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  • bt cap. 14 pp. 108-115
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  • Arrivarono a una “decisione unanime”
  • Rendiamo “completa testimonianza in merito al Regno di Dio”
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  • “Con questo concordano le parole dei Profeti” (Atti 15:13-21)
  • “Decisero di mandare [...] uomini scelti” (Atti 15:22-29)
  • “Si rallegrarono dell’incoraggiamento” (Atti 15:30-35)
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1985
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova (di facile lettura) 2017
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Rendiamo “completa testimonianza in merito al Regno di Dio”
bt cap. 14 pp. 108-115

CAPITOLO 14

Arrivarono a una “decisione unanime”

Il corpo direttivo giunge a una decisione che ha l’effetto di unificare le congregazioni

Basato su Atti 15:13-35

1, 2. (a) A quali importanti domande deve rispondere il corpo direttivo della congregazione cristiana del I secolo? (b) Cosa aiuterà quei cristiani a giungere alla giusta conclusione?

C’È grande attesa. Gli apostoli e gli anziani riuniti in una stanza a Gerusalemme si guardano l’un l’altro con la sensazione di essere giunti a un momento cruciale. La questione della circoncisione ha sollevato domande importanti. I cristiani sono sotto la Legge mosaica? Dovrebbero esserci differenze tra cristiani ebrei e cristiani non ebrei?

2 Quegli uomini hanno soppesato molte prove. Hanno in mente la profetica Parola di Dio nonché le convincenti testimonianze dirette che attestano la benedizione divina. Ognuno si è espresso in modo esauriente. Le prove raccolte sono lampanti. Lo spirito di Geova sta chiaramente indicando la via. Quegli uomini si lasceranno guidare?

3. Perché ci è utile esaminare il capitolo 15 degli Atti?

3 Ci vorranno vera fede e coraggio per accettare in questo caso la guida dello spirito. C’è il rischio che l’ostilità dei capi religiosi ebrei aumenti. Inoltre quei cristiani si trovano ad affrontare le resistenze di coloro che nella congregazione vogliono riportare il popolo di Dio sotto la Legge mosaica. Cosa farà il corpo direttivo? Vediamolo insieme. Capiremo anche in che modo quegli uomini lasciarono un modello che viene seguito dall’odierno Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova. Si tratta di un modello che anche noi dobbiamo seguire quando prendiamo decisioni o affrontiamo problemi nella nostra vita cristiana.

“Con questo concordano le parole dei Profeti” (Atti 15:13-21)

4, 5. Quale parte della profetica Parola di Dio fu portata all’attenzione dei presenti da Giacomo?

4 Il discepolo Giacomo, fratellastro di Gesù, prese la parola.a Pare che in quella occasione fosse lui a presiedere l’adunanza. Le sue parole riassunsero la conclusione unanime a cui il gruppo sembrava essere giunto. Giacomo disse ai presenti: “Simeone ha riferito nei dettagli come Dio per la prima volta ha rivolto l’attenzione alle nazioni per trarne un popolo per il suo nome. E con questo concordano le parole dei Profeti” (Atti 15:14, 15).

5 Il discorso di Simeone, cioè Simon Pietro, e le prove presentate da Barnaba e Paolo probabilmente ricordarono a Giacomo passi biblici pertinenti che facevano luce sull’argomento (Giov. 14:26). Dopo aver detto “con questo concordano le parole dei Profeti”, Giacomo citò Amos 9:11, 12. Il libro di Amos era incluso in quella parte delle Scritture Ebraiche chiamata comunemente “i Profeti” (Matt. 22:40; Atti 15:16-18). Noterete che le parole citate da Giacomo sono un po’ diverse da quelle che oggi si trovano nel libro di Amos. È probabile che Giacomo avesse in mente la Settanta, traduzione greca delle Scritture Ebraiche.

