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  • g97 22/7 pp. 21-23
  • È vero che i tamburi africani “parlano”?

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  • È vero che i tamburi africani “parlano”?
  • Svegliatevi! 1997
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  • Il linguaggio dei tamburi
  • “Parlare” con i tam-tam
  • I tamburi che parlano meglio di tutti
  • I tamburi parlanti degli yoruba
    Svegliatevi! 1980
  • Tamburi parlanti
    Svegliatevi! 1971
  • “Il tamburo dalle mille facce”
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    Svegliatevi! 1988
Altro
Svegliatevi! 1997
g97 22/7 pp. 21-23

È vero che i tamburi africani “parlano”?

Dal corrispondente di Svegliatevi! in Nigeria

DURANTE il viaggio che compì nel 1876-77 sul fiume Congo, l’esploratore Henry Stanley non ebbe molte occasioni per riflettere sui pregi del suono dei tamburi che sentiva. Per lui e per i suoi compagni di viaggio il messaggio trasmesso dai tamburi di solito si poteva riassumere in una sola parola: guerra. I colpi sordi che sentivano significavano che di lì a poco sarebbero stati assaliti da feroci guerrieri armati di lance.

Fu solo in seguito, in un contesto più pacifico, che Stanley apprese quante altre cose si possono esprimere con i tamburi oltre a una chiamata alle armi. Descrivendo un gruppo etnico che viveva sulle rive del Congo, Stanley scrisse: “Non hanno ancora adottato i segnali elettrici, tuttavia possiedono un sistema di comunicazione altrettanto efficiente. I loro enormi tamburi, colpiti in punti diversi, trasmettono messaggi che all’iniziato sono comprensibili quanto la lingua parlata”. Stanley si rese conto che i suonatori di tamburo inviavano segnali ben più complessi di quelli di una tromba o di una sirena; i tamburi potevano trasmettere messaggi specifici.

Questi messaggi potevano essere ripetuti di villaggio in villaggio. Alcuni tamburi si sentivano fino a 8-11 chilometri di distanza, specie se venivano suonati di notte su una zattera sul fiume o in cima a una collina. Suonatori lontani ascoltavano, capivano e ripetevano i messaggi ad altri. Il viaggiatore inglese A. B. Lloyd scrisse nel 1899: “Mi è stato riferito che da un villaggio a un altro, su una distanza di oltre cento miglia, si poteva inviare un messaggio in meno di due ore, e personalmente ritengo che sia possibile farlo in un tempo molto più breve”.

Anche nel nostro secolo i tamburi hanno avuto a lungo un ruolo importante nella trasmissione delle informazioni. Un libro sugli strumenti musicali africani pubblicato nel 1965 affermava: “I tamburi parlanti fungono da telefoni e telegrafi. Vengono inviati messaggi di ogni tipo: annunciano nascite, morti e matrimoni, avvenimenti sportivi, danze e cerimonie di iniziazione, messaggi governativi e la guerra. A volte i tamburi diffondono pettegolezzi o battute di spirito”. — Musical Instruments of Africa.

Ma come si faceva a comunicare con i tamburi? In Europa e altrove i messaggi venivano inviati attraverso impulsi elettrici che viaggiavano lungo i fili del telegrafo. A ogni lettera dell’alfabeto era assegnato un codice, così che parole e frasi potevano essere ricostruite una lettera alla volta. I popoli dell’Africa centrale, invece, non avevano una lingua scritta, per cui i tamburi non trasmettevano le singole lettere. I suonatori africani di tamburo usavano un sistema diverso.

Il linguaggio dei tamburi

La chiave per capire il linguaggio dei tamburi sta nelle lingue africane stesse. Molte lingue dell’Africa centrale e occidentale sono essenzialmente bitonali: in ogni parola, ciascuna sillaba può essere pronunciata in uno di due toni fondamentali, alto o basso. Cambiando il tono cambia la parola. Prendete, ad esempio, la parola lisaka della lingua kele che si parla nello Zaire. Se tutte e tre le sillabe vengono pronunciate in tono basso la parola significa “pozza o acquitrino”; pronunciando le sillabe con la sequenza di toni basso-basso-alto la parola vuol dire “promessa”, mentre con i toni basso-alto-alto significa “veleno”.

Anche i tamburi a fessura usati in Africa per trasmettere messaggi (detti anche gong o tam-tam) hanno due toni, alto e basso. Analogamente, quando si trasmettono messaggi con i tamburi a membrana questi vengono usati in coppia: uno ha un tono alto e l’altro basso. Un suonatore esperto, perciò, comunica imitando la sequenza dei toni usata per le parole della lingua parlata. Un libro sull’argomento afferma: “Il cosiddetto linguaggio dei tamburi è essenzialmente identico alla lingua parlata della tribù”. — Talking Drums of Africa.

