Sangue
“Tessuto liquido che circola nell’apparato cardiovascolare degli animali vertebrati e dell’uomo, distribuendo nel corpo le sostanze nutritive e asportando quelle da eliminare”. (M. Dardano, Nuovissimo Dizionario Della Lingua Italiana, Curcio 1982, Vol. II, p. 1800) Quindi il sangue nutre e purifica il corpo. La composizione chimica del sangue è talmente complessa che gli scienziati hanno ancora molto da imparare al riguardo.
Secondo la Bibbia l’anima è nel sangue proprio perché il sangue è così intimamente connesso coi processi vitali. La Parola di Dio dice: “Poiché l’anima della carne è nel sangue, e io stesso ve l’ho messo sull’altare per fare espiazione per le anime vostre, perché è il sangue che fa espiazione mediante l’anima in esso”. (Lev. 17:11) Per una ragione simile, ma rendendo il rapporto ancora più diretto, la Bibbia aggiunge: “L’anima d’ogni sorta di carne è il suo sangue”. — Lev. 17:14.
La vita è sacra. Perciò il sangue in cui risiede la vita della creatura è sacro e non deve essere manomesso. Noè, il primogenitore di tutti i viventi oggi sulla terra, dopo il Diluvio ebbe da Geova il permesso di aggiungere alla sua dieta la carne, ma gli fu severamente vietato di mangiare sangue. Allo stesso tempo ricevette il comando di mostrare rispetto per la vita, per il sangue, dei suoi simili. — Gen. 9:3-6.
TOGLIERE LA VITA
Presso Geova è la fonte della vita. (Sal. 36:9) L’uomo non può ridare una vita che ha tolta. “Tutte le anime, appartengono a me”, dice Geova. (Ezec. 18:4) Perciò togliere la vita significa prendere ciò che appartiene a Geova. Tutto ciò che vive ha una funzione e un posto nella creazione di Dio. Nessun uomo ha diritto di togliere la vita, tranne quando Dio lo permette e nel modo indicato da lui. Dopo il Diluvio Dio concesse all’uomo di aggiungere la carne alla sua dieta, ma richiese che l’uomo riconoscesse che la vita della creatura appartiene a Dio versando per terra il sangue di qualsiasi animale selvatico cui aveva dato la caccia e coprendo il sangue di polvere. Così, non usandolo per i propri fini, era come restituirlo a Dio. (Lev. 17:13) Nel caso di animali portati nel santuario come offerte di comunione, che costituivano il pasto che veniva consumato in comune dal sacerdote e da chi faceva il sacrificio (con la sua famiglia), il sangue veniva scolato per terra. Quando Israele si stabilì in Palestina e il santuario era troppo lontano, chiunque poteva scannare un animale per mangiarlo a casa sua, ma doveva versarne il sangue per terra. — Deut. 12:15, 16.
L’uomo aveva diritto di godersi la vita che Dio gli aveva data e chiunque gli togliesse la vita doveva risponderne a Dio. Questo fu spiegato quando Dio disse all’assassino Caino: “Il sangue di tuo fratello grida a me dalla terra”. (Gen. 4:10) Anche chi odiava il proprio fratello, e quindi desiderava vederlo morto, o lo calunniava o testimoniava il falso contro di lui, in modo da metterne in pericolo la vita, si sarebbe reso colpevole in relazione al sangue del suo simile. — Lev. 19:16; Deut. 19:18-21; I Giov. 3:15.
Dio considera la vita così sacra che ai suoi occhi il sangue di una persona assassinata contamina la terra, e tale contaminazione può essere purificata solo spargendo il sangue dell’assassino. Per questo la Bibbia ammette, da parte dell’autorità costituita, la pena capitale per l’assassinio. (Num. 35:33; Gen. 9:5, 6) Nell’antico Israele nessun riscatto poteva esimere l’omicida volontario dalla pena di morte. — Num. 35:19-21, 31.
Inoltre nei casi in cui non si riusciva a scoprire l’omicida, la città più vicina al luogo in cui era stato trovato il cadavere era considerata colpevole di spargimento di sangue. Per eliminare la colpa, gli anziani della città dovevano seguire la procedura indicata da Dio e negare ogni colpa o conoscenza dell’assassinio e implorare la misericordia di Dio. (Deut. 21:1-9) Se l’omicida involontario non era seriamente preoccupato per aver soppresso una vita e non seguiva la disposizione di Dio per la sua protezione fuggendo alla città di rifugio e rimanendovi, il parente più stretto del defunto era autorizzato a vendicarne il sangue e aveva l’obbligo di ucciderlo per eliminare dal paese la colpa del sangue. — Num. 35:26, 27.
MANGIARE SANGUE
Anticamente in alcune nazioni pagane si beveva sangue animale e, presso certi popoli, i guerrieri bevevano il sangue dei vinti con l’idea che così si sarebbero appropriati il coraggio e la forza del nemico. A questo atto era attribuito un significato religioso, proprio come il cannibalismo è un atto religioso.
