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  • Asteroidi, comete e Terra: in rotta di collisione?

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  • Asteroidi, comete e Terra: in rotta di collisione?
  • Svegliatevi! 1999
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Svegliatevi! 1999
g99 22/1 pp. 24-27

Asteroidi, comete e Terra: in rotta di collisione?

‘Nelle prime ore del mattino del 30 giugno, in un villaggio qui in Siberia è stato osservato un fenomeno molto insolito. In alto sull’orizzonte i contadini hanno visto un oggetto luminosissimo, troppo luminoso per osservarlo a occhio nudo. All’orizzonte, nella stessa direzione del corpo luminoso, si vedeva una piccola nube nera. Giunto in prossimità del suolo, l’oggetto luminoso sembrò polverizzarsi. Si trasformò in una grossa nube di fumo nero e si udì una forte esplosione, come il frastuono di una frana di grosse pietre. Gli edifici tremarono, e lingue di fuoco si levarono nella nube. Gli abitanti del villaggio si precipitarono in strada terrorizzati. Le vecchie piangevano; tutti pensavano che fosse arrivata la fine del mondo’. — Riassunto di un articolo pubblicato il 2 luglio 1908 sul quotidiano Sibir a Irkutsk, in Russia.

QUEI contadini non si rendevano conto che un oggetto celeste era appena esploso sopra le loro teste. Oggi, a più di 90 anni di distanza, una delle previsioni più clamorose circa la fine del nostro pianeta chiama in causa una catastrofica collisione con un asteroide o una cometa. In relazione a previsioni apocalittiche secondo cui la terra sarà distrutta da un impatto con qualche corpo celeste sono state coniate sigle come NEO (per near-earth objects, “oggetti vicini alla terra”) e PHO (per potentially hazardous objects, “oggetti potenzialmente pericolosi”). L’industria cinematografica si è affrettata a trasformare questi timori in occasioni per far soldi con film come Deep Impact e Armageddon.

Quante probabilità ci sono che voi o i vostri figli periate in seguito all’impatto con un bolide celeste? Dovreste aspettarvi che da qui a poco piovano blocchi di ferro e ghiaccio nel vostro cortile? Se abitate vicino al mare, la vostra casa sarà spazzata via da un’enorme ondata provocata da un asteroide vagante caduto in mare?

L’orbita terrestre è piena di detriti vaganti

Il nostro sistema solare non comprende solo il sole, i nove pianeti e le loro lune. Vi orbitano anche comete (agglomerati di ghiaccio e polvere), asteroidi (pianetini o pianeti minori) e meteoroidi (in gran parte frammenti di asteroidi). Gli scienziati sanno da tempo che la terra è soggetta a un bombardamento cosmico. Basta guardare la tormentata superficie lunare per capire che viviamo in una zona non molto tranquilla. Se non fosse per l’atmosfera e per il continuo rinnovarsi della superficie terrestre dovuto ai movimenti tettonici e all’erosione, la superficie della terra sarebbe costellata di crateri come quella della luna.

Gli scienziati calcolano che ogni giorno nell’atmosfera terrestre siano visibili ben 200 milioni di meteore. In genere gli oggetti che entrano nell’atmosfera sono piccoli e si disintegrano praticamente senza essere notati. Alcuni, però, resistono al tremendo calore e vengono rallentati dall’attrito dell’aria a una velocità di poco più di 300 chilometri orari. I loro resti si abbattono al suolo sotto forma di meteoriti. Visto che di solito cadono in mare o in zone disabitate, è raro che causino danni alle persone. Si calcola che gli oggetti che entrano nell’atmosfera facciano aumentare il peso della terra di centinaia di tonnellate ogni giorno.

Inoltre, gli astronomi calcolano che ci potrebbero essere circa 2.000 asteroidi di diametro superiore al chilometro che incrociano l’orbita terrestre o comunque vi si avvicinano. Finora ne sono stati scoperti solo un paio di centinaia, dei quali si è studiata l’orbita. In più, si calcola che ci siano un milione di asteroidi del diametro di oltre 50 metri che si avvicinano pericolosamente all’orbita terrestre. Asteroidi di queste dimensioni possono raggiungere il suolo e provocare danni. In un simile proiettile relativamente piccolo è racchiusa un’energia di circa dieci megaton: pari a quella di una potente bomba nucleare. Mentre l’atmosfera ci può proteggere dagli impatti più piccoli, non riesce a fermare gli oggetti di energia superiore ai dieci megaton. Alcuni ricercatori sostengono che, statisticamente parlando, possiamo aspettarci che un impatto da dieci megaton si verifichi in media una volta ogni secolo. Secondo alcune stime, la frequenza delle collisioni con oggetti del diametro di circa un chilometro è di una ogni 100.000 anni.

