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Ausiliario per capire la Bibbia
ad p. 150

Barbaro

(gr. bàrbaros).

La ripetizione “bar bar” dava l’idea di balbettare, farfugliare o parlare in modo incomprensibile; quindi il termine “barbaro” era in origine applicato dai greci a uno straniero, particolarmente di lingua diversa. In quel tempo non denotava inciviltà o rozzezza, né indicava sentimenti di sprezzante ostilità. Il termine “barbari” distingueva semplicemente i non greci dai greci, come il termine “gentili” distingue i non ebrei dagli ebrei. Chi non era greco non aveva nulla in contrario né si sentiva offeso di esser chiamato barbaro. Alcuni scrittori ebrei, fra cui Giuseppe Flavio, riconoscevano di avere tale appellativo; i romani si definivano barbari finché non adottarono la cultura greca. In questa luce tutt’altro che sfavorevole, scrivendo ai romani, Paolo usò quest’espressione che includeva tutti: “Ai Greci e ai Barbari”. — Rom. 1:14.

Il principale elemento di separazione fra i greci e il mondo “barbaro” era la lingua; per cui il termine si riferiva in special modo a chi non parlava greco, come per esempio gli abitanti di Malta che parlavano una lingua non affine al greco. In questo caso la Traduzione del Nuovo Mondo spiega significato di bàrbaroi traducendolo “persone di lingua straniera”. (Atti 28:1, 2, 4) Scrivendo in merito al dono delle lingue, Paolo due volte chiama bàrbaros (“straniero”) chi parla in una lingua incomprensibile. (I Cor. 14:11; vedi anche Colossesi 3:11). Similmente la Settanta usa bàrbaros in Salmo 113:1 (114:1 in ebraico e in quasi tutte le versioni italiane) e in Ezechiele 21:31.

Siccome i greci consideravano la loro lingua e la loro cultura superiori a tutte le altre, e a motivo dell’indegno trattamento riservato loro dai nemici, il termine “barbaro” assunse a poco a poco il suo comune significato dispregiavo.

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