Geova incorporò la legge data a Noè nel patto della Legge stipulato con la nazione di Israele. Rese chiaro che chiunque avesse ignorato la procedura stabilita dalla legge di Dio anche nell’uccidere un animale sarebbe incorso nella “colpa del sangue”. (Lev. 17:3, 4) Il sangue dell’animale che sarebbe stato mangiato doveva essere versato per terra e coperto di polvere. (Lev. 17:13, 14) Chi mangiava sangue di qualunque sorta di carne doveva essere ‘stroncato di fra il suo popolo’. La violazione volontaria della legge sulla santità del sangue richiedeva lo ‘stroncamento’ nella morte. — Lev. 17:10; 7:26, 27; Num. 15:30, 31.
Nel commento su Levitico 17:11, 12 la Cyclopædia di M’Clintock e Strong (Vol. I, p. 834, col. 1) dice: “Questa rigida ingiunzione non si applicava solo agli Israeliti, ma anche agli stranieri che risiedevano fra loro. La pena per la trasgressione consisteva nell’essere ‘stroncati dal popolo’; con questo si intendeva evidentemente la pena di morte (cfr. Ebr. x, 28), anche se è difficile stabilire se veniva inflitta mediante la spada o la lapidazione”.
Geova rese Israele estremamente cauto circa tutto ciò che aveva relazione col sangue. Durante la mestruazione la donna era considerata “impura” al contatto, e qualunque cosa su cui si fosse seduta o coricata era impura. L’impurità continuava per tutta la durata della perdita di sangue. (Lev. 15:19-27) Se avevano volutamente rapporti sessuali durante il periodo mestruale, sia l’uomo che la donna erano soggetti alla pena di morte. — Lev. 18:19, 29.
UNICO USO CORRETTO SOTTO LA LEGGE MOSAICA
Sotto la Legge cera un solo uso del sangue legalmente corretto: l’uso che se ne faceva per i sacrifici. Poiché la vita appartiene a Dio, il sangue era suo e veniva offerto per espiare i peccati. (Lev. 17:11) Versando il sangue degli animali che servivano come cibo si preveniva l’errato uso del sangue, ad esempio quello di mangiarlo o offrirlo ad altri dèi. Versando il sangue per terra l’uomo riconosceva che Dio era il Datore della vita e che per espiare i peccati era necessaria l’offerta di una vita. — Lev. 16:6, 11.
USO SOTTO LA LEGGE CRISTIANA
Il valore salvifico del sangue di Cristo era stato costantemente prefigurato nelle Scritture Ebraiche; infatti l’intera Legge data per mezzo di Mosè prefigurava e additava il Messia. (Ebr. 10:1; Gal. 3:24) In occasione della prima Pasqua, in Egitto, il sangue sull’architrave e sugli stipiti delle porte delle case degli israeliti protesse il primogenito che era all’interno dalla morte per mano dell’angelo di Dio. (Eso. 12:7, 22, 23) Il patto della Legge, che in senso tipico aveva valore espiatorio, fu convalidato mediante il sangue di animali. (Eso. 24:5-8) I numerosi sacrifici cruenti, in particolare quelli offerti il giorno di espiazione, servivano in modo tipico per espiare i peccati, additando il sacrificio di Cristo che avrebbe realmente eliminato il peccato. — Lev. 16:11, 15-18.
Il potere legale del sangue agli occhi di Dio, da lui accettato ai fini dell’espiazione, veniva illustrato versando il sangue alla base o sul “fondamento” dell’altare e mettendolo sui corni dell’altare. La base o il fondamento della disposizione dell’espiazione era il sangue, e il potere (rappresentato dai corni) della disposizione dei sacrifici dipendeva dal sangue. — Lev. 9:9; Ebr. 9:22; I Cor. 1:18.
Nella disposizione cristiana, la santità del sangue era messa ancor maggiormente in risalto. Non si offriva più sangue animale, poiché quelle offerte animali erano solo un’ombra della realtà, Gesù Cristo. (Col. 2:17; Ebr. 10:2-4, 8-10) In Israele il sacerdote portava una parte simbolica del sangue nel Santissimo del santuario terreno. (Lev. 16:14) Gesù Cristo, il vero Sommo Sacerdote, entrò nel cielo stesso non col suo sangue che era stato versato sulla terra (Giov. 19:34), ma col valore della sua perfetta vita umana rappresentato dal sangue. Egli non perse mai peccando quel diritto alla vita, ma lo conservò utilizzandolo per espiare i peccati. (Ebr. 7:26; 8:3; 9:11, 12) Per queste ragioni il sangue di Cristo reclama cose migliori del sangue del giusto Abele. Solo il sangue del perfetto sacrificio del Figlio di Dio può invocare misericordia, mentre il sangue di Abele, come pure il sangue dei seguaci di Cristo che hanno subito il martirio, invoca vendetta. — Ebr. 12:24; Riv. 6:9-11.
