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  • A immagine di Dio o delle bestie?

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  • A immagine di Dio o delle bestie?
  • Svegliatevi! 1998
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  • In cosa differiamo dagli animali
  • Un abisso troppo grande per essere colmato?
  • Una teoria poco attendibile
  • Tristi conseguenze
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1994
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    Come ha avuto origine la vita? Per evoluzione o per creazione?
Altro
Svegliatevi! 1998
g98 22/6 pp. 5-7

A immagine di Dio o delle bestie?

IL PRIMO uomo, Adamo, fu chiamato “figlio di Dio”. (Luca 3:38) Nessun animale ha mai avuto un onore simile. Eppure la Bibbia indica che gli esseri umani hanno diverse cose in comune con gli animali. Per esempio, sia gli esseri umani che gli animali sono anime. Quando Dio formò Adamo, “l’uomo divenne un’anima vivente”, dice Genesi 2:7. Primo Corinti 15:45 concorda: “Il primo uomo Adamo divenne anima vivente”. Gli esseri umani sono anime, quindi l’anima non è un’entità indistinta che sopravvive alla morte del corpo.

Parlando degli animali, Genesi 1:24 dice: “Produca la terra anime viventi secondo le loro specie, animale domestico e animale che si muove e bestia selvaggia della terra secondo la sua specie”. Quindi, anche se nobilita gli esseri umani dicendo che siamo stati creati a immagine di Dio, la Bibbia ci ricorda pure la nostra umile condizione di anime terrestri, insieme agli animali. Ma gli esseri umani e gli animali hanno qualcos’altro in comune.

La Bibbia spiega: “C’è un’eventualità circa i figli del genere umano e un’eventualità circa la bestia, e hanno la stessa eventualità. Come muore l’uno, così muore l’altra . . . Non c’è superiorità dell’uomo sulla bestia . . . Tutti vanno a un solo luogo. Tutti sono venuti dalla polvere, e tutti tornano alla polvere”. Sì, anche nella morte l’uomo e gli animali sono uguali. Tutti ritornano “al suolo”, alla “polvere”, da cui sono venuti. — Ecclesiaste 3:19, 20; Genesi 3:19.

Ma perché gli esseri umani sono così profondamente addolorati dalla morte? Perché sogniamo di vivere per sempre? E perché dobbiamo avere uno scopo nella vita? Sicuramente siamo molto diversi dagli animali!

In cosa differiamo dagli animali

Sareste felici di passare l’esistenza senza altro scopo che quello di mangiare, dormire e riprodurvi? Il pensiero ripugna perfino agli evoluzionisti convinti. “L’uomo moderno, questo ‘illuminista’ scettico ed agnostico”, scrive l’evoluzionista Theodosius Dobzhansky, “non può astenersi dal porsi, almeno in segreto, le antiche domande. La mia vita ha un significato ed un fine diverso oltre a quello di mantenermi vivo e di perpetuare la vita? L’universo nel quale vivo ha significato?”a

Negando l’esistenza di un Creatore non si pone certo fine alla ricerca del significato della vita. Citando lo storico Arnold Toynbee, Richard Leakey scrive: “Questa sua dotazione spirituale [dell’uomo] lo condanna a una imperitura lotta per riconciliarsi con l’universo nel quale nacque”.b

Ma le domande fondamentali sulla nostra natura, le nostre origini e la nostra spiritualità rimangono. Fra gli esseri umani e gli animali ovviamente esiste un enorme abisso. Quanto è grande questo abisso?

Un abisso troppo grande per essere colmato?

Un problema fondamentale della teoria dell’evoluzione è il grande abisso che separa gli esseri umani dagli animali. In realtà, quanto è grande? Considerate alcune cose che gli stessi evoluzionisti hanno detto al riguardo.

Thomas H. Huxley, eminente fautore della teoria dell’evoluzione del XIX secolo, scrisse: “Nessuno è più fortemente convinto di me della vastità dell’abisso tra . . . l’uomo e i bruti . . . perché egli solo possiede la meravigliosa dote del discorso intelligibile e razionale [e] . . . si erge alto su tutto come dalla cima di un monte, molto sopra il livello dei suoi umili compagni”.c

L’evoluzionista Michael C. Corballis osserva che “c’è un’impressionante discontinuità fra gli esseri umani e gli altri primati . . . ‘Il nostro cervello è tre volte più grande di quanto ci aspetteremmo per un primate della nostra corporatura’”. E il neurologo Richard M. Restak spiega: “Il cervello [umano] è l’unico organo nell’universo noto che cerchi di capire se stesso”.d

Leakey ammette: “L’autocoscienza pone i ricercatori dinanzi a un dilemma che alcuni ritengono insolubile: il senso di autoconsapevolezza che ciascuno di noi sperimenta è tanto vivido da illuminare qualsiasi cosa pensiamo e facciamo”. E dice: “Il linguaggio, dunque, apre realmente un abisso fra Homo sapiens e il resto del mondo naturale”.e

Additando un’altra meraviglia della mente umana, Peter Russell scrive: “La memoria è indubbiamente una delle più importanti facoltà umane. Senza di essa non ci sarebbe né apprendimento . . . , né funzione dell’intelletto, né sviluppo del linguaggio, né alcuna delle qualità . . . proprie dell’essere umano”.

