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  • “Dichiarò la buona notizia riguardo a Gesù”
  • Rendiamo “completa testimonianza in merito al Regno di Dio”
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  • “Quelli che erano stati dispersi” (Atti 8:4-8)
  • “Date anche a me questa autorità” (Atti 8:9-25)
  • “Capisci veramente quello che stai leggendo?” (Atti 8:26-40)
  • Filippo: Un evangelizzatore zelante
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1999
  • Filippo
    Ausiliario per capire la Bibbia
  • Filippo battezza un funzionario etiope
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1996
  • Filippo
    Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 1
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Rendiamo “completa testimonianza in merito al Regno di Dio”
bt cap. 7 pp. 52-59

CAPITOLO 7

“Dichiarò la buona notizia riguardo a Gesù”

Filippo, un evangelizzatore esemplare

Basato su Atti 8:4-40

1, 2. In che modo nel I secolo i tentativi di soffocare la buona notizia sortiscono l’effetto contrario?

HA INIZIO una violenta persecuzione e Saulo comincia a “devastare” la congregazione, verbo che nella lingua originale indica feroce accanimento (Atti 8:3). I discepoli fuggono, e potrebbe sembrare che Saulo stia per riuscire nel suo intento di sopprimere il cristianesimo. Tuttavia la dispersione dei cristiani ha risultati inattesi. Quali?

2 Quelli che vengono dispersi cominciano ad ‘annunciare la buona notizia della parola’ nei paesi in cui trovano rifugio (Atti 8:4). Pensate, la persecuzione non solo non riesce a soffocare la buona notizia ma addirittura contribuisce a diffonderla! Disperdendo i discepoli, senza volerlo i persecutori fanno in modo che l’opera di predicazione del Regno raggiunga territori lontani. Come vedremo, nei nostri giorni è avvenuto qualcosa di simile.

“Quelli che erano stati dispersi” (Atti 8:4-8)

3. (a) Chi era Filippo? (b) Perché la città di Samaria praticamente non era stata raggiunta dall’opera di predicazione, ma cosa era stato predetto da Gesù riguardo a quella zona?

3 Tra “quelli che erano stati dispersi” c’era Filippo (Atti 8:4; vedi il riquadro “Filippo ‘l’evangelizzatore’”).a Egli si recò a Samaria, città che praticamente non era stata raggiunta dall’opera di predicazione perché Gesù in un primo momento aveva detto agli apostoli: “Non entrate in nessuna città samaritana, ma continuate piuttosto ad andare dalle pecore smarrite della casa d’Israele” (Matt. 10:5, 6). Tuttavia Gesù sapeva che col tempo anche in quella zona sarebbe stata data un’estesa testimonianza, visto che prima di ascendere al cielo disse: “Mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria, e fino alla più distante parte della terra” (Atti 1:8).

4. Come reagirono i samaritani alla predicazione di Filippo, e a cosa poteva essere dovuta la loro reazione?

4 Filippo vide che Samaria era ‘pronta per la mietitura’ (Giov. 4:35). Il suo messaggio fu una ventata di aria fresca per gli abitanti, il che è comprensibile. Gli ebrei evitavano ogni contatto con i samaritani e molti addirittura li disprezzavano. I samaritani riscontrarono invece che il messaggio della buona notizia era rivolto a tutti indistintamente e quindi si discostava parecchio dalle idee ristrette dei farisei. Dando testimonianza con zelo e imparzialità, Filippo dimostrò di non essere affatto condizionato dai pregiudizi di coloro che guardavano i samaritani con disprezzo. Non sorprende dunque che folle di samaritani ascoltassero Filippo “unanimi” (Atti 8:6).

5-7. In che modo il fatto che i cristiani siano stati costretti a spostarsi ha contribuito alla diffusione della buona notizia? Fate esempi.

5 Oggi come nel I secolo la persecuzione non ha messo a tacere la predicazione del popolo di Dio. Più volte il fatto di costringere i cristiani a trasferirsi da un posto all’altro, in una prigione o in un altro paese, ha solo contribuito a diffondere il messaggio del Regno in nuove località. Per esempio, durante la Seconda guerra mondiale i Testimoni riuscirono a dare un’eccezionale testimonianza nei campi di concentramento nazisti. Un ebreo che in un campo incontrò i Testimoni ricorda: “La forza morale dei prigionieri testimoni di Geova mi convinse che la loro fede era basata sulle Scritture, così che io stesso divenni Testimone”.

