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Ausiliario per capire la Bibbia
ad p. 159

Bel

[Signore].

Titolo forse attribuito dapprima al dio Enlil, il cui nome significa “demonio supremo”. Adorato come dio della terra, dell’aria e della tempesta, Bel o Enlil formava una triade insieme ad Anu “dio del cielo” ed Ea “dio delle acque”. Quando Hammurabi salì al trono e Babilonia divenne la principale città di tutta la regione omonima, a Marduk (Merodac) dio patrono di Babilonia fu naturalmente attribuita maggiore importanza, e gli furono riservati gli attributi di dèi più antichi, tanto che finì per sostituirsi a quelli nei miti babilonesi. Per esempio, il trionfo su Tiamat, si pensa attribuito a Enlil in un racconto precedente che a noi però non è pervenuto, fu poi ascritto a Marduk. Anche il titolo di Enlil, “Bel”, fu trasferito a Marduk. Successivamente il suo nome proprio “Marduk” venne sostituito dal titolo Belu (“Signore”), tanto che alla fine era comunemente chiamato Bel. La sua consorte si chiamava Belit (“Signora” per eccellenza).

I seguenti brani di una preghiera rivolta a Bel danno un’idea del concetto che i babilonesi avevano di questo dio:

“O Bel, che non ha uguale quando adirato, O Bel, re eccellente, signore delle nazioni, Che rende propizi i grandi dèi, O Bel, che abbatte i potenti con lo sguardo, Signore dei re, luce dell’umanità, che divide le parti . . . ”

“Chi (non parla) di te, non parla del tuo valore? Chi non parla della tua gloria, non glorifica la tua sovranità?” — J. B. Pritchard, Ancient Near Eastern Texts, p. 331.

Se si considera l’alta stima in cui era tenuto Bel, è evidente perché i profeti di Geova, sotto ispirazione, lo menzionarono come una delle divinità che sarebbero state umiliate alla caduta di Babilonia. Quasi duecento anni prima della resa di Babilonia ai medi e ai persiani, Isaia aveva predetto che Bel avrebbe dovuto piegarsi e Nebo avrebbe dovuto inchinarsi in vergognosa sconfitta. I loro idoli sarebbero stati portati via dalle bestie selvagge; e sarebbero stati caricati sugli animali domestici come semplici bagagli, “un peso per gli animali stanchi”. Ma Bel e Nebo non sarebbero sfuggiti. La loro “anima”, cioè loro stessi, sarebbe andata in cattività. (Isa. 46:1, 2; vedi anche Geremia 50:2). Geova avrebbe costretto Bel a rinunciare a quello di cui si era appropriato mediante i suoi adoratori, i quali gli attribuivano le loro vittorie. In special modo Bel avrebbe dovuto rinunciare all’esiliato popolo di Geova e agli utensili sacri del Suo tempio. I popoli delle nazioni che i babilonesi avevano conquistate non sarebbero più accorsi ad adorare Bel né si sarebbero arresi ai suoi adoratori come se fosse stato il supremo dio del mondo. — Ger. 51:44.

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