Inoltre nessun animale sente il bisogno di adorare. Infatti Edward O. Wilson osserva: “La predisposizione alla credenza religiosa è la forza più complessa e poderosa che esista nella mente umana, e con tutta probabilità è una parte inestirpabile della natura umana”.f

“Il comportamento umano fa sorgere molti altri dubbi sulla teoria darwiniana”, riconosce l’evoluzionista Robert Wright. “Quali sono le funzioni dell’umorismo e della risata? Perché la gente si confessa in punto di morte? . . . Qual è l’esatta funzione del cordoglio? . . . Adesso che la persona è morta, in che modo il cordoglio è utile per il perpetuarsi della famiglia umana?”

L’evoluzionista Elaine Morgan ammette: “Quattro dei più grossi misteri sull’uomo sono: (1) Perché cammina su due gambe? (2) Perché ha perso il pelo? (3) Perché ha sviluppato un cervello così grande? (4) Perché ha imparato a parlare?”

Come hanno risposto a queste domande gli evoluzionisti? La Morgan spiega: “Le risposte convenzionali a queste domande sono: (1) ‘Ancora non lo sappiamo’. (2) ‘Ancora non lo sappiamo’. (3) ‘Ancora non lo sappiamo’. (4) ‘Ancora non lo sappiamo’”.

Una teoria poco attendibile

L’autore del libro The Lopsided Ape (La scimmia asimmetrica) osservava che il suo obiettivo “era offrire un quadro a grandi linee dell’evoluzione umana attraverso il tempo. Molte conclusioni sono speculative, basate principalmente su alcuni vecchi denti, ossa e sassi”. Effettivamente molti non accettano neanche la teoria originale di Darwin. Richard Leakey dice: “La versione di Darwin sulle modalità della nostra evoluzione dominò la paleoantropologia fino a tempi molto recenti, ma si dimostrò sbagliata”.g

Secondo Elaine Morgan, molti evoluzionisti “non hanno più fiducia nelle risposte che pensavano di conoscere trent’anni fa”. Quindi non sorprende che alcune teorie sostenute dagli evoluzionisti siano crollate.

Tristi conseguenze

Alcuni studi hanno riscontrato che esiste un legame fra il numero delle femmine con cui un animale maschio si accoppia e la differenza di dimensioni corporee fra i sessi. Da questo alcuni hanno concluso che le abitudini sessuali degli uomini dovrebbero essere simili a quelle degli scimpanzé, i cui maschi, come i loro simili umani, sono solo poco più grandi delle femmine. Quindi alcuni ragionano che, come gli scimpanzé, gli esseri umani dovrebbero essere liberi di avere più di un partner. E, certamente, per molti è così.

Ma quello che sembra funzionare bene per gli scimpanzé in genere si è dimostrato un disastro per gli esseri umani. Stando ai fatti, la promiscuità è la via dell’infelicità, cosparsa di famiglie divise, aborti, malattie, traumi emotivi e mentali, gelosia, violenza familiare e bambini abbandonati che crescono disadattati, e che finiranno per continuare il ciclo funesto. Se il modello animale è corretto, perché si soffre?

Il pensiero evoluzionistico mette in dubbio anche la santità della vita umana. Perché la vita umana è sacra se diciamo che Dio non esiste e ci consideriamo solo animali superiori? Forse a motivo del nostro intelletto? Se le cose stessero così, la domanda posta nel libro The Human Difference sarebbe molto appropriata: “È giusto considerare gli esseri umani più preziosi di cani e gatti solo perché noi abbiamo avuto tutte le opportunità [evolutive]?”

Via via che si diffonde, la versione più recente del pensiero evoluzionistico “avrà inevitabilmente un profondo effetto sul pensiero morale”, dice il libro The Moral Animal. Ma è una moralità crudele quella che poggia sulla premessa che siamo stati formati per “selezione naturale”, processo mediante il quale, come dice Herbert G. Wells, “i forti e i capaci hanno la meglio sui deboli e gli ingenui”.

È significativo che le teorie di molti evoluzionisti che hanno intaccato la moralità nel corso degli anni siano crollate davanti alla successiva ondata di pensatori. Ma la tragedia è che il danno causato da simili teorie rimane.

Adorare la creazione o il Creatore?

Per trovare le risposte, l’evoluzione rivolge gli occhi in giù, alla creazione, non in su, al Creatore. La Bibbia, viceversa, ci fa volgere gli occhi in su verso il vero Dio alla ricerca di valori morali e dello scopo della vita. Spiega pure perché dobbiamo lottare per non sbagliare e perché solo l’uomo è turbato dalla morte. Inoltre la sua spiegazione del perché siamo inclini a fare il male ha il suono della verità per la mente e il cuore dell’uomo. Vi invitiamo a esaminare questa convincente spiegazione.

[Note in calce]

a Le domande supreme della biologia, trad. di E. Cambieri, De Donato editore, Bari, 1969, p. 99.

b Le origini dell’uomo, trad. di G. Bernardi, Bompiani, Milano, 1993, p. 309.

c R. Leakey, op. cit., p. 225.

d Il cervello, trad. di L. Sosio, Mondadori, Milano, 1986, p. 323.

e Le origini dell’umanità, trad. di I. Comoglio, Sansoni, Milano, 1995, pp. 149, 131.

f R. Leakey, Le origini dell’uomo, cit., p. 318.

g Le origini dell’umanità, cit., p. 17.

[Immagini a pagina 7]

Quanto è grande l’abisso fra l’uomo e la bestia?

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