6 In qualche caso perfino dei persecutori ricevettero testimonianza e accettarono il messaggio. Ad esempio, quando fu trasferito nel campo di concentramento di Gusen, in Austria, un Testimone di nome Franz Desch riuscì a studiare la Bibbia con un ufficiale delle SS. Immaginate la gioia di quei due uomini quando, anni dopo, si ritrovarono a un’assemblea dei Testimoni di Geova, entrambi proclamatori della buona notizia!

7 Qualcosa di simile è avvenuto nei casi in cui la persecuzione ha costretto dei cristiani a fuggire da un paese all’altro. Negli anni ’70 per esempio i Testimoni del Malawi dovettero rifugiarsi in Mozambico, dove diedero una grande testimonianza. Quando in seguito ci fu opposizione anche in Mozambico, l’opera di predicazione proseguì. “A dir la verità alcuni di noi furono fermati e arrestati diverse volte per l’attività di predicazione”, riferisce Francisco Coana. “Ma quando molti si mostrarono sensibili al messaggio del Regno, ci rendemmo conto che Dio ci stava aiutando, proprio come aveva aiutato i cristiani del I secolo”.

8. In che modo cambiamenti di natura politica ed economica hanno influito sull’opera di predicazione?

8 Naturalmente la persecuzione non è stata l’unica ragione della diffusione del cristianesimo in altre zone. Negli ultimi decenni, cambiamenti di natura politica ed economica hanno permesso al messaggio del Regno di raggiungere persone di molte lingue e nazionalità. Alcuni, originari di paesi piagati dalla guerra o da difficoltà economiche, si sono rifugiati in paesi in cui la situazione è più stabile e lì hanno cominciato a studiare la Bibbia. L’afflusso di profughi e migranti ha favorito la formazione di territori di lingua straniera. Vi state impegnando per dare testimonianza a persone “di ogni nazione, tribù, popolo e lingua” nel vostro territorio? (Riv. 7:9).

“Date anche a me questa autorità” (Atti 8:9-25)

L’ex mago Simone con in mano un sacchetto pieno di denaro si avvicina a un apostolo. L’apostolo sta ponendo le mani sulle spalle di un cristiano. Sullo sfondo, un altro cristiano sta guarendo una bambina zoppa, per la gioia dei presenti.

“Vedendo che mediante l’imposizione delle mani degli apostoli veniva dato lo spirito, Simone offrì loro del denaro” (Atti 8:18)

9. Chi era Simone, e cosa lo colpì di Filippo?

9 Filippo compì molti segni a Samaria. Per esempio, sanò disabili ed espulse spiriti malvagi (Atti 8:6-8). A rimanere particolarmente impressionato dai doni miracolosi di Filippo fu Simone, un uomo che praticava le arti magiche ed era stimato a tal punto che la gente diceva di lui: “Quest’uomo è la Potenza di Dio”. Simone fu testimone oculare della vera potenza di Dio, evidente nei miracoli compiuti da Filippo, e diventò credente (Atti 8:9-13). In seguito, però, la sua sincerità fu messa alla prova. In che modo?

10. (a) Cosa fecero Pietro e Giovanni a Samaria? (b) Vedendo che i nuovi discepoli ricevevano lo spirito santo con l’imposizione delle mani da parte di Pietro e Giovanni, cosa fece Simone?

10 Quando gli apostoli si resero conto dell’aumento che c’era tra i samaritani, mandarono da loro Pietro e Giovanni. (Vedi il riquadro “Pietro usa ‘le chiavi del Regno’”.) Al loro arrivo i due apostoli posero le mani sui nuovi discepoli, i quali ricevettero lo spirito santo.b Simone ne rimase affascinato. “Date anche a me questa autorità”, disse agli apostoli, “affinché chiunque sul quale io ponga le mani riceva lo spirito santo”. Addirittura offrì loro del denaro, sperando di poter comprare quel sacro privilegio (Atti 8:14-19).