Crateri, esplosioni e collisioni

Non è difficile convincersi che in passato il nostro pianeta è stato colpito da oggetti di grandi dimensioni piovuti dal cielo. La prova di questi impatti è data dagli oltre 150 crateri che sono stati scoperti sulla superficie terrestre. Alcuni di questi sono chiaramente visibili, altri si possono osservare solo dall’aereo o dai satelliti, e altri ancora sono stati sepolti molto tempo fa oppure si trovano sul fondo dell’oceano.

Uno dei più famosi di questi crateri, noto con il nome di Chicxulub, ha creato sulla superficie della terra una cicatrice del diametro di 180 chilometri. Si ritiene che questo enorme cratere, situato vicino alla punta settentrionale della penisola dello Yucatán, in Messico, sia quanto resta dell’impatto di una cometa o un asteroide del diametro di 10 chilometri. C’è chi sostiene che i cambiamenti climatici provocati da questo impatto abbiano causato l’estinzione dei dinosauri e di altri animali terrestri e marini.

In Arizona una meteorite ferrosa ha scavato lo spettacolare Meteor Crater: un buco largo più di un chilometro e profondo quasi 200 metri. Cosa succederebbe se una meteorite del genere colpisse una città? Una famosa ricostruzione esposta all’American Museum of Natural History di New York mostra che se un oggetto del genere colpisse Manhattan la distruggerebbe completamente.

Il 30 giugno 1908 un asteroide o un frammento di cometa il cui diametro non doveva superare i 100 metri penetrò nell’atmosfera ed esplose una decina di chilometri sopra la regione quasi disabitata della Tunguska, in Siberia, come menzionava l’inizio dell’articolo. L’esplosione, la cui intensità è stata stimata in 15 megaton, devastò un’area di 2.000 chilometri quadrati, abbattendo alberi, provocando incendi e facendo strage di renne. Quante persone sarebbero morte se quell’esplosione fosse avvenuta sopra una zona densamente popolata?

Nel luglio 1994 i telescopi di tutto il mondo erano puntati su Giove quando alcuni frammenti della cometa Shoemaker-Levy 9 si schiantarono su quel pianeta. Le cicatrici temporanee formate sulla superficie di Giove rimarranno ben impresse nella mente di coloro che osservarono direttamente l’impatto. Di fronte allo spettacolo di Giove che subiva un impatto dopo l’altro, esperti e profani si chiesero cosa sarebbe successo se la cometa fosse caduta sulla terra anziché su Giove.

Previsioni catastrofiche

Con trepidazione gli scienziati hanno analizzato le gravi conseguenze che l’impatto di una cometa o di un asteroide avrebbe sul nostro pianeta. Ecco come immaginano le conseguenze immediate di una collisione con un corpo celeste di grosse dimensioni. Per prima cosa l’esplosione proietterebbe in alto enormi quantità di roccia e pulviscolo. I detriti che ricadrebbero a terra produrrebbero una pioggia di meteore che arroventerebbe il cielo e farebbe incendiare foreste e praterie, uccidendo la maggior parte delle creature terrestri. Il pulviscolo che rimarrebbe sospeso nell’atmosfera per un periodo più lungo bloccherebbe la luce del sole, facendo calare bruscamente la temperatura e bloccando la fotosintesi sulla superficie terrestre oscurata. La soppressione della fotosintesi porterebbe anche a un tracollo della catena alimentare marina, condannando a morte la maggior parte delle creature marine. In questo scenario, il disastro ambientale sarebbe completato da piogge acide a livello globale e dalla distruzione dello strato di ozono.

Se un asteroide del genere colpisse l’oceano produrrebbe delle onde di maremoto, o tsunami, estremamente distruttive. Gli tsunami potrebbero arrivare molto più lontano dell’onda d’urto iniziale, e causerebbero estese distruzioni nelle zone costiere a migliaia di chilometri di distanza dal luogo dell’impatto. L’astronomo Jack Hills afferma: “Dove ora sorgono città rimarrebbero solo distese di fango”.

