Le pestilenze del XX secolo
LA PESTE NERA che infuriò in Europa nel XIV secolo non portò la fine del mondo, come molti predicevano. Ma che dire del nostro tempo? Le epidemie e le malattie dei nostri giorni fanno pensare che viviamo in quelli che la Bibbia chiama “ultimi giorni”? — 2 Timoteo 3:1.
‘No di certo’, potreste pensare. Oggi i progressi della medicina e della scienza hanno contribuito a farci capire e combattere le malattie più che in qualsiasi tempo della storia umana. Gli scienziati impegnati nel campo della medicina hanno sviluppato un’ampia gamma di antibiotici e vaccini: armi potenti contro le malattie e i microbi che le causano. Migliori cure ospedaliere e progressi nella purificazione dell’acqua, nell’igiene e nella preparazione dei cibi sono stati pure di aiuto nella battaglia contro le malattie infettive.
Qualche decennio fa molti pensavano che la lotta fosse quasi finita. Il vaiolo era stato eliminato e l’obiettivo era di eliminare altri mali. Con le medicine si riusciva a controllare innumerevoli malattie. I medici guardavano al futuro con ottimismo. Le malattie infettive sarebbero state debellate; ci sarebbe stata una vittoria dietro l’altra. La scienza medica avrebbe vinto.
Ma non ha vinto. Le malattie infettive sono tuttora la causa principale di morte a livello mondiale, e soltanto nel 1996 hanno ucciso 50 milioni di persone. All’ottimismo del passato è subentrata una crescente preoccupazione per il futuro. L’ultimo rapporto mondiale dell’OMS (World Health Report 1996) avverte: “Molto del progresso fatto negli ultimi decenni per migliorare la salute dell’uomo è ora in pericolo. Siamo alla soglia di una crisi globale di malattie infettive. Nessun paese è immune”.
Vecchie malattie diventano più micidiali
Un motivo di preoccupazione è che ben note malattie, già ritenute vinte, si ripresentano in forme più micidiali e più difficili da curare. Ne è un esempio la tubercolosi, malattia un tempo considerata praticamente sotto controllo nel mondo industrializzato. Ma la tubercolosi non è scomparsa; attualmente uccide circa tre milioni di persone all’anno. Se le misure di controllo non migliorano ci si aspetta che negli anni ’90 contraggano la malattia circa 90 milioni di persone. In molti paesi si diffonde un tipo di tubercolosi resistente ai farmaci.
Un altro esempio di malattia che riemerge è la malaria. Quarant’anni fa i medici speravano di debellarla in breve tempo. Oggi questa malattia uccide circa due milioni di persone ogni anno. La malaria esiste tuttora in oltre 90 paesi e minaccia la vita del 40 per cento della popolazione mondiale. Le zanzare portatrici dei parassiti della malaria sono diventate resistenti ai pesticidi, e i parassiti stessi sono diventati così resistenti ai farmaci che i medici temono che alcuni tipi di malaria potrebbero presto essere incurabili.
Malattie e povertà
Altre malattie uccidono inesorabilmente nonostante l’esistenza di efficaci mezzi per combatterle. Prendete, per esempio, la meningite cerebrospinale. Esistono vaccini per prevenire la meningite e farmaci per curarla. All’inizio del 1996 un’epidemia è scoppiata nell’Africa subsahariana. Probabilmente non ne avete neanche sentito parlare; eppure ha ucciso più di 15.000 persone, in gran parte poveri, in gran parte bambini.
Le infezioni dell’apparato respiratorio, inclusa la polmonite, uccidono quattro milioni di persone ogni anno, in prevalenza bambini. Il morbillo uccide un milione di bambini all’anno, e la pertosse ne uccide altri 355.000. Molti di questi decessi si potevano prevenire con vaccinazioni poco costose.
Circa ottomila bambini muoiono ogni giorno per disidratazione diarroica. Quasi tutti questi decessi si potevano prevenire con efficaci servizi igienici o acqua potabile o con la somministrazione di una soluzione per la reidratazione orale.
Questi casi si verificano soprattutto nei paesi in via di sviluppo, dove c’è grande povertà. Circa 800 milioni di persone — una parte considerevole della popolazione mondiale — non ha accesso a cure sanitarie. Il rapporto mondiale dell’OMS del 1995 diceva: “Il peggiore killer del mondo e la maggiore causa di cattiva salute e sofferenze da una parte all’altra del globo è elencato quasi alla fine della classificazione internazionale delle malattie. Il suo numero di codice è Z59.5: povertà estrema”.