11. Quale ammonimento diede Pietro a Simone, e come reagì questi?

11 L’apostolo Pietro rispose a Simone in tono deciso: “Il tuo argento vada distrutto con te, perché hai pensato di poter comprare con il denaro il gratuito dono di Dio. Tu non hai assolutamente alcuna parte in questa cosa, perché il tuo cuore non è retto davanti a Dio”. Poi lo esortò a pentirsi e a chiedere perdono in preghiera. “Supplica Geova che, se possibile, le cattive intenzioni del tuo cuore ti siano perdonate”, gli disse. Evidentemente Simone non era malvagio; voleva fare ciò che era giusto, ma al momento era in errore. Quindi implorò gli apostoli: “Supplicate voi Geova per me, perché non mi accada nessuna delle cose che avete detto” (Atti 8:20-24).

12. Che cos’è la simonia, e come si è rivelata un’insidia per la cristianità?

12 Il rimprovero che Pietro mosse a Simone è un monito per i cristiani odierni. A motivo di questo episodio fu coniato il termine “simonia”, con il quale si intende la compravendita di incarichi o benefìci di carattere religioso. La storia dell’apostata cristianità abbonda di casi di simonia. Infatti nella nona edizione dell’Encyclopædia Britannica (1878) si leggeva: “Lo studio della storia dei conclavi lascia nello studioso la convinzione che non ci sia mai stata un’elezione al soglio pontificio esente da simonia, mentre in un gran numero di casi la simonia praticata nel conclave era della specie più plateale, sfacciata e grossolana”.

13. In che modo i cristiani possono guardarsi dalla simonia?

13 La simonia è un peccato dal quale i cristiani devono guardarsi. Per esempio, non dovrebbero cercare di ingraziarsi con generosi regali e con l’adulazione coloro che sembrano in grado di concedere ulteriori privilegi nella congregazione. D’altro canto chi è ritenuto in condizione di concedere tali privilegi dovrebbe stare attento a non fare favoritismi a vantaggio dei più ricchi. Entrambe le situazioni rientrano nella simonia. Ogni servitore di Dio dovrebbe invece comportarsi “come il minore”, aspettando che a concedere privilegi di servizio sia lo spirito di Geova (Luca 9:48). Nell’organizzazione di Dio non c’è posto per chi ‘cerca la propria gloria’ (Prov. 25:27).

PIETRO USA “LE CHIAVI DEL REGNO”

Gesù disse a Pietro: “Io ti darò le chiavi del Regno dei cieli” (Matt. 16:19). Cosa intendeva dire? Il fatto che parlasse di “chiavi” indicava che Pietro avrebbe aperto le porte della conoscenza e dato l’opportunità di entrare nel Regno messianico a gruppi diversi. In quali occasioni Pietro usò queste chiavi?

  • Pietro usò la prima chiave alla Pentecoste del 33 E.V. quando esortò ebrei e proseliti a pentirsi e battezzarsi. Lo fecero circa 3.000 persone, diventando potenziali eredi del Regno (Atti 2:1-41).

  • La seconda chiave fu usata non molto tempo dopo il martirio di Stefano. In quella circostanza Pietro e Giovanni posero le mani su samaritani battezzati di recente, al che questi nuovi convertiti ricevettero lo spirito santo (Atti 8:14-17).

  • Pietro usò la terza chiave nel 36 E.V. quando offrì la speranza dell’eredità celeste a non ebrei, o gentili, incirconcisi. L’apostolo diede infatti testimonianza a Cornelio, il primo non ebreo incirconciso che diventò un discepolo cristiano (Atti 10:1-48).

“Capisci veramente quello che stai leggendo?” (Atti 8:26-40)

14, 15. (a) Chi era l’eunuco etiope, e in che modo Filippo lo trovò? (b) Come accolse l’etiope la predicazione di Filippo, e perché il suo battesimo non fu un atto impulsivo? (Vedi la nota in calce.)

14 A questo punto l’angelo di Geova disse a Filippo di percorrere la strada che portava da Gerusalemme a Gaza. Presto Filippo avrebbe capito il perché. Infatti poco dopo incontrò un eunuco etiope che “leggeva ad alta voce il profeta Isaia”. (Vedi il riquadro “‘Eunuco’ in che senso?”) Spinto dallo spirito santo di Geova, Filippo si mise a correre e raggiunse il carro di quell’uomo. “Capisci veramente quello che stai leggendo?”, gli chiese. L’uomo rispose: “E come posso, se qualcuno non mi guida?” (Atti 8:26-31).