6. In che modo le Scritture fecero luce sull’argomento in questione?

6 Tramite il profeta Amos, Geova aveva predetto che un giorno avrebbe eretto “la capanna di Davide”, ovvero ristabilito l’autorità regale nella linea di discendenza di Davide; questo sarebbe avvenuto mediante il Regno messianico (Ezec. 21:26, 27). Geova avrebbe trattato di nuovo esclusivamente con l’Israele carnale? No. La profezia aggiunge che “persone di tutte le nazioni” sarebbero state radunate come “persone che sono chiamate con il [Suo] nome”. Ricordate che Pietro aveva appena detto: “[Dio] non fece nessuna distinzione fra noi [i cristiani ebrei] e loro [i cristiani non ebrei], ma purificò i loro cuori mediante la fede” (Atti 15:9). In altre parole, era volontà di Dio che sia ebrei sia non ebrei diventassero eredi del Regno (Rom. 8:17; Efes. 2:17-19). Nulla in quelle profezie ispirate lasciava intendere che i cristiani non ebrei dovessero prima circoncidersi o diventare proseliti.

7, 8. (a) Quale fu la proposta di Giacomo? (b) Come vanno intese le parole di Giacomo?

7 In base a queste prove scritturali e alle convincenti testimonianze udite, Giacomo fece questa proposta: “Quindi ritengo che non si debbano creare difficoltà a quelli delle nazioni che si convertono a Dio. Piuttosto, scriviamo loro di astenersi dalle cose contaminate dagli idoli, dall’immoralità sessuale, da ciò che è strangolato e dal sangue. Sin dai tempi antichi, infatti, Mosè ha avuto quelli che lo predicano di città in città, perché viene letto ad alta voce ogni Sabato nelle sinagoghe” (Atti 15:19-21).

8 Giacomo stava forse facendo valere la sua autorità sugli altri, magari perché presiedeva l’adunanza? Stava decidendo arbitrariamente cosa si doveva fare? Niente affatto. Lungi dall’imporsi sugli altri, Giacomo stava sottoponendo al loro giudizio una linea di condotta basata sulle prove che erano state presentate e su quanto le Scritture dicevano in merito.

9. Quali benefìci sarebbero derivati dalla proposta di Giacomo?

9 Quella di Giacomo era una proposta valida? Certamente, visto che gli apostoli e gli anziani la accettarono. Con quali benefìci? Da un lato, la linea di condotta raccomandata non “[avrebbe creato] difficoltà” ai cristiani non ebrei obbligandoli a sottostare alla Legge mosaica (Atti 15:19). Dall’altro, quella decisione avrebbe rispettato la coscienza dei cristiani ebrei che per anni avevano sentito “Mosè [che veniva] letto ad alta voce ogni Sabato nelle sinagoghe” (Atti 15:21).b La linea di condotta raccomandata avrebbe sicuramente rafforzato il vincolo tra i cristiani ebrei e quelli non ebrei. Soprattutto avrebbe fatto piacere a Geova Dio, essendo in armonia con il suo proposito in continuo sviluppo. Era un’ottima soluzione per un problema che minacciava l’unità e il bene dell’intera congregazione del popolo di Dio. Ed è anche un eccellente esempio per la congregazione cristiana odierna.

Albert Schroeder mentre pronuncia un discorso a un congresso internazionale nel 1998

10. In che modo il Corpo Direttivo odierno segue il modello di quello del I secolo?

10 Come abbiamo visto nel capitolo precedente, l’odierno Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova, a somiglianza di quello del I secolo, si lascia guidare in ogni cosa da Geova, il Sovrano universale, e da Gesù Cristo, il Capo della congregazione (1 Cor. 11:3).c In che modo? Albert Schroeder, che prestò servizio nel Corpo Direttivo dal 1974 fino al termine della sua vita terrena nel marzo 2006, spiegò: “Il Corpo Direttivo si riunisce di mercoledì, iniziando con una preghiera per chiedere la guida dello spirito di Geova. Si compie un sincero sforzo affinché ogni argomento trattato e ogni decisione presa sia in armonia con la Parola di Dio, la Bibbia”. Sullo stesso tono Milton Henschel, membro del Corpo Direttivo per molti anni fino al termine della sua vita terrena nel marzo 2003, pose questa importante domanda ai diplomandi della 101ª classe della Scuola di Galaad: “C’è un’altra organizzazione sulla terra il cui Corpo Direttivo consulti la Parola di Dio, la Bibbia, prima di prendere decisioni importanti?” La risposta è ovvia.

