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  • Libertà di parola in casa: Una bomba a orologeria?

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  • Libertà di parola in casa: Una bomba a orologeria?
  • Svegliatevi! 1996
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Svegliatevi! 1996
g96 22/7 pp. 9-11

Libertà di parola in casa: Una bomba a orologeria?

QUANDO una persona grida falsamente “Al fuoco!” in un teatro affollato e nella ressa che si crea qualcuno muore calpestato, chi ha dato il falso allarme non deve forse essere considerato responsabile degli incidenti e delle vittime che ci sono stati? Quando qualcuno afferma: “Non sono d’accordo con quello che dite, ma difenderò il vostro diritto di dirlo”, significa questo che avete carta bianca per dire pubblicamente qualsiasi cosa vi piaccia, senza tener conto delle conseguenze delle vostre parole? C’è chi pensa di sì.

In Francia, ad esempio, quando certi gruppi rap hanno incoraggiato ad uccidere i poliziotti e alcuni poliziotti sono stati uccisi da persone che avevano ascoltato quella musica, quei gruppi rap avrebbero dovuto essere ritenuti responsabili di aver incitato alla violenza? O bisogna difenderli appellandosi a una carta dei diritti? Quando emittenti radiotelevisive e reti telematiche mettono alla portata dei ragazzini immagini di violenza raccapricciante e di pornografia sfacciata e alcuni ragazzini, cercando di imitare quelle scene, si fanno male e fanno del male ad altri, la responsabilità è anche di chi provvede tale materiale?

Secondo la rivista U.S.News & World Report, uno studio condotto dall’Associazione degli Psicologi Americani “stima che il bambino medio, guardando la TV per 27 ore la settimana, da quando ha 3 anni a quando ne ha 12 assista a 8.000 omicidi e a 100.000 atti di violenza”. È giusto che i genitori passino sopra a tutto questo sostenendo che influisca ben poco sui loro figli? Oppure vi può essere implicato “un pericolo chiaro e presente”? È qui che bisogna tracciare una linea di confine o porre un limite alla libertà di parola?

Nel corso di uno studio condotto da alcuni psicologi di un’università, a un gruppo di bambini di quattro anni sono stati mostrati regolarmente cartoni animati di supereroi sempre pronti a menare le mani e a un altro gruppo sono stati mostrati cartoni animati “tranquilli”: i bambini del primo gruppo tendevano maggiormente a dare colpi e a lanciare oggetti dopo aver guardato i cartoni animati. E gli effetti della violenza in TV non svaniscono dopo l’infanzia. Un altro studio universitario che nel 1960 ha preso 650 bambini e li ha seguiti fino al 1995 osservando i programmi che guardavano abitualmente e la condotta che avevano, ha riscontrato che chi da piccolo guardava i programmi televisivi più violenti manifestava, una volta diventato adulto, il comportamento più aggressivo, ad esempio maltrattando il coniuge e guidando in stato di ebbrezza.

Alcuni bambini forse non ammetteranno che la TV e i film hanno certi effetti su di loro, ma altri lo ammettono. Nel 1995 un gruppo californiano di sostegno chiamato Children Now ha intervistato 750 bambini e ragazzi di età compresa fra i 10 e i 16 anni. Secondo lo studio, sei intervistati su dieci hanno detto che il sesso in TV induce i ragazzi ad avere rapporti sessuali prematuramente.

Alcuni possono dire che non è possibile che i bambini prendano per buona la violenza televisiva e cinematografica, e che tutti quei film dell’orrore non hanno alcun effetto su di loro. “In tal caso”, osservava un quotidiano britannico, “perché mai in una scuola degli Stati Uniti centrali si è dovuto dire a migliaia di bambini che nelle fognature locali non c’era nessuna tartaruga ninja? Perché i piccoli fan delle tartarughe ninja si erano infilati nelle fognature per cercarle, ecco perché”.

Oggi c’è aspra polemica su quella che alcuni considerano una sottile distinzione tra la libertà di parola e la violenza provocata in molti luoghi degli Stati Uniti da discorsi antiabortisti. Gli antiabortisti accusano pubblicamente i medici e il personale delle cliniche in cui si praticano aborti, dicendo che sono assassini e che non meritano di vivere. Alcuni estremisti incitano ad ucciderli. Qualcuno li pedina per prendere il loro numero di targa, e vengono fatti circolare i loro nomi e indirizzi. Il risultato è che diversi medici e dipendenti di cliniche si sono buscati delle pallottole, e alcuni ci hanno rimesso la pelle.

“Qui non si tratta di libertà di parola”, ha esclamato il presidente di un’organizzazione che si occupa di pianificazione familiare (Planned Parenthood Federation of America). “È come gridare ‘Al fuoco!’ in un teatro affollato. Noi abbiamo un teatro affollato; basta pensare all’ondata di omicidi che abbiamo avuto negli ultimi anni nelle cliniche”. Chi incoraggia questi atti violenti sostiene di non far altro che esercitare un diritto garantito dal Primo Emendamento della Costituzione americana: la libertà di parola. E così si va avanti. Le battaglie su questo diritto continueranno a dividere l’opinione pubblica, e i tribunali dovranno pronunciarsi sulla questione, purtroppo senza accontentare tutti.

Cosa possono fare i genitori

Per i figli la casa dovrebbe essere un rifugio, non un luogo in cui rischiano di diventare facile preda di chi vuole sfruttarli e abusare di loro o dove chi ha una personalità tranquilla può essere indotto a reagire con violenti scatti d’ira. “Può darsi che vi sentiate sicuri che vostro figlio non diventerà mai violento pur sorbendosi ogni giorno una dose di violenza alla TV”, ha detto un docente universitario americano rivolgendosi ai genitori, “ma non potete essere sicuri che vostro figlio non sarà ucciso o mutilato dal figlio di qualcun altro, che è cresciuto sorbendosi scene simili”. Dopo ciò ha esortato: “Limitare l’esposizione dei bambini alla violenza televisiva dovrebbe diventare uno degli obiettivi dell’assistenza sanitaria, come lo sono i seggiolini di sicurezza in automobile, i caschi per la bici, le vaccinazioni e una buona alimentazione”.

Se non permettereste a un estraneo di entrare in casa vostra a dire parolacce e a parlare ai vostri figli in maniera oscena di sesso e di violenza, allora non permettete che lo facciano la radio e la televisione. Sappiate quando spegnerla o quando cambiare canale. Sappiate cosa guardano i vostri figli, sia alla TV che sullo schermo del computer, anche nell’intimità della loro camera. Se sanno cavarsela bene con il computer e hanno accesso a reti telematiche, potreste rimanere scioccati scoprendo di che cosa si nutrono ogni sera. Se non approvate quello che guardano, proibiteglielo spiegando il perché. Non moriranno se avranno qualche restrizione.

Infine, insegnate ai vostri figli a vivere secondo santi princìpi e non secondo le abitudini di questo sistema di cose malvagio, con i suoi discorsi e i suoi atteggiamenti osceni e violenti. (Proverbi 22:6; Efesini 6:4) L’apostolo Paolo diede ai cristiani un utile consiglio che tutti dovremmo mettere in pratica: “La fornicazione e l’impurità di ogni sorta o l’avidità non siano neppure menzionate fra voi, come si conviene a persone sante; né condotta vergognosa né parlar stolto né scherzi osceni, cose che non si addicono, ma piuttosto il rendimento di grazie”. — Efesini 5:3, 4.

[Immagini a pagina 10]

Alcuni programmi televisivi possono indurre a commettere reati o immoralità

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