15 L’etiope invitò Filippo a salire sul carro. Immaginate che bella conversazione ne seguì! L’identità della “pecora”, o “servitore”, della profezia di Isaia era stata per molto tempo un mistero (Isa. 53:1-12). Ma durante il tragitto Filippo spiegò all’eunuco etiope che quella profezia si era adempiuta in Gesù Cristo. L’etiope, che era già un proselito, capì subito cosa avrebbe dovuto fare, proprio come lo avevano capito coloro che si erano battezzati alla Pentecoste del 33. Disse a Filippo: “Ecco dell’acqua! Che cosa mi impedisce di essere battezzato?” Prontamente Filippo lo battezzò.c (Vedi il riquadro “Battesimo in ‘uno specchio d’acqua’”.) In seguito Filippo ricevette un nuovo incarico ad Asdod, dove continuò a dichiarare la buona notizia (Atti 8:32-40).

“EUNUCO” IN CHE SENSO?

Il termine greco eunoùchos, reso “eunuco”, può riferirsi a un uomo privato della facoltà di procreare o semplicemente a un funzionario d’alto grado. I guardiani della regina e delle concubine di un re potevano effettivamente essere evirati, ma l’evirazione non era indispensabile per gli altri funzionari, ad esempio per il coppiere o il tesoriere del re. L’eunuco etiope che Filippo battezzò rientrava evidentemente tra questi ultimi, poiché era tesoriere reale. In pratica era il ministro delle finanze.

L’etiope era anche un proselito, cioè un non ebreo che era diventato adoratore di Geova. Infatti era appena stato a Gerusalemme ad adorare (Atti 8:27). Questo ci porta a concludere che l’etiope non poteva essere eunuco in senso letterale, perché la Legge mosaica vietava agli uomini evirati di far parte della congregazione di Israele (Deut. 23:1).

BATTESIMO IN “UNO SPECCHIO D’ACQUA”

Come si svolge il battesimo cristiano? Alcuni credono che sia sufficiente versare o spruzzare un po’ d’acqua sulla testa del battezzando. L’eunuco etiope, però, fu battezzato in “uno specchio d’acqua”. La Bibbia dice: “Filippo e l’eunuco scesero nell’acqua” (Atti 8:36, 38). Se fosse stato sufficiente versare o spruzzare acqua, l’eunuco non avrebbe dovuto fermare il carro presso uno specchio d’acqua. Poteva bastarne una minima quantità, come quella contenuta in un otre. Ed è probabile che l’etiope ne avesse uno, dal momento che stava percorrendo “una strada nel deserto” (Atti 8:26).

Il verbo greco tradotto “battezzare” (baptìzo) significa “immergere”, “sommergere”, “tuffare”. (Confronta Vocabolario greco-italiano di L. Rocci.) I riferimenti biblici al battesimo sono in armonia con questo significato. In Giovanni 3:23 si legge che “Giovanni battezzava, a Enon vicino Salim, perché c’era molta acqua”. Similmente, riguardo al battesimo di Gesù viene detto: “Uscendo dall’acqua, vide i cieli dividersi” (Mar. 1:9, 10). Perciò i veri cristiani si battezzano appropriatamente per immersione completa in acqua.

16, 17. Qual è oggi il ruolo degli angeli nell’opera di predicazione?

16 Oggi i cristiani hanno il privilegio di svolgere un’opera simile a quella di Filippo. Spesso riescono a parlare del messaggio del Regno in contesti informali, ad esempio mentre sono in viaggio. In molti casi è evidente che quando incontrano persone sincere non si tratta di una coincidenza. Infatti la Bibbia spiega che gli angeli dirigono l’opera di predicazione affinché il messaggio raggiunga “ogni nazione, tribù, lingua e popolo” (Riv. 14:6). Gesù stesso predisse che gli angeli avrebbero avuto questo ruolo nell’opera di predicazione. Nella parabola del grano e della zizzania Gesù disse che durante la mietitura, cioè la conclusione del sistema di cose, “i mietitori sono gli angeli”. Aggiunse che queste creature spirituali “[avrebbero raccolto] fuori dal suo Regno tutte le cose che portano a peccare e le persone che praticano l’illegalità” (Matt. 13:37-41). Al tempo stesso gli angeli avrebbero radunato i futuri eredi celesti del Regno e in seguito “una grande folla” di “altre pecore” che Geova vuole indirizzare alla sua organizzazione (Riv. 7:9; Giov. 6:44, 65; 10:16).

