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  • g99 8/9 pp. 26-27
  • Che cosa rende buoni cittadini?

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  • Che cosa rende buoni cittadini?
  • Svegliatevi! 1999
  • Sottotitoli
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  • La sottomissione cristiana alle autorità
  • “Pronti per ogni opera buona”
  • “Ubbidire a Dio come governante anziché agli uomini”
  • Dio e Cesare
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1996
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  • Il cristianesimo primitivo e lo Stato
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1996
Altro
Svegliatevi! 1999
g99 8/9 pp. 26-27

Il punto di vista biblico

Che cosa rende buoni cittadini?

DOPO la seconda guerra mondiale molti europei e giapponesi che si reputavano brave persone, cittadini ossequienti alle leggi, dovettero subire processi e condanne per crimini di guerra. Fra questi c’erano alti ufficiali, scienziati e altri professionisti. Nel tentativo di giustificare le proprie azioni, alcuni di questi criminali spiegarono che si erano limitati a ubbidire agli ordini, come ci si sarebbe aspettato da ogni buon cittadino. Il loro presunto civismo, però, li portò a commettere orrendi crimini contro l’umanità.

D’altra parte, ci sono quelli che se ne infischiano dell’autorità dello Stato. Alcuni rifiutano apertamente l’autorità esercitata dal governo, mentre altri sono pronti a infrangere la legge finché il rischio di essere scoperti è minimo. Naturalmente pochi negherebbero che si deve ubbidire alle autorità, dato che senza di esse regnerebbero l’anarchia e il caos. Ma la domanda è: Fino a che punto si dovrebbero adempiere gli obblighi civili e si dovrebbe ubbidire alle leggi? Consideriamo alcuni princìpi fondamentali che permisero ai cristiani del I secolo di avere un punto di vista equilibrato sulle responsabilità verso lo Stato.

La sottomissione cristiana alle autorità

I cristiani del I secolo si sottomettevano volontariamente alle leggi e alle norme delle “autorità superiori”, ovvero le potenze dominanti di quel tempo. (Romani 13:1) I cristiani ritenevano giusto ‘essere sottoposti ed essere ubbidienti ai governi e alle autorità come governanti’. (Tito 3:1) Benché riconoscessero Cristo quale loro Re celeste, erano anche rispettosi verso la legge, sottomessi ai loro governanti umani e non costituivano nessuna minaccia per la sicurezza dello Stato. In effetti furono sempre incoraggiati a ‘mostrare onore al re’. (1 Pietro 2:17) L’apostolo Paolo incoraggiò perfino i cristiani dicendo: “Esorto perciò, prima di tutto, che si facciano supplicazioni, preghiere, intercessioni, rendimenti di grazie riguardo a ogni sorta di uomini, riguardo a re e a tutti quelli che sono altolocati; affinché continuiamo a condurre una vita calma e quieta con piena santa devozione e serietà”. — 1 Timoteo 2:1, 2.

I cristiani del I secolo pagavano coscienziosamente qualunque sorta di tasse venisse richiesta loro, anche se a volte erano gravose. Seguivano l’ispirata esortazione data a questo riguardo dall’apostolo Paolo: “Rendete a tutti ciò che è dovuto, a chi chiede la tassa, la tassa”. (Romani 13:7) Per i discepoli di Gesù il governo romano e i suoi funzionari esercitavano il potere col permesso di Dio e, in un certo senso, fungevano da “pubblici servitori di Dio”, in quanto garantivano alla comunità un certo grado di pace e stabilità. — Romani 13:6.

“Pronti per ogni opera buona”

I cristiani del I secolo erano esortati ad accettare i doveri civili imposti dallo Stato. Gesù Cristo stesso consigliò ai discepoli di essere talvolta disposti a fare più del minimo richiesto dalle autorità civili. Egli disse: “Se qualcuno che ha autorità ti costringe a prestare servizio per un miglio, va con lui per due miglia”. (Matteo 5:41) Nel seguire questo consiglio, i cristiani davano prova di non voler godere dei benefìci offerti da una società civile senza dare qualcosa in cambio. Erano sempre “pronti per ogni opera buona”. — Tito 3:1; 1 Pietro 2:13-16.

Amavano sinceramente i loro vicini e cercavano di aiutarli. (Matteo 22:39) A motivo di tale amore e della loro adesione a elevate norme morali, i cristiani del I secolo esercitavano un’influenza positiva all’interno della comunità. Le persone avevano molte ragioni per essere felici di vivere vicino a un cristiano. (Romani 13:8-10) L’amore dei cristiani andava ben oltre il semplice astenersi dal male. Erano incoraggiati a essere socievoli e a interessarsi attivamente degli altri, a ‘operare ciò che è bene non solo verso i compagni di fede ma verso tutti’, proprio come aveva fatto Gesù Cristo. — Galati 6:10.

“Ubbidire a Dio come governante anziché agli uomini”

L’ubbidienza alle autorità secolari aveva comunque dei limiti. I cristiani del I secolo non avrebbero fatto nulla che violasse la loro coscienza o che danneggiasse la loro relazione con Dio. Per esempio, quando le autorità religiose di Gerusalemme intimarono agli apostoli di smettere di predicare intorno a Gesù, essi si rifiutarono di farlo. “Dobbiamo ubbidire a Dio come governante anziché agli uomini”, dichiararono. (Atti 5:27-29) I cristiani rifiutarono categoricamente di farsi coinvolgere nel culto idolatrico dell’imperatore. (1 Corinti 10:14; 1 Giovanni 5:21; Rivelazione [Apocalisse] 19:10) Con quali risultati? “Furono condannati”, dice lo storico John M. Roberts, “non perché erano cristiani, ma perché si rifiutavano di compiere qualcosa che la legge comandava”. — Shorter History of the World.

Per quale motivo in quel caso ‘si rifiutarono di compiere qualcosa che la legge comandava’? Si rendevano conto che le “autorità superiori” detenevano il potere col permesso di Dio e che quindi servivano come “ministro di Dio” nel far rispettare la legge e mantenere l’ordine. (Romani 13:1, 4) I cristiani, comunque, consideravano sempre superiore la legge di Dio. Ricordavano che Gesù Cristo aveva stabilito questo equilibrato principio per coloro che sarebbero divenuti suoi seguaci: “Rendete dunque a Cesare le cose di Cesare, ma a Dio le cose di Dio”. (Matteo 22:21) Gli obblighi nei confronti di Dio dovevano avere la precedenza sulle richieste di Cesare.

Che quello fosse il giusto modo di agire fu evidente da ciò che avvenne quando molti sedicenti cristiani non seguirono quegli ottimi princìpi. Capi dell’apostata cristianità, ad esempio, divennero “uomini facilmente manovrabili, strumenti del governo civile, [che li usò] principalmente nel reclutamento e nel mantenimento delle forze militari”, dice John Keegan, storico militare. I loro seguaci finirono col prendere posizione in guerre in cui fu sparso il sangue di milioni di vittime innocenti. Keegan dice: “La legge di Dio cadde su orecchi sordi allorché gli animi si infiammarono”.

I cristiani del I secolo invece diedero un fulgido esempio nel mantenere il giusto equilibrio. Furono buoni cittadini assolvendo diligentemente i loro obblighi civili e le loro responsabilità. Nondimeno, si attennero con fermezza ai chiari princìpi biblici e in ogni aspetto della vita seguirono la loro coscienza addestrata secondo la Bibbia. — Isaia 2:4; Matteo 26:52; Romani 13:5; 1 Pietro 3:16.

[Immagine a pagina 26]

“Rendete dunque a Cesare le cose di Cesare”

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