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  • g97 8/1 pp. 3-4
  • “Lo scempio della natura”

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  • “Lo scempio della natura”
  • Svegliatevi! 1997
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • Un pianeta avvelenato
  • “Siamo noi stessi la causa dei nostri problemi”
  • Dio ci promette che il nostro pianeta sopravvivrà
    Svegliatevi! 2023
  • Introduzione
    Svegliatevi! 2023
  • Il nostro fragile pianeta: Che futuro lo attende?
    Svegliatevi! 1996
  • Le foreste hanno un futuro?
    Svegliatevi! 1990
Altro
Svegliatevi! 1997
g97 8/1 pp. 3-4

“Lo scempio della natura”

DAL CORRISPONDENTE DI SVEGLIATEVI! IN IRLANDA

L’AVIDITÀ sta minacciando la vostra dimora. Sta mettendo in pericolo la capacità della terra di provvedere il cibo e il riparo di cui tutti abbiamo bisogno per sopravvivere. Sicuramente sapete già che l’avidità sta rovinando la terra, ma ecco alcuni dati che ce lo ricordano.

Un pianeta avvelenato

Già nel 1962 Rachel Carson, nel suo libro Primavera silenziosa, avvertiva che pesticidi e rifiuti tossici stavano avvelenando il pianeta. Un libro afferma: “L’uomo stava contaminando il proprio ambiente e rovinando le risorse di cui ha bisogno, facendo così presagire l’estinzione della specie”. (The Naked Savage) L’avidità spinge ancora gli uomini ad avvelenare il pianeta. “Cercando di realizzare i massimi profitti nel più breve tempo possibile”, afferma il libro World Hunger: Twelve Myths (Fame nel mondo: Dodici idee errate), “i grossi coltivatori sono disposti a sfruttare eccessivamente suolo e acqua e a usare agenti chimici a dismisura senza preoccuparsi se in questo modo erodono il suolo, esauriscono le falde freatiche e avvelenano l’ambiente”.

Anziché proteggere le preziosissime foreste pluviali del mondo — così importanti per la sopravvivenza della terra — l’uomo le distrugge più in fretta che mai. “Fra cinquant’anni le foreste tropicali viventi”, dicono gli scrittori di Far From Paradise—The Story of Man’s Impact on the Environment (Lontani dal paradiso: La storia dell’impatto dell’uomo sull’ambiente), pubblicato in inglese nel 1986, “saranno praticamente scomparse se il loro sfruttamento continuerà al ritmo attuale”.

Pescatori senza scrupoli usano dinamite e sostanze chimiche velenose per catturare i pesci attorno alle scogliere coralline, che sono state definite “l’equivalente marino delle foreste pluviali tropicali” a motivo dell’abbondanza di forme viventi che ospitano. Questi metodi di pesca brutali, insieme allo sconsiderato inquinamento chimico, hanno “danneggiato gravemente” buona parte dei coralli viventi. — The Toronto Star.

“Siamo noi stessi la causa dei nostri problemi”

Sir Shridath Ramphal, che dal 1991 al 1993 è stato presidente dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura e delle risorse naturali (IUCN), definisce questo uso sconsiderato delle risorse del pianeta “lo scempio della natura”. La situazione è grave? Facendo un esempio, Ramphal scrive: “Quasi tutti i fiumi dell’India sono poco più che fognature a cielo aperto che trasportano rifiuti non trattati dalle aree urbane e rurali al mare”. La sua conclusione? “Siamo noi stessi la causa dei nostri problemi”.

L’avidità ha dominato la storia per secoli, ma oggi la minaccia per la sopravvivenza del pianeta è più grave. Come mai? Perché oggi la capacità distruttiva dell’uomo è enormemente maggiore. “Solo da cinquant’anni a questa parte”, dice il già citato libro Far From Paradise, “abbiamo i mezzi chimici e meccanici per distruggere effettivamente altre forme di vita sul pianeta. . . . L’Homo sapiens, come l’uomo ha la presunzione di chiamarsi, ha un potere quasi assoluto e non esercita più nessun freno”. Di recente l’organizzazione ambientalista Greenpeace ha fatto questa vigorosa denuncia: “L’Uomo moderno ha trasformato il Paradiso [terrestre] in una discarica di rifiuti . . . e ora, come un bambino irragionevole, è . . . a un passo . . . dalla completa distruzione di quest’oasi di vita”.

Ma l’avidità non mette in pericolo solo le prospettive a lungo termine del pianeta. Mette in pericolo l’attuale felicità e sicurezza vostra e della vostra famiglia. In che senso? Notate cosa dice il prossimo articolo.

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