“Decisero di mandare [...] uomini scelti” (Atti 15:22-29)

11. Come venne comunicata alle congregazioni la decisione del corpo direttivo?

11 Sulla questione della circoncisione il corpo direttivo di Gerusalemme era arrivato a una decisione unanime. Ma affinché i fratelli delle congregazioni potessero agire in unità, quella decisione doveva essere comunicata loro in maniera chiara e incoraggiante. Qual era il modo migliore per farlo? Il libro degli Atti spiega: “Gli apostoli e gli anziani, insieme a tutta la congregazione, decisero di mandare ad Antiochia con Paolo e Barnaba uomini scelti fra loro; mandarono Giuda, chiamato Barsabba, e Sila, uomini che avevano responsabilità tra i fratelli”. Inoltre fu scritta una lettera che venne affidata a quegli uomini perché fosse letta in tutte le congregazioni di Antiochia, della Siria e della Cilicia (Atti 15:22-26).

12, 13. Quale risultato fu conseguito con l’invio (a) di Giuda e Sila? (b) di una lettera da parte del corpo direttivo?

12 Giuda e Sila “avevano responsabilità tra i fratelli”, ed erano quindi pienamente qualificati per rappresentare il corpo direttivo. Questa delegazione di quattro uomini avrebbe reso evidente che il messaggio che dovevano portare non rispondeva semplicemente alla domanda iniziale, ma comunicava le nuove istruzioni del corpo direttivo. La presenza di quegli “uomini scelti” avrebbe creato un forte legame tra i cristiani ebrei di Gerusalemme e i cristiani non ebrei delle varie congregazioni. Era davvero una disposizione saggia e amorevole che promuoveva la pace e l’armonia tra i servitori di Dio.

COM’È ORGANIZZATO OGGI IL CORPO DIRETTIVO

Come i cristiani del I secolo, oggi i Testimoni di Geova sono guidati da un Corpo Direttivo di uomini devoti e unti con lo spirito. Il Corpo Direttivo si raduna ogni settimana. Inoltre i suoi membri prestano servizio nei seguenti sei comitati, ciascuno dei quali ha le proprie responsabilità.

  • Il Comitato dei Coordinatori si occupa di questioni di natura legale e dell’uso dei mezzi di informazione quando è necessario presentare nella giusta luce quello in cui crediamo. Questo comitato interviene anche in caso di disastri naturali, persecuzione e altre emergenze riguardanti i Testimoni di Geova in ogni parte del mondo.

  • Il Comitato Editoriale coordina la stampa, la pubblicazione e la spedizione di pubblicazioni bibliche. Soprintende alle attività degli stabilimenti tipografici e alle proprietà che appartengono ai vari enti usati dai Testimoni di Geova, nonché alla costruzione di edifici delle filiali, di Sale del Regno e di Sale delle Assemblee. Soprintende inoltre all’impiego delle donazioni.

  • Il Comitato dell’Insegnamento si occupa dell’istruzione impartita alle assemblee e alle adunanze di congregazione, nonché della produzione di materiale audio e video. Prepara il piano di studi della Scuola di Galaad, della Scuola del Servizio di Pioniere e di altre scuole, oltre al programma spirituale per i volontari che servono nelle filiali.

  • Il Comitato del Personale si preoccupa del benessere spirituale e fisico dei membri delle famiglie Betel che prestano servizio nelle filiali dei Testimoni di Geova in tutta la terra. Inoltre soprintende all’invito di nuovi membri a servire nelle filiali.

