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Ausiliario per capire la Bibbia
ad pp. 282-283

Cristiano

Il termine khristianòs, che ricorre solo tre volte nelle Scritture Greche Cristiane, si applica ai seguaci di Cristo, gli esponenti del cristianesimo. — Atti 11:26; 26:28; I Piet. 4:16.

“Fu in Antiochia [Siria] che la prima volta i discepoli furono per divina provvidenza chiamati cristiani”. (Atti 11:26) È dunque possibile che tale nome fosse usato già nel 44 E.V. quando ebbero luogo gli avvenimenti di cui si parla nel contesto, anche se la costruzione grammaticale della frase non lo indica in modo tassativo; secondo alcuni cominciò a essere usato qualche tempo dopo. Ad ogni modo nel 58 E.V., a Cesarea, quasi 500 km a S di Antiochia, il termine era ben noto e usato anche da pubblici ufficiali, infatti, fu allora che il re Agrippa II disse a Paolo: “In breve tempo mi persuaderesti a divenir cristiano”. — Atti 26:28.

E assai improbabile che gli ebrei siano stati i primi a chiamare “cristiani” o “messianisti” i seguaci di Gesù, perché non avrebbero rifiutato di accettare Gesù come Messia o Cristo, per poi riconoscerlo tacitamente come l’Unto o il Cristo dando ai suoi se aci il nome di “cristiani”. Alcuni pensano che la popolazione pagana abbia dato loro il nome di cristiani per scherzo o disprezzo, ma la Bibbia spiega che venne dato loro da Dio: “furono per divina provvidenza chiamati cristiani”. — Atti 11:26.

La voce del verbo greco khrematìzo che ricorre in questo versetto viene in genere tradotta semplicemente “furono chiamati”. Confrontando una cinquantina di traduzioni in diverse lingue moderne si scopre che solo la Traduzione del Nuovo Mondo e quella inglese di Robert Young indicano che Dio ebbe a che fare con la scelta del nome “cristiano”; Young dice: “I discepoli inoltre furono divinamente chiamati cristiani la prima volta in Antiochia”.

Questo è un esempio di attento studio filologico, poiché il verbo khrematìzo è sempre usato nelle Scritture Greche Cristiane in relazione a qualcosa di soprannaturale, oracolistico o divino. Il Vocabolario greco–italiano di L. Rocci contiene la definizione “do responso; . . . di Dio, dico; parlo; rivelo”. Il Dizionario illustrato greco–italiano di H. G. Liddell e R. Scott lo definisce: “di un oracolo, dare un responso . . . di divinità, dare ascolto . . . – Pass. ricevere un avvertimento”. Nelle sue note su questo versetto Thomas Scott dice: “Il termine [khrematìsai] indica che ciò avvenne per rivelazione divina: infatti nel Nuovo Testamento in genere ha questo significato ed è reso ‛avvertito da Dio’ o ‛avvertimento di Dio’ anche se in greco il termine Dio non compare”. E nel suo commentario anche Clarke dice: “Il termine del nostro testo comune, che traduciamo furono chiamati, nel Nuovo Testamento significa: nominare, avvertire o designare, per comando divino. In questo senso, il termine è usato, Matt. ii. 12. . . . Se dunque il nome fu dato per nomina divina, è molto probabile che Saulo e Barnaba abbiano avuto ordine di darlo; e che, perciò, il nome cristiano venga da Dio”. — Vedi Matteo 2:12, 22; Luca 2:26; Atti 10:22; Ebrei 8:5; 11:7; 12:25, dove ricorre questo verbo greco.

COSA SIGNIFICA ESSERE CRISTIANI

Gesù invitò a essere suoi seguaci, dicendo: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda il suo palo di tortura e mi segua di continuo”. (Matt. 16:24) I veri cristiani hanno piena fede che Gesù Cristo è in modo particolare l’Unto di Dio e il Figlio unigenito, il Seme promesso che ha sacrificato la sua vita umana come riscatto, è stato risuscitato ed esaltato alla destra del Padre, ed è stato autorizzato a soggiogare i suoi nemici e rivendicare il nome di Geova. (Matt. 20:28; Luca 24:46; Giov. 3:16; Gal. 3:16; Filip. 2:9-11; Ebr. 10:12, 13) Per i cristiani la Bibbia è l’ispirata Parola di Dio, l’assoluta verità, utile per insegnare e disciplinare il genere umano. — Giov. 17:17; II Tim. 3:16; II Piet. 1:21.

Dai veri cristiani si richiede più che una semplice professione di fede. È necessario che la convinzione sia dimostrata dalle opere. (Rom. 10:10; Giac. 2:17, 26) Nati peccatori, coloro che diventano cristiani si pentono, si convertono, dedicano la propria vita all’adorazione e al servizio di Geova, e si sottopongono al battesimo in acqua. (Matt. 28:19; Atti 2:38; 3:19) Da quel momento in poi si mantengono puri dalla fornicazione, dall’idolatria e dal mangiare sangue. (Atti 15:20, 29) Si spogliano della vecchia personalità coi suoi accessi d’ira, discorsi osceni, menzogna, furto, ubriachezza, e “simili”, e mettono la loro vita in armonia coi principi biblici. (Gal. 5:19-21; I Cor. 6:9-11; Efes. 4:17-24; Col. 3:5-10) “Nessuno di voi”, scriveva Pietro ai cristiani, “soffra quale assassino o ladro o malfattore o quale intromettente nelle cose altrui”. (I Piet. 4:15) I cristiani devono essere benevoli e comprensivi, miti e longanimi, amorevoli nell’esercitare padronanza di sé. (Gal. 5:22, 23; Col. 3:12-14) Provvedono alla famiglia e ne hanno cura e amano il prossimo come se stessi. (I Tim. 5:8; Gal. 6:10; Matt. 22:36-40; Rom. 13:8-10) La principale qualità che permette di identificare i veri cristiani è lo straordinario amore che hanno l’uno per l’altro. “Da questo”, disse Gesù, “tutti conosceranno che siete miei discepoli, se avrete amore fra voi”. — Giov. 13:34, 35; 15:12, 13.

