute da terremoti nel vulcano stesso o nei suoi condotti sotterranei, indicanti che il magma è in movimento verso l’alto. Man mano che il magma si accumula alla sommità del vulcano, la pressione aumenta. Avvengono emissioni di gas e l’acqua freatica può aumentare di temperatura e di acidità. Inoltre prima di una grossa eruzione possono avvenire eruzioni minori. Tutte queste attività possono essere controllate.

Molto prima di un’eruzione, i geologi possono farsi un’idea dei pericoli potenziali esaminando le formazioni rocciose. Molte volte le caratteristiche dei movimenti vulcanici e dei pericoli secondari si ripetono, o le eruzioni sono simili a quelle di altri vulcani già studiati. Sulla base di questi dati, per molti vulcani sono state elaborate cartine che indicano le zone di maggior pericolo.

Il segreto per salvare delle vite include dunque la valutazione della pericolosità e il monitoraggio del vulcano da parte dei vulcanologi, come pure il preavviso di un incombente disastro da parte delle autorità locali. A differenza dei terremoti, ancora in gran parte imprevedibili, molti vulcani attivi possono essere controllati con notevole precisione in modo da poter evacuare la popolazione in pericolo prima di una catastrofe. È indispensabile allontanarsi dalla zona di pericolo, perché le strutture di fabbricazione umana in genere offrono poca o nessuna protezione contro la furia e il calore delle eruzioni e delle esplosioni vulcaniche e la forza distruttiva di smottamenti, colate di fango e tsunami.

Per quanto si facciano lodevoli sforzi per ridurre la mortalità causata dalle eruzioni vulcaniche e dalle loro conseguenze, l’uomo non è in grado di predire con precisione le eruzioni e la relativa attività catastrofica in modo da assicurare una totale incolumità dai pericoli legati ai vulcani. Persino alcuni che controllano i vulcani sono rimasti uccisi, perché sorpresi da un’eruzione inaspettata. Comunque, se vivete vicino a un vulcano potenzialmente attivo, dovreste prestare ascolto a qualsiasi avvertimento dato dalle autorità locali. Così facendo aumenterete notevolmente le probabilità di sopravvivere a un disastro causato da un vulcano. — Da un astrogeologo.

[Riquadro a pagina 18]

Previsioni delle eruzioni vulcaniche dallo spazio?

Immaginate di misurare i movimenti esterni dei vulcani con un’approssimazione di un centimetro sfruttando satelliti distanti 20.000 chilometri dalla terra, che viaggiano nientemeno che a cinque chilometri al secondo! Questo è stato reso possibile dal Sistema di Posizionamento Globale (GPS), consistente in una serie di satelliti che vanno ad aggiungersi a radioriceventi dislocate strategicamente sulla terra. Per ciascuna misurazione si rileva con esattezza la posizione di almeno quattro satelliti. Il tempo si misura con orologi atomici, che sono estremamente precisi. Queste misurazioni, possibili quasi in ogni situazione meteorologica, hanno parecchi vantaggi rispetto ai metodi di indagine da terra. I rilevamenti del GPS possono migliorare notevolmente le previsioni delle eruzioni vulcaniche, che possono essere precedute da anni di espansione del vulcano. Questa tecnologia è già stata impiegata per vulcani in Giappone, Islanda, Italia e Stati Uniti.

[Cartina a pagina 17]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

I vulcani attivi e le zolle tettoniche

Vulcani attivi

Margini delle zolle

Qui sopra sono rappresentati alcuni degli oltre 500 vulcani attivi

[Fonte]

Mountain High Maps™ copyright © 1993 Digital Wisdom, Inc.

[Immagine a pagina 16]

Eruzione di ceneri dell’Unzen (Giappone) che cala su una zona residenziale

[Fonte]

Orion Press-Sipa Press

[Immagine a pagina 16]

Mount St. Helens in eruzione

[Fonte]

USGS, David A. Johnston, Cascades Volcano Observatory

[Immagine a pagina 16]

Di recente, in Sicilia, l’Etna ha eruttato lava per 15 mesi

[Fonte]

Jacques Durieux/Sipa Press

[Immagine a pagina 17]

Il Kilauea, nelle Hawaii, ha ingrandito l’isola di circa 200 ettari

[Fonte]

©Soames Summerhays/Photo Researchers

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