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  • Perché io e i miei non ci capiamo?

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  • Perché io e i miei non ci capiamo?
  • Svegliatevi! 2012
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Svegliatevi! 2012
g 5/12 pp. 19-21

I giovani chiedono

Perché io e i miei non ci capiamo?

CONSIDERA LA SEGUENTE SITUAZIONE

Sono le sei di venerdì sera e Alessandro, che ha 17 anni, sta uscendo con una certa fretta. “Allora io vado!”, urla ai suoi, sperando di non sentirsi rivolgere la fatidica domanda.

Ma tanto la domanda arriva, è inevitabile.

“Ale, a che ora torni?”, chiede sua madre.

Alessandro si ferma immediatamente. “Mmh, non mi aspettate svegli, OK?” Spalanca la porta, sembra quasi che ce l’abbia fatta, ma poi interviene suo padre: “Aspetta un attimo!”

Di nuovo Alessandro si blocca, e sente la voce perentoria del padre: “Conosci la regola: non più tardi delle dieci. Non si discute”.

“Uffa, papà”, brontola mentre si gira verso suo padre. “Ti rendi conto di quanto sia imbarazzante dire ai miei amici che devo rientrare così presto?”

Ma suo padre non si impietosisce. “Ho detto non più tardi delle dieci”, ribadisce, “non si discute”.

PROBABILMENTE ti sei trovato in una situazione simile. Che l’oggetto della discussione sia l’orario di rientro, la musica che ascolti, gli amici che frequenti o il modo in cui ti vesti, i tuoi hanno stabilito delle regole e devi rispettarle. Considera i seguenti casi:

“Dopo che ha sposato mia madre, il mio patrigno si è messo a censurare tutta la musica che ascoltavo. Alla fine ho dovuto buttare tutti i miei CD!” — Brandon.a

“Mia madre prima mi critica perché dice che non ho amici, poi quando le chiedo se posso frequentare una persona mi dice di no perché non la conosce. Che stress!” — Carol.

“Mio padre e sua moglie non mi fanno mettere una T-shirt a meno che non sia di una taglia più grande. E mio padre ripete sempre che i pantaloncini se sono sopra il ginocchio sono già troppo corti!” — Serena.

Cosa puoi fare se tu e i tuoi vedete le cose in modo diverso? Potreste parlarne? “Ai miei di solito non va di ascoltare”, dice Joanne, che ha 17 anni. La quindicenne Amy afferma: “Quando ho la sensazione che i miei non mi capiscano, me ne sto zitta”.

Non arrenderti così presto! Può darsi che i tuoi siano disposti ad ascoltare più di quanto immagini.

Rifletti: anche Dio ascolta quando degli esseri umani gli presentano una questione. Per esempio quando Mosè si espresse in favore degli israeliti disubbidienti, Geova lo ascoltò. — Esodo 32:7-14; Deuteronomio 9:14, 19.

Forse ritieni che i tuoi non siano altrettanto ragionevoli. E francamente c’è un po’ di differenza tra Mosè che parla con Geova delle sorti di un’intera nazione e tu che parli con i tuoi della possibilità di rientrare un po’ più tardi. Tuttavia queste due situazioni hanno un principio in comune.

Se hai delle ragioni valide a sostegno di quello che dici è probabile che chi ha l’autorità per decidere, in questo caso i tuoi genitori, sia disposto ad ascoltarti.

La chiave del successo sta nel modo in cui presenti il problema. A questo proposito, i consigli che seguono risulteranno utili:

  1. Individua il problema. Scrivi di seguito l’argomento su cui sembra che tu e i tuoi non vi capiate.

  2. Descrivi quello che provi. Scrivi di seguito come ti fa sentire il modo di vedere le cose dei tuoi su una certa questione: ferito, amareggiato, imbarazzato, poco considerato o altro. (Esempio: nella situazione presentata all’inizio dell’articolo, Alessandro dice che l’orario di rientro stabilito in modo così rigido lo fa sentire in imbarazzo nei confronti dei suoi amici).