I veri cristiani imitano l’esempio di Gesù, il Grande Insegnante e il Fedele Testimone di Geova. (Giov. 18:37; Riv. 1:5; 3:14) “Andate . . . fate discepoli delle persone di tutte le nazioni”, ‛insegnando loro a fare quello che ho insegnato a fare a voi’, è il comando del loro Capo, ed eseguendolo i cristiani esortano ovunque le persone a uscire da Babilonia la Grande e a riporre speranza e fiducia nel regno di Dio. (Matt. 28:19, 20; Atti 1:8; Riv. 18:2-4) Questa è davvero una buona notizia, eppure la proclamazione di questo messaggio attira molta persecuzione e sofferenza sui cristiani, come accadde anche a Gesù Cristo. I suoi seguaci non sono da più di lui; basta che siano come lui. (Matt. 10:24, 25; 16:21; 24:9; Giov. 15:20; II Tim. 3:12; I Piet. 2:21) Se uno “soffre quale cristiano, non provi vergogna, bensì continui a glorificare Dio in questo nome”, è il consiglio di Pietro. (I Piet. 4:16) I cristiani rendono a “Cesare” quello che spetta alle autorità superiori di questo mondo — onore, rispetto, tasse — ma allo stesso tempo restano separati dalle cose del mondo (Giov. 17:16; Rom. 13:1-7), e per questo il mondo li odia. — Giov. 15:19; 18:36; I Piet. 4:3, 4; Giac. 4:4; I Giov. 2:15-17.

È comprensibile che persone con tali elevati principi cristiani di moralità e integrità, predicatori intrepidi e zelanti di un elettrizzante messaggio, si siano prontamente imposti all’attenzione nel I secolo. I viaggi missionari di Paolo, per esempio, furono come un incendio che divampa nella prateria e raggiunge una città dopo l’altra — Antiochia di Pisidia, Iconio, Listra, Derbe, Perga, in un solo viaggio; Filippi, Tessalonica, Berea, Atene e Corinto in un altro — inducendo la gente a soffermarsi, pensare e prendere posizione accettando o rigettando la buona notizia della Parola di Dio. (Atti 13:14-14:26; 16:11-18:17) Molte migliaia furono quelli che abbandonarono le organizzazioni della falsa religione per abbracciare con tutto il cuore il cristianesimo, e con zelo intrapresero l’attività di predicazione a imitazione di Gesù e degli apostoli. Ciò a sua volta li rese oggetto di odio e persecuzione, fomentati soprattutto dai capi della falsa religione e da uomini politici male informati. Il loro capo, Gesù Cristo, il Principe della pace, era stato messo a morte con l’accusa di sedizione; ora i cristiani amanti della pace erano accusati di ‛disturbare la nostra città’, ‛mettere sottosopra la terra abitata’, ed essere persone di cui “dappertutto se ne parla contro”. (Atti 16:20; 17:6; 28:22) Quando Pietro scrisse la prima lettera (ca. 62-64 E.V.) sembra che l’attività dei cristiani fosse ben nota “nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadocia, in Asia e in Bitinia”. — I Piet. 1:1.

TESTIMONIANZA NON CRISTIANA

Scrittori secolari dei primi due secoli pure riconobbero la presenza e l’influenza dei primi cristiani nel mondo pagano. Per esempio, Tacito, storico romano nato verso il 55 E.V., parla delle voci che accusavano Nerone di essere responsabile dell’incendio di Roma (64 E.V.), e poi dice: “Per mettere dunque a tacere tali voci, Nerone addossò la colpa e inflisse le più raffinate torture a quegli odiati malfattori, dal volgo chiamati cristiani . . . Prima ci fu l’arresto di tutti quelli che si dichiararono colpevoli; poi la condanna di un’immensa moltitudine di quelli denunciati da loro, non come colpevoli dell’incendio della città, ma come nemici del genere umano. Oltre a essere messi a morte furono scherniti in ogni modo. Coperti di pelli di animali furono sbranati vivi dai cani, o crocifissi o condannati al rogo e bruciati per servire da illuminazione notturna, dopo che s’era spenta la luce del giorno”. (Annali, Libro XV, 44) Un altro storico romano, Svetonio, nato verso la fine del I secolo E.V., riferisce avvenimenti accaduti all’epoca di Nerone dicendo: “[Vengono] puniti di morte i cristiani, seguaci d’una nuova e malefica setta”. — Le vite di dodici Cesari, III, 16, traduzione di Guido Vitali.

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