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  • Barac
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Ausiliario per capire la Bibbia
ad pp. 148-149

Barac

(Bàrac) [lampo].

Figlio di Abinoam di Chedes nel territorio di Neftali. All’inizio del periodo dei giudici gli israeliti si erano allontanati dalla vera adorazione e così per vent’anni Dio permise che fossero oppressi da Iabin re di Canaan. Essi chiesero aiuto a Geova e allora Dio nominò Barac loro condottiero. (Giud. 4:1-3) Mentre gli oppressori cananei erano ben armati, “non si poté vedere scudo, né lancia, tra quarantamila in Israele”. (Giud. 5:8) Ma all’epoca di Barac Geova diede a Israele una vittoria sui suoi avversari, un trionfo memorabile. (Sal. 83:9) I due resoconti di questi avvenimenti (in Giudici capitolo quattro, e nel cantico d’esultanza di Debora e Barac al capitolo cinque) si completano a vicenda e dipingono un vivido quadro dell’accaduto.

La profetessa Debora, che allora giudicava Israele, sprona Barac a prendere l’iniziativa per liberare il suo popolo. Barac acconsente, ma a condizione che Debora l’accompagni. Lei accetta, informando però Barac che Geova darà Sisera, comandante dell’esercito di Iabin, nelle mani di una donna. — Giud. 4:4-9.

Barac raduna diecimila uomini di Neftali, Zabulon e altre tribù d’Israele (Giud. 5:9-18) e sale sul monte Tabor. Informato di ciò, Sisera e il suo esercito, forte di novecento carri da guerra muniti di falci di ferro, avanzano verso gli israeliti lungo il letto asciutto del fiume nella valle del torrente Chison (nota generalmente come pianura di Esdrelon, presso Meghiddo). Al comando di Barac l’esercito d’Israele, scarsamente equipaggiato, scende con coraggio dal monte Tabor, pronto a battersi con i cananei armati di tutto punto. Ma il Chison diventa un torrente impetuoso e immobilizza i carri del nemico. Davvero “dal cielo combatterono le stelle, dalle loro orbite combatterono contro Sisera. Il torrente di Chison li spazzò via”. Barac e i suoi uomini incalzano il nemico, e il racconto dice: “Tutto il campo di Sisera cadde per il taglio della spada. Non ne rimase nemmeno uno”. — Giud. 5:20-22; 4:10-16.

Sisera stesso, abbandonato il suo carro e l’esercito accerchiato, fugge e trova rifugio nella tenda di Iael, moglie di Heber, un chenita che è in pace con Iabin. Iael offre ospitalità a Sisera, ma, mentre dorme, lo uccide trapassandogli le tempie con un piolo della tenda che conficca a terra. Quando sopraggiunge Barac, Iael lo invita a entrare nella tenda, dove egli vede che si è avverata la parola di Geova: Sisera era caduto effettivamente nelle mani di una donna. (Giud. 4:17-22; 5:24-27) Dopo di che la mano degli israeliti vittoriosi “si fece sempre più dura contro Iabin re di Canaan, finché ebbero stroncato Iabin”. Quindi, in quella zona, Israele “non fu più disturbato per quarant’anni”. — Giud. 4:23, 24; 5:31.

Può darsi che Barac sia il “Bedan” di I Samuele 12:11 (secondo la LXX greca e la Pescitta siriaca). Barac viene anche citato come esempio di fedeltà fra coloro che “mediante la fede sconfissero regni in conflitto, . . . divennero valorosi in guerra, misero in rotta eserciti di stranieri”. — Ebr. 11:32-34.

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