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g99 8/11 pp. 21-23

Il levriero irlandese

DAL CORRISPONDENTE DI SVEGLIATEVI! IN IRLANDA

“Il mite gigante del mondo canino”.

Questa era una descrizione del levriero irlandese o Irish wolfhound (cane per la caccia al lupo). Ne avete mai incontrato uno? È vero che adesso in Irlanda non ci sono più lupi. Ma una volta c’erano. C’erano anche cinghiali e giganteschi alci. Si dice che in Irlanda l’ultimo lupo sia stato ucciso circa duecento anni fa. Prima di allora questi levrieri erano famosi per la caccia al lupo e ad altri grossi animali. Una storia più recente parla di un levriero irlandese che fu mandato nelle Montagne Rocciose, negli Stati Uniti. Secondo questa storia, nel 1892 “uccise quaranta lupi in un solo inverno”. Ma non preoccupatevi. I levrieri non cacciano né uccidono l’uomo!

SECONDO alcuni storici i levrieri erano già presenti in Irlanda nel 500 a.E.V. In seguito i celti non li impiegarono solo per la caccia. Leggende e storia dicono che questi cani andavano in battaglia con i re e i guerrieri irlandesi.

La fama del levriero irlandese, razza canina molto particolare, si diffuse in tutto il mondo. Alcuni esemplari furono persino portati a Roma per esibirsi nell’arena. Testimonianze riguardanti un console romano di nome Quinto Aurelio Simmaco dicono che nel 393 E.V. scrisse una lettera per ringraziare suo fratello che aveva mandato a Roma sette di questi cani. Sembra che i romani ne fossero entusiasti. “Tutta Roma li osservava con meraviglia”, scriveva Simmaco, “e supponeva che vi fossero stati trasportati in gabbie di ferro”.

Forse la grandezza dei cani fece pensare che fossero stati trasportati in gabbie di ferro. I maschi sono alti circa 85 centimetri alla spalla, ma alcuni sono anche più grandi. Il levriero irlandese più alto di cui si abbia notizia misurava più di un metro alla spalla. Le femmine di solito sono più piccole di alcuni centimetri. Grazie alla sua altezza può raggiungere più cibo. Lo scrittore inglese sir Walter Scott avvertì un amico di stare attento all’ora di pranzo. Il suo levriero irlandese, che era “lungo circa due metri dalla punta del naso a quella della coda”, avrebbe potuto “mangiare dal suo piatto senza dover mettere una zampa sul tavolo o sulla sedia”.

Questi cani alla nascita sono piuttosto piccoli — pesano solo 700 grammi — ma crescono in fretta. Una proprietaria che ne va matta dice che i cuccioli sono “creaturine affascinanti”, ma si trasformano “con sorprendente rapidità da fagottini paffutelli in dolci esseri allampanati, tutti gambe”.

Non abbaiano molto. Sono tipi forti, silenziosi. Ma quando abbaiano, il loro latrato è indimenticabile. Si parla di un uomo che sentendo latrare un levriero irlandese disse che era “il latrato più profondo e malinconico [che avesse] mai sentito”.

Il levriero irlandese è stato definito un cane “dall’aspetto minaccioso, lo sguardo penetrante, le sopracciglia aggrottate e il pelo ispido grigio scuro”, il tipo di cane che, a prima vista, forse si preferirebbe evitare. Ma è pure stato detto che sono cani “così miti che un bambino potrebbe giocare con loro”. Come ha affermato un proprietario che se ne intende, sono in effetti “affezionati ed esuberanti”. E non sono soltanto grigi. Ce ne sono con il manto bianco, fulvo, rosso o nero.

Oliver Goldsmith, noto narratore irlandese, li decantò. “Il grande levriero irlandese”, disse, “è estremamente bello e maestoso . . . , il più grande esemplare della famiglia dei cani che esista al mondo”. Era stato ovviamente colpito dal bell’aspetto severo, con ciglia, sopracciglia e baffi che gli conferiscono quella che è stata definita “la vera espressione irlandese”.

Perché, allora, come razza si erano quasi estinti? Una ragione fu la loro popolarità. Gli ammiratori li consideravano una specie di regalo ambito da inviare a personaggi importanti, come i monarchi. Perciò erano “ricercati e inviati in ogni parte del mondo”. Di conseguenza ovunque se ne trovavano pochi esemplari. Inoltre, una volta utilizzati come cacciatori di lupi, in Irlanda furono trascurati come specie.

Nel 1839 un patito del levriero irlandese descrisse così la triste situazione: “È doloroso che questa nobile razza canina stia scomparendo rapidamente, e nel giro di pochi anni sarà inevitabilmente estinta a meno che non si facciano degli sforzi straordinari”. Ce n’erano così pochi in circolazione che non era insolito che il proprietario di un levriero irlandese affermasse che il suo era “l’ultimo della razza”. Ma sopravvissero.

Furono salvati grazie agli “sforzi straordinari” di persone come George A. Graham. Nel 1862 egli capì il problema. Raccolse tutti i levrieri irlandesi che riuscì a trovare. Selezionandoli con cura, pose il fondamento necessario per riportarli allo stato odierno. Senza di lui, disse uno storico nel 1893, “questo superstite canino di una razza possente potrebbe essere già estinto”.

Una loro ammiratrice, la rispettata allevatrice di levrieri irlandesi Phyllis Gardner, ha scritto: “Niente è sicuro in questo mondo, ma, escludendo le catastrofi, sembra che questa nobile razza non sia più sull’orlo dell’estinzione e acquisti sempre maggiore popolarità”.

[Immagine a pagina 23]

Cuccioli di levriero irlandese, di quattro settimane circa

[Immagini a pagina 23]

Bonario levriero irlandese a Newtownards, nell’Irlanda del Nord

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