Tuttavia bisogna andare cauti con dichiarazioni del genere. In buona parte si tratta solo di ipotesi non dimostrate. È chiaro che nessuno ha mai osservato o studiato la collisione tra un asteroide e la terra. Inoltre, oggi i mezzi di comunicazione malati di sensazionalismo fanno presto a diffondere notizie clamorose basate su informazioni incomplete o addirittura inaccurate. (Vedi il riquadro qui sopra). In realtà, sembra che la probabilità di rimanere uccisi in seguito alla caduta di un oggetto celeste sia insignificante in paragone con quella di morire in un incidente automobilistico.

Che fare?

Molti esperti ritengono che la strategia migliore per evitare un catastrofico impatto con una cometa o un asteroide sarebbe lanciare un razzo per intercettare l’intruso e, perlomeno, modificarne la rotta. Se l’asteroide è piccolo e viene avvistato con molti anni di anticipo rispetto al momento in cui dovrebbe avvenire l’impatto, questa misura potrebbe essere sufficiente.

Se a rischiare di entrare in collisione con la terra fosse invece un oggetto più grande, alcuni scienziati propongono di usare armi nucleari. Si ritiene che, in tal caso, facendo esplodere un ordigno nucleare ben piazzato si potrebbe spingere l’asteroide in un’orbita più sicura, impedendogli di colpire la terra. L’entità dell’esplosione necessaria dipenderebbe tanto dalle dimensioni dell’asteroide che dalla sua distanza dalla terra.

Il problema è che nessuna di queste possibili misure di difesa può essere efficace senza un adeguato margine di preavviso. Gruppi di astronomi come Spacewatch e Near Earth Asteroid Tracking si dedicano esclusivamente alla ricerca degli asteroidi. Molti ritengono che si dovrebbero dedicare più energie in questo campo.

È vero che gli esseri umani imperfetti hanno una conoscenza limitata della posizione e del movimento di questi corpi celesti. Tuttavia non c’è bisogno di spaventarsi o preoccuparsi troppo di pericoli che metterebbero a repentaglio il futuro della vita sulla terra. La garanzia migliore che nessun asteroide e nessuna cometa potrà mai distruggere tutta la vita sulla terra ci viene dal Creatore dell’universo, Geova Dio.a La Bibbia ci assicura: “I giusti stessi possederanno la terra, e risiederanno su di essa per sempre”. — Salmo 37:29; Isaia 45:18.

[Nota in calce]

a Per un’ulteriore considerazione del punto di vista biblico sull’argomento, vedi Svegliatevi! dell’8 dicembre 1998, pagine 22-3.

[Riquadro a pagina 27]

Il caso di 1997 XF11

Il 12 marzo 1998 una brutta notizia rimbalzò da una parte all’altra del mondo: Un asteroide del diametro di un chilometro e mezzo era diretto verso la terra e l’avrebbe colpita il 26 ottobre 2028, “un giovedì”. L’asteroide, battezzato 1997 XF11, era stato scoperto il 6 dicembre 1997 dall’astronomo Jim Scotti, che lavora nel gruppo Spacewatch presso l’Università dell’Arizona. Usando dati passati e osservazioni più recenti, alcuni scienziati dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics pubblicarono informazioni che furono utilizzate da qualcuno per predire che l’orbita dell’asteroide era tale che probabilmente sarebbe passato a circa 50.000 chilometri dalla terra: un’inezia in termini astronomici, per cui si poteva prevedere un impatto. Gli schermi televisivi si riempirono di terrificanti simulazioni dell’impatto di un asteroide sulla terra. Poi, meno di un giorno dopo, il pericolo era svanito. Rifacendo i calcoli con dati più aggiornati si era visto che l’asteroide sarebbe passato a 1.000.000 di chilometri dalla terra. Si trattava ugualmente della distanza più breve mai osservata nel caso di un asteroide di quelle dimensioni, ma non c’era nulla da temere. I mezzi di comunicazione diffusero subito notizie come: “Niente paura, avevano sbagliato un po’ i calcoli”.

[Immagini a pagina 26]

1. Cometa di Halley

2. Cometa Ikeya-Seki

3. Asteroide 951 Gaspra

4. Il Meteor Crater, un buco largo più di un chilometro e profondo quasi 200 metri

[Fonti]

Cortesia del ROE/Anglo-Australian Observatory, foto di David Malin

NASA photo

NASA/JPL/Caltech

Foto di D. J. Roddy e K. Zeller, U.S. Geological Survey

[Fonte dell’immagine a pagina 25]

NASA photo

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