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Ausiliario per capire la Bibbia
ad p. 47

Aloe

(àloe) [ebr. ʼahalìm (plurale) e ʼahalòhth (plurale), ʼahalòhth qetsi‘òhth; gr. alòe].

Nome dato a una varietà di albero che contiene una sostanza fragrante o aromatica usata come profumo in epoca biblica. (Sal. 45:8; Prov. 7:17; Cant. 4:14) Quasi tutti i commentatori pensano che l’albero di aloe menzionato nella Bibbia sia l’Aquilaria agallocha, che ora si trova principalmente in India e nelle regioni limitrofe. È un albero grande con larghi rami, che a volte supera i 30 m d’altezza. La parte interna del tronco e dei rami è impregnata di resina e olio odorifero, da cui si estrae il prezioso profumo. Poiché è più aromatico quando comincia a decomporsi, il legno a volte viene seppellito nel terreno per affrettare il processo di decomposizione. Ridotto in polvere fine è immesso sul mercato come “aloe”.

Il paragone del profeta Balaam fra le tende d’Israele e le “piante di aloe che Geova ha piantate, come cedri presso le acque”, può riferirsi alla forma allargata di questi alberi maestosi, per cui un gruppo di alberi di aloe assomiglia alle tende di un accampamento. (Num. 24:6) Questo versetto però ha provocato qualche dissenso, poiché gli alberi di Aquilaria agallocha di solito identificati con l’aloe della Bibbia non esistono in Palestina. Il fatto che sono assenti oggi certo non dimostra necessariamente che tali alberi non fossero presenti nel paese oltre 2.500 anni fa. D’altra parte, il riferimento di Balaam agli alberi non richiede che crescessero proprio nella zona dove parlava. Se i “cedri” menzionati subito dopo in questo versetto erano cedri del Libano, sarebbero stati alberi che non crescevano nella zona, e lo stesso poteva dirsi degli aloe. Balaam poteva averli conosciuti nel paese dove risiedeva presso l’Eufrate (Num. 22:5), anche se attualmente non crescono neanche in quella regione. Ad ogni modo gli altri versetti che menzionano l’aloe si riferiscono solo alle sue qualità aromatiche e lasciano intendere che poteva essere importato dall’estero.

Dopo la morte di Cristo Gesù, Nicodemo acquistò “un rotolo di mirra e aloe” che pesava circa 100 libbre romane (kg 32,7) da usare per preparare il corpo di Gesù per la sepoltura. (Giov. 19:39) Poiché lo storico greco Erodoto afferma che il valore dell’aloe corrispondeva un tempo al suo peso in oro, l’acquisto dovette richiedere una spesa considerevole da parte di Nicodemo, anche se non è indicato nel peso complessivo in che proporzione fosse l’aloe con la meno costosa mirra. Alcuni applicano il termine “aloe” di questo versetto alla pianta della famiglia delle Gigliacee che ora ha il nome botanico di Aloe vera o Aloe succotrina, tuttavia il prodotto di questa pianta (un succo denso estratto dalle foglie) è impiegato soprattutto come purgante, ed è usato attualmente dai veterinari per curare i cavalli. Perciò quasi tutti i commentatori moderni ritengono che l’aloe acquistato da Nicodemo corrisponda al prodotto del legno di aloe menzionato nelle Scritture Ebraiche.

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