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  • “Rafforzando le congregazioni”
  • Rendiamo “completa testimonianza in merito al Regno di Dio”
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  • “Torniamo ora a visitare i fratelli” (Atti 15:36)
  • “Una discussione [...] accesa” (Atti 15:37-41)
  • “Parlavano bene di lui” (Atti 16:1-3)
  • “Le congregazioni erano [...] rese ferme nella fede” (Atti 16:4, 5)
  • “Mio figlio diletto e fedele nel Signore”
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 2015
  • Timoteo: pronto e disposto a servire gli altri
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 2008
  • Marco, “utile per il servizio”
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 2010
  • Barnaba, leale sostenitore della vera adorazione
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Rendiamo “completa testimonianza in merito al Regno di Dio”
bt cap. 15 pp. 117-123

CAPITOLO 15

“Rafforzando le congregazioni”

I ministri viaggianti aiutano le congregazioni a essere rese ferme nella fede

Basato su Atti 15:36–16:5

1-3. (a) Chi è il nuovo compagno di viaggio di Paolo, e cosa possiamo dire di lui? (b) Cosa prenderemo in considerazione in questo capitolo?

CAMMINANDO lungo sentieri accidentati tra un centro abitato e l’altro, l’apostolo Paolo osserva pensieroso il ragazzo che è al suo fianco. Si chiama Timoteo. Giovane e pieno di vigore, Timoteo ha forse una ventina d’anni. In questo viaggio ogni passo lo porta più lontano da casa. Con il trascorrere delle ore, Listra e Iconio si perdono in lontananza alle loro spalle. Cosa li attende? Paolo ne ha già un’idea, poiché questo è il suo secondo viaggio missionario. Sa che non mancheranno pericoli e problemi. Ma come se la caverà il ragazzo che lo accompagna?

2 Paolo ha fiducia in Timoteo, forse più di quanto questo umile ragazzo ne abbia in sé stesso. A motivo dei recenti avvenimenti, Paolo è più convinto che mai di aver bisogno di un compagno di viaggio adatto. Sa che l’opera che li attende, cioè visitare e rafforzare le congregazioni, richiederà grande forza di volontà e unità di intenti da parte dei ministri viaggianti. Perché la pensa così? Un motivo potrebbe essere il disaccordo che poco prima ha causato una frattura tra lui e Barnaba.

3 In questo capitolo esamineremo qual è il modo migliore per appianare i contrasti. Vedremo anche perché Paolo scelse Timoteo come compagno di viaggio e capiremo il ruolo fondamentale degli odierni sorveglianti di circoscrizione.

“Torniamo ora a visitare i fratelli” (Atti 15:36)

4. Cosa intendeva fare Paolo durante il secondo viaggio missionario?

4 Nel capitolo precedente abbiamo visto che una delegazione di quattro fratelli, cioè Paolo, Barnaba, Giuda e Sila, aveva rafforzato la congregazione di Antiochia comunicando la decisione del corpo direttivo in merito alla circoncisione. Dopodiché cosa fece Paolo? Propose a Barnaba un nuovo viaggio, dicendo: “Torniamo ora a visitare i fratelli in ognuna delle città in cui abbiamo proclamato la parola di Geova, per vedere come stanno” (Atti 15:36). Paolo non aveva in mente una semplice visita amichevole a quei cristiani convertiti da poco. Il libro degli Atti rivela qual era l’intento di questo suo nuovo viaggio missionario. Primo, Paolo voleva continuare a trasmettere le disposizioni del corpo direttivo (Atti 16:4). Secondo, in qualità di sorvegliante viaggiante era deciso a rafforzare spiritualmente le congregazioni, aiutandole a essere sempre più ferme nella fede (Rom. 1:11, 12). In che modo l’odierna organizzazione dei Testimoni di Geova segue il modello apostolico?

5. In che modo l’odierno Corpo Direttivo guida e incoraggia le congregazioni?

5 Oggi per dirigere la sua congregazione Cristo si serve del Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova. Tramite lettere, pubblicazioni digitali e stampate, adunanze e altri strumenti, questi fedeli fratelli unti guidano e incoraggiano le congregazioni di tutto il mondo. Il Corpo Direttivo cerca inoltre di mantenersi in stretto contatto con ognuna di esse. A questo scopo si avvale di migliaia di sorveglianti di circoscrizione. Questi vengono nominati direttamente dal Corpo Direttivo, che li sceglie tra anziani qualificati in tutta la terra.

6, 7. Quali sono alcune responsabilità dei sorveglianti di circoscrizione?

