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  • Marce della morte
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    Triangoli viola: “vittime dimenticate” del regime nazista
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Triangoli viola: “vittime dimenticate” del regime nazista
brfi pp. 25-26

MARCE DELLA MORTE

1 Man mano che il fronte si avvicinava, le SS evacuarono i campi di concentramento costringendo i prigionieri a mettersi in marcia verso ovest e verso sud. Durante queste cosiddette marce della morte le guardie uccidevano spietatamente ogni prigioniero troppo debole per proseguire. Martin Seyfert, di Oschatz, e altri Testimoni sopravvissero alla marcia della morte da Dachau in direzione delle Alpi, che ebbe luogo nell’aprile 1945.

Collage: 1. Prigionieri di un campo di concentramento in cammino durante una marcia della morte. 2. Martin Seyfert.

A sinistra: akg-images/Benno Gantner

Targa indicante il percorso della marcia della morte da Sachsenhausen.

2 Sopravvissero anche tutti i 230 testimoni di Geova che nell’aprile e nel maggio 1945 avevano preso parte alla marcia della morte insieme a decine di migliaia di prigionieri da Sachsenhausen e da altri campi fino a Schwerin. I Testimoni avevano formato un gruppo compatto e si erano aiutati a vicenda. (Targa indicante il percorso della marcia della morte).

3 Anche Paul Rehwald di Königsberg (ora Kaliningrad) era fra coloro che avevano preso parte alla marcia della morte da Sachsenhausen. Quando il fronte tedesco cedette e gli Alleati liberarono i campi, finì il regime di terrore durato 12 anni. Come i prigionieri che si vedono in questa foto, molti Testimoni — la maggioranza dei quali dopo molti anni di detenzione — si misero in cammino verso casa.

Collage: 1. Tre testimoni di Geova in cammino verso casa da Sachsenhausen. 2. Paul Rehwald.

A sinistra: Süddeutsche Zeitung Photo/Alamy Stock Photo

4 Le SS portarono 9.000 prigionieri dal campo di Neuengamme al Mar Baltico e li stiparono nelle navi Cap Arcona, Thielbeck e Athen. Il 3 maggio 1945, in seguito a un attacco di caccia inglesi, due navi affondarono e solo alcuni prigionieri scamparono. Fra i superstiti dell’affondamento della Cap Arcona c’era Witali Kostanda (Ucraina), che aveva conosciuto i prigionieri col triangolo viola nel campo ed era diventato anche lui testimone di Geova.

Collage: 1. La nave “Cap Arcona” che trasportava prigionieri di un campo di concentramento. 2. La “Cap Arcona” ribaltata su un fianco. 3. Witali Kostanda.

In alto: Süddeutsche Zeitung Photo/Alamy Stock Photo. In basso: Arthur Drever/ Photohaus

Feliks Borys.

5 Le SS ordinarono anche l’evacuazione via terra e via mare del campo di Stutthof, nei pressi di Danzica. Feliks Borys di Chojnice (Polonia) e altri nove Testimoni dovettero marciare insieme a circa 1.900 prigionieri verso Słupsk. “[A un certo punto] eravamo rimasti solo in 800 circa”, ricorda. Si caricò sulle spalle Wilhelm Scheider (Polonia), aiutandolo così a sopravvivere. Dopo essere stato liberato Borys si avviò a piedi verso casa, dove arrivò due mesi dopo.

6 I testimoni di Geova del campo di Stutthof che, dopo una drammatica traversata del Mar Baltico su una chiatta, il 5 maggio 1945 riuscirono a sbarcare sull’isola di Møn al largo delle coste danesi.

Un gruppo di testimoni di Geova sopravvissuti al campo di Stutthof.
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