  • Il Comitato degli Scrittori soprintende alla preparazione di cibo spirituale sia per le congregazioni che per il pubblico. Risponde inoltre alle domande bibliche, supervisiona l’attività di traduzione in tutto il mondo e approva testi come i copioni dei videoracconti e gli schemi dei discorsi.

  • Il Comitato del Servizio coordina l’opera di predicazione e tutto ciò che riguarda anziani di congregazione, sorveglianti di circoscrizione ed evangelizzatori a tempo pieno. Inoltre invita e assegna gli studenti della Scuola di Galaad perché diano stabilità e impulso all’opera mondiale.

Il Corpo Direttivo si affida alla guida dello spirito santo di Dio. I suoi membri non pensano di essere i capi del popolo di Geova. Piuttosto, come tutti i cristiani unti sulla terra, “continuano a seguire l’Agnello [Gesù Cristo] dovunque vada” (Riv. 14:4).

13 La lettera forniva chiare istruzioni per i cristiani non ebrei non solo sulla circoncisione, ma anche su quello che dovevano fare per avere il favore e la benedizione di Geova. Il punto chiave della lettera diceva: “Allo spirito santo e a noi è sembrato bene di non aggiungervi nessun altro peso, all’infuori di queste cose necessarie: astenersi dalle cose sacrificate agli idoli, dal sangue, da ciò che è strangolato e dall’immoralità sessuale. Se vi asterrete attentamente da queste cose, prospererete. Vi salutiamo!” (Atti 15:28, 29).

14. Com’è possibile che in un mondo così diviso i servitori di Geova operino in unità?

14 Oggi fra gli oltre 8.000.000 di testimoni di Geova, nelle oltre 100.000 congregazioni in tutta la terra, regnano sintonia di pensiero e unità di azione. Cosa rende possibile questa unità, soprattutto in un mondo caratterizzato dal caos e dalla discordia come quello di oggi? L’unità è dovuta principalmente alle chiare ed esplicite istruzioni che Gesù Cristo, il Capo della congregazione cristiana, fornisce tramite “lo schiavo fedele e saggio”, cioè il Corpo Direttivo (Matt. 24:45-47). Dipende anche dal fatto che la famiglia mondiale dei fratelli coopera di buon grado seguendo le istruzioni del Corpo Direttivo.

“Si rallegrarono dell’incoraggiamento” (Atti 15:30-35)

15, 16. Quale fu l’esito della questione della circoncisione, e cosa vi contribuì?

15 Il libro degli Atti prosegue dicendo che i fratelli venuti da Gerusalemme giunsero ad Antiochia e lì, “riuniti tutti i discepoli, consegnarono loro la lettera”. Quale fu la reazione dei fratelli locali alla lettera di istruzioni del corpo direttivo? “Dopo averla letta, questi si rallegrarono dell’incoraggiamento” (Atti 15:30, 31). Inoltre Giuda e Sila “incoraggiarono i fratelli con molti discorsi e li rafforzarono”. In questo senso si può dire che erano “profeti”, come anche Barnaba, Paolo e altri furono chiamati profeti, termine che designa coloro che annunciavano o facevano conoscere la volontà di Dio (Atti 13:1; 15:32; Eso. 7:1, 2).

16 È chiaro che Geova benedisse il modo in cui la questione fu affrontata e fece sì che venisse risolta nel migliore dei modi. A cosa fu dovuto l’esito positivo? Indubbiamente alle chiare e tempestive istruzioni del corpo direttivo, basate sulla Parola di Dio e sulla guida dello spirito santo, e in più al modo amorevole e diretto in cui le disposizioni furono comunicate alle congregazioni.

17. Quali aspetti delle visite dei sorveglianti di circoscrizione si rifanno al modello stabilito nel I secolo?

17 Seguendo quel modello, l’odierno Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova provvede istruzioni tempestive alla famiglia mondiale dei fratelli. Le decisioni prese vengono comunicate alle congregazioni in maniera chiara e diretta, ad esempio tramite le visite dei sorveglianti di circoscrizione. Questi fratelli altruisti si spostano da una congregazione all’altra, fornendo chiare direttive e caloroso incoraggiamento. Come Paolo e Barnaba, dedicano parecchio tempo al ministero, “insegnando e dichiarando, insieme a molti altri, la buona notizia della parola di Geova” (Atti 15:35). E come Giuda e Sila, ‘incoraggiano i fratelli con molti discorsi e li rafforzano’.

