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Ausiliario per capire la Bibbia
ad p. 82

Apostasia

[gr. apostasìa].

In greco questo termine deriva dal verbo aphìstemi e significa letteralmente “allontanamento da” ma col senso di “diserzione, abbandono o ribellione”. Nel greco classico è usato per indicare una defezione politica, e il verbo è evidentemente usato in questo senso in Atti 5:37, a proposito di Giuda il Galileo che si “trasse dietro” (apèstese, forma di aphìstemi) dei seguaci. La Settanta greca usa il termine in Genesi 14:4 in riferimento a una ribellione del genere. Ma nelle Scritture Greche Cristiane viene usato principalmente per defezione religiosa: ritrattazione o allontanamento da una giusta causa, dall’adorazione e dal servizio a Dio, e quindi abbandono di quanto prima professato e totale diserzione dai principi o dalla fede. I capi religiosi di Gerusalemme accusarono Paolo di tale apostasia contro la legge mosaica. – Atti 21:21.

Si può ben dire che l’avversario di Dio fu il primo apostata, com’è indicato dal nome “Satana”. Egli indusse anche la prima coppia umana ad apostatare. (Gen. 3; Giov. 8:44) Dopo il Diluvio ci fu un allontanamento dalle parole dell’Iddio di Noè. (Gen. 11:1-9) Più tardi Giobbe ritenne necessario difendersi dall’accusa di apostasia mossagli dai tre presunti confortatori. (Giob. 8:13; 15:34; 20:5) Nella sua difesa Giobbe spiegò che Dio non concede udienza all’apostata (13:16), e anche la condizione disperata di chi è stroncato nell’apostasia. (27:8; confronta anche le parole di Eliu, 34:27, 30; 36:13). In questi casi ricorre la parola ebraica hhanèph, che significa “essere alienato da Dio” o “volto lungi dalla giusta relazione con Dio”, o come verbo, “contaminare, condurre all’apostasia”. – Koehler-Baumgartner, Lexicon in Veteris Testamenti Libros, p. 317.

APOSTASIA IN ISRAELE

I primi due comandamenti della Legge condannavano ogni forma di apostasia. (Eso. 20:3-6) E prima di entrare nella Terra Promessa gli israeliti furono avvertiti del grave pericolo dell’apostasia risultante da matrimoni con abitanti del paese. (Deut. 7:3, 4) Anche se chi incitava altri all’apostasia era un parente stretto o il coniuge, doveva essere messo a morte per aver “parlato di ribellione contro Geova vostro Dio”. (Deut. 13:1-15) Le tribù di Ruben, Gad e Manasse si affrettarono a discolparsi da un’accusa di apostasia dovuta alla costruzione di un altare. – Gios. 22:21-29.

Molti re d’Israele e di Giuda seguirono una condotta apostata; per esempio Saul (I Sam. 15:11; 28:6, 7), Geroboamo (I Re 12:28-32), Acab (I Re 16:30-33), Acazia (I Re 22:51-53), Ieoram (II Cron. 21:6-15), Acaz (II Cron. 28:1-4) e Amon (II Cron. 33:22, 23). Col tempo la nazione divenne apostata perché il popolo aveva ascoltato sacerdoti e profeti apostati (Ger. 23:11, 15) e altri uomini senza principi che, con parole dolci e detti menzogneri, li spinsero a condotta dissoluta, a immoralità e ad abbandonare Geova, “fonte d’acqua viva”. (Isa. 10:6; 32:6, 7; Ger. 3:1; 17:3) Secondo Isaia 24:5, il paese stesso era diventato “contaminato [hhanphàh] sotto i suoi abitanti, poiché han trasgredito le leggi, cambiato il regolamento, infranto il patto di durata indefinita”. Non sarebbe stata concessa loro misericordia nella predetta distruzione. - Isa. 9:17; 33:11-14; Sof. 1:4-6.

APOSTASIA DAL CRISTIANESIMO

Un’apostasia fra quelli che si professavano cristiani era stata predetta dall’apostolo Paolo in II Tessalonicesi 2:3. Egli fece specifica menzione di certi apostati, come Imeneo, Alessandro e Fileto. (I Tim. 1:19, 20; II Tim. 2:16-19) Fra le varie cause di apostasia additate negli avvertimenti apostolici c’erano: mancanza di fede (Ebr. 3:12), mancanza di perseveranza di fronte alla persecuzione (Ebr. 10:32-39), abbandono delle giuste norme morali (II Piet. 2:15-22), seguire “parole finte” di falsi insegnanti e “ingannevoli espressioni ispirate” (II Piet. 2:1-3; I Tim. 4:1—3; II Tim. 2:16-19; confronta Proverbi 11:9), e cercare “d’esser dichiarati giusti per mezzo della Legge”. (Gal. 5:2-4) Chi volontariamente abbandonava la congregazione cristiana diventava così parte dell’“anticristo”. (I Giov. 2:18, 19) Come per gli israeliti apostati, la distruzione è predetta anche per coloro che apostatano dalla congregazione cristiana. – II Piet. 2:1; Ebr. 6:4-8.

Durante il periodo di persecuzione che la primitiva congregazione cristiana subì da parte dell’impero romano, cristiani professanti furono a volte indotti a negare di essere discepoli di Cristo, e dovevano manifestare la loro apostasia offrendo incenso a qualche divinità pagana o bestemmiando pubblicamente il nome di Cristo.

È evidente che c’è una distinzione fra il venir meno per debolezza e l’allontanamento che costituisce apostasia e implica una precisa e volontaria deviazione dal sentiero della giustizia. (I Giov. 3:4-8; 5:16, 17) Qualunque sia la ragione apparente, intellettuale, morale o spirituale, costituisce una ribellione contro Dio e il rifiuto della sua Parola di verità. – II Tess. 2:3, 4; vedi UOMO DELL’ILLEGALITÀ.

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