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  • La soluzione aggrava il problema?

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  • La soluzione aggrava il problema?
  • Svegliatevi! 2001
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  • Scuole di malavita
  • Costi sociali
  • Aumenta l’apprensione del pubblico
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  • Come si può ottenere la riabilitazione dei detenuti?
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Altro
Svegliatevi! 2001
g01 8/5 pp. 4-7

La soluzione aggrava il problema?

“Umiliare e demoralizzare i detenuti è il modo peggiore di prepararli per il mondo esterno”. — EDITORIALE DELL’ATLANTA CONSTITUTION.

IN MOLTI casi le prigioni sono semplicemente un freno, e per giunta solo temporaneo. Al suo rilascio il detenuto ha davvero pagato per il delitto commesso?a Che dire delle vittime o dei loro cari? “Mio figlio è stato assassinato”, implorava Rita quando l’omicida del suo figliolo sedicenne fu rimesso in libertà dopo aver scontato solo tre anni di carcere. “Vi prego, fermatevi un attimo a pensare. Riuscite a immaginare cosa vuol dire?” Come illustra il caso di Rita, spesso la tragedia dura ancora molto tempo dopo che i tribunali hanno terminato il loro lavoro e l’accaduto non fa più notizia.

La questione interessa non solo chi è stato toccato dal crimine, ma chiunque altro. Dopo tutto, sia che gli ex detenuti siano stati riabilitati dall’esperienza fatta dietro le sbarre o che questa sia servita solo a indurirli, la cosa ha diretta relazione con la vostra pace mentale, per non dire con la vostra stessa sicurezza.

Scuole di malavita

Non sempre il sistema carcerario mette fine al comportamento criminale. “Quando si destinano fondi alla costruzione di un’altra cella trascurando di ricostruire l’autostima del detenuto, di solito non si fa altro che preparare la strada per nuovi, e peggiori, reati”, scrive Jill Smolowe nella rivista Time. Peter,b che ha passato 14 anni dietro le sbarre, converrà con questa affermazione. “Quasi tutti i miei compagni di reclusione hanno iniziato con reati minori, poi sono gradualmente passati a delitti contro il patrimonio e infine si sono perfezionati in delitti gravi contro la persona”, dice. “Per loro le carceri sono come scuole professionali. Ne vengono fuori più cattivi”.

Anche se le prigioni possono tenere per un po’ i criminali lontano dalla strada, sembra che alla lunga facciano poco o nulla per scoraggiare il crimine. Ragazzi e giovani dei quartieri popolari spesso considerano l’arresto un rito di iniziazione. Il più delle volte finiscono per diventare delinquenti incalliti. “La prigione non ti riabilita affatto”, dice Larry, che ha trascorso gran parte della sua vita entrando e uscendo dal carcere. “Questi tipi escono e ricominciano tutto daccapo”.

Questo circolo vizioso forse spiega perché, secondo uno studio condotto negli Stati Uniti, il 50 per cento di tutti i reati gravi vengono commessi dal 5 per cento circa dei criminali. “Quando i detenuti non hanno un modo costruttivo di impiegare il tempo”, osserva la rivista Time, “spesso riempiono le ore alimentando il proprio risentimento, oltre che collezionando tutta una serie di trucchi del mestiere che . . . useranno appena tornati sulla strada”.

Questa situazione non esiste solo negli Stati Uniti. Ioannis Vatis, medico di una prigione militare in Grecia, afferma: “Le nostre prigioni sono diventate molto brave a sfornare individui torvi, violenti e abietti. Una volta rimessi in libertà, quasi tutti i detenuti vogliono ‘regolare i conti’ con la società”.

Costi sociali

La crisi delle prigioni intacca il vostro portafoglio. Si calcola che negli Stati Uniti, per esempio, ogni detenuto costi ai contribuenti circa 21.000 dollari l’anno. Quelli che hanno superato i 60 anni possono costare tre volte tanto. In molti paesi la fiducia del pubblico nel sistema penale sta venendo meno anche per altre ragioni. Desta preoccupazione il fatto che dei criminali vengano rilasciati prima del tempo e che certi delinquenti riescano a evitare il carcere perché un avvocato astuto trova qualche cavillo legale. Di solito le vittime non si sentono abbastanza protette contro ulteriori atti criminosi e possono non avere molta voce in capitolo nel procedimento giudiziario.

Aumenta l’apprensione del pubblico

La fiducia del pubblico nel sistema carcerario non è rafforzata dalle condizioni disumane in cui sono tenuti i carcerati, descritte nell’accluso riquadro. I detenuti che subiscono un trattamento ingiusto mentre scontano la pena non sono certo nella condizione ideale per essere riabilitati. Inoltre diverse organizzazioni che si battono per il rispetto dei diritti umani esprimono preoccupazione per il numero sproporzionato di appartenenti a gruppi minoritari che si trovano in prigione. Si chiedono se è una coincidenza o il risultato della discriminazione razziale.