  3. Cerca di pensare come un genitore. Immagina di avere un figlio della tua età alle prese con lo stesso problema che hai identificato al punto 1. Se fossi nei panni di un genitore, che cosa ti preoccuperebbe di più, e perché? (Esempio: nella situazione iniziale i genitori di Alessandro forse temevano per la sua sicurezza).

  4. Riconsidera il problema. Rispondi alle seguenti domande.

    Cosa c’è di buono nel modo di vedere le cose dei tuoi?

    Cosa puoi fare per tener conto di ciò che li preoccupa?

  5. Parlane con i tuoi genitori e trovate insieme una soluzione. Seguendo i passi indicati sopra, e applicando i suggerimenti del riquadro “Per comunicare meglio”, potresti riscontrare che è possibile comunicare con i tuoi in modo più maturo. A Kellie piace molto il rapporto che è riuscita a costruire con i genitori. “Non serve a niente litigare, tanto vincerebbero loro”, dice. “Il mio segreto è parlarne apertamente con i miei. Quasi sempre riusciamo a trovare un punto d’incontro e alla fine siamo tutti soddisfatti”.

Altri articoli della rubrica “I giovani chiedono” si possono trovare sul sito www.watchtower.org/ypi

a In questo articolo alcuni nomi sono stati cambiati.

PER COMUNICARE MEGLIO

“Si ottiene molto di più ascoltando che alzando la voce. Se ascolti i tuoi genitori e cerchi di capire il loro punto di vista, probabilmente loro faranno altrettanto”. — Rianne.

Leggi Filippesi 2:3, 4.

“Non controbattere! Io l’ho fatto tante volte ma alla fine ho capito che se mi fossi controllata avrei potuto evitare una discussione... e anche una punizione!” — Danielle.

Leggi Proverbi 17:27; 21:23.

“Aspetta che la situazione si calmi; scegli il momento in cui sai che i tuoi sono più disposti ad ascoltare”. — Collette.

Leggi Proverbi 25:11.

“I tuoi vogliono essere sicuri che li rispetti e che ascolti veramente quello che dicono. Perciò prima di dire come la pensi, rassicurali del fatto che hai ascoltato e capito quello che ti hanno detto”. — Emily.

Leggi Proverbi 23:22; Giacomo 1:19.

RIFLETTICI

Non c’è bisogno di discutere su tutto. In certi casi puoi seguire questo consiglio: “Abbiate il vostro dire nel vostro cuore . . . e tacete”. (Salmo 4:4) Ecco come la vede una ragazza che si chiama Beatrice: “A volte penso a quanto sarà insignificante domani quel problema, così non mi sembra più tanto grave. E quindi lascio perdere”.

PERCHÉ NON NE PARLI CON I TUOI?

Quando avevate un disaccordo con i vostri genitori, come facevate a chiarirvi? Se poteste tornare indietro, c’è qualcosa che fareste in modo diverso?

LA PAROLA AI TUOI COETANEI

Wyndia: “Mi sforzo di pensare prima di parlare. Tengo conto del punto di vista dei miei e prima di esprimermi faccio una preghiera. Se mi rendo conto che quello che sto per dire scatenerà una lite, me ne sto zitta finché non trovo il modo di dire la mia senza perdere la calma”.

Ross: “Se avverto un po’ di tensione dico a me stesso che potrei rovinarmi la giornata facendo nascere una lite che si potrebbe benissimo evitare. Se ripenso a quand’ero più piccolo mi rendo conto che ora tendo ad arrabbiarmi di meno”.

Ramona: “Penso che sia sempre meglio ascoltare il punto di vista dei miei genitori. Capita che la loro opinione non sia tanto diversa dalla mia e che la questione non sia poi così grave come credevo”.

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