6 L’obiettivo degli odierni sorveglianti viaggianti è quello di interessarsi personalmente di tutti i componenti delle congregazioni che visitano e offrire loro incoraggiamento spirituale. Fanno questo seguendo l’esempio lasciato dai cristiani del I secolo come Paolo, che diede a Timoteo, anche lui sorvegliante, questa esortazione: “Predica la parola, fallo con urgenza sia in tempi favorevoli che difficili, riprendi, rimprovera ed esorta, con ogni pazienza e arte di insegnare. [...] Svolgi l’opera di evangelizzatore” (2 Tim. 4:2, 5).

7 In armonia con queste parole, i sorveglianti di circoscrizione, insieme alla moglie se sono sposati, affiancano i proclamatori locali nelle varie fasi del ministero di campo. Questi ministri sono zelanti nella predicazione e sono insegnanti capaci, il che si riflette positivamente sul gregge (Rom. 12:11; 2 Tim. 2:15). Coloro che svolgono quest’opera si distinguono per il loro amore altruistico. Sono pronti a spendersi viaggiando anche con avverse condizioni climatiche o in zone pericolose (Filip. 2:3, 4). Inoltre incoraggiano, ammaestrano e consigliano ogni congregazione con discorsi basati sulla Bibbia. Osservare la loro condotta e imitare la loro fede è di beneficio per tutti nella congregazione (Ebr. 13:7).

“Una discussione [...] accesa” (Atti 15:37-41)

8. Come rispose Barnaba all’invito di Paolo?

8 Barnaba accettò di buon grado la proposta di Paolo di “visitare i fratelli” (Atti 15:36). I due erano stati buoni compagni di viaggio; inoltre conoscevano già le regioni in cui sarebbero andati e la gente del posto (Atti 13:2–14:28). Perciò l’idea di assolvere insieme quell’incarico sarà sembrata loro ragionevole e pratica. Ma sorse un problema. Atti 15:37 dice: “Barnaba era deciso a portare anche Giovanni, soprannominato Marco”. Barnaba non stava solo dando un suggerimento: “era deciso” a includere suo cugino Marco in quel viaggio missionario.

9. Perché Paolo non era d’accordo con Barnaba?

9 Paolo non era d’accordo. Perché? La Bibbia dice: “Paolo non era favorevole a portarlo con loro, visto che [Marco] in Panfilia li aveva lasciati e non li aveva più accompagnati nell’opera” (Atti 15:38). Marco aveva accompagnato Paolo e Barnaba nel primo viaggio missionario, ma non era rimasto con loro sino alla fine (Atti 12:25; 13:13). Nella prima parte del viaggio, quando si trovavano in Panfilia, si era tirato indietro ed era tornato a casa, a Gerusalemme. La Bibbia non dice il perché, ma evidentemente Paolo pensava che Marco si fosse comportato da irresponsabile e forse aveva dei dubbi sulla sua affidabilità.

10. A cosa portò il disaccordo tra Paolo e Barnaba, e con quali risultati?

10 Barnaba era comunque deciso a portare con sé Marco, mentre Paolo era altrettanto deciso a non portarlo. “Allora”, come si legge in Atti 15:39, “ci fu una discussione talmente accesa che i due si separarono”. Barnaba salpò alla volta di Cipro, l’isola dove era nato, e portò Marco con sé. Paolo procedette con i suoi piani. Secondo il libro degli Atti, “Paolo scelse Sila e, dopo essere stato affidato dai fratelli all’immeritata bontà di Geova, partì” (Atti 15:40). Insieme attraversarono “la Siria e la Cilicia, rafforzando le congregazioni” (Atti 15:41).

11. Che qualità sono indispensabili per evitare che si crei una frattura insanabile tra noi e qualcuno che ci ha contrariato?

11 Questo episodio ci ricorda che siamo imperfetti. Paolo e Barnaba avevano ricevuto l’incarico di rappresentanti speciali del corpo direttivo, di cui lo stesso Paolo probabilmente entrò a far parte. Eppure in quella circostanza le tendenze umane imperfette ebbero la meglio su di loro. Paolo e Barnaba permisero forse che l’accaduto creasse fra loro una frattura insanabile? Benché imperfetti, erano umili e avevano la mente di Cristo. Senza dubbio nel tempo diedero prova di spirito fraterno e prontezza a perdonare (Efes. 4:1-3). In seguito Paolo e Marco assolsero insieme altri incarichi (Col. 4:10).a

12. Quali caratteristiche dovrebbero avere i sorveglianti dei nostri giorni a imitazione di Paolo e Barnaba?

12 Né Barnaba né Paolo erano soliti lasciarsi trasportare dall’ira. Barnaba era conosciuto come un uomo amorevole e generoso, al punto che invece di chiamarlo Giuseppe, il suo nome proprio, gli apostoli lo chiamavano Barnaba, soprannome che significa “figlio di conforto” (Atti 4:36). Anche Paolo era noto per la sua premura e gentilezza (1 Tess. 2:7, 8). A imitazione di Paolo e Barnaba, tutti i sorveglianti cristiani dei nostri giorni, inclusi i sorveglianti di circoscrizione, dovrebbero sempre cercare di manifestare umiltà e di essere premurosi con gli altri anziani e con il resto del gregge (1 Piet. 5:2, 3).