18. Cosa permetterà al popolo di Dio di continuare ad avere la sua benedizione?

18 Che dire delle congregazioni in tutta la terra? Cosa permetterà loro di rimanere in pace e armonia nel mondo diviso di oggi? Ricordate che proprio il discepolo Giacomo in seguito scrisse: “La sapienza che viene dall’alto è prima di tutto pura, poi pacifica, ragionevole, pronta a ubbidire [...]. Inoltre il frutto della giustizia viene seminato in condizioni pacifiche per quelli che promuovono la pace” (Giac. 3:17, 18). Non sappiamo se Giacomo avesse in mente quell’adunanza tenuta a Gerusalemme, ma dagli eventi riportati nel capitolo 15 degli Atti è chiaro che la benedizione di Geova può esserci solo quando esistono unità e cooperazione.

19, 20. (a) Da cosa era evidente che ora nella congregazione di Antiochia c’erano pace e unità? (b) Cosa potevano fare ora Paolo e Barnaba?

19 Era evidente che ora nella congregazione di Antiochia c’erano pace e unità. Anziché disputare con i fratelli di Gerusalemme, quelli di Antiochia apprezzarono molto la visita di Giuda e Sila. Il racconto dice che Giuda e Sila “si trattennero lì per un po’ di tempo, poi i fratelli augurarono loro pace e li lasciarono tornare da quelli che li avevano mandati”, cioè li lasciarono tornare a Gerusalemme (Atti 15:33).d Di sicuro anche i fratelli di Gerusalemme si rallegrarono sentendo i due uomini raccontare del loro viaggio. Grazie all’immeritata bontà di Geova la loro missione era andata a buon fine.

20 Paolo e Barnaba, che rimasero ad Antiochia, potevano ora concentrarsi sull’opera di evangelizzazione, impegnandosi in prima linea proprio come fanno oggi i sorveglianti di circoscrizione quando visitano le congregazioni (Atti 13:2, 3). Che benedizione per il popolo di Geova! Ma in che modo Geova continuò a impiegare e benedire quei due zelanti evangelizzatori? Lo vedremo nel prossimo capitolo.

Madre e figlia a un congresso sfogliano il volume 2 del libro “I giovani chiedono... Risposte pratiche alle loro domande”.

I cristiani odierni beneficiano dei doni spirituali provveduti tramite il Corpo Direttivo e i suoi rappresentanti

GIACOMO: “IL FRATELLO DEL SIGNORE”

Giacomo, uno dei figli di Giuseppe e Maria, viene menzionato per primo tra i fratellastri di Gesù (Matt. 13:54, 55). Quindi era forse il secondogenito di Maria. Giacomo crebbe insieme a Gesù, ne osservò il ministero e di certo era al corrente delle sue “opere potenti”, che le avesse viste con i suoi occhi o no. All’epoca del ministero di Gesù, però, Giacomo e i suoi fratelli “non esercitavano fede in lui”, loro fratello maggiore (Giov. 7:5). Forse Giacomo la pensava addirittura come alcuni parenti che dissero di Gesù: “È fuori di sé” (Mar. 3:21).

Giacomo legge un rotolo.

Con la morte e la risurrezione di Gesù le cose cambiarono. Sebbene le Scritture Greche menzionino altri tre uomini di nome Giacomo, fu evidentemente a Giacomo suo fratellastro che Gesù apparve di persona durante i 40 giorni che seguirono la sua risurrezione (1 Cor. 15:7). Forse fu grazie a questa esperienza che Giacomo trasse le giuste conclusioni sulla vera identità del suo fratello maggiore. Ad ogni modo, meno di 10 giorni dopo l’ascensione di Gesù al cielo, Giacomo, sua madre e i suoi fratelli erano radunati a pregare con gli apostoli in una stanza al piano superiore (Atti 1:13, 14).

