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Ausiliario per capire la Bibbia
ad p. 966

Percosse

La Legge mosaica prevedeva la punizione corporale mediante percosse inflitte con un bastone o una verga. I giudici dovevano decidere il numero dei colpi secondo l’infrazione commessa, tenendo anche conto del motivo, delle circostanze, ecc. La posizione era prescritta: “Il giudice lo deve anche far prostrare e gli deve far dare in sua presenza un numero di colpi corrispondente alla sua opera malvagia”. La punizione era limitata a quaranta colpi. (Deut. 25:2, 3) La ragione di tale limitazione era che un maggior numero di colpi avrebbe disonorato la persona agli occhi dei suoi concittadini. Questo è uno degli esempi comprovanti che la Legge data per mezzo di Mosè non consentiva punizioni eccessive o crudeli. Lo scopo della punizione era correttivo, non vendicativo e spietato come le punizioni impartite dalle nazioni. Chi somministrava le percosse doveva essere punito se superava il numero legale di colpi. Perciò gli ebrei limitavano i colpi a trentanove, per non superare per errore il limite e così violare la legge. — II Cor. 11:24.

L’ebreo proprietario di schiavi poteva percuotere con un bastone il suo schiavo o la sua schiava se era disubbidiente o ribelle. Ma se lo schiavo moriva sotto le percosse, il proprietario doveva essere punito. Se però lo schiavo viveva ancora per un giorno o due, questa sarebbe stata la prova che il proprietario non aveva in cuore intenti omicidi. Aveva diritto di impartire punizione disciplinare, perché lo schiavo era “suo denaro”. Era molto improbabile che un uomo volesse distruggere completamente una sua preziosa proprietà, subendo quindi un danno. Inoltre se lo schiavo moriva uno o più giorni dopo, non era sicuro se la morte fosse stata provocata dalle percosse o da qualche altra causa. Perciò se lo schiavo continuava a vivere un giorno o due, il padrone non veniva punito. (Eso. 21:20, 21) Commentatori ebrei dicono che questa legge riguardava gli schiavi stranieri, i quali soltanto potevano essere considerati una proprietà, “suo denaro”.

Se un uomo accusava la moglie di averlo ingannato asserendo di essere vergine al momento del matrimonio e la sua accusa era falsa, gli anziani della città, quali giudici, dovevano disciplinarlo e imporgli anche una multa, perché aveva fatto avere un cattivo nome a una vergine d’Israele. Tale disciplina poteva consistere nell’impartirgli un certo numero di colpi. — Deut. 22:13-19.

Le Scritture sottolineano ripetutamente l’utilità delle percosse come misura disciplinare. Proverbi 20:30 spiega che la disciplina può andare molto a fondo, per il bene dell’individuo: “I colpi che fan livido, purgano il male, e le percosse l’intimo del cuore”. (PIB) Chi viene disciplinato in tal modo dovrebbe riconoscere di aver agito stoltamente e dovrebbe cambiare. (Prov. 10:13; 19:29) La persona veramente saggia può essere corretta a parole ed eviterà le percosse.

Poiché tutto il genere umano è stato generato “con errore” e concepito “nel peccato” (Sal. 51:5), le Scritture consigliano ai genitori di usare severamente la verga dell’autorità, a volte sotto forma di verga letterale. (Prov. 22:15) Così il ragazzo può evitare la disapprovazione e la morte. — Prov. 23:13, 14.

Sembra che gli ebrei non continuassero a limitarsi alle vergate ma in seguito ricorressero alla flagellazione. (Ebr. 11:36) Questa è una punizione più severa delle vergate e, pur essendo una punizione ritenuta legale quando Gesù era sulla terra, non era prevista dalla Legge. — Matt. 10:17; 23:34.

I romani usavano percuotere con le verghe, dopo aver tolto le sopravvesti. (Atti 16:22, 23) Usavano anche la sferza. La vittima veniva stesa, evidentemente con le mani legate con delle cinghie a un palo. (Atti 22:25, 29) Era illegale sferzare un cittadino romano. Le Leggi Porcie e Sempronie, rispettivamente del 248 a.E.V. e del 123 a.E.V., vietavano di sferzare i cittadini romani. — Atti 22:25.

Lo strumento più terribile per sferzare era chiamato flagellum. Consisteva di un manico a cui erano fissate diverse funi o strisce di cuoio, che erano rese più pesanti da pezzi di osso o di metallo per rendere i colpi più penosi ed efficaci.

Il numero dei colpi dipendeva interamente dal comandante. Secondo la crudeltà dell’esecutore, le percosse venivano inferte sul dorso e anche sulle reni, sul viso e sul ventre. Non era insolito che la vittima morisse sotto le percosse. I romani ricorrevano a volte alla flagellazione per ‘esaminare’ le vittime ed ottenere una confessione o testimonianza. — Atti 22:24.

Di solito la flagellazione precedeva l’esecuzione al palo. Dopo che Pilato cedette alle insistenti grida degli ebrei perché mettesse al palo Gesù, e liberò loro Barabba, ci viene detto: “Allora, perciò, Pilato prese Gesù e lo flagellò”. (Giov. 19:1; Matt. 20:19; 27:26; Mar. 15:15) Gesù aveva detto ai discepoli che per amore del suo nome sarebbero stati battuti nelle sinagoghe. (Mar. 13:9) Questa profezia si adempì più volte. Alcuni degli apostoli furono arrestati e condotti davanti al Sinedrio ebraico e furono fustigati per aver rifiutato di smettere l’opera di predicazione. (Atti 5:40) Saulo, che divenne l’apostolo Paolo, prima della conversione era stato un feroce persecutore dei cristiani, gettandoli in prigione e fustigandoli in una sinagoga dopo l’altra. (Atti 22:19) Paolo stesso dopo esser diventato cristiano, ricevette molte percosse dagli ebrei. — II Cor. 11:24; Atti 21:32.

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