“Parlavano bene di lui” (Atti 16:1-3)

13, 14. (a) Chi era Timoteo, e probabilmente in quali circostanze Paolo lo conobbe? (b) Perché Paolo rimase particolarmente colpito da Timoteo? (c) Quale incarico ricevette Timoteo?

13 Il secondo viaggio missionario portò Paolo nella provincia romana della Galazia, dove c’erano già alcune congregazioni. Paolo “arrivò a Derbe e a Listra”. La narrazione prosegue: “Là c’era un discepolo di nome Timoteo: sua madre era una donna giudea credente ma suo padre era greco” (Atti 16:1).b

14 A quanto pare Paolo aveva conosciuto la famiglia di Timoteo la prima volta che si era recato in quella zona, verso il 47 E.V. Ora, durante la seconda visita avvenuta due o tre anni dopo, Paolo rimase particolarmente colpito da Timoteo. Perché? Perché “i fratelli [...] parlavano bene di lui”. Timoteo non era apprezzato solo dai fratelli della sua città; la stima di cui godeva andava oltre i confini della sua congregazione. Infatti viene detto che ne parlavano bene sia i fratelli di Listra sia quelli di Iconio, distante una trentina di chilometri (Atti 16:2). Guidati dallo spirito santo, gli anziani affidarono al giovane Timoteo una grande responsabilità: accompagnare Paolo e Sila in qualità di ministro viaggiante (Atti 16:3).

15, 16. A cosa era dovuta la buona reputazione di Timoteo?

15 Come mai alla sua età Timoteo aveva già questa buona reputazione? A motivo della sua intelligenza, del suo aspetto fisico o delle sue doti? Gli esseri umani rimangono spesso colpiti da cose del genere. Persino il profeta Samuele una volta si lasciò ingannare dalle apparenze. Ma Geova gli ricordò: “L’uomo non vede le cose come le vede Dio: il semplice uomo guarda l’apparenza, mentre Geova guarda nel cuore” (1 Sam. 16:7). Timoteo si era fatto un buon nome presso i compagni di fede più per le sue qualità interiori che per le sue capacità.

16 Anni dopo, l’apostolo Paolo menzionò alcune delle qualità spirituali di Timoteo. Parlò della sua buona disposizione d’animo, del suo altruismo e della diligenza con cui assolveva gli incarichi teocratici (Filip. 2:20-22). Timoteo era anche noto per la sua “fede sincera” (2 Tim. 1:5).

17. In che modo oggi i giovani possono imitare Timoteo?

17 Oggi molti giovani imitano Timoteo coltivando qualità cristiane. In questo modo già da ragazzi si fanno un buon nome presso Geova e il suo popolo (Prov. 22:1; 1 Tim. 4:15). Manifestano fede sincera, non conducendo una doppia vita (Sal. 26:4). Di conseguenza molti di loro, come Timoteo, possono essere una risorsa preziosa per la congregazione. Quando diventano idonei come proclamatori della buona notizia e poi si dedicano a Geova e si battezzano, sono davvero fonte di incoraggiamento per tutti i loro compagni di fede.

“Le congregazioni erano [...] rese ferme nella fede” (Atti 16:4, 5)

18. (a) Quali privilegi ebbero Paolo e Timoteo in qualità di ministri viaggianti? (b) Come furono benedette le congregazioni?

18 Paolo e Timoteo collaborarono per anni. Svolsero varie missioni per conto del corpo direttivo in qualità di ministri viaggianti. La Bibbia dice: “Mentre viaggiavano per le città, trasmettevano ai fratelli le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani a Gerusalemme, perché le rispettassero” (Atti 16:4). Evidentemente le congregazioni seguirono le direttive degli apostoli e degli anziani di Gerusalemme. Il risultato di tale ubbidienza fu che “le congregazioni erano [...] rese ferme nella fede e crescevano di giorno in giorno” (Atti 16:5).

19, 20. Perché i cristiani devono ubbidire a “quelli che [li] guidano”?