Col tempo Giacomo diventò un componente molto rispettato della congregazione di Gerusalemme. A quanto pare era considerato un apostolo, ovvero un “inviato”, di quella congregazione (Gal. 1:18, 19). Che Giacomo avesse un ruolo di primo piano fu evidente quando l’apostolo Pietro, dopo essere stato miracolosamente liberato dalla prigione, disse ai discepoli: “Riferite queste cose a Giacomo e agli altri fratelli” (Atti 12:12, 17). Nell’adunanza in cui “gli apostoli e gli anziani” di Gerusalemme trattarono la questione della circoncisione, sembra che fosse Giacomo a presiedere (Atti 15:6-21). Inoltre l’apostolo Paolo osservò che Giacomo, Cefa (Pietro) e Giovanni “venivano considerati colonne” della congregazione di Gerusalemme (Gal. 2:9). E anni dopo, rientrato a Gerusalemme dal suo terzo viaggio missionario, Paolo fece un rapporto a Giacomo, e “là c’erano anche tutti gli anziani” (Atti 21:17-19).

Fu evidentemente questo Giacomo, definito da Paolo “il fratello del Signore”, a scrivere la lettera, o libro biblico, che porta il suo nome (Gal. 1:19). In essa Giacomo si identifica umilmente non come apostolo né come fratello di Gesù, ma come “schiavo di Dio e del Signore Gesù Cristo” (Giac. 1:1). La sua lettera mostra che, a somiglianza di Gesù, Giacomo era un attento osservatore della creazione e della natura umana. Per illustrare verità spirituali trasse spunto da comuni aspetti della natura, ad esempio il mare agitato dal vento, il cielo stellato, il sole cocente, la caducità dei fiori, la forza del fuoco e gli animali da domare (Giac. 1:6, 11, 17; 3:5, 7). Grazie alla profondità con cui seppe cogliere atteggiamenti e comportamenti umani, dovuta all’ispirazione divina, abbiamo a disposizione ottimi consigli per mantenere buoni rapporti con gli altri (Giac. 1:19, 20; 3:2, 8-18).

Le parole di Paolo riportate in 1 Corinti 9:5 fanno supporre che Giacomo fosse sposato. Quanto alla sua morte la Bibbia non dice nulla. Tuttavia lo storico ebreo Giuseppe Flavio scrisse che, poco dopo la morte del governatore romano Porcio Festo (ca. 62 E.V.) e prima dell’insediamento del suo successore Albino, il sommo sacerdote Anano (Anania) “convocò i giudici del Sinedrio e introdusse davanti a loro un uomo di nome Giacomo, fratello di Gesù, che era soprannominato Cristo, e certi altri”. Secondo Giuseppe Flavio, Anano mosse loro “l’accusa di avere trasgredito la Legge, e li consegnò perché fossero lapidati”.e

e Antichità giudaiche, XX, 200, a cura di L. Moraldi, UTET, Torino, 2006.

a Vedi il riquadro “Giacomo: ‘il fratello del Signore’”.

b Giacomo fece saggiamente riferimento agli scritti di Mosè, che includevano non solo il codice della Legge ma anche una narrazione dell’operato di Dio e indicazioni della sua volontà antecedenti alla Legge. Per esempio, da Genesi è evidente il punto di vista di Dio sul sangue, l’adulterio e l’idolatria (Gen. 9:3, 4; 20:2-9; 35:2, 4). Geova rivelò così dei princìpi vincolanti per tutti gli esseri umani, sia ebrei che non ebrei.

c Vedi il riquadro “Com’è organizzato oggi il Corpo Direttivo”.

d Nel versetto 34 alcune traduzioni bibliche, come la Ricciotti, aggiungono che Sila decise di rimanere ad Antiochia. Tuttavia si tratta probabilmente di un’interpolazione successiva comparsa in alcuni manoscritti.

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