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  • “Edifichiamoci una città”
    Svegliatevi! 1994
  • Città dei leviti
    Ausiliario per capire la Bibbia
  • Città: Perché sono in crisi?
    Svegliatevi! 2001
Altro
Ausiliario per capire la Bibbia
ad pp. 248-249

Città

Centro abitato di dimensioni, popolazione o importanza maggiori di quelle di una borgata o villaggio. Il termine ebraico ‘ir, tradotto “città”, ricorre quasi millecento volte nelle Scritture. A volte il termine qiryàh è usato come sinonimo o in un parallelismo. Per esempio: “Dopo ciò sarai chiamata Città [‘ir] di Giustizia, Città [qiryàh] Fedele”. Oppure: “Come mai non è stata abbandonata la città [‘ir] della lode, la città [qiryàh] d’esultanza?” — Isa. 1:26; Ger. 49:25.

“Colonie”, “borgate dipendenti” e “villaggi”, pure menzionati nelle Scritture Ebraiche, erano distinti dalle “città” più o meno grandi in quanto non erano cinti da mura, ma si trovavano in aperta campagna. (1 Sam. 6:18) Se erano situate nei sobborghi o nelle immediate vicinanze di una città fortificata queste comunità erano chiamate “borgate dipendenti”, letteralmente “figlie” della città murata. (Num. 21:25) Anche la legge di Mosè faceva una distinzione fra città cinte da mura e colonie o villaggi privi di mura. Se uno che viveva in una colonia non fortificata vendeva la sua casa, conservava sempre il diritto di ricompra, ma se non poteva ricomprarla, gli veniva restituita durante l’anno del Giubileo. Quando invece si vendeva una casa in una città murata, il venditore doveva ricomprarla durante l’anno successivo altrimenti la proprietà passava irrevocabilmente al compratore, fatta eccezione per le città dei leviti. (Lev. 25:29-34) Giovanni chiamò Betleem “il villaggio dov’era Davide”, mentre Luca (sapendo che Roboamo aveva fortificato il villaggio) la definì una città. — Giov. 7:42; Luca 2:4; II Cron. 11:5, 6.

Il primo costruttore di città sembra sia stato Caino, malvagio figlio di Adamo, che chiamò la città col nome di suo figlio Enoc. (Gen. 4:17) Se esistevano altre città prima del Diluvio, sono scomparse insieme ai loro nomi nel 2370 a.E.V. Dopo il Diluvio, le città di Babele, Erec, Accad e Calne nel paese di Sinar costituirono il primo nucleo del regno di Nimrod, che si estese con la costruzione di Ninive, Reobot-Ir, Cala e Resen (chiamate collettivamente “la gran città”) nel N della Mesopotamia. (Gen. 10:10-12) I patriarchi Abraamo, Isacco e Giacobbe, invece, non costruirono città, ma vissero in tende come residenti temporanei anche quando si trovavano in città e villaggi in Canaan e in Egitto; non avendo terre Abraamo dovette acquistare il campo di Macpela proprio per seppellirvi i suoi morti. (Ebr. 11:9; Gen. 23:10-13) Le spie penetrate in Canaan riferirono che nel paese c’erano molte città ben fortificate. — Num. 13:28; Deut. 9:1.

SCELTA DELLE LOCALITÀ

La scelta della posizione di una città dipendeva da diversi fattori. Poiché la difesa era in genere di primaria importanza, le antiche città di solito erano situate sulle alture. Pur essendo visibili da lontano, ciò le rendeva difficili da raggiungere. (Matt. 5:14) Le città costiere e quelle in riva a un fiume facevano eccezione. Oltre alle barriere naturali, spesso intorno alla città si costruivano massicce mura, o un complesso di mura e torri e, in certi casi, fossati. (II Re 9:17; Nee. 3:1—4:23; 6:1-15; Dan. 9:25) Man mano che le città si ingrandivano, a volte era necessario ampliare le mura per includere zone più vaste. I passaggi attraverso le mura erano chiusi da forti porte che potevano resistere a un prolungato assedio. Fuori, all’esterno delle mura, c’erano i campi, i pascoli e i sobborghi che spesso rimanevano indifesi durante un attacco. — Num. 35:1-8; Gios. 21:41, 42.

Una buona fonte d’acqua vicina era assolutamente indispensabile ed era un fattore da non trascurare quando si sceglieva dove costruire una città. Per questa ragione era ideale avere sorgenti o pozzi entro il perimetro della città. In certi casi, come a Meghiddo, Ghezer e Gerusalemme, c’erano gallerie sotterranee, acquedotti e condutture per portare l’acqua dalle sorgenti esterne fino all’interno delle mura. (II Sam. 5:8; II Re 20:20; II Cron. 32:30) Serbatoi e cisterne erano spesso costruiti per raccogliere e conservare l’acqua durante la stagione delle piogge ed usarla poi. In alcuni casi il terreno era crivellato di cisterne, perché ogni famiglia voleva avere la propria riserva d’acqua. — II Cron. 26:10.

Intenti e propositi comuni nell’edificare le antiche città spiegano la grande somiglianza di progettazione e configurazione. E, dato che il passare dei secoli ha apportato pochi cambiamenti, oggi certe città sono più o meno com’erano due o tre millenni fa. Entrando dalle porte ci si trova in un grande spiazzo aperto, il mercato della città, la pubblica piazza, dove si comprava e si vendeva di tutto, e dove si stipulavano e sigillavano contratti davanti a testimoni. (Gen. 23:10-18; II Re 7:1; Naum 2:4) Questo era il luogo pubblico dove si ricevevano e propagavano notizie (Nee. 8:1, 3; Ger. 17:19), dove gli anziani e i giudici della città tenevano udienze (Rut 4:1-10) e dove il viaggiatore poteva trascorrere la notte se non gli era offerta ospitalità in una casa privata. (Giud. 19:15-21) A volte in città c’erano altre possibilità di alloggio per i visitatori. — Gios. 2:1; Giud. 16:1; Luca 2:4-7; 10:35.

La grandezza di molte antiche città si può desumere dai resti delle mura, ma il numero degli abitanti si può calcolare solo approssimativamente. L’archeologo W. F. Albright ha calcolato che a Debir, che aveva un’estensione di 3 ettari, potevano esserci 150–250 case. In base a questo calcolo, Meghiddo, con una superficie di 5 ettari, poteva avere dai 3.500 ai 5.000 abitanti, e Lachis con 7 ettari, dai 6.000 ai 7.500 abitanti. D’altra parte ci viene detto che Ninive era una metropoli molto estesa: “Ninive la gran città, in cui esistono più di centoventimila uomini che non conoscono affatto la differenza fra la destra e la sinistra”. — Giona 4:11; 3:3.

Il nome delle città menzionate nella Bibbia di solito aveva un senso e uno scopo: molti nomi rivelano l’aspetto del luogo, il carattere o gli antenati degli abitanti, e hanno anche un significato profetico. (Gen. 11:9; 21:31; Giud. 18:29) A volte per distinguere una città da un’altra con lo stesso nome, era aggiunto il nome della tribù nel cui territorio si trovava, come nel caso di “Betleem in Giuda”, dato che c’era una Betleem anche in Zabulon. (Giud. 17:7; Gios. 19:10, 15) Enclavi o “città staccate” erano le città che appartenevano a una tribù ma si trovavano nel territorio di un’altra tribù. — Gios. 16:9.

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