Naturalmente, in una lingua bitonale di solito ci sono molte parole che hanno lo stesso numero di sillabe e gli stessi toni. Ad esempio, nella lingua kele ci sono circa 130 nomi che hanno la stessa sequenza di toni (alto-alto) di sango (padre). Più di 200 nomi hanno la stessa sequenza (basso-alto) di nyango (madre). Per evitare malintesi, i suonatori provvedono un contesto a tali parole, includendole in frasi corte e ben conosciute abbastanza diverse fra loro da permettere all’ascoltatore di capire quello che viene detto.

“Parlare” con i tam-tam

Un tipo di tamburo parlante è il tam-tam, o gong in legno. (Vedi la foto a pagina 23). Questi tamburi vengono ottenuti scavando l’interno di un tronco. Le due estremità sono prive di membrane. Anche se il tam-tam nella foto ha due aperture, molti ne hanno solo una, lunga. Colpendo un orlo dell’apertura si produce una nota alta, colpendo l’altro se ne produce una bassa. I tam-tam sono lunghi in genere un metro, ma possono misurare anche solo mezzo metro o ben due metri. Il diametro può andare da venti centimetri a un metro.

I tam-tam non erano usati solo per inviare messaggi da un villaggio all’altro. Lo scrittore Francis Bebey, del Camerun, ha descritto il loro ruolo negli incontri di lotta. Mentre le due squadre avversarie si preparavano per affrontarsi nella piazza del villaggio, i campioni ballavano al ritmo dei tamburi che tessevano le loro lodi. Il tamburo di una squadra poteva dire: “Campione, hai mai incontrato un tuo pari? Chi è, chi è che può rivaleggiare con te? Queste povere creature . . . pensano di poterti sconfiggere con un poveraccio che chiamano campione... ma nessuno potrà mai sconfiggerti”. I suonatori della squadra avversaria avrebbero capito queste bonarie osservazioni di sfida e in risposta avrebbero immediatamente battuto sui tamburi un proverbio: “La scimmietta... la scimmietta... vuole arrampicarsi sull’albero ma tutti pensano che cadrà. Però la scimmietta è testarda, non cadrà dall’albero: questa scimmietta salirà fino in cima”. I tam-tam continuavano a vivacizzare tutto l’incontro, intrattenendo gli spettatori.

I tamburi che parlano meglio di tutti

I tamburi a pressione fanno un passo in più. Il tamburo che si vede nella foto a destra è un dundun; si tratta del famoso tamburo parlante degli yoruba, tipico della Nigeria. Entrambe le estremità di questo tamburo a forma di clessidra sono chiuse da una sottile membrana di pelle di capra conciata. Le due membrane sono collegate mediante strisce di cuoio. Tirando le strisce di cuoio la tensione delle membrane aumenta, così il tamburo è in grado di produrre note con un’escursione di un’ottava o anche più. Usando una bacchetta ricurva e modificando il tono e il ritmo dei suoni, un abile suonatore può imitare la modulazione della voce umana. In questo modo i suonatori possono “conversare” con altri suonatori in grado di capire il linguaggio dei tamburi e di esprimersi con essi.

Nel maggio 1976 i suonatori di corte di un capo yoruba diedero una dimostrazione della notevole capacità di comunicazione dei suonatori di tamburo. Alcuni volontari presi dal pubblico sussurravano una serie di istruzioni al suonatore principale e lui a sua volta le trasmetteva con il tamburo a un altro suonatore che si trovava lontano dal cortile. Seguendo le istruzioni ricevute col tamburo, il secondo suonatore si spostava da una parte all’altra e compiva qualsiasi azione gli venisse richiesta.

Non è facile imparare a inviare messaggi con il tamburo. Lo scrittore I. Laoye osserva: “Suonare i tamburi yoruba è un’arte complicata e difficile che richiede molti anni di studio. Il suonatore non solo deve possedere grande abilità manuale e senso del ritmo, ma deve anche ricordare bene le poesie e la storia della città”.

Negli ultimi decenni i tamburi africani non parlano più quanto un tempo, anche se continuano ad avere un ruolo importante nella musica. Un libro spiega: “Imparare a inviare messaggi con i tamburi è estremamente difficile; quest’arte, pertanto, sta rapidamente scomparendo dall’Africa”. (Musical Instruments of Africa) Robert Nicholls, esperto di mezzi di comunicazione, aggiunge: “Gli enormi tamburi di un tempo, la cui voce viaggiava per chilometri e chilometri e la cui unica funzione era quella di trasmettere messaggi, sono destinati all’estinzione”. Oggi come oggi la maggior parte delle persone trova più pratico alzare la cornetta del telefono.

[Immagine a pagina 23]

Tam-tam (gong o tamburo a fessura)

[Immagine a pagina 23]

Tamburo parlante degli yoruba

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