19 Tuttora i Testimoni di Geova ricevono le benedizioni che derivano dall’ubbidiente sottomissione a “quelli che [li] guidano” (Ebr. 13:17). Visto che la scena del mondo cambia di continuo, è indispensabile che i cristiani si alimentino regolarmente con il cibo spirituale provveduto dallo “schiavo fedele e saggio” (Matt. 24:45; 1 Cor. 7:29-31). Questo ci aiuterà a non deviare dalla verità e a non farci macchiare dal mondo (Giac. 1:27).

20 È vero, gli odierni sorveglianti cristiani, inclusi i membri del Corpo Direttivo, sono imperfetti, come lo erano Paolo, Barnaba, Marco e gli altri anziani unti del I secolo (Rom. 5:12; Giac. 3:2). Ma il Corpo Direttivo si dimostra degno di fiducia, dal momento che si attiene fedelmente alla Parola di Dio e al modello apostolico (2 Tim. 1:13, 14). Di conseguenza le congregazioni sono rafforzate e rese ferme nella fede.

TIMOTEO SI PRODIGA “PER DIFFONDERE LA BUONA NOTIZIA”

Timoteo fu un validissimo assistente dell’apostolo Paolo. Dopo che avevano lavorato fianco a fianco per circa 11 anni, Paolo poté scrivere di lui: “Non ho nessun altro che abbia la sua stessa disposizione d’animo e si preoccupi sinceramente di voi. [...] Voi sapete quale prova lui ha dato di sé: come un figlio con il padre, ha servito insieme a me per diffondere la buona notizia” (Filip. 2:20, 22). Timoteo fu pronto a spendersi per promuovere l’opera di predicazione, cosa che lo rese caro a Paolo e che costituisce per noi un ottimo esempio.

Timoteo.

Pare che Timoteo, di padre greco e di madre ebrea, fosse cresciuto a Listra. Grazie alla madre Eunice e alla nonna Loide conosceva gli scritti sacri dall’infanzia (Atti 16:1, 3; 2 Tim. 1:5; 3:14, 15). Probabilmente abbracciò il cristianesimo insieme a loro in occasione della prima visita di Paolo nella sua città.

Quando alcuni anni dopo Paolo ritornò, forse Timoteo aveva più o meno vent’anni e già “i fratelli di Listra e di Iconio parlavano bene di lui” (Atti 16:2). In armonia con alcune “profezie” ispirate dallo spirito di Dio riguardo al giovane, Paolo e gli anziani locali lo raccomandarono per una speciale forma di servizio (1 Tim. 1:18; 4:14; 2 Tim. 1:6). Timoteo avrebbe accompagnato Paolo nei suoi viaggi missionari. Quindi avrebbe dovuto lasciare la sua famiglia e, per prevenire eventuali lamentele da parte degli ebrei, sottoporsi alla circoncisione (Atti 16:3).

Timoteo viaggiò molto. Predicò con Paolo e Sila a Filippi, con Sila a Berea e poi da solo a Tessalonica. Quando incontrò nuovamente Paolo a Corinto, gli portò buone notizie riguardo ai tessalonicesi, i quali manifestavano grande amore e fedeltà nonostante le tribolazioni (Atti 16:6–17:14; 1 Tess. 3:2-6). In un’altra occasione, a Efeso, Paolo ricevette notizie preoccupanti sui corinti e pensò di rimandare Timoteo a Corinto (1 Cor. 4:17). Sempre da Efeso, Paolo inviò lui ed Erasto in Macedonia. Ma quando Paolo scrisse la lettera ai Romani, Timoteo era di nuovo con lui a Corinto (Atti 19:22; Rom. 16:21). Questi sono solo alcuni dei viaggi che Timoteo intraprese per amore della buona notizia.

Forse Timoteo era un po’ titubante a esercitare la sua autorità, visto che Paolo lo incoraggiò con le seguenti parole: “Nessuno disprezzi la tua giovane età” (1 Tim. 4:12). Ma Paolo aveva molta fiducia in lui e lo mandò in una congregazione dove c’erano problemi dandogli queste istruzioni: “Affinché tu comandi a certi individui di non insegnare dottrine diverse” (1 Tim. 1:3). Inoltre Paolo lo autorizzò a nominare sorveglianti e servitori di ministero nella congregazione (1 Tim. 5:22).

Le eccellenti qualità di Timoteo lo resero caro a Paolo. Le Scritture rivelano che quel giovane era per lui uno stretto collaboratore, leale e premuroso; era come un figlio. Paolo scrisse che ricordava le lacrime di Timoteo, era ansioso di vederlo e pregava per lui. Come un padre in apprensione, Paolo gli diede anche consigli riguardo ai “disturbi di cui spesso [soffriva]”, a quanto pare problemi di stomaco (1 Tim. 5:23; 2 Tim. 1:3, 4).