Nel 1998 una notizia dell’Associated Press richiamava l’attenzione sulla situazione degli ex detenuti del carcere di Holmesburg, in Pennsylvania (USA), che chiedevano di essere risarciti per essere stati presumibilmente usati come cavie umane in esperimenti chimici mentre erano dentro. E che dire della reintroduzione negli Stati Uniti delle squadre di forzati incatenati? Amnesty International riferisce: “Una squadra deve lavorare dalle 10 alle 12 ore spesso sotto il sole cocente, con brevi pause per l’acqua e un’ora per il pranzo. . . . L’unico servizio igienico a disposizione dei forzati è un orinale posto dietro un riparo di fortuna. I detenuti rimangono incatenati insieme mentre lo usano. Quando il vaso è inaccessibile, sono costretti ad accovacciarsi per terra davanti a tutti”. Naturalmente non tutte le prigioni funzionano in questo modo. Tuttavia il trattamento inumano disumanizza sia i detenuti che quelli che lo infliggono.

La collettività ne beneficia?

Naturalmente la maggior parte delle comunità si sentono più al sicuro quando i criminali pericolosi sono in prigione. Altre amano le prigioni per motivi diversi. Quando nella cittadina australiana di Cooma si stava per chiudere una prigione la gente protestò. Perché? Perché la prigione dava lavoro alla cittadinanza, che si trovava in difficili condizioni economiche.

Recentemente, per fare economia, alcuni governi hanno ceduto le prigioni a privati. Purtroppo più detenuti e condanne più lunghe costituiscono un ottimo affare. Così la giustizia può mescolarsi con l’affarismo.

Detto questo, rimane la domanda fondamentale: Le prigioni riabilitano i criminali? Nonostante la risposta sia spesso negativa, potreste rimanere sorpresi apprendendo che alcuni detenuti sono stati aiutati a cambiare. Vediamo come.

[Note in calce]

a Anche se in questa serie ci riferiremo ai detenuti usando il maschile, i princìpi trattati si riferiscono in genere ai detenuti sia uomini che donne.

b Alcuni nomi in questo articolo sono stati cambiati.

[Riquadro/Immagine alle pagine 6 e 7]

Un’occhiata dietro le sbarre

SOVRAFFOLLAMENTO: In Gran Bretagna le prigioni hanno un serio problema di sovraffollamento, e non è strano! Questa nazione è al secondo posto nell’Europa occidentale per il numero di detenuti pro capite, con 125 detenuti ogni 100.000 abitanti. In Brasile la massima prigione di San Paolo, costruita per 500 reclusi, ne ospita invece 6.000. In Russia celle fatte per accogliere 28 detenuti ne hanno ora dai 90 ai 110. Il problema è così grave che i detenuti devono dormire a turno. In un paese asiatico in celle di tre metri quadrati vengono ammassati 13 o 14 detenuti. Contemporaneamente nell’Australia Occidentale le autorità, volendo supplire alla mancanza di spazio, impiegano container per alloggiare i detenuti.

VIOLENZA: Il quotidiano tedesco Der Spiegel riferisce che nelle prigioni della Germania detenuti molto violenti torturano e uccidono nel contesto della “guerra tra cosche rivali per il controllo del traffico di alcool e stupefacenti, sesso e usura”. Spesso le tensioni etniche alimentano le fiamme della violenza nelle carceri. “Vi si trovano reclusi di 72 nazioni”, fa notare Der Spiegel. “Attriti e conflitti che sfociano nella violenza sono inevitabili”. I funzionari di un carcere in Sudamerica hanno detto che lì in media ogni mese venivano assassinati 12 detenuti. A detta dei detenuti erano il doppio, riferiva il Financial Times di Londra.

ABUSI SESSUALI: Nell’articolo “Violenza carnale dietro le sbarre” il New York Times afferma che, secondo una stima prudente, negli Stati Uniti “ogni anno oltre 290.000 maschi vengono violentati dietro le sbarre”. La notizia prosegue: “La terribile esperienza della violenza sessuale va normalmente oltre il singolo incidente, poiché di solito si trasforma in una aggressione quotidiana”. Un’organizzazione calcola che nelle prigioni statunitensi si compiano ogni giorno qualcosa come 60.000 atti sessuali indesiderati.

IGIENE E SALUTE: La diffusione di malattie trasmesse per via sessuale tra la popolazione carceraria è un fatto ben documentato. Ai casi di tubercolosi tra i detenuti in Russia e in alcuni paesi africani viene fatta pubblicità a livello mondiale, come pure all’incuria che regna in numerose prigioni in tutto il mondo per quanto riguarda cure mediche, igiene e alimentazione.

[Immagine]

Una prigione sovraffollata a San Paolo del Brasile

[Fonte]

AP Photo/Dario Lopez-Mills

[Immagine alle pagine 4 e 5]

Il carcere di massima sicurezza La Santé a Parigi

[Fonte]

AP Photo/Francois Mori

[Immagine a pagina 6]

Donne in prigione a Managua, in Nicaragua

[Fonte]

AP Photo/Javier Galeano

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