Malattie scoperte di recente
Altre malattie ancora sono nuove, sono state identificate solo di recente. L’OMS ha dichiarato recentemente: “Negli ultimi 20 anni almeno 30 nuove malattie si sono manifestate e minacciano la salute di centinaia di milioni di persone. Per molte di queste malattie non esistono terapie, rimedi o vaccini e ci sono scarse possibilità di prevenirle o controllarle”.
Prendete, per esempio, l’HIV e l’AIDS. Sconosciute solo una quindicina di anni fa, adesso colpiscono le persone in ogni continente. Attualmente circa 20 milioni di adulti sono affetti da HIV e oltre quattro milioni e mezzo hanno contratto l’AIDS. Secondo un rapporto ufficiale delle Nazioni Unite (Human Development Report 1996), in Europa e nel Nordamerica l’AIDS è attualmente la principale causa di morte fra gli adulti al di sotto dei 45 anni. In tutto il mondo circa 6.000 persone vengono contagiate ogni giorno, una ogni 15 secondi. Le stime fanno pensare che il numero dei casi di AIDS continuerà ad aumentare rapidamente. Un ente governativo americano prevede che entro il 2010 le probabilità di vita nelle nazioni dell’Asia e dell’Africa colpite più duramente dall’AIDS scenderanno a 25 anni.
L’AIDS è una malattia unica nel suo genere, oppure potrebbero insorgere epidemie di altre malattie e provocare una strage simile o anche peggiore? L’OMS risponde: “Senza dubbio malattie ancora sconosciute, ma con il potenziale di essere l’AIDS del domani, covano nell’ombra”.
Fattori a favore dei microbi
Perché gli esperti in campo sanitario si preoccupano di future epidemie? Una ragione è la crescita delle città. Cento anni fa solo il 15 per cento circa della popolazione mondiale viveva nelle città. Secondo le previsioni, però, entro il 2010 più di metà della popolazione mondiale vivrà in aree urbane, principalmente nelle megalopoli dei paesi sottosviluppati.
Gli agenti patogeni prosperano nelle aree densamente popolate. Se una città dispone di buone abitazioni e anche di fognature adeguate, di una rete idrica e di buone cure sanitarie, il rischio di epidemie è ridotto. Ma le città che crescono più in fretta sono quelle dei paesi poveri. Alcune città hanno un solo gabinetto per 750 o più abitanti. In molte aree urbane inoltre mancano buone abitazioni e acqua potabile come pure strutture sanitarie. Dove centinaia di migliaia di persone vivono nella promiscuità e nello squallore, la probabilità che si diffondano malattie è molto maggiore.
Vuol dire che le epidemie del futuro colpiranno solo le megalopoli sovraffollate e miserabili? Una rivista medica risponde: “Dobbiamo veramente renderci conto che le sacche di estrema povertà o una situazione economica disperata, e le relative conseguenze, costituiscono i campi più fertili per le infezioni che possono proliferare e schiacciare la tecnologia del resto dell’umanità”. — Archives of Internal Medicine.
Non è facile contenere una malattia in una sola zona. Un’enorme quantità di gente è in movimento. Ogni giorno circa un milione di persone passa i confini internazionali. Ogni settimana un milione si sposta fra nazioni ricche e nazioni povere. Quando la gente si sposta, microbi mortali la seguono. Il Journal of the American Medical Association osserva: “L’insorgere di una malattia da qualunque parte va oggi considerato una minaccia per la maggior parte dei paesi, e specialmente per quelli che sono importanti centri turistici internazionali”.
Quindi, nonostante i progressi fatti dalla medicina nel XX secolo, le pestilenze continuano a mietere vite umane, e molti temono che il peggio debba ancora venire. Ma cosa dice la Bibbia riguardo al futuro?
[Testo in evidenza a pagina 4]
Le malattie infettive rimangono la principale causa di decessi nel mondo, uccidendo più di 50 milioni di persone solo nel 1996
[Riquadro a pagina 6]
Resistenza agli antibiotici
Molte malattie infettive sono difficili da curare perché sono diventate resistenti agli antibiotici. Ecco cosa accade: Quando contagiano una persona, i batteri continuano a moltiplicarsi, trasmettendo le proprie caratteristiche genetiche ai nuovi batteri. In questa fase può avvenire una mutazione, un piccolo errore che conferirà al nuovo batterio una nuova caratteristica. La probabilità che un batterio muti in modo da divenire resistente a un antibiotico è estremamente remota. Ma i batteri si riproducono a miliardi, a volte producendo tre generazioni di nuovi batteri in un’ora. Quindi avviene l’improbabile: ogni tanto capita un batterio difficile da uccidere con un antibiotico.