All’epoca della prima prigionia di Paolo a Roma, Timoteo gli era accanto. Almeno per un periodo fu imprigionato anche lui (Filem. 1; Ebr. 13:23). Il profondo sentimento che li univa si evince dal fatto che Paolo, quando capì che la sua morte era vicina, gli scrisse: “Fa’ tutto il possibile per venire presto da me” (2 Tim. 4:6-9). Le Scritture non dicono se Timoteo sia arrivato in tempo per rivedere il suo amato mentore.

MARCO E I SUOI NUMEROSI INCARICHI

Il Vangelo di Marco riferisce che quelli che arrestarono Gesù cercarono anche di afferrare “un giovane”, che per mettersi in salvo “fuggì nudo” (Mar. 14:51, 52). Visto che l’unico a riportare questo episodio è Marco, conosciuto anche come Giovanni Marco, è possibile che quel giovane fosse proprio lui. In tal caso, Marco ebbe almeno qualche contatto con Gesù.

Marco ascolta un uomo anziano e prende appunti.

Circa 11 anni dopo, durante la persecuzione dei cristiani da parte di Erode Agrippa, molti componenti della congregazione di Gerusalemme erano riuniti per pregare a casa della madre di Marco, Maria. Fu lì che si recò l’apostolo Pietro dopo essere stato miracolosamente liberato dalla prigione (Atti 12:12). A quanto pare Marco era cresciuto in una casa che in seguito fu usata per le adunanze, e deve aver conosciuto bene i primi discepoli di Gesù, i quali ebbero una buona influenza su di lui.

Marco servì fianco a fianco con diversi sorveglianti delle prime congregazioni cristiane. Per quanto ne sappiamo, il suo primo incarico di servizio fu quello di collaborare con il cugino Barnaba e l’apostolo Paolo ad Antiochia di Siria (Atti 12:25). Quando Barnaba e Paolo partirono per il primo viaggio missionario, Marco andò insieme a loro a Cipro e poi in Asia Minore. Da lì rientrò a Gerusalemme per ragioni non meglio specificate (Atti 13:4, 13). Quando Barnaba e Paolo ebbero un diverbio riguardo a lui, come descritto nel capitolo 15 degli Atti, Marco e Barnaba proseguirono la loro opera missionaria a Cipro (Atti 15:36-39).

Quel disaccordo era ormai acqua passata quando, nel 60 o 61 E.V., Marco era di nuovo al fianco di Paolo, questa volta a Roma. Paolo, prigioniero in quella città, scrisse alla congregazione di Colosse: “Vi salutano Aristarco, mio compagno di prigionia, [e] Marco, cugino di Barnaba (riguardo al quale avete ricevuto istruzioni di accoglierlo, se viene da voi)” (Col. 4:10). Quindi Paolo pensava di mandare Giovanni Marco da Roma a Colosse quale suo rappresentante.

Per un periodo tra il 62 e il 64, Marco collaborò con l’apostolo Pietro a Babilonia. Come accennato nel capitolo 10 di questo libro, si creò tra loro un forte legame, tanto che Pietro si riferì al giovane chiamandolo “Marco, mio figlio” (1 Piet. 5:13).

Infine, verso il 65, durante la seconda prigionia a Roma, l’apostolo Paolo scrisse al suo compagno d’opera Timoteo, che era a Efeso: “Porta con te Marco, perché mi è utile nel ministero” (2 Tim. 4:11). Senza dubbio Marco accettò prontamente quell’invito e si mise in viaggio da Efeso alla volta di Roma. Non sorprende che quest’uomo fosse molto apprezzato da Barnaba, Paolo e Pietro.

Fra tutti gli incarichi che ebbe Marco, il più prezioso fu quello di essere ispirato da Geova per scrivere uno dei Vangeli. Secondo la tradizione, la sua fonte principale di informazioni fu l’apostolo Pietro. I fatti sembrano confermare questa tesi, dal momento che il Vangelo di Marco contiene dettagli che solo un testimone oculare, come Pietro, avrebbe potuto sapere. Pare comunque che Marco abbia scritto il suo Vangelo a Roma e non mentre era con Pietro a Babilonia. Marco sembra aver scritto in primo luogo per i non ebrei, dato che usa molte espressioni latine e traduce i termini ebraici che altrimenti per loro sarebbero stati difficili da capire.

a Vedi il riquadro “Marco e i suoi numerosi incarichi”.

b Vedi il riquadro “Timoteo si prodiga ‘per diffondere la buona notizia’”.

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