17 A riprova che questo avviene davvero, alcuni che avviciniamo nel ministero dicono che stavano proprio pregando per ricevere aiuto spirituale. Pensate per esempio a cosa accadde a due proclamatrici del Regno che stavano predicando. Quando alla fine della mattinata decisero di fermarsi, il bambino che era con loro insisté in modo insolito perché andassero alla casa successiva. Anzi, andò lui stesso a bussare alla porta. Aprì una giovane donna e le due Testimoni si avvicinarono per parlarle. Con loro sorpresa la donna spiegò che aveva appena pregato che qualcuno andasse da lei per aiutarla a capire la Bibbia, e accettò uno studio biblico.

Nel ministero una coppia suona alla porta di una donna che sta pregando dentro casa.

“Dio, chiunque tu sia, ti prego, aiutami!”

18. Perché non dovremmo mai sottovalutare il privilegio di predicare?

18 Anche voi, in quanto parte della congregazione cristiana, avete l’onore di collaborare con gli angeli ora che l’opera di predicazione si svolge in una misura senza precedenti. Non sottovalutate mai questo privilegio. Perseverando proverete grande gioia nel continuare a dichiarare “la buona notizia riguardo a Gesù” (Atti 8:35).

FILIPPO “L’EVANGELIZZATORE”

Quando i seguaci di Cristo furono dispersi a causa della persecuzione, Filippo andò a Samaria. A quanto pare collaborava strettamente con il corpo direttivo del I secolo; infatti, “quando a Gerusalemme gli apostoli seppero che Samaria aveva accettato la parola di Dio, mandarono da loro Pietro e Giovanni”. Ne conseguì che i nuovi credenti di quella zona ricevettero il gratuito dono dello spirito santo (Atti 8:14-17).

Filippo seduto su un carro con l’eunuco etiope.

Dopo gli avvenimenti riportati nel capitolo 8 degli Atti, Filippo viene menzionato solo un’altra volta. Una ventina d’anni dopo che Filippo aveva iniziato a predicare, l’apostolo Paolo stava rientrando dal suo terzo viaggio missionario con i suoi compagni, diretto a Gerusalemme. Il gruppo sbarcò a Tolemaide. Luca riferisce: “Il giorno dopo partimmo e arrivammo a Cesarea. Entrammo in casa di Filippo l’evangelizzatore, che era uno dei sette, e restammo da lui. Quest’uomo aveva quattro figlie non sposate che profetizzavano” (Atti 21:8, 9).

A quanto pare Filippo aveva messo su famiglia e si era stabilito nella zona in cui era andato a predicare. È significativo che Luca lo chiami “l’evangelizzatore”. Nelle Scritture questo termine si riferisce a chi lascia la propria casa per predicare la buona notizia in territori nuovi. Ovviamente lo zelo di Filippo per il ministero non si era affievolito. E il fatto che le sue quattro figlie profetizzassero indica chiaramente che aveva insegnato alla sua famiglia ad amare e servire Geova.

a Non si tratta dell’apostolo Filippo, ma di quel Filippo che, come abbiamo visto nel capitolo 5 di questo libro, era tra i “sette uomini con una buona reputazione” incaricati di organizzare la distribuzione quotidiana di cibo tra le vedove cristiane di lingua greca e di lingua ebraica che si trovavano a Gerusalemme (Atti 6:1-6).

b A quanto pare all’epoca i nuovi discepoli in genere venivano unti con lo spirito santo al battesimo. Questo dava loro la prospettiva di diventare re e sacerdoti con Gesù in cielo (2 Cor. 1:21, 22; Riv. 5:9, 10; 20:6). Tuttavia, in questo caso particolare i nuovi discepoli non furono unti al battesimo. Quei cristiani appena battezzati ricevettero lo spirito santo, e i doni miracolosi che ne derivavano, solo dopo che Pietro e Giovanni ebbero posto su di loro le mani.

c Non si trattava di un atto compiuto sotto l’impulso del momento. Essendo un proselito, l’etiope conosceva già le Scritture, incluse le profezie messianiche. Ora che aveva capito il ruolo di Gesù nel proposito di Dio poteva battezzarsi senza indugio.

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