Il visibile corpo direttivo della congregazione cristiana del I secolo, che includeva gli apostoli, fondamenta secondarie del tempio di Dio, prese una decisione in merito al sangue. (Riv. 21:14) Il loro decreto stabilisce: “Allo spirito santo e a noi è parso bene di non aggiungervi nessun altro peso, eccetto queste cose necessarie: che vi asteniate dalle cose sacrificate agli idoli e dal sangue e da ciò che è strangolato e dalla fornicazione. Se vi asterrete attentamente da queste cose, prospererete. State sani!” (Atti 15:6, 20, 28, 29; 21:25) Il divieto includeva la carne col sangue in essa (“ciò che è strangolato”). Questo decreto si basa a sua volta sul comando dato da Dio a Noè e quindi a tutto il genere umano. — Gen. 9:4.
Lo spirito santo agiva qui in armonia con quanto era stato dichiarato dall’Iddio Onnipotente secoli prima che venisse all’esistenza il patto della Legge, cioè in armonia con la legge data a Noè (Gen. 9:4), che è universale e da quando è stata promulgata riguarda il genere umano in ogni tempo e luogo. La legge mosaica è stata abolita (Col. 2:14), ma ciò non ha abolito la legge che la precedeva; infatti la legge mosaica aveva semplicemente incorporato e descritto nei particolari la legge universale in vigore già da secoli.
Molti studiosi biblici riconoscono che la proibizione relativa al sangue esposta nelle Scritture Greche Cristiane non era una misura temporanea. In proposito la Cyclopædia di M’Clintock e Strong (Vol. I, p. 834, col. 2) osserva: “Nel Nuovo Testamento, anziché esserci il minimo accenno che suggerisca che siamo stati liberati da tale obbligo, è degno di particolare nota il fatto che, nel momento stesso in cui lo Spirito Santo dichiara per bocca degli apostoli (Atti xv) che i Gentili sono liberi dal giogo della circoncisione, è esplicitamente imposta l’astinenza dal sangue, e l’azione così proibita è classificata insieme a idolatria e fornicazione”. E il Commentary di Benson (Vol. I) nota: “Si osservi che tale proibizione di mangiare sangue, data a Noè e a tutta la sua posterità, e ripetuta agli Israeliti, nel modo più solenne, sotto la dispensazione mosaica, non è mai stata revocata, ma, al contrario, è stata confermata nel Nuovo Testamento, Atti xv; e quindi resa vincolante in perpetuo”. E Franz Delitzsch, noto commentatore biblico, d’accordo con quanto sopra, dice che questa non è un’esigenza della legge ebraica da abolire con quella; è in vigore per uomini di ogni razza e non è mai stata revocata; si deve avere sacra riverenza per questo principio della vita che scorre nel sangue.
LA VEDUTA DEI PRIMI CRISTIANI
I primi cristiani rispettarono questa ingiunzione scritturale anche quando i giudici di Roma cercavano di costringerli a violarla. Tertulliano, scrittore cristiano del II secolo, denunciando i tentativi di indurre i cristiani al compromesso, disse: “Non consideriamo il sangue degli animali neppure come cibo ammesso nei pranzi, e per questa ragione ci asteniamo dagli animali uccisi per soffocamento o morti naturalmente, per non essere in alcun modo contaminati dal sangue, anche se giace sepolto fra le viscere. Infatti, per torturare i Cristiani, voi presentate loro delle salsicce ripiene di sangue, ben sapendo che quei cibi non sono loro permessi, e che è questo un mezzo sicuro per farli deviare dalla loro fede”. Ancora nel 692 E.V. un sinodo religioso tenuto a Costantinopoli (il Concilio Trullano) vietava di mangiare qualsiasi cibo a base di sangue pena la scomunica per i laici, e la sospensione a divinis per i sacerdoti.
L’usanza di bere sangue umano, che era diffusa nell’antichità, era particolarmente ripugnante per i cristiani. La Cyclopædia di M’Clintock e Strong (Vol. I, p. 834, col. 2) osserva: “Erano tanto lontani dal bere sangue umano che era illegale per loro bere anche il sangue di animali irragionevoli. Numerose testimonianze nello stesso senso si trovano in epoche successive”.
LA COLPA DEL SANGUE
Le Scritture Greche Cristiane indicano tre modi diversi in cui un cristiano potrebbe incorrere agli occhi di Dio nella colpa del sangue: (1) mediante spargimento di sangue, omicidio; questo includerebbe il sostenere attivamente o tacitamente le attività di un’organizzazione colpevole di spargimento di sangue (come Babilonia la Grande [Riv. 17:6; 18:2, 4], o altre organizzazioni che hanno sparso molto sangue innocente (Riv. 16:5, 6; Isa. 26:20, 21]); (2) mangiando o bevendo in qualche modo sangue (Atti 15:20) e (3) trascurando di predicare la buona notizia del Regno, che contiene informazioni che possono salvare la vita di altri. — Atti 18:6; 20:26, 27; confronta Ezechiele 33:6-8; vedi VENDICATORE DEL SANGUE