Perciò quando si prende un antibiotico, i batteri non resistenti vengono eliminati, e il malato probabilmente si sente meglio. I batteri resistenti però sopravvivono, ma ora non devono più dividere con gli altri microbi le sostanze nutritizie e il territorio. Sono liberi di riprodursi in maniera incontrollata. Dato che un singolo batterio può produrre oltre 16 milioni di nuovi batteri in un giorno solo, non ci vorrà molto perché la persona si ammali di nuovo. Adesso, però, è contagiata da un tipo di batteri resistenti al farmaco che avrebbe dovuto ucciderli. Questi batteri possono contagiare anche altri e col tempo subire nuove mutazioni e diventare resistenti ad altri antibiotici.
Un editoriale della rivista Archives of Internal Medicine afferma: “Il rapido sviluppo della resistenza di batteri, virus, funghi e parassiti al nostro attuale armamentario terapeutico induce a chiedersi non se, ma quando l’uomo perderà questa guerra contro il mondo dei microbi”. — Il corsivo è nostro.
[Riquadro a pagina 7]
Alcune nuove malattie infettive dal 1976
Dove si verificarono o
furono identificati
Anno Nome della malattia i primi casi
1976 Malattia del legionario Stati Uniti
1976 Criptosporidiosi Stati Uniti
1976 Ebola - febbre emorragica Zaire
1977 Hantavirus Corea
1980 Epatite D (delta) Italia
1980 Virus umano T-linfotropo 1 Giappone
1981 AIDS Stati Uniti
1982 Escherichia Coli O157:H7 Stati Uniti
1986 Encefalite spongiosa del bovino* Regno Unito
1988 Salmonella enteritidis PT4 Regno Unito
1989 Epatite C Stati Uniti
1991 Febbre emorragica venezuelana Venezuela
1992 Vibrione del colera O139 India
1994 Febbre emorragica brasiliana Brasile
1994 Morbillovirus umano ed equino Australia
*Solo casi di animali.
[Fonte]
Fonte: OMS
[Riquadro a pagina 8]
Ritorno di vecchie malattie
Tubercolosi: Si prevede che entro questo decennio oltre 30 milioni di persone moriranno di tubercolosi. Poiché in passato la malattia era stata curata in maniera inefficiente, adesso la tubercolosi resistente ai farmaci è una minaccia a livello mondiale. Alcuni tipi sono attualmente immuni ai farmaci che un tempo distruggevano immancabilmente i batteri.
Malaria: Questa malattia colpisce ogni anno fino a 500 milioni di persone, uccidendone 2 milioni. Non si è riusciti a controllarla per la mancanza o l’errato uso dei farmaci. Di conseguenza i parassiti della malaria sono diventati resistenti ai farmaci che un tempo li uccidevano. Il problema è complicato dalla resistenza della zanzara agli insetticidi.
Colera: Il colera uccide 120.000 persone ogni anno, principalmente in Africa, dove le epidemie sono diventate più diffuse e più frequenti. Sconosciuto nel Sudamerica per decenni, il colera ha colpito il Perú nel 1991 e da allora si è diffuso in tutto il continente.
Dengue: Si calcola che questo virus portato da una zanzara colpisca 20 milioni di persone ogni anno. Nel 1995 la peggiore epidemia di dengue che avesse colpito l’America Latina e la zona caribica negli ultimi 15 anni si estese ad almeno 14 paesi. Le epidemie di dengue aumentano a motivo dell’espandersi delle città, del diffondersi delle zanzare portatrici del virus e dello spostamento in massa di persone infette.
Difterite: I programmi di vaccinazione in massa iniziati 50 anni fa resero questa malattia estremamente rara nei paesi industrializzati. Dal 1990, però, epidemie di difterite hanno infuriato in 15 paesi dell’Europa orientale e dell’ex Unione Sovietica. È morta ben 1 persona su 4 che hanno contratto la malattia. Nella prima metà del 1995 vennero denunciati 25.000 casi circa.
Peste bubbonica: Nel 1995 vennero comunicati all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) almeno 1.400 casi di peste umana. Negli Stati Uniti e altrove la malattia si è diffusa in aree che erano state immuni per decenni.
[Fonte]
Fonte: OMS
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Nonostante le cure sanitarie migliori, la scienza medica non è stata in grado di arrestare la diffusione di malattie infettive
[Fonte]
Foto OMS di J. Abcede
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Le malattie si diffondono facilmente quando le persone vivono nella promiscuità e nello squallore
[Immagine a pagina 8]
Nei paesi in via di sviluppo circa 800 milioni di persone non hanno accesso a cure sanitarie